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Georges Couvier, L’istruzione in Toscana nel 1809-1810, edizione a cura di G. Bandini, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2000.
di  Carlotta Padroni

Ad arricchire il panorama degli studi sulla storia dell’educazione nell’Italia preunitaria compare, a cura di Gianfranco Bandini, L’istruzione in Toscana nel 1809-1810. Dal rapporto di Georges Couvier a Napoleone I. Si tratta della prima edizione italiana, tradotta dal francese, del Rapporto generale sullo stato attuale della pubblica istruzione in Toscana e sui provvedimenti da adottare per armonizzarla con la legislazione dell’Università Imperiale stilato da Georges Couvier nel 1810. L’introduzione odierna e l’esauriente saggio introduttivo sono a cura dello stesso Bandini, studioso che collabora con il Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Firenze.

La pubblicazione di fonti storiche è certamente, da diverso tempo, uno dei tratti peculiari del lavoro dello storico. Questo documento, in particolare, si offre come contributo di ampio interesse proprio nella definizione di quella particolare realtà territoriale storiografica che è il mondo della scuola e dell’educazione nella Toscana del primo Ottocento, oggetto, comunque, negli anni, di attenzioni specifiche e importanti: si pensi agli studi classici di A. Gambaro e G. Calò, a quelli di D. Bertoni Jovine e T. Tomasi; alle ricerche più recenti di S. Soldani, S. Ulivieri, L. Bellatalla, A. Gaudio e a quelle recentissime di Franco Cambi e Dario Ragazzini. Basti qui ricordare il recente denso volume curato da F. Cambi La Toscana e l’educazione. Dal Settecento a oggi: tra identità regionale e laboratorio nazionale, Firenze, Le Lettere, 1998.

Nell’ambito della storia locale il Rapporto, nella sua insolita specificità, s’inserisce in un insieme documentario – quello che riguarda la Toscana – di notevole vastità rappresentando fin dall’inizio un riferimento primario nel quadro generale dell’istruzione in questa regione: sia per i francesi (si ricorda che Napoleone ne fu il committente), che per i toscani che lo citeranno e utilizzeranno a loro volta nel tempo.

Si tratta dunque di un unicum che evita di apparire sotto l’esclusivo profilo della pur attraente curiosità erudita offrendo agli studiosi uno strumento di particolare angolatura finalizzato alla messa a fuoco dello stato di salute dell’educazione – e non solo – nella regione, nel cruciale periodo napoleonico.

Balza all’attenzione come, peraltro, il periodo fosse troppo breve per lasciare vistose tracce in campo scolastico ed educativo e quindi richieda un approccio storiografico orientato a una certa complessità. Dunque è lecito affermare che "molti ‘effetti’educativi della sia pur breve (ma sotto molti aspetti intensa e forte) esperienza napoleonica si collocano sul piano della mentalità educativa, in quei costumi diffusi che certo non vengono rilevati da una storia che si occupa delle istituzioni scolastiche in quanto tali (come strutture burocratiche, insieme di regolamentazioni, organizzazione della scolarità): soltanto una specifica attenzione a questi aspetti, può rilevare negli anni della Restaurazione e oltre, una linea di continuità e verificare quanto i governi restaurati si siano avvalsi e abbiano rielaborato le ‘innovazioni’ francesi. Si pensi alle maggiori possibilità di controllo offerte dai metodi dell’amministrazione e dalla legislazione francese […], ma anche alla chiara percezione dell’utilità ‘politica’ della scuola, strumento indispensabile per quella che oggi chiameremmo gestione del consenso". (G. Bandini, Introduzione, in G. Couvier, L’istruzione in Toscana nel 1809-1810, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2000, pp. 8-9).

Inoltre il periodo napoleonico rappresenta, per la Toscana tra Sette e Ottocento, un momento fecondissimo di iniziative (si pensi all’impulso che hanno avuto, in quegli anni, ricerche scientifiche, statistiche, indagini) e mostra al contempo di essere fortemente animato da volontà conoscitiva: un vero punto di osservazione privilegiato per lo storico di oggi.

Tra il 1809 e il 1810 Georges Couvier in qualità di "consigliere" dell’Università Imperiale si recò in Italia con l’incarico di studiare i sistemi scolastici nelle "accademie" di Torino, Genova e Pisa. L’obiettivo del viaggio – è appena il caso di ricordare che il viaggio, nella cultura europea tra Sette e Ottocento è investito di un valore conoscitivo antropologico-scientifico assolutamente nuovo – è di documentare la realtà educativa in tutta la sua ampiezza: dalla rete degli istituti alla legislazione, o alle fonti di finanziamento della scuole alla didattica con i suoi programmi, fino alla valutazione dei libri di testo. Couvier si spinge ad affrontare, in ambito toscano, inoltre, il ruolo dell’interesse collettivo maturato nei confronti dell’educazione notando come "dappertutto la gente rende onore all’istruzione, a chi la impartisce, a coloro che la possiedono". Il giudizio di un eccellente uomo di scienza quale era Couvier – notissimo scienziato già in quegli anni – è qui filtrato e valorizzato dalla sensibilità pedagogica che l’intellettuale Couvier, vicino agli ideologues, funzionario scolastico e poi "ispettore generale degli studi" ed insegnante egli stesso, mostra di possedere.

Il quadro educativo complessivo presentato è ricco di dettagli: si tratta infatti di una fonte di prima mano ricca di annotazioni suggestive e preziose. Il bilancio relativo all’istruzione toscana risulta agli occhi di Couvier soddisfacente: nella realtà scolastica preunitaria, disomogenea e assai diversificata nella geografia del Paese, spicca con chiarezza "la superiorità storica" delle istituzioni toscane. Alcune riflessioni atte a "correggere gli abusi" sono proposte nel rispetto di una "comprensione" della cultura regionale e nel senso di una modernizzazione intelligente; in questa prospettiva le priorità indicate da Couvier sono tese a sostenere il ruolo formativo delle scienze naturali, nel sollecitare l’utilizzo di "strumenti didattici" come gli orti botanici o i gabinetti scientifici, nel promuovere un insegnamento di qualità.

Gianfranco Bandini ci offre dunque la lettura integrale di questo importante e raro documento, la cui fortuna, sostenuta ora con intelligenza dal curatore, è continuata attraverso numerosi richiami al testo originale fino ai giorni nostri; con lui concordiamo nell’affermare che "Georges Couvier rappresenta davvero il primo ispettore scolastico dell’Ottocento italiano: per l’ampiezza dei suoi poteri attribuiti al suo potere di indagine, per il tipo di approccio alla realtà educativa e anche per il numero degli istituti visitati; non ultimo, per l’immagine, complessivamente positiva e intelligente, che ci fornisce della Toscana di inizio Ottocento". (G. Bandini, op. cit. p. 14).

 

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