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Giovanni Pico Della Mirandola, a cura di Gian Carlo Garfagnini,
Leo S. Olschki editore, Citta di Castello (PG), 1997, 2 voll, pp. LV, 721
di Rosetta Maiuri |
"Uno
studio sulla fortuna e la valutazione del pensiero del Pico nel tempo è tutto da fare. La
sua valutazione, infatti, è stata molto varia, e in questo secolo ha subito ora influenze
troppo modernizzanti e ora troppo conservatrici" (p.XLV-XLVI); così Eugenio Garin nelle prime battute della sua
prolusione al Convegno su Giovanni Pico della Mirandola, tenutosi dal 4 all8 ottobre
1994, nellanniversario della morte dellautore ed uscito per le edizioni Leo S. Olschki nel 1997. Prima di essere una
citazione questa è unautocitazione che Garin stesso dichiara esplicitamente di fare
riprendendola dal suo intervento al Convegno sullo
stresso tema tenutosi nel 1963, mostrando di mantenere il suo pensiero sulla questione
sostanzialmente immutato.
Riallacciandosi
a questo discorso Cesare Vasoli nella sua sintesi conclusiva sottolinea la consapevolezza
che Garin ha dei fraintendimenti che hanno contraddistinto limmagine ottocentesca
del Pico alla quale subentra << la meditata comprensione di una personalità e di
unopera estremamente complessa, il cui studio richiedeva il compiuto dominio dei
più diversi ambiti del sapere (dalla filosofia alla letteratura, dalla teologia alla
mistica, dallarte alla più scaltrita filologia) e imponeva la conoscenza non solo
delle grandi tradizioni dottrinali classiche e della rinascita quattrocentesca degli
antiqui e dei prisci theologi, ma indagine di esperienze
intellettuali, religiose e mistiche ben radicate nella cultura ebraica medioevale e nella
lunga fortuna dellesegesi cabbalistica>>(p.642).
Proprio
nella prospettiva di questa indispensabile padronanza dei più diversi ambiti di
sapere si snodano gli interventi degli altri studiosi che cercano, ognuno nel
proprio campo di competenze, di contribuire a fornire una panoramica completa di quello
che Giovanni Pico della Mirandola fu per il suo tempo e per i posteri.
Tra
gli interventi che mirano soprattutto ad una ricostruzione storica abbiamo quello di Vito
Fumagalli, che spiega come sia avvenuto il passaggio di potere dalla famiglia dei Canossa
a quella dei Pico ,che aveva con la prima un rapporto di vassallaggio; oppure il
contributo di Giovanni Tocci che descrive il fenomeno della febbre urbanistica
per cui tutti i principali edifici cittadini sono stati costruiti dopo il 1440.
Vari
studi nel volume ,poi, analizzano i più diversi aspetti del pensiero di Pico e ne mettono
in luce loriginalità, come quello di Jacques Le Goff, che proprio in questa
rivendicazione di paternità ed originalità di Pico, vede il tratto distintivo,
lelemento di rottura rispetto agli autori medioevali. Altri interventi sono più
orientati allo studio della Cabbalah ,come quello di Umberto Eco, che sottolinea come essa
si differenzi dallArs Raimondi proprio perché si propone di essere un ars
inveniendi ;il saggio Brian P. Copenhauer sullo stesso tema, pone laccento su un
interessante problema:le 72 tesi che Pico espone sulla Cabbalah potrebbero avere un
proposito amuletico, legato ad una credenza nellazione naturale e magica dei
caratteri espressa da Pico stesso.A proposito delle 72 tesi e del loro iter
dallesame alla condanna , Albano Biondi sottolinea quanto Pico stesso tenesse a
precisare la differenza tra le parole intese nel loro senso letterale e la volontà di
peccare di eresia. Il metodo della Cabbalah è poi alla base dellinterpretazione che
Pico fornisce nellHeptaplus come viene spiegato da Charles Trinkaus, che lo pone
come un esempio del tentativo di rintracciare un significato recondito nelle scritture.
August
Buck introduce il tema della magia come scienza pratica, cui si lega anche il motivo del
rapporto tra microcosmo e macrocosmo, analizzato da Eusebi Colomer nel suo articolarsi in
vari autori, notando come , nonostante la ricchezza di prospettive dalle quali esso possa
essere letto(gnoseologica,ontologica
)abbia come punto di riferimento ultimo sempre
Dio. Oltre allattenzione per il motivo neoplatonico e lideale di
<<concordia>> presente nellanalisi di Louis Valcke, non viene trascurato
nemmeno linteresse di Pico per i metodi mnemonici, non intesi-come chiarisce Lina
Bolzoni- come <<capacità passiva di recezione >>, bensì come <<nuove
possibilità di conoscenza e di scrittura>>(p.364).Che il metodo della filologia sia
quello privilegiato da Pico nello studio della storia della filosofia è sottolineato da
Sebastiano Gentile che ricorda come Pico a tal proposito considerasse necessario lo studio
delle lingue antiche.
Mario
Martelli rivede la produzione poetica giovanile di Pico tra i due diversi paradigmi Dante
e Petrarca , nel tentativo di riprendere il meglio dalla profondità contenutistica
delluno e dalleleganza formale dellaltro. Michael J.B. Allen si
focalizza sullanalisi dellesortazione presente nellOratio pichiana
rivolta alluomo, affinchè scelga ciò che desidera essere, forte della sua
capacità di divenire ciò che vuole , secondo un concetto mutuato dal neoplatonismo e non
estraneo alla speculazione ficiniana, insieme allaltro tema dellHomo totus est
mundus ripreso anche nellHeptaplus. Questo concetto della dignità come
potenzialità delluomo è messa in evidenza da Ernst Gombrich insieme a quello della
fiducia nel fatto<< che sia possibile trovare la verità nascosta per tanti
secoli>>(p.356), fenomeno questultimo da interpretarsi nella prospettiva
dellautosuggestione collettiva e ottimistica che caratterizzò la cultura filosofica
e artistica del Rinascimento.
Vi
sono poi una serie di influssi esercitati da persone o ambienti culturali su Pico o da
Pico su altri:Edward P.Mahoney parla dellinflusso di Elia del Medigo quale tramite
tra gli scritti di Avicenna e Averroè e Pico stesso ,mentre Gianfranco Fioravanti
presenta limportanza del contatto con lambiente culturale di Ferrara, sede di
un dibattito sullastrologia, futura tematica centrale in varie opere di Pico. Gian
Carlo Garfagnini riflette sullinflusso esercitato dal Savonarola: in una prima fase
Pico lo ammira per la sua conoscenza filosofica, in una seconda lo sente più vicino anche
sotto laspetto teoretico, per una revisione di molte posizioni di matrice
neoplatonica da parte di Pico , che pur volto ad una conversione interiore
nellottica della meditazione e della mortificazione dellindividualità, non
smette di avere una certa indipendenza e peculiarità intellettuale che impedisce di
relegarlo tra i Piagnoni. Una panoramica delle maggiori personalità della cultura ebraica
che esercitarono uninfluenza su Pico ed il suo tempo è descritta da Fabrizio Lelli
con particolare attenzione alluso esegetico della Cabbalah. Secondo Giuliano Tamani
linflusso del pensiero ebraico o in lingua ebraica è documentato dalla breve storia
e dall elenco dei titoli ebraici della biblioteca pichiana che per argomento
spaziano dallesegesi biblica alla medicina.
Gilberto
Sacerdoti, parla poi dellinflusso da Pico esercitato sul Walter Rallegh, autore
della History of the world, in particolare nel XI° capitolo in cui si parla di magia e in
cui linfluenza pichiana è implicitamente riconosciuta. Linfluenza di Pico nei
Paesi Bassi è al centro del contributo di Marc Laureys ,il quale mostra come
lautore venisse considerato più da un punto di vista letterario che filosofico e
fosse guardato come modello di prosa latina.
Anche
la cultura portoghese del 500 è influenzata da temi della speculazione pichiana
come quella delluomo come microcosmo e quello della dignità umana, influenza
agevolata dalle fonti comuni: un esempio fra tutti i commentari di Aires Barbosa, come
segnalato da Josè V. de Pina Martins.
Vi
sono poi due confronti: uno tra Giovanni Pico ed Erasmo, laltro con il nipote
Gianfrancesco. Il primo è affrontato da Jean Claude Margolin: Pico ed Erasmo hanno in
comune il motivo della libertà e della dignità delluomo nonché il recupero degli
autori pagani, in Pico portatori di anticipazioni insperate, con cui è da realizzare un
sincretismo, in Erasmo da interpretare allegoricamente per un recupero culturale a fini
formativi che non perda mai di vista la prospettiva cristianocentrica. Jader Jacobelli,
mostra, invece, come la fase mistica attraversata da Giovanni Pico non comporti comunque
una rinuncia al razionalismo ed uno scivolamento nel fideismo come accade al nipote
Gianfrancesco. Per Francesco Tateo il confronto tra i due Pico vede una convergenza sulla
concezione della retorica << come essenzialmente condizionata dalla varietà della
materia>>(p.454) considerando tra tutte le scritture <<Suprema [
] ,
quella che abbraccia con pochissime parole tutte le cose, organicamente e profondamente
>>(p.458).
Infine
uno sguardo su alcuni aspetti artistico-documentari è fornito da Vilmo Cappi e da
Graziella Martinelli Braglia. Il primo costituisce un excursus nella storia della
ritrattistica di Giovanni Pico che pur incentrandosi sui tre principali ritratti(quello di
Cosimo Rosselli, quello dellanonimo degli Uffizi e quello di Niccolò di Forzore
Spinelli), non tralascia i molti minori, sottolineando come regni quasi ovunque
ladesione al canone ritrattistico quattrocentesco. La seconda vede nella scelta di
rappresentare la favola di Amore e Psiche di Sante Peranda e di Jacopo Palma il Giovane,
un omaggio a Pico per linterpretazione in chiave neoplatonica cui essa si presta.
Di
particolare interesse dal punto di vista dello studio documentario è lo scritto di Angelo
Spaggiari ,in cui si delinea una breve storia dellarchivio dei Pico, danneggiato da
tre diversi incidenti, tra cui quello famoso dellesplosione del Torrione del
Castello ( che ne costituiva la sede) nel 1714.
Così
lesortazione gariniana al contributo dai più diversi ambiti del sapere appare
realizzata nella varia e attenta analisi dei partecipanti al Convegno,mentre Eugenio Garin
stesso nella sua prolusione ama riportare lattenzione sull Oratio pichiana che
Pico avrebbe voluto chiamare Carmen de Pace, <<
pace filosofica e
religiosa,incontro fra tutti gli uomini di buona volontà>>(p.XLV).
Completano
il testo le pagine riguardanti il Comitato donore,i Discorsi inaugurali , il
Programma delle giornate del Convegno, la Cronaca del Convegno di Vittorio Erlindo e la
nota delleditore.Infine, concludono il secondo volume un prezioso Indice dei
Manoscritti e lIndice dei nomi a cura di Gian Mario Cao. |