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Remo Fornaca, la politica scolastica della Chiesa e la "sussidiarietà"
di  Giacomo Cives

3. Un momento pericoloso per la scuola di Stato

Ci sarebbe da ritenere che così importanti successi avrebbero dovuto risultare pienamente soddisfacenti per la Chiesa. Invece ecco quel che dichiarava il cardinal Ruini, ricorda Fornaca (R. Fornaca, op. cit, p. 235), il 20 marzo 2000 al Consiglio permanente dei Vescovi italiani: “Si tratta di una legge apprezzabile per vari aspetti, ma che per altri risulta chiaramente insufficiente (...). Si tratta in ogni caso non di un traguardo ma di una tappa” e si augurava “il passaggio da una scuola sostanzialmente dello Stato a una scuola della società civile”. E più esplicitamente il cardinal Ruini aveva prima aggiunto a quest’ultimo concetto il 27 ottobre 1999, all’affollatissima Assemblea nazionale della Scuola cattolica a Roma: “nella luce della sussidiarietà” (p. 228).

Dunque come si vede alle tradizionali richieste dell’insegnamento religioso nelle scuole statali d’ogni grado, della parità giuridica e economica delle scuole cattoliche, aggiungeva ora in modo esplicito (perchè già era latente e presente come abbiam visto nella dottrina della Chiesa e nei suoi documenti ufficiali) la riduzione a un ruolo sussidiario dello Stato in campo scolastico. In sostanza la smobilitazione della scuola statale, affermata dalla storia dell’Italia unita e dalla Costituzione repubblicana. Allora una regressione inconcepibile, e insieme l’amarezza di dover cancellare la speranza di vedere rapporti pacificati tra Stato e Chiesa, questa mai appagata nelle sue richieste antistoriche inesauribili, per quanti sforzi di buona volontà ( e qualcuno li giudica troppi) siano stati compiuti da parte laica.

Sul permanere tuttavia della Carta costituzionale quale “pilastro centrale” per la prospettiva di una scuola pubblica democratica si pronuncia con chiarezza a conclusione del libro Fornaca (pp. 235-236), che ha prima molto felicemente ricordato (pp. 231-232) al riguardo la riflessione puntuale di Francesco Margiotta Broglio, pubblicata sul “Corriere della sera” del 31 ottobre 1999. Il giurista ha rilevato che dinanzi a una folla di quasi duecentomila persone Giovanni Paolo II, “il Papa senza paura che ha sfidato il sistema comunista”, si è impegnato ad abbattere il muro costituzionale del “senza oneri per lo Stato”. Ma va ricordato che secondo la Costituzione “la scuola statale è una struttura necessaria e che la Repubblica è obbligata ad istituire scuole di ogni ordine e grado perchè la Pubblica Istruzione non può mai mancare, mentre quella privata è eventuale e dipende, appunto, dalla volontà degli enti e privati. I quali possono esercitare il diritto e ottenere la parità, con piena libertà e con trattamento equipollente dei loro alunni, ma "senza oneri per lo Stato"

L’importanza della proposta delle rivendicazioni e iniziative di politica scolastica della Chiesa cattolica e dei cattolici, nella loro incidenza presente e nella ricostruzione storica della loro articolazione, è certo molto importante e il confronto con queste ha accompagnato ogni fase del cammino della nostra scuola nell'Italia unita. Ottima allora l’iniziativa di questa ricostruzione messa a punto da Fornaca, con grande intelligenza, chiarezza, documentazione, capacità lucida di analisi. In particolare una rilevazione caratterizzante ci sembra quella di aver messo in luce questa manovra in atto della Chiesa, che ancora una volta, dichiarandosi inappagata, punta nel nome del concetto della recuperata funzione di sussidiarietà riservata allo Stato alla smobilitazione della sua scuola, per vincolo costituzionale istituita invece “per tutti gli ordini e gradi”.

Allora certo, anche qui, come per il “senza oneri” sono ben presenti i paletti forti della Costituzione. Ma abbiam visto come le norme possano essere aggirate, stiamo vedendo in questo periodo di governo pseudo-“liberista”, in effetti di tendenziale sospetto e smobilitazione per la scuola statale, come questa possa essere via via indebolita, limitando i finanziamenti, riducendo le classi, bloccando le riforme democratiche di espansione, fermando la spinta a elevare il livello dell’obbligo e anzi tentando di mettere in crisi il concetto stesso di “obbligo scolastico”, proponendo con disegno di legge di delega (una via pericolosissima e in genere non percorsa) una “controriforma” allarmante e fortemente regressiva (per quest’ultima cfr. Giacomo Cives, Un progetto di riforma davvero preoccupante, in “Vita dell’infanzia”, a. LI, n. 4, aprile 2002, pp. 4-7).

Un articolista intelligente di recente scriveva che costruire, portare all’efficienza, rinnovare modernamente la scuola è un’opera lenta e difficile, mentre colpirla e smobilitarla è ben più semplice e può essere fatto rapidamente.

Merito del libro di Fornaca è anche quello, sia pure indiretto, di aver messo in guardia contro i pericoli di una congiunta iniziativa della Chiesa fedele ai suoi antichi orientamenti avversi a una scuola statale di rilievo, volendola ridotta a un ruolo appunto sussidiario e quindi secondario, e di una politica avventurosa di stampo aziendalistico e carente di senso dello stato sociale e di diritto, nei riguardi della scuola statale.

Il libro di Fornaca ha il pregio di chiamare agli antichi impegni di “difesa e sviluppo della scuola statale”, pur dopo tanto cammino compiuto, accanto ai cattolici democratici (che certo non son mancati e vi sono ancora: e la politica scolastica democratica non può essere certo manichea, ma ha carattere trasversale), nella direzione della scuola media unica e della scuola materna statale, della scuola a tempo pieno o integrata, dell’integrazione scolastica e degli organi collegiali ecc. Il momento è ben più serio di quanto venga comunemente avvertito, e richiede il concorso generoso di uomini di scuola, di cultura, cittadini, cui rimanga cara la democrazia e in particolare la sua fondamentale componente e garanzia della scuola, ora in pericolo.

 

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