La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Ancora sul recente libro di Giuseppe Turco Liveri.
di  Furio Pesci

Già in un’occasione precedente il nostro periodico si è occupato del recente lavoro di Giuseppe Turco Liveri, Il cane di fuoco e l’aristocratico da letamaio, segnalando con una scheda bibliografica uno studio che si presenta nello stesso tempo rigoroso per l’analisi filologica che lo sorregge e originale nelle scelte espositive e, soprattutto, per la fantasia delle situazioni che l’autore ha creato. In quella breve segnalazione si era messo in evidenza che l’ultimo lavoro di Turco Liveri, da anni docente all’Università "La Sapienza" di Roma e studioso ben noto soprattutto per i suoi lavori, pubblicati dall’editore Armando (Nietzsche. Lessico dei concetti e dei nomi delle opere nietzschiane, F. W. Nietzsche. Antologia e l’edizione a sua cura di Crepuscolo degli idoli) è in effetti un testo denso e documentato sul piano filologico, ma che aggiunge alla precisione della ricerca scientifica l’acume, la piacevolezza, l’estro ricco d’arguzia, congegnato nella forma, come indica il titolo stesso, della "disputa" tra filosofi, quasi un racconto, un dialogo, una maniera per riflettere attraverso le opere di Marx, Nietzsche e altri (Engels, Lassalle, Wagner, Bakunin, Gesù, ecc.) sulle loro prospettive filosofiche, ma anche sulla loro attualità eventuale.

Il cane di fuoco si caratterizza allora come un’opera "creata dalla fantasia" di uno degli studiosi più accurati di Nietzsche e Marx, nella consapevolezza dell’opportunità di un vaglio critico di visioni del mondo inconciliabili che hanno segnato con la loro dialettica la storia, ma che forse sono state anche, con eccessiva frettolosità, accantonate in nome di un "superamento delle ideologie", più di facciata che di sostanza, il cui valore positivo è tutt’altro che dimostrato anche se dai più sbandierato come certo e assoluto.

Sul piano contenutistico e formale, è già stato detto, il libro si segnala a tutti coloro che sono interessati allo studio di questi pensatori, a vari livelli d’approfondimento; i lettori già esperti del pensiero di Nietzsche e di Marx trovano in esso un modo nuovo ed originale di leggere in profondità le loro opere e collegamenti estremamente stimolanti tra idee e concetti noti e meno noti di queste filosofie; i lettori meno esperti troveranno invece la migliore introduzione ai "maestri del sospetto", profonda, quanto ironica, soprattutto capace di inoltrare il lettore direttamente sui testi, grazie ad una "narrazione" brillante, a "dialoghi" fatti di citazioni, dimenticando i modelli tipici e lo stesso bisogno di un’esposizione introduttiva.

A partire da questo punto, e volendo andar oltre una semplice nota informativa, si può aggiungere oggi che, essendo Turco Liveri, infatti, uno dei principali esperti di Nietzsche in Italia, e del filosofo tedesco si è occupato in numerose sue pubblicazioni; inoltre, è anche un profondo conoscitore del pensiero marxiano, si è mantenuto (virtù rara!) fedelmente vicino anche in questi anni di confusione intellettuale e politica, durante i quali abbiamo assistito a numerosi cambiamenti di "facciata" o di orizzonte ideologico da parte di molti esponenti, non solo di seconda schiera, della cultura nostrana. Anche sotto questo riguardo, Il cane di fuoco si configura come una sincera professione di fede criticamente sostenuta da un impegno ermeneutico instancabile, un’esaltazione dei doveri dell’intellettuale di oggi nei confronti di una ricerca costante non dell’idea ad effetto, che abbia un mercato in un periodo in cui non si stampa nulla che non abbia una certezza a priori di vendita, ma degli esiti portati faticosamente e lentamente a maturazione di un processo di pensiero che quando è autentico non può non essere anche complesso.

Contro, quindi, le facili parvenze di una divulgazione al livello della quale si rischia spesso, ciò che offre oggi il mercato lo sta a dimostrare, di ridurre la stessa ricerca "scientifica", e contro anche le distorsioni della memoria storico-critica nell’era della realtà "virtuale", ben vengano le sperimentazioni espressive sorrette dal pensiero "forte", alla maniera percorsa da Turco Liveri.

Il volume presenta uno scenario immaginifico, un mondo stellare nel quale "vivono" e si muovono gli spiriti dei morti, nel quale Marx e Nietzsche si incontrano, dando vita, insieme ad altri personaggi di contorno, alcuni storici (come Lassalle), altri immaginari, a discussioni vivaci, persino violente, ricche di colpi di scena. E’ una lotta continua, il confronto-scontro privo di qualsiasi possibilità di compromesso, tra concezioni antitetiche della vita, dell’uomo, della società, riflesso attraverso le diatribe immaginarie e persino la contrapposizione fisica dei due più influenti pensatori contemporanei, dei due filosofi che hanno maggiormente condizionato, con il proprio pensiero, la storia dell’Occidente, animando esperienze di lunga durata, avventure effimere, regimi politici dal destino tragico.

Oggi, a causa del crollo del blocco autoproclamatosi "comunista" egemonizzato per circa quarant’anni dal colosso sovietico, la presenza del marxismo nella cultura contemporanea sembra molto attenuata, tanto che in vari ambienti dichiararsi "marxista" suscita persino ironia, accuse di estraneità al presente, se non addirittura di morale contiguità con le "colpe" vere e presunte del sistema del socialismo reale.

Anche coloro che non aderiscono alle idee marxiste possono riconoscere che il "socialismo reale" non è stato altro che una "tragica parodia" del sistema economico e politico vagheggiato da Marx; e semmai l’obiezione più consistente che si possa muovere a questo sistema di pensiero è che, alla penetrante e ampia critica del sistema capitalistico, la proposta concreta additata da Marx appare alquanto sintetica e dai contorni incerti, sfocati, collocata in un futuro imprecisato.

Certamente lo stesso autore di cui qui ci stiamo interessando non sarebbe d’accordo con questa osservazione, che lo spazio non consente qui di circostanziare come si dovrebbe, togliendole, con ciò stesso, parte della sua validità; ma al di là delle differenze di vedute, si sente come il volume in questione è un contributo ad una ricerca di sincerità e di obiettività sul marxismo, posto a confronto con l’altra ideologia "dominante" del Novecento, politicamente sfruttata dalle destre per affermare il diritto alla supremazia di "alcuni" (quei "migliori" che nella realtà concreta non esistono, come la vita quotidiana dimostra ad ogni pie’ sospinto) sui "molti", che proprio perché indistinguibili mancano di qualsiasi diritto e considerazione.

Tutti i dialoghi del volume mostrano il contrasto insanabile tra un sistema di pensiero che si chiude in se stesso, nella sua idealizzazione ipostatica di un’aristocrazia immaginaria, buona solo per fornire a quella "reale", sia basata sul sangue sia sul potere del denaro, una giustificazione "morale" della propria immoralità, e un sistema di pensiero votato ad essere strumento d’interpretazione della realtà per le masse consapevoli della propria soggettività, da tradurre in termini di rinnovamento economico e politico radicale; un sistema di pensiero per di più incarnato nella personalità sanguigna di Marx, che si fa rivivere nella sua figura fisica, nella gestualità e nel linguaggio, con tutte le sue documentate intemperanze, attraverso una sottile esegesi non solo delle opere, ma anche degli epistolari e delle testimonianze coeve.

E la stessa operazione avviene, peraltro con molto equilibrio, anche nella rivisitazione della figura umana di Nietzsche, che non accetta le interpretazioni faziose (Nietzsche malato, Nietzsche squilibrato, Nietzsche debole, ecc.), pur diffuse anche nella letteratura di vaglia, per restituire una figura semmai avvolta nelle proprie contraddizioni, incapace di coglierle e di affrontarle sul piano della razionalità e tuttavia non "ridimensionato" rispetto al suo interlocutore, quanto piuttosto collocato come contraltare e portatore di una visione del mondo la cui "troppa umanità" tocca a Marx svelare in "dispute" che suscitano nel lettore quasi il senso della "presenza" e della "corrispondenza" delle immagini delineate nel volume rispetto alla loro vicenda di vita, al loro carattere e personalità.

Nell’agile volume scritto da Turco Liveri rivive, dunque, non solo il pensiero dei due filosofi, collocato sullo sfondo delle lotte politiche del secolo appena trascorso, ma qualcosa anche della loro figura terrena, soprattutto una plausibile interpretazione delle loro rispettive psicologie.

Il finale è aperto, e pensiamo che molti tra i lettori, dopo aver richiuso il libro aspetteranno il seguito.

 

wpeD.jpg (2693 bytes)