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Il medico degli infermi, il professore degli infermieri. Antonio Alberti, ad un anno dalla morte
di  Nicola Siciliani de Cumis

4. Visitava gratis, il dottore dell’ascolto, della tolleranza, della responsabilità

Il Senatore Alberti nella sua attività parlamentare non si è occupato direttamente di temi formativi e pedagogici. Questo però non significa che una preoccupazione, un afflato ed un impegno pedagogico non sia rintracciabile nella sue pratica professionale e politica, tutt’altro.

Per poterne parlare è necessario mettere al centro il tema del diritto alla salute. Non solo in quanto diritto costituzionale, ma piuttosto come principio etico e politico che deve guidare contemporaneamente l’attività dei policy makers e le pratiche professionali dei professionisti e dei tecnici. Questo è un diritto che il soggetto pubblico (Comune, Regione, Stato) deve garantire e promuovere. Su questo terreno si misurano le ineguaglianze sociali e la maturità di una società.

Alberti era un convinto ed acuto sostenitore dei principi che stanno dietro alla riforma sanitaria del 1978 (L. 833). Tra quei principi è utile ricordare come il diritto alla salute è uno dei requisiti fondamentali per una piena cittadinanza civile e sociale, in cui i cittadini sono chiamati ad assumere un ruolo attivo. Appunto cittadini della sanità, e non solo pazienti.

Da intellettuale organico (tecnico+politico) con una pluridecennale esperienza professionale ed organizzativa della sanità calabrese e meridionale, era consapevole che un sistema regionale di erogazione frantumato, incompleto e con inadeguate risorse professionali costituiva un limite esiziale alla completa espressione del diritto costituzionale e agli scopi della riforma sanitaria.

La riforma non solo doveva essere fatta, ma doveva essere spiegata e divulgata, e tutti (amministratori, politici, professionisti, e cittadini) andavano incoraggiati ad assumere un ruolo attivo.

Una esplicita esperienza dove professionalità ed educazione alla salute si incontrano fu fatta, insieme ad altri professionisti sanitari ed ad un gruppo di giovani del quartiere di Gagliano, a metà degli anni ’70. In tempi in cui la riforma doveva ancora divenire legge, questo gruppo costituì un ambulatorio volontario (a quel tempo si parlava di militanza) in uno dei quartieri di Catanzaro allora tra i più poveri. In quell’ambulatorio, medici ospedalieri non solo fornivano prestazioni gratuite, ma venivano organizzati anche corsi e seminari di educazione alla salute. Questa contemporanea presenza di attività organizzative e professionali accompagnate da attività di promozione ed educazione sanitaria sono riconoscibili in tutta l’attività del Senatore.

Il suo impegno per la realizzazione della riforma sanitaria in Calabria e a Catanzaro non si limitò alle scelte professionali (per esempio la scelta del tempo pieno ospedaliero come riconoscimento che il diritto alla salute si fa in strutture pubbliche o non si ha, quando era più remunerativo per i medici mantenere studi privati), ma divenne impegno pubblico con la sua elezione al consiglio comunale. In quella veste il Senatore fu un indefaticabile promotore della costruzione di un sistema sanitario regionale sia come attiva voce tra gli amministratori, quando si dovevano costituire le prime USL, che come protagonista di campagne di sensibilizzazione e di educazione dell’opinione pubblica.

Il suo impegno per un sistema pubblico dei servizi socio-sanitari continuò nella sua attività parlamentare (solo per citarne alcuni, il suo centrale contributo alla discussione sulla riforma della riforma sanitaria, il piano sangue nazionale, l’organizzazione dei servizi di salute mentale, i temi di bioetica connessi ai trapianti di organi, le prime discussioni su come affrontare l’emergenza AIDS etc.), e nella sua attività politica regionale (la programmazione socio-sanitaria regionale, la nascita dei dipartimenti di salute mentale in Calabria, la dipartimentalizzazione degli ospedali, etc.).

Nel suo interesse per un’efficace ed efficiente programmazione regionale dei servizi sociosanitari, la qualità e quantità dei professionisti impegnati aveva un ruolo centrale. Dallo studio della programmazione regionale, e dall’analisi delle sue difficoltà, emergeva - tra l’altro - come l’assenza di tecnici qualificati (p. es. i terapisti della riabilitazione) impediva in Calabria la nascita di tutta una serie di servizi territoriali. Se le piante organiche non venivano riempite, i servizi non potevano essere creati, e per riempire le piante organiche gli operatori dovevano essere formati.

Il suo interesse ed impegno a favore della formazione dei professionisti non è riscontrabile solo nella sua partecipazione, come docente, alla scuola per infermieri professionali dell’Ospedale Pugliese di Catanzaro. Di significativo rilievo è stato il suo contributo al dibattito per la nascita della Facoltà di Medicina di Catanzaro. La sua era una delle voci più attente e preoccupate a fare dell’Università un centro di formazione rispondente ai bisogni del sistema sanitario calabrese e catanzarese. La riproduzione in piccolo di esperienze fatte altrove non aveva senso. Una facoltà di medicina doveva poter offrire opportunità di ricerca e formazione consone ai bisogni locali. E’ un attore del sistema sanitario regionale, e come tale fin dalla sua nascita doveva includere una prospettiva fortemente orientata alla dimensione regionale. Senza però cadere nel provincialismo.

Frutto di questa preoccupazione è ancora un’altra iniziativa che ha visto il Senatore tra i protagonisti ed i promotori. Si tratta di un centro per la ricerca e la formazione avanzata per la lotta alle microcitemie (da far nascere a Roccelletta di Catanzaro presso la Fondazione Barberio).

Da questa breve nota si può desumere come, nell’opinione dello scrivente, le attività pedagogiche ed educative del Senatore Alberti non possono essere disgiunte dalle sue attività di professionista, di organizzatore ed amministratore, e di politico, ma anzi vadano rintracciate - come in una filigrana - in quest’ultime.

Esiste un’area, molto più personale, in cui i principi pedagogici che ispiravano il Senatore sono evidenti. Questa appartiene a quei collaboratori che hanno avuto la fortuna di averlo come maestro, supervisore, consigliere e mentore. E sono i principi dell’ascolto, della tolleranza, della curiosità, dell’incoraggiamento ad osare con l’intelligenza, della professionalità, della competenza e della responsabilità. Nella relazione con chi lavorava con lui, il Senatore Alberti mostrava tutta la sua abilità di pedagogo ed educatore.

Antonio Samà

 

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