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Obiettivo multimedia. Strumenti e operatori della comunicazione multimediale, applicata ai settori artistico ed editoriale: una ricerca sulle linee guida dei percorsi formativi, a cura del Consorzio Comunica 360 con il coordinamento di Francesca Bianco, Torino, Tirrenia Stampatori, 2000.
di  Furio Pesci

Il volume raccoglie una sintesi dell’ampia ricerca condotta dal Consorzio Comunica 360 sulla situazione e le prospettive di sviluppo della comunicazione multimediale. Il lavoro, finanziato dalla Provincia di Torino, è stato realizzato da un gruppo di aziende operanti nei settori della comunicazione e della multimedialità e consente al lettore di acquisire un’informazione dettagliata su questo fondamentale ambito dello sviluppo tecnologico che già oggi sembra segnare nuove prospettive, quasi una nuova frontiera, per le comunicazioni di massa.

Diversamente dalla gran parte delle altre pubblicazioni analoghe, non molte per la verità, oggi disponibili sul mercato italiano, il lavoro che qui si presenta è di agevole lettura anche per i lettori non esperti della materia, grazie ad un’ampia introduzione che fornisce un quadro chiaro ed agile dei termini e dei concetti chiave, descrivendo strumenti ed apparati tecnologici oggi in uso con un significativo taglio "storico", nel senso che si privilegia un’esposizione di notevole efficacia didattica, basata sulla proposta di concetti e strumenti che segue la loro evoluzione nel corso del tempo. Nei primi quattro capitoli del testo si parla, così, dell’etimologia e dell’evoluzione della comunicazione multimediale, definendo nel primo i concetti essenziali di ipertesto, multimedia e ipermedia (cap. I), mentre nel secondo e nel terzo si affrontano le tematiche relative alle applicazioni multimediali, ai loro "elementi" (interfaccia, testo, immagini, suono, video, animazione, fino alle novità recenti, DVD, WAP e WML); nel quarto capitolo, infine, si descrivono gli strumenti di produzione, hardware e software.

Il nucleo centrale dell’indagine è, tuttavia, costituito dai capitoli successivi, nei quali il lettore troverà un’efficace descrizione di quello che è oggi la situazione delle iniziative editoriali (in genere) che utilizzano la multimedialità in settori culturali molto vari, dalla scuola, all’editoria vera e propria, al tempo libero e al settore artistico-museale. Il carattere territorialmente circoscritto dell’indagine che ha riguardato Torino essenzialmente, pur non consentendo di trarre conclusioni di carattere generale sul panorama della comunicazione multimediale in Italia (si può presumere che Torino sia tra le aree d’avanguardia anche in questo settore tecnologico, almeno rispetto a realtà del Sud, per esempio), fornisce un’immagine chiara di quelle che sono le realtà, le prospettive ed anche le difficoltà dell’impatto di queste nuove tecnologie nella società contemporanea.

Il lavoro svolto dal Consorzio Comunica 360 con il coordinamento di Francesca Bianco ha raccolto una consistente massa di materiale documentario, attraverso l’esplorazione via Internet di siti, l’analisi di prodotti multi- e ipermediali presenti sul mercato editoriale e, fatto rimarchevole e che costituisce a nostro avviso un elemento di assoluta novità in Italia, la registrazione di centinaia di interviste ad operatori del settore, ai quali il Consorzio si è rivolto per acquisire dati e informazioni sia sulle storie personali, sulla formazione culturale e professionale dei singoli, sia sulle caratteristiche delle imprese che operano nel settore e dei prodotti realizzati e in via di realizzazione.

Da questo imponente lavoro, che per limiti oggettivi di spazio è entrato nel volume solo in parte e di cui si può certamente auspicare la prosecuzione, date le sue caratteristiche di originalità e di completezza, emerge uno spaccato delle caratteristiche tecnologiche, delle prospettive anche economiche ed imprenditoriali del settore, delle problematiche formative che non può mancare di interessare sia chi opera nel campo della multimedialità sia chi si occupa della formazione degli operatori.

A quest’ultimo riguardo, che interessa più da vicino in questa sede, va detto che Obiettivo multimedia è a tutt’oggi una delle pochissime ricerche significative elaborate in Italia, preziosa certamente per i suoi contenuti, ma anche perché realizzata all’interno di un contesto di ricerca che valorizza le competenze specifiche in materia di multimedialità e da voce direttamente a soggetti protagonisti dello sviluppo nel settore.

Così, dopo un’ampia descrizione (capp. V e VI) di iniziative, imprese, cooperative, ecc. che operano utilizzando tecnologie multimediali, nonché di operatori che lavorano sul campo, la ricerca si pone esplicitamente il problema dell’assetto attuale delle professioni e della formazione relativa. Oggi si fa un gran parlare, spesso a sproposito, delle grandi prospettive occupazionali che fornisce potenzialmente il settore delle comunicazioni nel suo complesso, dimenticando che manca nel nostro Paese un elemento fondamentale di razionalizzazione e, quindi, di ottimizzazione delle risorse umane in questo ambito, vale a dire una definizione dei profili e dei ruoli professionali applicabile alle realtà, diversissime e in continua evoluzione, del mondo del lavoro e dell’imprenditoria "multimediale".

La ricerca documenta chiaramente la situazione, individuando nell’agilità estrema delle imprese e dell’organizzazione interna del lavoro uno dei fattori necessari per lo sviluppo economico del settore; a questa agilità corrisponde, peraltro, una situazione che si potrebbe definire "magmatica" relativamente alla struttura delle professioni ed ai carichi di lavoro degli addetti. D’altra parte, manca in Italia una prospettiva di formazione culturale e professionale unitaria, passo essenziale verso una razionalizzazione che già oggi si avverte come opportuna, se non addirittura necessaria.

Il Consorzio Comunica 360 non si limita, da questo punto di vista, a registrare l’esistente in maniera fedele alla realtà e originale nella presentazione, ma propone anche una base di partenza per individuare i profili professionali degli operatori della multimedialità e formula un’ipotesi di collocazione universitaria per la loro preparazione a livello superiore e universitario. La ricerca, infatti, individua sette figure professionali distinte (grafico eidomatico; tecnico media; web designer; media assembler; designer interfaccia; programmatore; network advisor), in campo "tecnico", e altre cinque figure in quello del coordinamento e, potremmo dire, "della creatività" (art director; tecnico o coordinatore della comunicazione multimediale; redattore; coordinatore assembling; software engineer). Per ciascuno di questi profili è richiesta una formazione all’insegna della flessibilità, in modo da consentire, nell’interesse reciproco delle imprese e degli operatori, il passaggio da un profilo all’altro, a seconda dei progetti e dei contesti: quindi, operatori "trasversali" (p. 115), per passare dagli operatori "pronti a tutto" di oggi a professionisti che "abbiano coscienza e sappiano come muoversi indipendentemente dal progetto in cui vengono coinvolti.

Per raggiungere questo obiettivo occorre oggi una formazione adeguata e specifica, sull’esempio di iniziative straniere che il volume propone nella loro complessità e funzionalità, come soprattutto il London College of Music and Media (LCM2). Iniziative analoghe in Italia dovrebbero nascere nell’ambito di istituti universitari come i Politecnici e trovare in essi il luogo formativo più adatto, sia per garantire un adeguato livello teorico sia per assicurare un legame stretto tra "gli elementi teorici appresi con la pratica operativa nei diversi settori del multimediale" (p. 128). Conclusioni, queste, con le quali non si può non essere fondamentalmente d’accordo.

 

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