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Guido Antonio Marcati. Una vita per la scuola e per i maestri
di  Michele Monaco

2. Capitolo I. Dalla nascita al 1898.

Il Marcati ha donato, come pochi altri in Italia, l’intera sua esistenza ai maestri italiani e alla scuola primaria. Eppure è stato quasi del tutto dimenticato. Ben pochi dei maestri italiani conoscono questo "genialissimo pubblicista a cui l’Italia scolastica deve i più bei giornali e le riviste più accreditate" (Ida Baccini), questo "creatore di un nuovo tipo di settimanale per i maestri" (Ernesto Codignola), questo instancabile animatore del movimento magistrale.

Maestro, figlio di maestri, sposò una maestra, anch’essa figlia di maestri. In questa sintesi di rapporti umani ed ereditari è forse la spiegazione della sua poderosa attività per la scuola del popolo e per la classe dei maestri. La moglie, Giuseppina Zucchi, gentile poetessa e infaticabile lavoratrice, gli fu sempre accanto, devota e fedele, nel comune amore per la scuola e per i maestri.

Mente acuta e limpida, positiva e realizzatrice, Guido Antonio Marcati non abbandonò mai gli obiettivi che si era prefissi; sguardo profondo e penetrante, abbracciò con sicurezza tutto il vasto mondo della scuola e ne intuì chiaramente le linee di sviluppo verso il futuro; animo sensibilissimo e generoso, sentì profondamente il valore della solidarietà umana e dell’aiuto reciproco. Forte di fronte ai disinganni, sempre fidente in Dio e sempre rinascente a nuove speranze, non desistette mai dalla lotta più appassionata. Tardo all’ira, restio alla polemica, sapeva però abbattere con pochi colpi qualsiasi avversario: e lo fece qualche volta, ma coi potenti e coi prepotenti, non mai con gli umili e coi deboli. Difensore convinto dei diritti della persona umana e della libertà del maestro, non esitò mai a denunciare con fermezza arbitrii, prepotenze, ingiustizie. Ammiratore dell’intelligenza, del coraggio morale e della cultura viva, assicurò alle sue iniziative l’appoggio e la collaborazione dei più illustri pedagogisti ed insegnanti del tempo. Consapevole dei valori propri della gioventù, ebbe sempre fiducia nei giovani e sempre spianò loro la strada, mentre agli anziani rimproverò spesso l’incapacità di comprendere il nuovo che urge sotto l’antico. Fiducioso nel progresso umano e nel riscatto degli umili, incoraggiò sempre alla lotta, nell’ordine e nella legalità; ma raccomandò di potenziare la scuola e le istituzioni civili, affinché il progresso non si conseguisse a scapito della moralità e della vera felicità umana. Lavoratore instancabile, non volle mai concedersi riposo. Ma venti anni di giornalismo attivo, condotto sempre con struggente passione, fiaccarono la sua fortissima fibra: "che si rivelava anche nella maschia prestanza della figura" (1). La salute ne uscì rovinata, e fu, anche questa, una sua offerta alla scuola del popolo e ai maestri d’Italia.

G. A. Marcati nacque a Legnago il 13 dicembre 1855. Volle seguire la strada paterna e appena conseguita la patente di maestro iniziò l’insegnamento nelle scuole rurali. Ben presto, però, sentì il richiamo della stampa scolastica. Il suo "primo ed inesperto articolo di giovinetto" vide la luce su Il giovane maestro, un modesto periodico diretto da Carlo Tegon, suo maestro ed in seguito amico affettuoso e collaboratore eminente.

Dalle scuole rurali il Marcati passò a Torino, redattore del Maestro Elementare Italiano di Ildebrando Bencivenni. A questi si legò con profondi sentimenti di affetto e di stima, come si rileva da un appassionato volumetto che scrisse nel 1879: Ildebrando Bencivenni, profilo, nel quale pose in rilievo la forte personalità e la vasta cultura del giovanissimo pubblicista e maestro.

Accanto al Bencivenni condusse le sue prime battaglie giornalistiche, tra le quali memorabile quella per l’avocazione delle scuole elementari allo Stato, conclusasi con la presentazione al Parlamento, nel 1879, di una petizione corredata di ben dodicimila firme di maestri.

In quegli stessi anni pubblicò, a cura del giornale Il Maestro Elementare Italiano, vari testi per le scuole primarie, tra i quali meritano di essere ricordati Uomo e cittadino, lezioni sui doveri e diritti; Casa nostra, conversazioni di geografia. Questi libri, scritti con stile libero e moderno, preannunciarono con tutta chiarezza la personalità dell’autore, quale si rivelò poi nell’intero arco di una vita ardente e battagliera. Di fronte ai fanciulli il Marcati esaltò il valore costruttivo del sentimento della solidarietà umana; la necessità di esercitare i diritti riconosciuti dallo Statuto all’uomo e al cittadino, primo fra tutti quello della libertà; il valore di una coscienza pura, che sola può assicurare all’uomo un asilo di pace e ritemprarlo per sostenere vittoriosamente i colpi dell'avversa fortuna.

In quelle pagine - in verità alquanto difficili per i piccoli lettori, ma tutte animate da un aperto spirito di modernità - si leggono nobilissime parole sulla patria, sulla stampa e sul valore della discussione.

Rivolgendosi agli alunni delle scuole elementari superiori scrisse: "Nel vostro petto dovete alimentare perennemente la nobile fiamma dell’amor di patria. Nei vostri desideri il più ardente, il più forte sia quello di cooperare con ogni mezzo intellettuale, morale e materiale alla prosperità, alla grandezza, allo splendore dell’Italia".

Trattando della libertà di stampa scrisse: "Quanto giovi alla potenza ed alla prosperità degli Stati questo diritto , è inutile io mi perda a dimostrarlo. Sarebbe portar acqua al mare, e tutti ormai comprendono come con questo mezzo potente, ciascun cittadino possa prender parte all’amministrazione della pubblica cosa, e far sonare alta la voce contro i mali che potessero affliggerla, e additarne i rimedi più convenienti.

"La stampa - quest'eco della fugace umana parola, ripetuta mille e mille volte - questo foro pubblico, che misura l’ampiezza del mondo civile e imprime un indelebile carattere all’età moderna, che scuote e atterra le vecchie barriere degli odi nazionali e prepara il trionfo dell’universale fratellanza - che compie, nel dominio dell’intelletto, lo stesso ufficio che nel materiale la macchina a vapore - che accresce il tesoro delle virtù inconcusse, installandole nella coscienza dei popoli - che è scudo di tutte le libertà, per cui l’uomo combatté e soffrì; - come tutte le grandi cose del mondo fisico e di quello morale, arreca immensi vantaggi, e danni incalcolabili ... La pubblica stampa può, è vero, degenerare in abusi riprovevoli; ma essa è come la lancia d’Achille, sana le ferite che ha fatte -. Si puniscano dunque i suoi reati, ma si pensi che i più sono solo reati di intenzione. Il governo abbia coscienza di essere troppo alto locato per badare al tramestio che si fa ai suoi piedi.- Del resto, inutili furono e saranno le persecuzioni contro la stampa. Essa ha sempre guadagnato e sempre guadagnerà. Il pensiero spezza tutte le catene, e come bene dicono gl’Inglesi: la stampa è oggimai il quarto potere degli Stati". Sul valore della discussione affermò: " La società, per essere guidata al suo perfezionamento, ha bisogno siano discussi dai suoi membri i gravi problemi che influiscono sulla prosperità; ha bisogno vengano trattate in comune le grandi questioni politiche, economiche, industriali, poiché è dalla discussione che nasce quasi sempre la verità; e una mente, l’altra illuminando, perfeziona le idee individuali, e le completa e le fonde in una sola, che essendo la espressione dei più, riesce più perfetta e proficua".

A Torino il Marcati condusse una vita intensa di studio e di lavoro. E frequentò anche - nel 1877 - i corsi di ginnastica.

Dal 1880 al 1883 fu direttore didattico delle scuole elementari di Stradella, dove assolse i suoi impegni con l’entusiasmo della sua giovane età e con la perizia che gli proveniva dagli intensi studi. Le sue migliori energie furono dedicate , "con affetto di padre", alla scuola, che egli voleva sempre più efficiente e impegnata, per preparare fanciulli "degni dei nuovi destini della Patria".

A tal fine mirò a sensibilizzare i maestri e la popolazione, riconoscendo a questa "il sacro diritto e dovere di vigilare il prezioso tesoro dell’educazione e dell’istruzione cittadina", ed esortando i maestri, che erano oltre venti, a rinnovare i loro metodi di insegnamento, "ad assolvere per intero i loro doveri, a comprendere quello che siamo e ciò che dovremmo essere". Fondò anche, nel 1880, - col fine di promuovere il miglioramento morale, economico e professionale dei maestri, e "per cementare i vincoli di quella concordia, necessaria fra persone che hanno un fine comune" -, una società magistrale circondariale, che accolse anche i professori delle scuole tecniche.

Ma la sua passione educativa, il suo vivace spirito di iniziativa, la sua forte volontà, cozzarono contro il malvolere di alcuni maestri che lo accusarono, ingiustamente - come fu poi dimostrato "in modo chiaro e preciso" -, presso la Giunta Comunale di favoritismi e di trattarli duramente.

Il Marcati, avute ampie soddisfazioni dalla Commissione appositamente nominata, e contrario alle polemiche personali, si chiuse "in un dignitoso silenzio". Constatato, però, che le calunnie non accennavano a diminuire, pubblicò un fiero opuscolo - In mia difesa, febbraio 1883 - per difendere - così scrisse - "la sola cosa di cui sono possessore, il mio buon nome".

Alla fine dell’anno scolastico, per nulla disposto a transigere con la propria coscienza di educatore esigente, rinunciò all’incarico di direttore, nonostante le affettuose premure della cittadinanza e del Municipio, e lasciò la cittadina lombarda. Partì amareggiato, ma ricco di nuova esperienza, rinvigorito nella sua volontà di lotta, non più solo: Stradella gli aveva procurato acerbi dolori, ma gli aveva donato anche la compagna della vita.

E passò a dirigere le scuole di Senigallia. La sua attività, sempre ispirata a fermezza e comprensione, riscosse larghi consensi. Anche qui non si limitò a promuovere la riorganizzazione delle scuole ed il miglioramento culturale e professionale degli insegnanti, ma fondò, ad imitazione di quelle esistenti ad Ancona, una società magistrale, con lo scopo di ravvivare il sentimento della solidarietà di classe e provvedere alle più pressanti esigenze economiche dei soci, mediante il mutuo soccorso, i prestiti ed una cooperativa di consumo.

Senigallia, pur se lascerà "tanti ricordi affettuosi" nell'animo del Marcati, si rivelò ben presto orizzonte troppo ristretto per i giovani valorosi coniugi.

Temperamenti generosi e caratteri volitivi, entrambi portavano nel sangue le pene e le speranze dell’intera classe magistrale: e nelle lunghe giornate meditavano e si esaltavano al pensiero di scendere in campo per rompere, "nel nome del dovere, l’universale torpore" che opprimeva i maestri d’Italia.

Erano, quelli, tempi difficili. La stampa scolastica ed i maestri tutti attraversavano un periodo di "grave stanchezza", avviliti per il fallimento delle liete speranze che avevano accompagnato l’avvento della Sinistra al potere.

Nel 1876 era sembrato che il rinnovato interesse per la cultura e per l’educazione segnasse finalmente l’inizio di un rapido progresso educativo. Maestri, direttori ed ispettori, animati da nuova fiducia, si diedero subito a sviluppare una intensa attività: costituirono molte società magistrali, incoraggiarono i numerosi giornali didattici esistenti e ne fondarono di nuovi. I risultati giunsero ben presto alquanto soddisfacenti: - 1876, aumento del dieci per cento sugli stipendi minimi legali stabiliti dalla legge Casati del 1859; - 1877, legge sull’obbligo scolastico; - 1878, costituzione del Monte Pensioni. Ma subito dopo, un arresto improvviso del movimento appena iniziato e l’amara constatazione che si era trattato di fugaci speranze. Nel 1882 i "migliori giornali pedagogici - scrisse Marcello Zaglia sul primo numero del Risveglio Educativo - chinarono la fronte che avevano alzato con gagliardia giovanile, con entusiasmo, con alti ideali".

In una situazione così avvilente, e ben consapevole delle enormi difficoltà da superare, il giovane Marcati decise di dar vita ad un giornale pedagogico di nuovo tipo, che fosse di alto livello culturale e di vivace spirito combattivo. E si pose subito al lavoro.

Aiutato dalla sua fedele compagna e ricco dell’esperienza fatta in altri giornali, ma forte soprattutto del suo straordinario intuito e delle sue eccezionali capacità organizzative, preparò fin nei minimi particolari, il piano per la pubblicazione del periodico.

Nell'estate del 1884, abbandonato il sicuro e onorevole posto di Senigallia, "ci avventurammo - così scrisse egli stesso - poveri ma liberi alla pericolosa impresa di svegliare il grande e sventurato corpo magistrale". E partirono alla volta di Milano.

Il Marcati si rivelò subito non solo eccellente organizzatore, ma profondo conoscitore dell’animo umano e sincero amico dei maestri.

La signora Pina, anch’essa energica e sensibile, si pose al lavoro con certosina pazienza, registrando indirizzi e abbonamenti, e passando lunghe ore del giorno e della notte sui registri contabili.

Ma per assicurare solide fondamenta all’impresa, il Marcati si preoccupò soprattutto di riunire intorno al Risveglio i migliori ingegni pedagogici del tempo, i più intelligenti e forti maestri, i più coraggiosi direttori ed ispettori, e qualche provveditore tra i più sensibili e generosi.

Di fatto, non mancava nessuno dei migliori: tra i "collaboratori ordinari" spiccavano i nomi di pedagogisti insigni quali Andrea Angiulli, Adolfo Pick, Giuseppe Sacchi, Pietro Siciliani, Paolo Vecchia, e di uomini di scuola quali Ettore Berni, Pietro Cavazzuti, Giovan Battista Curami, Federico di Donato, Giovanni Fanti, Gabriele Gabrielli, Giovanni Morganti, Pietro Pasquali, Carlo Tegon, Marcello Zaglia, i quali rimasero sempre affettuosamente stretti attorno al Marcati e con lui condussero memorabili battaglie per la scuola e per i maestri.

Il lancio del nuovo giornale fu fatto con larga mentalità da capitano d’industria: quarantacinquemila copie del primo numero, uscito con la data del 21 settembre del 1884, furono spedite in ogni angolo d’Italia e raggiunsero non soltanto i maestri, ma gli uomini politici e di cultura che avevano comunque mostrato di interessarsi ai problemi dell’educazione popolare e della classe magistrale.

Sulla copertina campeggiava un angelo ad ali spiegate, che suonava la tromba e si librava in alto, seguito da piccoli angioletti che sostenevano gli strumenti della cultura e del progresso: compassi, cannocchiali, il globo terrestre e libri, libri a non finire. Su tutto spiccava, a caratteri artistici e decorosi, il titolo del nuovo giornale: Il Risveglio Educativo.

Il titolo esprimeva già con incisiva chiarezza il programma del giornale, ma il Marcati volle manifestarlo apertamente. "Il Risveglio - scrisse - si propone di raggiungere due cose, due sole cose: il bene della scuola, quello dei maestri". A tal fine si impegnava ad affrontare le verità pedagogiche e a mostrarle messe in atto da esperti insegnanti, in modo da promuovere il rinnovamento dei metodi didattici, l’elevazione culturale e professionale del maestro, il miglioramento pedagogico e formativo della scuola primaria. Si impegnava, altresì, a favorire la fondazione di associazioni magistrali e a sostenere le lotte legali dei maestri. Affretteremo così - scrisse - "il compimento di tutti quei voti che, mille volte ormai formulati ed espressi, pur troppo attendono ancora d’esser finalmente tradotti in fatti compiuti". E Marcello Zaglia incalzò: "Sorga il Risveglio a tenere alta la bandiera della libertà, a proclamare il vero scientifico, a infondere coraggio e speranza! Combatta ogni vuoto formalismo, inciti allo studio, al forte sentire, alla incrollabile virtù!... Bisogna fare dell’educazione un mezzo di incivilimento...Bisogna essere convinti che il maestro dei nuovi tempi deve essere un importante fattore di civiltà anche fuori della scuola".

Tra le altre voci amiche, basti ricordare il plauso e l’incitamento del venerando Giuseppe Sacchi, che dalle stesse colonne del Risveglio incitò i maestri: "Svegliamoci! Ah, sì! Svegliamoci. Ci è caro udir proferite queste schiette parole dalla coorte simpatica degli educatori della nazione".

Il nuovo periodico che si presentava a conquistare la fiducia dei maestri d’Italia costituiva anche sotto l’aspetto editoriale un radicale progresso: veste decorosa, grande formato, ottima carta, caratteri precisi e nitidi, impaginazione perfetta, fregi numerosi e artistici in apertura di pagina e di articolo. Il tutto rivelava non solo l’impegno, ma l’amore con cui il Marcati e i suoi collaboratori curavano il giornale in ogni minimo particolare.

In quanto al contenuto, è facile immaginarlo, sol che si consideri il valore degli uomini che scrivevano sul Risveglio. Per di più, secondo il vivo desiderio del Marcati, innumerevoli maestri e dirigenti scolastici e sindacali divennero i più vivaci collaboratori del giornale, talché non un solo argomento venne trascurato, non una sola delle più gravi ingiustizie riuscì a passare sotto silenzio, non una sola occasione fu perduta per esortare i maestri allo studio, all’unione, alla lotta.

E pur con il gran numero di collaboratori e la straordinaria varietà degli argomenti, il Risveglio Educativo presentò sempre una fisionomia chiara ed armonica. Il giovane Marcati, col suo profondo rispetto per la libertà di pensiero e di parola, con la sua sconfinata fiducia nella discussione e nel progresso, diede un’anima battagliera e baldanzosa al giornale. Il quale divenne ogni giorno di più una forza viva e operante, quasi una persona vivente, che fustigava i sonnacchiosi e i prepotenti, ed entrava, amico fedele e generoso, nella modesta casa del maestro italiano per portarvi luce, conforto, speranza.

I maestri riservarono al nuovo giornale un’accoglienza "festosa, fraterna, commovente" e ben presto sentirono che la loro anima palpitava nell’anima del giovane Marcati, e sempre più numerosi si strinsero attorno al Risveglio. Il numero degli abbonati aumentò rapidamente: cinquemila nel 1884-85, ventimila nel 1888, venticinquemila nel 1889, raggiungendo una tiratura superiore a quella degli altri periodici educativi messi insieme.

All’entusiasmo dei maestri il Marcati rispose aumentando il suo impegno ed apportando sempre nuovi miglioramenti al giornale.

Il numero delle pagine passò subito da novecento ad oltre mille; la periodicità divenne, con l’ottobre del 1891, bisettimanale. Nel 1894 l’impaginazione fu completamente modificata: abbandonate le due tradizionali larghe colonne, si passò alle tre agili colonne per pagina; il numero dei corrispondenti si fece sempre più alto; il contenuto divenne sempre più ricco, più vario, più incisivo.

Per averne una chiara conoscenza è sufficiente scorrere gli argomenti trattati nelle varie rubriche. Eccoli.

Parte generale: articoli di pedagogia, didattica e cultura varia, anche in relazione all’avocazione delle scuole primarie allo Stato e alla riforma delle scuole normali; condizione giuridica, economica e morale dei maestri, e necessità di migliorarla; rivendicazione dei particolari diritti delle maestre e totale parità di trattamento fra maestre e maestri; corrispondenze dall’estero, recensioni e segnalazioni di libri vecchi e nuovi, relazioni e proposte sul movimento associativo dei maestri.

Copertina: "Atti ufficiali" (leggi, decreti, regolamenti, circolari, relazioni, atti del Parlamento, ecc.); "Libro nero" e "Libro d’oro" (denunzie e segnalazioni di soprusi e provvedimenti contro o a beneficio della scuola e dei maestri); "Dalla capitale" (un’acuta, aggiornata e coraggiosa rubrica redatta dall’indimenticabile Federico Di Donato); "Il responso dei temi" (centinaia e centinaia di risposte a quesiti di carattere giuridico e professionale, proposti dai maestri); "Dalla Gerla di Fra Salvino" e "Echi delle provincie" (un ricchissimo notiziario da ogni parte d’Italia, reso vivo e palpitante dallo spirito dei maestri e dal loro sentimento di gratitudine per il Marcati); "La valigia dall’estero" (notizie sulla scuola nei vari paesi del mondo, redatte con lo scopo, spesso dichiarato, di spingere l’Italia a curare di più le proprie scuole); "Bollettino bibliografico"; "Nomine, promozioni, traslochi, posti vacanti"; "Annunci di morte"; "Inserzioni a pagamento" (per libri e sussidi didattici).

Didattica "Per la scuola": tre-quattrocento pagine di didattica per tutte le classi e per tutte le materie, redatte sempre con impareggiabile competenza e profonda sensibilità. Anche per la didattica vi erano innumerevoli risposte a quesiti rivolti dai maestri.

Inoltre il Risveglio poté giovarsi della confluenza in esso di altre riviste scolastiche, che vi portarono nuove forze e nuove competenze. Col 1° gennaio 1888, ad esempio, vi confluì la Rivista della pubblica istruzione di Roma, diretta dal comm. Astengo e dal noto esperto di legislazione scolastica Bruto Amante.

Personalmente, il Marcati fece del Risveglio lo scopo della sua vita. Per quattordici anni lottò fino allo spasimo, ogni giorno, senza mai concedersi un attimo di sosta e con un coraggio morale invincibile. Le sue lunghe e tormentose battaglie per l’avocazione delle scuole elementari allo Stato, per il miglioramento della preparazione dei maestri, per l’aumento degli stipendi e delle pensioni, per la difesa dei maestri rurali, per l’organizzazione delle forze magistrali, crearono le premesse indispensabili per giungere, di anno in anno o di decennio in decennio, alla vittoria finale.

Forte di servire la verità e la giustizia, non si fermò dinanzi a nessun ostacolo e parlò alto e chiaro a ministri e deputati, ad autorità scolastiche e comunali, a giornalisti e magistrati, donando ai maestri non solo il sostegno di una forza che nessuno poteva ignorare, ma il conforto impagabile di vedere ridimensionati nelle loro giuste proporzioni, e qualche volta ridicolizzati, tanti personaggi che si credevano divi intoccabili.

Anche ai maestri parlò il linguaggio franco dell’amico severo, che guarda in alto e vuole che si guardi in alto, e non esitò mai, qualunque conseguenza potesse derivare sul piano umano o finanziario, a richiamare al dovere coloro che sbagliavano, fossero isolati o in gruppi, fossero pure tutti i colleghi di una grande città.

Ma pur di fronte alle critiche e alle accuse, non era facile che i maestri alimentassero risentimenti contro di lui. Gli riconoscevano un’autorità eccezionale, anzi lo amavano con sincerità e si sforzavano di ascoltare la sua parola, perché sentivano che i suoi ammonimenti miravano al bene e che il suo sdegno era dettato da amore per la classe.

E’, però, anche da precisare che il Marcati aveva un carattere eccezionale, l’unico carattere capace di consentire che la professione di pubblicista si svolgesse con continua intensità ed efficacia. Mai veniva a patti con la propria coscienza, mai consentiva che passasse alcunché sotto silenzio e sempre poneva il bene comune al di sopra del bene individuale. Ciò lo portava, a volte, a dover scegliere tra la verità e l’amicizia: ma egli non tradì mai la verità. Non tradì, del resto, neppure l’amicizia, perché non agiva d’impulso, ma muoveva le sue critiche soltanto dopo il richiamo e l’esortazione amichevoli. E una volta ristabilito il rispetto della verità e dalla giustizia, dimenticava rapidamente ogni cosa e perdonava tutto a tutti: e quasi sempre si ritornava più amici di prima.

Per questi motivi, e per tanti altri ancora, il Risveglio Educativo si affermò sulla moltitudine dei giornali scolastici che nascevano e morivano in ogni parte d’Italia. In verità la nascita del Risveglio segnò una data estremamente importante nella storia della stampa scolastica, della scuola primaria e della classe magistrale italiana. Diede infatti inizio a una visione nuova, più moderna e più ampia, dei doveri e delle finalità dei periodici scolastici.

Ovviamente, l’intensa e vivace attività del Marcati non poteva non suscitare polemiche, gelosie e attacchi spesso ingenerosi; ma il fiero pubblicista era troppo onesto e troppo intelligente per non uscirne, come ne uscì, sempre vittorioso. Per di più, non provocò mai nessuno, nè ebbe colpa delle poche violente polemiche che dovette sostenere con amici e colleghi.

D'altra parte, calorosi e spesso commoventi furono i consensi che la sua attività riscosse sia fra i maestri, sia nel vasto mondo della cultura e della politica. Tra i riconoscimenti ufficiali (a parte la nomina a cavaliere e commendatore della corona d’Italia) basti ricordare il conferimento della medaglia d’argento ( D. M. 9 febbraio 1892) e della medaglia d’oro (R. D. 20 novembre 1898) ai benemeriti dell’istruzione primaria e popolare, per iniziativa dei ministri della pubblica istruzione Villari e Baccelli, che pure avevano sentito più d’una volta la sferzante critica del Marcati.

Intorno al Risveglio fiorirono molte altre iniziative, come la pubblicazione di numerosi libri per le scuole elementari, per i maestri e per i direttori didattici, dovuti alla penna di Aristide Gabelli, Carlo Tegon, Pietro Pasquali, Virginia Staureghi Consiglio, Francesco Veniali, Alberto Cavezzali. Lo stesso Marcati fondò e diresse altri periodici: il Frugolino, giornale settimanale illustrato, "dilettevole, istruttivo, educativo per i fanciulli del popolo", pubblicato dal febbraio 1886 a dopo il 1898 (fu uno dei primissimi periodici per i ragazzi e il più diffuso, con oltre trentamila copie settimanali); Il Lavoro Manuale, l’unico giornale del genere esistente allora in Italia (fondato in collaborazione con Carlo Tegon nel febbraio 1888, ebbe vita breve); Vita Intima, rivista per signore, fondata nel 1890. Il Marcati favorì anche la fondazione della Scuola Secondaria Italiana, che vide la luce agli inizi del 1897 sotto la direzione di Ottone Brentari. Inoltre il Risveglio diede inizio, nell’agosto del 1892, a una "novità libraria", destinata a grande sviluppo. Stampò e diffuse in centomila copie un Vademecum per il maestro ed il cittadino contenente moltissime interessanti notizie e la presentazione di libri di varie case editrici. Nel 1894, ed anche in seguito, pubblicò la Strenna del Risveglio e la Strenna del Frugolino; quest’ultima fu inviata gratuitamente a tutti i maestri e a un grandissimo numero di alunni.

Giova, ora, cogliere e mettere in particolare evidenza, dalla vastità del campo abbracciato dal Risveglio, alcuni filoni fondamentali dell’attività del giornale e vedere come il Marcati li abbia creati e sviluppati nel corso di quattordici anni, dal 1884 al 1898, anno in cui lasciò, il Risveglio, che, passato in altre mani rapidamente decadde e si spense. E ciò sebbene il nuovo direttore, Ildebrando Bencivenni, avesse proclamato a chiare note che nulla sarebbe cambiato perché la meta rimaneva la stessa ed egli - consapevole che "un giornale è una tradizione" - non avrebbe in alcun modo rotto la nobile tradizione del Risveglio Educativo.

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[1] Annibale Tona, G.A.Marcati, I Diritti della Scuola, n.15 del 29 gennaio 1922.

 

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