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Maria Carmela Barbiero, La nonna ludica, Napoli,
Edizioni Scientifiche Italiane, 1999, pp. 85.
di Germana Recchia |
La
popolazione italiana invecchia e nascono pochi bambini. È questo un dato socio culturale
assai rilevante per il nostro paese, del quale sentiamo parlare spesso con toni
preoccupati. Ma a voler leggere lo stesso fatto in chiave ottimistica - forti
dell'esperienza raccontata da Maria Carmela Barbiero -, ci viene da immaginare che ogni
bimbo potrebbe avere altri nonni "adottivi", oltre a quelli naturali, e che lo
stesso privilegio potrebbe essere riservato a tutti noi adulti, soprattutto a quelli che
hanno perso i nonni nel corso della vita e che talora vorrebbero tornare indietro per
dedicare loro più tempo e più ascolto. E questo acquista un significato particolare
nell'epoca in cui gli anziani, pensionati e usciti dai cicli produttivi, sono molte volte
lasciati ai margini della vita sociale e affettiva come se non "contassero"
più.
Maria
Carmela Barbiero nel suo libricino - che assomiglia un po' a un primo taccuino di viaggio
- racconta l'avventura affettiva di una nonna "adottiva" (essendo lei prozia
naturale di Benedetta, Vittoria e Giovanni, i veri protagonisti del racconto) e ricorda ad
ogni passo il significato dei nonni nella vita dei bambini e quello dei nipoti nella vita
dei nonni; nonni ai quali i bimbi offrono una seconda chance davvero importante: tornare a
riscoprire emozioni giovani, energie dimenticate, modalità educative spontanee nelle
quali le distanze anagrafiche sembrano scomparire all'improvviso. Questa condizione nuova
- che l'autrice chiama di "identificazione empatica (...), un legame emotivo che ha
la prerogativa di attirare in me risorse ed energie ormai sopite"1 - mette a dura
prova anche chi - come la Barbiero - potrebbe considerarsi un'addetta ai lavori, in quanto
docente universitaria di Psicologia dello Sviluppo ed esperta delle problematiche
dell'età evolutiva. Ma le competenze tecniche, psicologiche, sono utili o intralciano la
relazione con i propri bambini (nipoti in questo caso); è meglio allora seguire solo le
emozioni e l'affetto? Sembra un quesito tacitamente sotteso a tutto il racconto; quando
non si comprendono le reazioni impreviste del bimbo, la sua aggressività, il pianto
disperato, spesso è la risposta emotiva, sentimentale, quella immediata. Ma, poi, a mente
fredda è la cognizione psicologica che fa capire la situazione e suggerisce il
comportamento più giusto.
Il
volumetto, tuttavia, non si offre ai lettori come un manuale che l'esperta scrive pensando
ad altri addetti ai lavori. È invece un "diario di bordo" in cui si rivelano a
poco a poco i progressi dei nipotini, le esperienze quotidiane di gioco e di incontro con
la nonna ludica. "Non sono una nonna nutritiva - spiega infatti la Barbiero-. (...)
Non voglio sottrarre alla madre una funzione così significativa qual'è quella di
alimentare un bambino. (...) Non sono neppure una nonna che cambia pannolini, fa il
bagnetto ai bambini, li mette a letto (...). Io mi definisco una nonna ludica. Io e i miei
nipoti stiamo insieme per il gusto di giocare insieme (...)".2 Il ruolo preferito da
questa nonna è dunque quello che, probabilmente, i bambini stessi preferiscono: proporsi
"come una compagna di giochi, una persona priva di potere e di autorità".3
Le
speranze di questa nonna sono addirittura più alte: dare ai suoi nipoti "un senso di
continuità storica tale da favorire la loro identità intergenerazionale. In sostanza,
tento di pormi come una nonna positiva, fattiva e disponibile, radicata in un continuum
generazionale niente affatto immutabile".4
Ciò
che viene fuori dal racconto in prima persona sono principi sani e semplici,
pedagogicamente rilevanti, tali da rispettare e valorizzare i bimbi per quello che sono e
non per come vorremmo che fossero o diventassero. Mai contrastare i modelli educativi
genitoriali, dare al gioco dimensioni didattiche, capire quale deve essere l'uso e lo
spazio da dare alla Tv.
E
poi? E poi i nonni subiscono, prima forse dei genitori, il distacco naturale e
l'esclusione da parte di quei nipotini che crescono, iniziano ad andare a scuola e
incontrano i loro amichetti per giocare. Non c'è più lo stesso spazio per la nonna
ludica, ma il legame che si è creato resterà indissolubile: "So che perderò di
significato - scrive Maria Carmela Barbiero -, ma so anche che il giocoso legame che ci
unisce non potrà spezzarsi. So che la nostra storia continua".5
1 Maria Carmela Barbiero, La nonna ludica, Edizioni Scientifiche Italiane,
1999, p. 23.
2 Ivi, p. 21.
3 Ibìdem.
4 Ivi, p. 36.
5 Ivi, p. 71. |