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Guido Antonio Marcati. Una vita per la scuola e per i maestri
di  Michele Monaco

8. Capitolo VI. Marcati lascia i Diritti e realizza nuove iniziative (1)

Dopo la costituzione dell’Unione magistrale il Marcati rimase ai Diritti della scuola ancora per poco. Oltre vent’anni di attività giornalistica, assolta con tutto l’ardore che la sua anima generosa sapeva sprigionare e nell’ansia tormentosa di ogni giorno - tra esaltazioni, scoramenti e indignazioni ricorrenti -, avevano minato la sua salute. Bisognoso di riposo, cedette, nel luglio del 1903, la direzione ad Annibale Tona, giovane di ventinove anni, intelligente e preparatissimo, ardente di entusiasmo, lavoratore instancabile, lottatore tenace e accorto.

Lasciando i Diritti il Marcati lo fece in punta di piedi, quasi senza parere, perché non nascesse turbamento nella grande famiglia dei ventimila associati.

Nella breve dichiarazione comparsa, senza alcun rilievo tipografico, sui Diritti del 30 luglio 1903, accennato alle gravi condizioni di salute che gli imponevano di prendersi un periodo di "assoluto riposo", scrisse, con legittimo orgoglio per l’opera sua e con sicuro presagio per quella del Tona: "(...) ho affidato la direzione dei Diritti al professor Annibale Tona, che tenne al fonte battesimale il periodico e, in qualità di Redattore capo, cooperò, con cure amorose e indefesse, al suo progressivo incremento. E’ in lui lo stesso operoso entusiasmo per la nostra causa che i colleghi vollero riconoscere in me; e col mio giovane amico e compagno di lavoro v’ha così salda corrispondenza di sentimenti e di idee che al periodico non verranno meno né l’ardor battagliero né le tradizioni di onestà, di serietà, di indipendenza, per cui esso è tanto stimato ed amato dai maestri. Comunque, anche nella quiete, il mio pensiero sarà rivolto a voi, o amici, e al periodico a cui ho dato tanta parte delle mie forze e che vedo con paterna compiacenza compiere rapidamente la sua ascensione".

Ed infatti rimase sempre spiritualmente vicino ai Diritti, per i quali scrisse nel correre degli anni diversi articoli, che ebbero larga risonanza sia per l’autorità universalmente riconosciuta all’autore, sia per l’ampiezza di vedute e la lucidità con cui venivano affrontati anche i più ardui problemi. Alle pagine dei Diritti il Marcati affidò anche alcune forti e concettose poesie, che andava scrivendo per dare voce alle nobili passioni che tormentavano il suo animo. I Diritti, dal canto loro, a cominciare da Annibale Tona e fino all’ultimo lettore, hanno ricordato lungamente il loro fondatore e maestro con grande ammirazione, con affetto caldo e sincero, con vera devozione.

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Lasciati i Diritti, Guido Antonio Marcati si ritirò sul lago di Como, a Tremezzo, per recuperare le forze perdute. Vi giunse in uno stato di profonda prostrazione fisica, ma con l’animo sempre invitto, come ci rivelano alcuni versi di una sua poesia del 1909, "Tremezzina, addio!":

  "Fremevan di battaglia ancor le vene
Quand’ospite ferito qui ne venni:
. . . . . . . . . . . . . .
Assiduo al remo, a colli, a selve, a rupi
Chiesi carezze d’aure e forte cor,
E tra l’ombrose piante e tra’ dirupi
Attinsi nuova fibra e nuovo ardor".

Appena ristabilitosi, infatti, affrontò un nuovo lavoro, sempre per la scuola: la compilazione di un corso di letture per le classi dalla II alla VI.

Al suo fianco Pina Zucchi, la fedele compagna (non ebbero figli e vissero soltanto per la scuola), che, come sempre, energica e sensibile, dedicò al nuovo lavoro "inesauribili energie di intelligenza e di attività pratiche" (A. Tona).

Anche a questa impresa il Marcati si dedicò con entusiasmo e profondo senso di responsabilità. Dopo lunghe riflessioni, diligenti studi ed "esperienze senza fine", si impegnò "pazientemente" nella composizione di cinque volumetti. Fondò, per l’occasione, in Roma, un’apposita casa editrice, la "Libreria scolastica nazionale", e lanciò il corso di letture In cammino, fanciulli! Con una pubblicità nuova per quei tempi, in quanto alla forma, e tutta basata sulla chiarificazione della validità intrinseca dell’opera.

I testi, scritti in forma semplice e chiara, ed ispirati ai più nobili sentimenti di morale e civile educazione, furono accolti con larghissimo favore da insegnanti, direttori, ispettori e pedagogisti. Dal 1910 al 1922 dominarono nelle scuole d’Italia; molte ristampe ebbero anche in seguito, fino al 1930, anno in cui fu imposto il libro di Stato.

Il Marcati scrisse anche un corso di letture per le scuole rurali: Fra campi e borghi, che fu pubblicato postumo, nel luglio 1922, dall’editore Mondadori, che aveva assorbito, tre anni prima, la produzione editoriale della "Libreria scolastica nazionale". Anche questi testi furono salutati con entusiasmo dagli insegnanti ed ebbero numerose edizioni fino al 1930.

Basandoci su statistiche pubblicate dalla Casa editrice Mondadori, possiamo ritenere per certo che dei corsi di lettura del Marcati furono vendute non meno di due milioni di copie: il che rivela con tutta chiarezza quale profonda influenza abbia esercitato, anche coi suoi libri di lettura, sulla scuola elementare italiana. Influenza di altissimo valore e di rara nobiltà, che possiamo comprendere appieno anche leggendo soltanto il seguente brano della sua Prefazione del 1910 al corso In cammino, fanciulli!: "Verranno i giorni santi in cui, muta l’invidia che consuma, muto l’odio che uccide, convertiti i crudeli strumenti di distruzione in benefici strumenti di lavoro, fioriranno tra i popoli, in una comune gloria e ricchezza, la pace, la fratellanza, la solidarietà".

Negli ultimi anni della sua vita il Marcati lavorava intorno a un libro sulla educazione della donna, da dedicare alle giovanette italiane, e stava riordinando le sue poesie per darle alle stampe; ma la sua attività fu interrotta dalla morte, che lo colse a Sanremo il 20 gennaio 1922, a soli otto mesi dalla scomparsa della sua diletta Compagna. L’ultimo pensiero del Marcati fu per la scuola. Al direttore didattico di Sanremo, prof. Lucatelli, che s’era recato, come di consueto, a fargli visita, mormorò: "Direttore, mi parli delle sue scuole". "Un momento dopo, con un rapido sussulto", spirò.

I funerali riuscirono imponenti, per concorso di popolo e di ammiratori, ma specie per la commossa partecipazione degli insegnanti e delle scolaresche, che rappresentarono degnamente tutti i maestri e tutti i fanciulli d’Italia.

I maestri piansero, allora, la perdita del loro grande difensore e consigliere; ma il tempo ingeneroso ne sta perdendo perfino il ricordo.

Anche i suoi mille articoli restano muti nelle pagine polverose del Risveglio e dei Diritti.

Ed è per assolvere un profondo dovere di gratitudine, ma anche per recuperare una personalità che può insegnare ancora molte cose, che abbiamo preso l’iniziativa di dare alla luce questa biografia del Marcati (2).

 

 

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[1] – Per questo capitolo vedi M. Monaco, G.A. Marcati, un apostolo da non dimenticare (I Diritti della Scuola del 10.2.1968).

[2] - Nel 1968, per iniziativa dell’autore di questo lavoro (direttore didattico del 90° Circolo di Roma dal 1964 al 1976), fu intitolata a G. A. Marcati la grande, moderna e bellissima scuola elementare di Via del Rugantino 88 a Roma, Villaggio INA-Case di Torrespaccata.
Lo stesso direttore fece intitolare le altre due scuole elementari di Torrespaccata a Francesco De Sanctis (1970) e al grande giornalista scolastico Annibale Tona (1971).

 

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