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Giuseppe Turco Liveri, Il cane di fuoco e l'aristocratico da letamaio. Dispute nello spazio tra Marx, Nietzsche ed altri, Roma, Armando, 1998, pp. 160.
di Furio Pesci

L’ultimo lavoro di Giuseppe Turco Liveri, da anni docente all’Università “La Sapienza” di Roma e studioso ben noto soprattutto ai cultori di Nietzsche (cfr. i suoi lavori, tutti pubblicati da Armando, Nietzsche. Lessico dei concetti e dei nomi delle opere nietzschiane (1982), F. W. Nietzsche. Antologia (1996), e l’edizione a sua cura di Crepuscolo degli idoli (1997), è un testo denso e documentato sul piano filologico, ma che aggiunge alla precisione della ricerca scientifica l’acume, la piacevolezza, l’estro di un testo ricco d’arguzia, congegnato nella forma, come dice il titolo, della “disputa” tra filosofi, quasi un racconto, un dialogo, un modo per riflettere attraverso le opere di Marx, Nietzsche, e altri (Engels, Lassalle, Wagner, Bakunin, Gesù, ecc.) sulle loro prospettive filosofiche, ma anche sulla loro attualità eventuale.

Il cane di fuoco e l’aristocratico da letamaio è “un’opera creata dalla fantasia” di uno degli studiosi più accurati di Nietzsche e Marx, nella consapevolezza dell’opportunità di un vaglio critico di visioni del mondo inconciliabili che hanno segnato la storia, ma che forse sono state anche, con eccessiva frettolosità, accantonate in nome di un “superamento delle ideologie”, oltre tutto più di facciata che di sostanza, il cui valore positivo è tutt’altro che dimostrato.

Il testo si segnala dunque a tutti coloro che sono interessati allo studio di questi filosofi, ai vari livelli d’approfondimento; i lettori già esperti del pensiero di Nietzsche e Marx troveranno un modo nuovo di leggere in profondità le loro opere e collegamenti estremamente stimolanti tra idee e concetti noti e meno noti di questi pensatori; i lettori meno esperti troveranno in questo libro la migliore introduzione ai “maestri del sospetto”, profonda, quanto ironica, soprattutto capace di inoltrare il lettore direttamente sui testi, grazie ad una “narrazione” brillante e a “dialoghi”, fatti di citazioni, che fanno dimenticare assolutamente il bisogno di un’esposizione introduttiva.

 

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