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Il brusio dellessere-pedagogico.Riflessioni in merito alla
filosofia delleducazione.
di Gianluca Giachery |
1. Il senso della ricerca
Il
campo dintervento di questo articolo si situa su due direttive: la pedagogia e la
fenomenologia. Questi due ambiti sintersecano nel quotidiano svolgersi
dellintervento educativo e permettono di valorizzare il codice comunicativo che
sinstaura durante lintero processo di cura e riabilitazione.
Educare
ha numerosi significati, situandosi in un territorio dove interagiscono molteplici
conoscenze e modi di operare, i quali devono concorrere tutti a realizzare il fine del
cambiamento umano.
Pensare,
pertanto, una pedagogia a se stante non avrebbe senso, così come non ha senso pensare un
intervento educativo solo in ambito socio-assistenziale o solo nella
sanità.[1]
Si
è educatori in modo «organico», nonostante con diverse etichette si cerchi da più
parti di limitare un intervento che è complessivo perché umano.
Pedagogia
è un processo che interviene quotidianamente nella vita di tutti noi e la rende
accessibile nei suoi presupposti di cambiamento solo se si recepiscono e si fanno propri
gli strumenti che diano allindividuo la possibilità di tale cambiamento.
In
questo contesto noi abbiamo la possibilità di sperimentarci come soggetti che divengono
nella dimensione dellAltro, poiché è solo qui che si riconoscono le
caratteristiche di una dualità che dia dignità allo scambio come incessante fattore di
crescita.
I
diversi risvolti che ha preso la riflessione pedagogica vanno nel senso di un ripensamento
generale della pedagogia come scienza; fatto, questo, che la colloca epistemologicamente
su un livello alto di attenzione a problematiche tutte circoscrivibili nellambito
umano.
La
pedagogia, dunque, non come sottoprodotto di scienze che hanno un valore storicamente
designato (nonostante tale riconoscimento recentemente sia messo in discussione) come, ad
esempio, la filosofia o la psicologia, ma come ambito di ricerca specifico che si doti di
propri strumenti e di un proprio glossario scientifico.
E
indubbio che nellultimo quarto di secolo la pedagogia sia stata fortemente
influenzata da diversi metodi di ricerca che hanno sempre cercato di dare valore
epistemologico, ossia scientificamente fondato, ad una materia (la pedagogia, appunto) di
non ben chiara definizione, che concerne certamente leducazione, ma senza quei
riferimenti che caratterizzano le diverse discipline umane.
Fondamentale
è, a nostro avviso, collocarsi in quel solco già tracciato dalla tradizione
fenomenologica italiana, che con E. Paci ha avuto un ulteriore sviluppo in ambito
filosofico, centrando lintervento non più su singole questioni ma
sullindividuo nella sua complessità, come essere-nel-Mondo.
Sappiamo
quanto, in Italia, gli indirizzi storicistico e idealistico (B. Croce e G. Gentile)
abbiano avuto largo campo nella definizione di una progettualità tanto filosofica, quanto
storica e culturale in genere, determinando una staticità ed unidirezionalità nella
ricerca didattica durata decenni.
Ciò
ha notevolmente rallentato anche il riconoscimento delle cosiddette figure intermedie,
qual è, appunto, leducatore, marginalizzandone la funzione e il ruolo sociale.
Il
valore della crisi delle scienze europee annunciata da E. Husserl [2], il metodo stesso fenomenologico hanno messo il tarlo
del «sospetto» sullaffidabilità di alcuni metodi, primo tra tutti quello
storicistico.
Già
P. Bertolini sosteneva in un suo libro del 1958: «questo metodo scientifico-teoretico non
è la ricaduta in un sapere intellettualistico e quindi puramente formale che si culla
nellillusione di poter rendere saggio attraverso una specie di snobismo culturale,
perché si tratta piuttosto della riconquista di unautentica razionalità che non
potrà indietreggiare di fronte a realtà concrete come il corpo umano e le sue esigenze o
come le situazioni di fatto che si vengono a determinare nello stesso rapporto educativo:
tali realtà, infatti, sono comprese nella razionalità umana; anzi, ricevono da essa il
loro significato e il loro valore.»[3]
La
conoscenza educativa non si forma nel verticalismo gerarchico tra chi educa e chi è
educato, ma nella dualità dialogica che si crea tra due soggetti, che vuole essere
compartecipe di una medesimezza che rispetti le differenze da ognuno portate.
La
fenomenologia ha evidenziato il fatto che levento umano è una mancanza e che
durante la nostra esistenza non facciamo altro che dotarci degli strumenti per riparare a
questa mancanza. La pedagogia è uno strumento che non oggettualizza luomo
rendendolo mera cosa (quindi «alienato», come direbbe K. Marx [4]), ma gli dà valore di soggetto.
E
in questo senso che possiamo affermare, da un lato, lassoluta unicità
dellevento umano (come evento originario) e, daltra parte, il non poter
pensare il soggetto se non in una reciprocità continua con gli altri individui, che è
definita «intersoggettività» [5].
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