La Mediazione PedagogicaLiber Liber

Marco Antonio D’Arcangeli, Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908-1939), La Mediazione Pedagogica, Roma, 2000.
di  Tania Tomassetti

Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908-1939) è il primo di una serie di volumi che raccoglierà i contributi storico-pedagogici editi sulla rassegna telematica La Mediazione Pedagogica, come avverte Furio Pesci nella Presentazione dell’opera. La sua pubblicazione vuole dare avvio alla realizzazione di un progetto caldeggiato sin dagli anni Settanta da Giacomo Cives e, rivalutato negli anni successivi fino ai nostri giorni da altri studiosi e pedagogisti, vale a dire l’idea di una pedagogia, intesa come una disciplina scientifica che sappia sviluppare e trasmettere una “poliedricità dei saperi pedagogici” e nel contempo produrre una continua relazione tra settori disciplinari differenti, al fine di creare un comune terreno nel campo della formazione, e quindi della scuola. In breve, una sorta di sfida dei pedagogisti verso la diffidenza manifestata dagli ambienti intellettuali e scientifici rispetto alle teorie pedagogiche tradizionali, nonché nei confronti di quelle “rivoluzionarie” e “democratiche”, che iniziarono a materializzarsi nei primi anni del ’900 in America, in Europa, e in particolar modo in Unione Sovietica e in Italia, per poi continuare a consolidarsi negli anni Venti e Trenta, fino ad oggi.

L’autore, ripercorre abilmente il cammino dell’affermazione della “Rivista Pedagogica” e del suo ideatore nella storia della filosofia e della pedagogia. In effetti, è riuscito a tracciare un quadro completo e bilineare, dove la successione degli eventi della vita professionale di Credaro collima perfettamente con quella del periodico da lui fondato. Nei capitoli che compongono il volume si sviluppa una densa discussione su tematiche fondamentali per risalire alle origini, alle finalità, nonché ad una articolata e importante analisi storico-culturale della Rivista. La ricerca di D’Arcangeli ha aperto la via ad uno studio a tutto tondo; infatti, in essa è emerso un consolidato interesse per i fatti storici che hanno influenzato le direttive redazionali e ideologiche della “Rivista Pedagogica”. Si è trattato, di una vera e propria ricognizione della realtà sociale, politica e culturale che ha visto nascere e giungere a conclusione l’ideazione di un progetto editoriale, davvero singolare, come quello portato avanti da Credaro.

L’opera si apre con una particolareggiata introduzione, in cui vengono indagate e chiarite le cause storico-culturali che hanno portato alla fondazione della Rivista di Credaro. La crisi del positivismo, del modello meccanicistico e della scienza ottocentesca da un lato, l’affermazione del neokantismo, della psicologia herbatiana dall’altro, hanno avviato una immediata e forte riflessione sul rapporto tra teoria e pratica scientifiche, per non parlare del diffondersi della psicologia freudiana e dell’idealismo nei primi anni del ’900, eventi che hanno indotto gli studiosi a ripensare ad un nuovo sistema di valori, che potesse ristabilire un equilibrio nella dimensione dell’esistenza umana, da tempo inclinatosi.

In questo clima è nato il primo fascicolo della “Rivista Pedagogica” (1908). «Il nuovo periodico si presentava certamente senza operare esclusioni selezioni settarie – ma, significativamente, animato dalla convinzione che “non dal dottrinarismo e dalla dialettica, ma dallo studio sperimentale, metodico e critico dei fatti educativi”, sarebbe nata “la scienza pedagogica”, indispensabile ausilio “per riordinare, su basi nuove” tutta l’istruzione nel nostro Paese. Un programma, dunque, di ampio respiro, accompagnato da un orizzonte tematico a tutti gli effetti sconfinato; la Rivista, infatti, specificava Credaro, intendeva occuparsi di “personalità” di pedagogisti ed educatori; storia delle teorie ed istituzioni scolastiche; ordinamenti d’istituti nostrani e stranieri; problemi generali di educazioni e di metodica; ricerche sperimentali sulla natura del fanciullo; questioni di politica scolastica; riforme di leggi e regolamenti; movimento pedagogico delle grandi nazioni civili negli uffici amministrativi, nei parlamenti, nei congressi, nelle riviste e giornali scolastici, nei libri” – nella chiara intenzione di non lasciar fuori nessun aspetto della problematica educativa ed in evidente parallelismo e continuità con quella visuale a largo raggio della ricerca pedagogica che Credaro stesso aveva delineato nella sua prolusione a Roma del 1902. Una prospettiva, quella del Direttore della nuova pubblicazione, che evidentemente doveva poter contare su una larga fascia di consensi»[1].

D’Arcangeli, non si è limitato a scandagliare attentamente i fatti salienti della storia della Rivista, ma ha saputo tratteggiare un resoconto dettagliato dei contenuti approfonditi, e dunque pubblicati dal periodico nel corso della sua attività editoriale. In esso, si rilevano le differenti vicende attraversate dalla scuola a partire dall’età giolittiana fino alla fine degli anni Trenta. Le tematiche presentate dall’autore nel volume sono molteplici, e tutte di grande valore, tra queste citiamo: la riforma della Scuola normale e delle Scuole Pedagogiche, la coeducazione dei sessi, il ruolo della donna e della “pedagogia femminile”, l’impostazione politico-ideologica del problema della “scuola popolare”, il ruolo della psicologia e della “pedagogia sperimentale”, il dibattito politico e culturale negli anni della prima guerra mondiale e del dopoguerra, il confronto pedagogico-politico con l’attualismo e dei loro maggiori sostenitori.

Il libro, si presenta, inoltre, intessuto di fitte citazioni, di ragguagli bibliografici, strutturati in maniera da fornire un enorme contributo nella conoscenza della storia della rivista, e non solo, dal momento che indicano importanti informazioni bibliografiche relative alla storia, alla filosofia, alla politica, alla pedagogia, alla psicologia e alla cultura in generale. Pertanto, il volume contribuisce a stabilire una collocazione storico-critica della Rivista sia nell’ambito della storia della pedagogia che in quella ideologico-culturale, mettendo in luce il rapporto scuola-società, e ideologia-cultura. La riflessione storico-critica compiuta dall’autore ha operato una vera e propria rivoluzione concettuale nell’ambito della storia della pedagogia; difatti, ha dimostrato l’esistenza di una pedagogia da non intendere solamente come «teoria dell’educazione mirante a determinare i fini del processo educativo e i modi più atti a conseguirli», e, quindi, di una scienza che non si occupi esclusivamente dell’educazione dell’individuo in senso stretto; altresì, delle relazioni che prima il bambino e poi l’adulto man mano intrecciano con ogni realtà sociale e politica. In questa ottica, è da leggere l’opera pensata e scritta da D’Arcangeli. 

 

 

[1] MARCO ANTONIO D’ARCANGELI, Luigi Credaro e la Rivista Pedagogica (1908-1939), La Mediazione Pedagogica, Roma, 2000, pp.  27-28.

 

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