La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Il Movimento di Cooperazione Educativa sostenitore e divulgatore dei valori della <<pedagogia popolare>>.
di  Barbara Romeo

7 Conclusioni: l’attualità della didattica MCE oggi

Per capire come oggi il MCE si pone sia nei confronti delle sue radici, sia nei confronti dei nuovi bisogni sociali è interessante prendere in considerazione un convegno tenutosi a Torino nell’aprile del 1997 dal titolo L’educazione oggi : i fili e i nodi-Sulle tracce di Freinet.

Tale convegno vide riuniti parte di coloro che attivamente contribuirono, sia con il loro lavoro sia con i loro pensieri, alla nascita e alla vita della CTS e del MCE, e molti altri, tra maestri, pedagogisti, docenti universitari, uomini politici, che conoscendo il grande merito di Freinet nell’attuazione di una <<pedagogia popolare>> vi parteciparono con grande trasporto emotivo.

Leggendo sia gli atti del convegno, sia i saggi, che collocano la figura di Freinet nell’ambito dell’esperienza del Movimento di Cooperazione Educativa, si può comprendere la posizione assunta sia dalla <<pedagogia popolare>>, sia dal MCE nell’odierno sistema educativo.

In occasione di tale evento, che nacque sia per commemorare la figura di Célestin Freinet sia per ricondurlo al profondo legame che lo unì e lo unirà sempre al MCE, emerse l’esigenza di creare nuovamente, come era stato già fatto in precedenza con il <<Bollettino informazioni>>, un punto di incontro ed un unico recapito che potesse mettere in contatto maestri, sindacalisti, politici e docenti universitari da sempre impegnati nell’attuazione della <<pedagogia popolare>>.

L’esito del Convegno portò a due considerazioni. La prima dimostrò che il legame Freinet-MCE e ciò che esso riuscì a conquistare nel tempo a livello didattico dovrà essere messo a disposizione delle nuove generazioni di maestri che ne sono all’oscuro, e in secondo luogo che il filone Freinet-MCE dovrà riconquistare anche il ruolo di raccoglitore e ricercatore di esperienze inerenti il mestiere di educatore ; in qualche modo esso dovrà tornare ad essere quello <<cooperativa>> che nella fase <<esistenziale>> (1952-1964) sperimentava le nuove tecniche didattiche e raccoglieva, tramite le pagine del <<Bollettino>> prime e <<Cooperazione educativa>> dopo, commenti e critiche dei tanti maestri impegnati nel rinnovamento didattico ed educativo della scuola.

La proposta di Célestin Freinet di un modello di scuola popolare, moderna e democratica strutturata sulla base del lavoro cooperativo trova terreno fertile anche oggi ; ed è con le parole di Giuseppe Tamagnini, intervenuto a tale convegno del 1997, che si evidenzia lo stretto rapporto ancora esistente tra il MCE e le sue, ritrovate, radici frenetiane

<<Io, amici, non ho altro da aggiungere, non mi resta che rivolgere un pensiero riconoscente a Célestin Freinet. Dal suo insegnamento traggo due massime che ritengo ne riassumano l’essenza : 1. Per conoscere il bambino dobbiamo concedergli la parola ed imparare ad ascoltarlo. 2. Il concetto di cooperazione dovremmo considerarlo categoria universale in cui risolvere tutti i rapporti sociali, in primo luogo ogni atto che voglia essere educativo>>[1].

Il sistema scolastico autoritario e dogmatico, che egli ha sempre combattuto, si ripete troppo spesso nella scuola contemporanea ancora caratterizzata da una imposizione di programmi, di contenuti e di sistemi di valutazione che non rispettano la natura e le esigenze di ogni singolo alunno.

Si potrà parlare di scuola <<moderna>> solo quando essa si presenterà come comunità cooperativa e come laboratorio che utilizzi tecniche e tecnologie nuove per la riproduzione di cultura il cui promotore è il bambino. il bene comune.

Il computer ed internet, gestiti da maestri che conoscono e apprezzano profondamente il pensiero di Freinet, possono essere inseriti nella scuola ; essi dovranno essere un completamento del programma didattico che prima di tutto rispetti il bisogno di comunicazione reale del bambino con i suoi coetanei.

Secondo il parere di Aldo Visalberghi l’impiego precoce del computer può però azzerare i processi di progressiva conquista della scrittura e della lettura che non è più costruita, ma solo scoperta[2]

La soluzione proposta da Aldo Visalberghi, profondo conoscitore ed estimatore di Freinet, consiste nel dare il tempo e lo spazio necessario al bambino di sviluppare la sua operatività concreta ; così facendo sia l’intelletto, sia le sue capacità creative saranno abbastanza consolidate da non soccombere alle tante informazioni trasmesse dai nuovi mezzi di comunicazione.

Anche la televisione, che oggi rappresenta uno dei passatempi preferiti dai bambini, deve essere presa in considerazione dalla scuola ; come Freinet inseriva nella sua opera didattica la diversificata realtà vissuta dal bambino, così, oggi, non si può marginalizzare la televisione, la quale dà, comunque, conoscenza, realizzando esperienze.

Quindi come Freinet rispettava la diversificata realtà quotidiana del bambino costellata anche da numerosi strumenti, oggi la scuola ha il dovere di conoscere, analizzare e rielaborare i nuovi e tanti livelli di informazione per poi collocarli in un sistema educativo che non può assolutamente emarginare nessun strumento in mano ai bambini.

Il MCE nacque sulla scia del Movimento francese : esso possedeva realmente le potenzialità e gli strumenti per rinnovare la scuola italiana, ma la sua attività didattica fu sempre limitata a poche scuole isolate all’interno delle quali era pressoché assente il sostegno degli altri insegnanti che non aderivano alle tecniche Freinet e avevano una visione conservatrice della scuola e della didattica.

Fu proprio la difficoltà ad instaurare realmente la cooperazione che determinò i grandi conflitti interni al Movimento che si potenziarono nel momento in cui il dialogo e i rapporto cooperativi vennero a mancare anche all’interno di quest’ultimo ; tutto ciò determinò una serie di nuove problematiche, non prettamente didattiche, che rallentarono il processo di inserimento della didattica MCE all’interno della scuola italiana.

Anche se il Movimento di Cooperazione Educativa non riuscì ad attuare una globale pedagogia popolare, ebbe tuttavia il grande merito sia di diffondere le tecniche Freinet all’interno del sistema scolastico italiano (e ciò consentì anche in chi non le accettò pienamente di guardare il bambino e la scuola in un’ottica diversa da quella classista e autoritaria tipica della scuola tradizionale), sia di diventare, in breve tempo e tramite le pagine della rivista, un importante punto d’incontro per insegnanti elementari e di scuola superiore, ma anche studiosi di problemi scolastici in genere, che tramite il porsi domande e il ricevere risposte trovarono terreno fertile per ampliare il proprio bagaglio intellettuale, pedagogico e didattico.

Un ulteriore svolta del Movimento si ebbe all’inizio degli anni ’80 ; tale svolta fu ritenuta necessaria nel momento in cui il MCE si ritrovò a fare i conti con la difficoltà di relazione con l’esterno ; ciò determinò una ricomposizione interna che portò il Movimento italiano a ricucire i rapporti con il suo passato.

Il Movimento di Cooperazione Educativa si ritrovò, in qualche modo, a discutere sulla nuova dimensione di una pedagogia che privilegi il bambino rispetto alla disciplina recuperando, così, la globalità dei processi percettivi e formativi[3]. Risulta evidente che vi fu, in questo periodo, un ritorno alle radici del MCE ; infatti anche la prima generazione di aderenti utilizzò tale idea di pedagogia come punto di partenza per la propria opera di rinnovamento scolastico e didattico.

Dagli interventi dei tanti personaggi che furono i protagonisti del Convegno di Torino si comprende che, effettivamente, la maggior parte di coloro che contribuirono dalla nascita fino ad oggi alla vita della rivista, pubblicando i propri articoli, furono anche coloro che, poi, sia nel loro piccolo sia ad ampio raggio, rinnovarono e rinnovano realmente, in varia misura, la scuola italiana ; la rivista e il Movimento grazie ad una strutturazione basata sul rispetto e sulla libertà riuscirono, oltre che ad attirare in sé maestri realmente interessati al risanamento della scuola, sia a far emergere le potenzialità di ogni suo componente sia a far capire che la collaborazione e la cooperazione sono i due elementi portanti di ogni possibile rinnovamento.



[1] Tamagnini Giuseppe, Il Movimento di Cooperazione Educativa ritrova le sue radici, in Catarsi Enzo, Freinet e la <<pedagogia popolare>> in Italia, Milano, La Nuova Italia, Movimento di Cooperazione educativa, 1999, p.177.

[2] Visalberghi Aldo, Freinet, o della concretezza illuminata, in Catarsi Enzo, Freinet e la <<pedagogia popolare>> in Italia, Milano, La Nuova Italia, Movimento di Cooperazione educativa, 1999, p.163.

[3] Rizzi Rinaldo, Freinet, la pedagogia popolare e la ricerca-azione in Italia, Catarsi Enzo, Freinet e la <<pedagogia popolare>> in Italia, Milano, La Nuova Italia, MCE, 1999

 

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