La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Il Movimento di Cooperazione Educativa sostenitore e divulgatore dei valori della <<pedagogia popolare>>.
di  Barbara Romeo

1 Il MCE, un’associazione di maestri uniti per il rinnovamento della scuola in senso democratico

Nel febbraio del 1957 nasce il Movimento di Cooperazione Educativa (M.C.E.) come evoluzione della Cooperativa della Tipografia a Scuola (C.T.S.) nata il 4 novembre del 1952 per opera di Giuseppe Tamagnini[1], Aldo Pettini[2] e Raffaele Laporta[3].

Ciò che accomunò questi maestri fu la voglia di cercare validi strumenti didattici che potessero rappresentare un’alternativa alla didattica imposta dal sistema scolastico italiano ancora ancorato ai presupposti della riforma Gentile del 1923[4]; la ricerca di tali alternative didattiche portò Giuseppe Tamagnini, nel 1951, a conoscere la pedagogia frenetiana, e dopo una lunga corrispondenza con Célestin Freinet decise di diffondere, tramite dibattiti e riunioni,  le tematiche principali di tale pedagogia che erano le <<tecniche di vita>>[5] e di conseguenza l’attuazione di una pedagogia popolare; il 2 giugno del 1951 Tamagnini incontrò Aldo Pettini, sostenitore anch’esso delle tecniche Freinet, e insieme decisero di creare un’associazione aperta a tutti quegli insegnanti che erano interessati a rinnovare democraticamente la scuola e che si impegnavano a sperimentare tali tecniche per poterle adattare alla realtà scolastica italiana.

La nascita della CTS avvenne subito dopo il Convegno di Rimini ( 2 giugno 1951).

I punti sui quali si strutturò la nuova organizzazione furono : 1) Organizzazione cooperativa fra gli insegnanti per l’applicazione delle nuove tecniche didattiche della moderna pedagogia ; 2) Invitare gli insegnanti a studiare la possibilità di dotare la propria classe della Tipografia a scuola ; 3) Organizzare corrispondenza interscolastica il più ampiamente possibile ; 4) Raccolta di materiale vario e invio di uno schedario delle materie creato dalla Commissione dell’organizzazione ; 5) Preparare un Congresso della nuova organizzazione con l’invito a comunicare a più insegnanti possibili tale data[6].

Il primo Congresso della CTS, organizzato da Pettini, si tenne il 29 giugno 1951 a Firenze ; vi erano numerosi insegnanti e direttori didattici ; si riaffermava l’importanza delle tecniche Freinet, funzionali alla nuova pedagogia definita attiva, perché incentrata sull’esperienza diretta e sull’utilizzazione di materiali conosciuti dai bambini, e l’importanza della cooperazione degli insegnanti per lo scambio di idee e esperienze fatte nelle diverse realtà scolastica.

Comunque, i tre punti sui quali gli insegnanti presenti al congresso puntavano l’accento, erano : l’esigenza di un insegnamento individualizzato ; unità e organicità di insegnamento che portasse alla socialità ; esperienza diretta e concreta per il necessario rapporto tra scuola-ambiente.

In una circolare del 7 novembre del 1951 Tamagnini annunciava la costituzione formale della CTS ; egli si rivolgeva a tutti coloro che si interessavano attivamente di scuola, quindi non a <<pedagogisti da tavolino>>[7], ma a insegnanti che operavano concretamente tutti i giorni nella scuola ; egli in questa circolare spiegherà anche perché era stato Freinet ad essere scelto ; secondo Tamagnini in Italia per colmare quel vuoto pedagogico che non aveva reso possibile, fino ad allora, un concreto e positivo sviluppo della struttura scolastica era vitale l’utilizzo delle sue tecniche in quanto solo lui sarebbe riuscito a far realizzare il vero rinnovamento didattico tanto aspirato tramite l’utilizzo di strumenti che vengono utilizzati direttamente del bambino all’insegna di un nuovo rapporto tra allievo e maestro.

Tale organizzazione nacque dall’intraprendenza di pochi uomini di scuola che, non interessandosi dei possibili risvolti e delle conseguenze politiche (si trattava di posizioni scomode e anche controcorrente), agirono spinti solo da un profondo interesse per la scuola in una ispirazione di fondo comunque liberale e democratica, e riuscirono così a creare un’importante associazione che con il tempo fu capace di cambiare notevolmente l’idea dell’azione educativa rendendola concreta, attiva e funzionale soltanto allo sviluppo del bambino cercando, così, di migliorare l’intera struttura scolastica.

Il Movimento di Cooperazione Educativa è un’associazione di insegnanti e quindi uomini di scuola che cercano, tramite l’attuazione sia delle <<tecniche di vita>> sia di un clima cooperativo, di rinnovare in senso democratico il sistema scolastico italiano garantendo così, alla società, l’inserimento di cittadini corredati di personalità critiche, creative e autonome :

<<E’, dunque, con grande fatica ed in termini incostanti che nasce una pedagogia popolare cioè non una pura scelta politica di riscatto sociale sul piano dell’alfabetizzazione e dell’istruzione quantitativa, né una elaborazione pedagogica accademica di sinistra che, fondandosi sui presupposti teorici del marxismo e di sue varianti (compresa in parte quella gramsciana), pretende di dettare le regole di una presunta pedagogia alternativa, ma all’opposto una elaborazione che parte dalla prassi, che è corpo del corpo, cioè pensiero che muta con il corpo sociale, che si fa vita, la quale è nuova e alternativa nella globalità ed è interconnessa nel suo processo-prodotto>> [8].

Le parole di Bruno Ciari[9] esprimono al meglio l’impostazione sia didattica sia politica portata avanti dal MCE ; l’impostazione didattica scaturisce da una profonda insoddisfazione, dei promotori del Movimento nei confronti del sistema scolastico italiano dei primi anni ’50 ancora caratterizzato da programmi scolastici rigidi e gerarchici, all’interno dei quali il maestro era totalmente ignaro dei bisogni del bambino, e da un ancora totalizzante monopolio ecclesiastico ; in risposta a tale immobilismo didattico il MCE propone un’alternativa che è quella dell’attuazione di una pedagogia popolare caratterizzata da strumenti didattici che, tenendo conto del nesso esistente tra scuola e società, rispettando l’individualità del bambino cercano di liberare la sua intelligenza per lo sviluppo di personalità autonome e indipendenti.

L’impostazione politica di fondo del Movimento emerge nel momento in cui tra le pagine della rivista si parla, oltre che di democratizzazione dell’insegnamento, della scuola e di conseguenza della società, di una scuola statale a tempo pieno ; il fine della pedagogia popolare sta nel soddisfare i bisogni e le richieste dell’alunno ; i mezzi sono l’insieme di tutte quelle tecniche, quali la tipografia o il testo libero, le quali consentono la realizzazione di una pedagogia dell’unità e del dinamismo che lega il bambino all’ambiente sociale.

Ed è proprio con l’utilizzo delle tecniche Freinet che si può creare una pedagogia cooperativa caratterizzata da un crescente dinamismo creativo ; in una scuola che segua i principi della pedagogia popolare il bambino lavora in cooperazione sia con gli insegnanti sia con gli altri compagni, ciò gli consente di diventare membro cosciente di un collettivo dove la sua individualità è protesa verso la conquista di un valore supremo che è la coscienza sociale ; la coscienza sociale comporta lo sviluppo di alcune capacità, come il senso di responsabilità, lo spirito critico, lo spirito di iniziativa e lo sviluppo della solidarietà.

Le <<tecniche di vita>> sono gli strumenti utilizzati dai maestri aderenti al MCE ; la didattica MCE ha come modello di riferimento la pedagogia frenetiana, che dal 1952 al 1957 viene dalla CTS sperimentata e che dal 1957 viene adottata definitivamente dal Movimento in quanto essa risulta essere valida per la reale e concreta possibilità di attuare una pedagogia popolare.



[1] Giuseppe Tamagnini (1910). Allievo di Giuseppe Lombardo Radice e insegnante di tirocinio all’istituto magistrale di Fano, membro del Partito socialista svizzero, giungeva alla scuola con un forte bagaglio intellettuale e morale, nato, oltre che dagli insegnamenti di Lombardo Radice, anche da un duro tirocinio personale vissuto di formazione intellettuale, morale e di lavoro manuale.

[2] Aldo Pettini,anch’egli insegnante, fu membro e collaboratore del Movimento, insieme a Tamagnini, fin dall’inizio. Contribuì alla nascita della CTS e del <<Bollettino>>, entrando subito a far parte del Consiglio del MCE. Aldo Pettini si diplomò maestro nel 1940, laureandosi, poi, nel 1947 in pedagogia all’Università di Firenze.

[3] Raffaele Laporta (1916). Nato a Pescara nel 1916, intraprese gli studi di legge per poi diventare insegnante di filosofia e storia e poi pedagogia nelle scuole secondarie superiori. Insegnerà quindi pedagogia all’Università.

[4] G. Gentile (1875-1944), con la riforma Gentile del 1923 vi è una subordinazione della pedagogia e della didattica alla filosofia ; infatti, ora, tutto l’apparato scolastico, di ogni ordine e grado, è funzionale alla dimensione filosofica. Per idealismo gentiliano si intende la teoria secondo la quale filosofia e pedagogia siano due termini che abbiano tra di loro un rapporto di tipo dialettico, nel senso che l’una è contenuta nell’altra. Si può quindi parlare di unità dialettica tra filosofia e pedagogia la quale non esclude la differenziazione tra i due termini. Tale concezione pedagogica di Gentile influenzò notevolmente l’intera istituzione scolastica italiana, in quanto fu proprio lui nel 1923 a elaborare la nuova riforma della scuola.

[5] Le tecniche create e utilizzate da Freinet sono : la Tipografia, il Testo libero, la Corrispondenza interscolastica e lo Schedario vivente.

[6] Convegno di Rimini, in <<Bollettino>>, a. I, n.1, giugno 1951, pp.1-5.

[7] Pettini Aldo, Origini e sviluppo della Cooperazione educativa in Italia. Dalla CTS al MCE, Milano, EMME Edizioni, 1980, p.6.

[8] Rizzi Rinaldo, La pedagogia popolare in Italia da Ciari al MCE, oggi, in <<Scuola e città>>, a. XLIII, n.3, marzo 1991, p.100.

[9] Bruno Ciari (1923-1970). Si formò a Firenze nella scuola di Ernesto Codignola. Insegnò nelle scuole elementari dopo la liberazione, dove fu anche, come comunista, assessore alla pubblica istruzione tra il 1952 e il 1960. Collaborò ai CEMEA e alla CTS. Nasceva intanto il suo interesse per il rinnovamento scolastico ed educativo nel campo metodologico e didattico. Collaborò soprattutto a tre riviste : <<Scuola e città>> ; <<Cooperazione educativa>> ; <<Riforma della scuola>>. Analizzando la sua opera Le nuove tecniche didattiche ( Roma, Editori riuniti, 1961) emergono i fondamenti della sua concezione educativa ; la prima esigenza per lui è quella di partire dal bambino. L’alunno non può essere considerato in maniera astratta e schematica, e ciò che deve interessare è il modo in cui i bisogni sono socialmente condizionati. La scuola deve essere l’ambiente di vita il quale darà vita ad una comunità organica di ragazzi, così il bambino sarà aiutato ad aprirsi e a comunicare.

 

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