La Mediazione PedagogicaLiber Liber

La scuola Waldorf e la Pedagogia Steineriana
di  Mariangela Costa

2. La vita e le opere

La vita di Rudolf Steiner è ricca di eventi significativi ed esperienze interiori profonde. Egli stesso ne ha fornito una descrizione, nel suo libro La mia vita, la quale soddisfa appieno le esigenze interpretative di chi desideri comprenderne lo sviluppo e approfondirne il pensiero: infatti non si tratta di un’autobiografia incentrata esclusivamente sulle esperienze personali, ma principalmente sullo sviluppo obiettivo del suo cammino di conoscenza, dalle prime esperienze della geometria e delle teorie copernicane fino allo studio di Kant ed alle esperienze di uomo maturo nell’ambito della vita meditativa. Per questo lavoro, tuttavia, si è tenuto conto soprattutto del saggio di Enrico Pappacena dedicato a Rudolf Steiner, nonché della biografia scritta da Johannes Hemleben.

Rudolf Steiner nacque il 27 Febbraio 1861, nella cittadina di Kraljevic, sul confine ungaro-croato. Compì i suoi studi presso la scuola tecnica di Wiener-Neustadt e presso il Politecnico di Vienna, dove studiò scienze naturali e materie tecniche, seguendo la decisione del padre che voleva farne un ingegnere ferroviario. Ma la sua insaziabile sete di conoscenza, che fin dalla prima infanzia lo aveva spinto ad interessarsi alle più disparate cose, dalla natura, all’organizzazione della ferrovia dove lavorava il padre[3], alla geometria o alle materie artistiche, lo spinse ad ampliare i suoi studi. Nel periodo in cui frequentava la scuola tecnica di Wiener-Neustadt, cominciò ad appassionarsi dello studio della matematica, della fisica e del disegno geometrico, che spesso approfondiva in maniera autonoma.

Il giovane studente, inoltre, procuratosi un’edizione economica della Critica della Ragion Pura, cominciò anche a leggere Kant: ne fu colpito positivamente, per il rigore logico-matematico del ragionamento. Nel frattempo studiava anche la letteratura tedesca e la storia.

Un’altra esperienza significativa, fu quella di impartire lezioni ai suoi compagni, poiché ciò lo spingeva a trasformare le conoscenze acquisite passivamente in qualcosa di vivo e trasmissibile ai suoi allievi; infatti egli si proponeva, non già di inculcare nozioni, ma di risvegliare quelle stesse conoscenze in loro: e ciò lo spingeva a compiere un lavoro su se stesso, che gli sarà di grande aiuto, nel momento in cui affronterà il problema dell’educazione e di una nuova pedagogia.

Nel 1879 entrò al Politecnico di Vienna, nella facoltà di matematica, storia naturale e chimica, dove studiò per diventare insegnante nelle scuole tecniche. Contemporaneamente frequentava anche corsi di letteratura e di storia: seguiva con grande entusiasmo le lezioni di Karl Julius Schröer, di Robert Zimmerman e di Franz Brentano. Non tralasciava, inoltre, lo studio della filosofia: si appassionò molto all’idealismo trascendente di Hegel, che studiò in maniera approfondita.

Lo studio filosofico si accompagnò sempre, dunque, a quello scientifico, senza il minimo impaccio: e ciò perché egli non viveva la frattura fra mondo della Natura e quello dello Spirito; anzi egli era alla ricerca di un modo per ricongiungere Scienza e Filosofia. Ciò che gli premeva più di tutto era di riuscire a dimostrare che la certezza che possediamo riguardo alla realtà sensibile possiamo averla anche nei confronti dello Spirito. “E’ ovvio, dunque, che il Mondo dello Spirito si era ben presto svelato a Rudolf Steiner”[4], che fin dall’infanzia fu dotato di una particolare capacità intuitiva: una veggenza sprituale; ma egli attese molto prima di divulgare tali conoscenze, poiché si rendeva conto della difficoltà dell’uomo moderno di considerare il mondo spirituale se non quale mero sogno fantastico. Solo quando, grazie ai suoi numerosi studi scientifici nel campo della matematica e della geometria, sperimentò la fecondità di un pensiero razionale puro, non basato sulla realtà sensibile, cominciò ad intravedere la possibilità di comunicare e giustificare la visione che portava in sé, anche dinanzi alla concezione puramente scientifica della Natura.

In questo senso, fu fondamentale l’esperienza dell’incontro con Goethe: egli infatti studiandone il pensiero, soprattutto quello scientifico, ritrovò quell’unità tra mondo della Natura e Mondo dello Spirito che da sempre aveva riconosciuta ma che faticava a tradurre in parole, così da poterla condividere con gli altri. Approfondendo e sviluppando tali temi arrivò così a scrivere la sua prima opera personale, ultimata nel 1886: Basi di una storia della conoscenza della concezione goethiana del mondo. Essa contiene in germe la sintesi del pensiero steineriano, che verrà poi sviluppato nelle opere successive.

Proprio questa sua profonda comprensione del pensiero di Goethe, fece sì che gli venisse affidato, nel 1884, l’incarico di curare l’edizione delle opere scientifiche goethiane, per l’editore Kurschner che stava pubblicando la letteratura nazionale tedesca.

In seguito Steiner si recò a Weimar, città natale di Goethe, dove era stato chiamato dalla Granduchessa Sofia di Sassonia, che voleva promuovere una nuova pubblicazione completa delle opere del Poeta: Steiner fu incaricato dell’edizione di una parte delle opere scientifiche ancora inedite: prese stanza a Weimar nel 1890, dove rimase circa sette anni.

Questo fu un periodo molto fecondo per Steiner: il compito affidatogli gli permise, infatti, di venire a contatto con l’intera opera goethiana; si trattava, quindi, non solo di mettervi ordine in vista della pubblicazione, ma di porre in luce la concezione goethiana del mondo ed il peculiare metodo che ne costituisce le fondamenta. Di esso Steiner divenne ardente difensore, tanto da auspicare un rinnovamento della scienza: ma purtroppo il suo appello non fu ascoltato che da pochi collaboratori.

Egli, inoltre, continuava a dare lezioni private per procurarsi i mezzi per vivere: per sei anni, dal 1884, fu istitutore presso la famiglia di un commerciante viennese, di cui seguiva i quattro figlioli. Tutte queste esperienze costituirono un fertile terreno per lo sviluppo pratico dei principi pedagogici scaturiti dall’indagine spirituale che andava prendendo forma in quella che prenderà il nome di “antroposofia”, nonché per porre anche le basi della pedagogia curativa.

Steiner, una volta partito da Weimar, si recò a Berlino dove, per avere la possibilità di esporre le idee che egli considerava veramente attuali, assunse la direzione del Magazin für Literatur. Entrò, inoltre, a far parte del circolo letterario “Libera società di letteratura” nel tentativo di allargare la cerchia di lettori della rivista: tuttavia ciò non ebbe un grande esito, poiché quel mondo accademico, a poco a poco, disdisse gli abbonamenti.

Questo fu, in realtà, un periodo difficile sia economicamente che interiormente: nella sua Autobiografia ha descritto le vicissitudini che attraversò in tale periodo come “Prove dell’anima”. Proprio in quel momento, sentì il bisogno di riavvicinarsi al Cristianesimo non come religione ufficiale, però, poiché non condivideva il sistema di dogmi proprio della confessione cattolica; egli riteneva il mondo dello Spirito accessibile ad ogni uomo e sosteneva “il principio dell’individualismo etico”, secondo cui “la morale non va ricevuta dal di fuori sotto forma di legge, ma deriva dallo sviluppo della coscienza umana in cui vive un elemento divino”. Tale concezione è contenuta nell’opera che segna un’epoca nella storia del pensiero di Steiner: La filosofia della Libertà, scritta nel 1894.

Quando, nel 1900, la rivista passò in altre mani, poté dedicarsi completamente all’attività di scrittore e conferenziere; in questo periodo scrisse La concezione del mondo e della vita nel XIX secolo, opera che verrà completata solo nel 1914 e pubblicata col nuovo titolo Enigmi della filosofia: essa contiene una storia della filosofia dai pensatori jonici sino alla teoria della relatività di Einstein.

A questo periodo risale l’ingresso di Steiner nella Società Teosofica: infatti, nel 1902, gli fu chiesto di dirigere la sezione Tedesca della Società Teosofica. Egli accettò l’incarico di Segretario Generale, ma precisò da subito la sua posizione ed il suo metodo, che ben si differenziavano rispetto alla Società stessa. Egli, infatti, dichiarava di adottare il metodo scientifico per le indagini della vita interiore dell’uomo, e di assumere un punto di vista storico rispetto alla religione, per cui il Cristianesimo diventava l’evento fondamentale nella storia dell’essere umano e che per tanto doveva distinguersi dalle antiche religioni orientali che riguardavano una fase superata dell’evoluzione umana. Ufficialmente, possiamo dire, che con l’ingresso di Steiner nella Società Teosofica ha origine la Scienza dello Spirito, solo temporaneamente denominata Teosofia; infatti in seguito verrà chiamata Antroposofia, ossia Saggezza dell’Uomo, che meglio definisce il carattere antropocentrico di questo pensiero e che ne evidenzia la differenza dalle indagini spirituali condotte all’interno della Società Teosofica. L’ingresso nella Società Teosofica causò molte difficoltà a Steiner: egli perse credito agli occhi di molti ed il suo pensiero cominciò ad essere considerato diversamente, poiché sembrava aver perso quel carattere di oggettività e di verificabilità che si attribuisce solo ed esclusivamente alle indagini scientifiche nell’ambito della natura e non in ambito soprasensibile. Comunque Steiner non ricoprì a lungo quell’incarico, poiché ben presto si dimostrò insormontabile l’incompatibilità fra il suo pensiero e quello portato avanti dalla corrente Orientale della Società. Una volta operata la scissione, l’Antroposofia cominciò ad assumere una forma compiuta, pronta per essere divulgata, in una serie di libri e di conferenze: con essi Steiner cominciò anche a descrivere la via ed il metodo per raggiungere le conoscenze spirituali. L’opera fondamentale di questo periodo è sicuramente La Scienza Occulta, scritta nel 1910, vasto compendio di antroposofia con cui si può considerare conclusa l’esposizione essenziale del pensiero antroposofico[5].

Nel 1912 viene ufficialmente sancita la “Società Antroposofica”, che si separa definitivamente dalla Società Teosofica, mentre due anni dopo sorge, a Dornach presso Basilea, il Gotheanum, sede di tutte le attività artistiche e scientifiche del movimento antroposofico. Esso viene interamente progettato da Steiner, che lo disegna ispirandosi al pensiero scientifico di Goethe: la sua teoria della metamorfosi viene trasferita dal regno della natura a quello dell’architettura, vivificando l’intera struttura dell’edificio, le cui forme prendono quasi vita[6]. Questa costruzione, purtroppo, venne incendiata dolosamente nel 1923: in piena sintonia con il suo modo di essere e di vedere le cose, egli considerò questo evento anche come un monito per la mancanza di stabilità interiore che aveva caratterizzato la Società negli ultimi anni, e quindi pensò ad una ricostruzione solamente in relazione ad un rinnovamento interiore di essa. E infatti nel Natale dello stesso anno egli proclamò la “Società Universale Antroposofica”, di cui le varie Società di paese dovrebbero essere membri autonomi, dandogli una svolta completamente nuova: essa si doveva rivolgere al mondo intero, evitando ogni settarismo e promuovendo ovunque e in ogni campo il rinnovamento spirituale. Contemporaneamente, venne fondata anche la “Libera Università di Scienza dello Spirito”[7].

Solo nel 1928 il Gotheanum verrà ricostruito, questa volta non più in legno ma in cemento, secondo il modello ideato da Steiner durante il 1925.

Nell’ultimo periodo della sua vita, Steiner esplicò un’attività intensa, tenendo numerose conferenze pubbliche e colloqui privati; inoltre, proprio in questi anni vennero fondati i movimenti per la pedagogia curativa e per l’agricoltura, mentre pedagoghi, euritmisti e medici ricevettero gli ultimi decisivi impulsi. Anche quando, a causa della malattia, fu costretto a mettersi a letto, continuò a lavorare alacremente, principalmente attraverso i suoi scritti. Morì il 30 marzo del 1925.



[3] Egli seguiva con vivo interesse ciò che avveniva nell’ufficio del padre, tanto che fin da piccolo imparò ad usare il telegrafo.

[4] Enrico Pappacena, Rudolf Steiner, Palo del Colle, Editrice Andriola, 1979, p. 34

[5] Il titolo non deve trarre in inganno, poiché il termine “occulta” viene adoperato appositamente da Steiner solo per sottolineare il fatto che gli oggetti dell’indagine spirituale rimangono nascosti ai sensi ordinari e all’indagine sensibile rivelandosi solo ad un una ricerca più approfondita; tali risultati, è inutile dirlo, sono disponibili per tutti coloro che vogliano approfondire l’indagine scientifico-spirituale, e non sono proprietà esclusiva di una ristretta cerchia di adepti.

[6] Steiner ha definito il proprio indirizzo architettonico talvolta organico dinamico e talaltra organico vivente: vi figura sempre il termine “organico” il quale si ritrova soltanto, prima di lui, nella visione del mondo e nell’opera poetica di Goethe. I principi base dell’organicità che si riscontravano nel primo Gotheanum erano: la concezione del tutto come più che la somma delle parti, la continuità dei nessi fra le parti in funzione del tutto e il metamorfismo.

[7] Nello Statuto della Società Antroposofica si affermava: “Scopo delle Società Antroposofica sarà promuovere la ricerca in campo spirituale, scopo della Libera Università sarà la ricerca. Ogni dogmatismo in qualsiasi campo deve essere escluso dalla Società Antroposofica”. (J. Hemleben, Rudolf Steiner, cit. p. 149)

 

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