La Mediazione PedagogicaLiber Liber

La scuola Waldorf e la Pedagogia Steineriana
di  Mariangela Costa

4. L'arte e l'educazione

Arte dell’Educazione è il titolo di un’opera di Steiner, o meglio, di una raccolta di numerose conferenze, tenute a Stoccarda nel 1919: in quel periodo, infatti, egli aveva organizzato il primo corso di pedagogia per i futuri insegnanti della prima scuola Waldorf. Il corso consisteva di tre cicli paralleli di conferenze e conversazioni, con una conferenza al giorno per ognuno dei tre cicli.

Il primo ciclo mirava a porre le fondamenta della pedagogia, introducendo la scienza generale dell’uomo secondo l’antroposofia; il secondo riguardava invece questioni di didattica, mentre il terzo consisteva in conversazioni di tirocinio e conferenze sul piano di studi. Tutti e tre i cicli sono pubblicati in italiano, con il titolo di: Arte dell’Educazione – 1°: Antropologia, Arte dell’Educazione – 2°: Didattica e Conversazioni di Tirocinio.

Oltre a questo ciclo di conferenze, un altro testo importante, in realtà il primo scritto pedagogico di Steiner, è quello intitolato Educazione del bambino dal punto di vista della scienza della spirito, scritto nel 1907, che contiene quindi tutte le premesse necessarie per comprenderne il pensiero pedagogico.

Nell’arduo tentativo di tracciare un quadro introduttivo generale della pedagogia di Steiner, ci si è basati soprattutto sull’ultimo testo citato, che riassume i capisaldi fondamentali dell’educazione secondo la concezione steineriana, e in parte anche sul secondo ciclo di conferenze, Arte dell’Educazione - 2° Didattica.

Prima di cominciare ad affrontare direttamente il testo, è necessario mettere in luce uno dei principi fondamentali della pedagogia steineriana: ciò che la differenzia totalmente da qualsiasi altro indirizzo pedagogico contemporaneo, è la concezione antroposofica dell’uomo, ossia la visione particolare che si conquista nei riguardi dell’essere umano grazie alla Scienza dello Spirito. Secondo la Scienza dello Spirito, infatti, l’uomo è un essere in evoluzione. Questo vuol dire che l’uomo ha bisogno di tempo e di nutrimento, fisico e spirituale, per sviluppare tutte le sue parti costitutive e soprattutto ha bisogno dell’esempio e della guida di altri esseri umani per raggiungere una propria indipendenza, grazie alla quale sarà in grado di svilupparsi ulteriormente in maniera autonoma. Inoltre l’uomo viene considerato quale essere dotato di corpo, anima e spirito.

A questo proposito è necessario citare un passo della Scienza Occulta di Steiner, vasto compendio di antroposofia; nel secondo capitolo della Scienza Occulta, L’essere dell’uomo, viene descritta la costituzione dell’uomo “dal punto di vista della conoscenza soprasensibile”: l’uomo vi viene descritto nella sua natura di essere tripartito, ossia dotato di una parte corporea, di una animica e di una spirituale.

L’uomo dunque si presenta per la scienza occulta come un ente composto di diverse parti costitutive. Sono di carattere corporeo il corpo fisico, il corpo eterico e il corpo astrale. Sono animici: l’anima senziente, l’anima razionale e l’anima cosciente. Nell’anima diffonde la sua luce l’io. E sono spirituali: il sé spirituale, lo spirito vitale e l’uomo spirito. (R. Steiner, Scienza Occulta ecc., cit. p. 63)

Rudolf Steiner afferma che il corpo fisico lo abbiamo in comune con il mondo minerale, il corpo eterico col mondo vegetale ed il corpo astrale con quello animale. La quarta parte costitutiva, il corpo dell’io, è ciò che invece ci distingue da tutti gli altri regni della natura. Anche il testo Educazione del bambino dal punto di vista della Scienza dello Spirito comincia proprio con una descrizione delle parti costitutive dell’uomo: al fine di rendere più chiaro il discorso e di raggiungere una certa familiarità con questa concezione sono stati scelti di seguito alcuni passi del testo, cominciando da quello dove Steiner descrive il corpo fisico:

Quello che l’osservazione sensoriale conosce nell’uomo e che la concezione materialistica della vita vuol considerare come l’unica cosa esistente nell’essere umano, per la ricerca spirituale è soltanto una parte, un elemento della natura umana, e precisamente il suo corpo fisico. Il corpo fisico è sottoposto alle medesime leggi della vita fisica, è composto dalla medesime sostanze e dalle medesime forze, come tutto il rimanente mondo, cosiddetto senza vita. Di conseguenza la scienza dello spirito afferma: l’uomo ha in comune il corpo fisico con il mondo minerale.(R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 12)

Il corpo fisico costituisce però soltanto una delle parti costitutive dell’uomo, poiché l’essere umano non può assolutamente essere paragonato al mondo minerale con cui condivide solo questa parte materiale. Infatti le leggi fisiche che regolano gli oggetti inanimati non sono le stesse di quelle che regolano la vita degli esseri animati. Per comprendere questi ultimi bisogna introdurre il concetto di corpo eterico: esso non è costituito di materia, malgrado il termine “corpo eterico” possa far pensare a qualcosa di tangibile e concreto, e tuttavia ha una funzione importantissima nell’uomo e in tutti gli altri esseri animati, poiché senza di esso non vi sarebbe vita. Esso è paragonabile ad una forza che pervade il corpo fisico e che gli dà forma, o alla linfa delle piante che ne fa circolare il nutrimento. Ma ciò non lo descrive a sufficienza, poiché quando parliamo di abitudini o di carattere, di memoria o di temperamento dobbiamo pensare che tutto ciò è scritto nel corpo eterico.

Oltre al corpo fisico, la scienza dello spirito riconosce nell’uomo anche una seconda entità: il corpo vitale o eterico […] L’uomo ha il corpo eterico o vitale come lo hanno le piante e gli animali. Il corpo eterico fa in modo che le sostanze e le forze del corpo fisico si manifestino nella crescita, nella riproduzione, nella circolazione interna dei succhi, e così via. Il corpo eterico è cioè il costruttore, il formatore, del corpo fisico, il suo abitatore e il suo architetto […] Il corpo eterico è un complesso di forze; esso consiste di forze attive, non di materia […] anche il corpo eterico o vitale si trasforma. Esso diventa il portatore delle abitudini, delle tendenze permanenti, del temperamento e della memoria. .(R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. pp. 12, 15, 16 e 18)

Prendiamo ora in considerazione la terza parte costitutiva dell’uomo, ossia il corpo astrale:

La terza parte costitutiva dell’entità umana è il cosiddetto corpo senziente o corpo astrale. Esso è il portatore di dolore e piacere, di impulsi, brame, passioni e così via. Un essere che consista soltanto di corpo fisico e di corpo eterico non ha tutte queste cose, che si possono riassumere sotto l’espressione di sensazioni. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 15)

Esso in sostanza è il portatore della vita dei sentimenti e delle sensazioni, per cui si può affermare che gli animali e gli uomini provino piacere o dispiacere, insomma posseggano una sensibilità (i primi) e una complessa vita di sentimenti (i secondi) che li distingue dal mondo vegetale e minerale. Affinché si possa parlare di sensazione non basta infatti “che l’essere in questione risponda ad una sollecitazione esterna, ma piuttosto che la sollecitazione si rispecchi attraverso un processo interiore, come piacere, dolore, impulso, brama e così via”. Anche il corpo astrale o senziente, come quello eterico, non è costituito di una sostanza materiale, ma “è una figura di immagini mobili, colorate, luminose”.

La quarta parte costitutiva dell’uomo, che lo differenzia da ogni altro essere terreno, è infine il corpo dell’io, ossia “il portatore dell’anima umana superiore”:

La parola “io”, come viene abitualmente usata, è un nome che si differenzia da ogni altro […] L’uomo, chiamandosi “io”, deve denominare se stesso dentro di sé. Un essere che può dire “io” a se stesso è un mondo a sé. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 17)

Oltre a queste quattro parti, ossia al corpo fisico, al corpo eterico, al corpo astrale e al corpo dell’io, ve ne sono altre che costituiscono il risultato del lavoro di trasformazione dell’io stesso sulle sue parti costitutive inferiori. In questo lavoro di trasformazione l’uomo, come singolo individuo e come comunità, è continuamente impegnato, che ne sia consapevole o meno:

Così, nell’uomo che abbia superato lo stadio in cui lo ha posto il mondo esteriore, le parti costitutive inferiori vengono più o meno modificate sotto l’influsso dell’io […] Mentre l’uomo si sforza di passare dallo stadio naturale ad un’evoluzione sempre più alta, attraverso vite o incarnazioni susseguentisi, il suo io elabora le altre sue parti costitutive […] Tutta l’evoluzione della civiltà si estrinseca per l’uomo in questo lavoro dell’io sulle sue parti sottostanti […] Quando poi l’io diviene talmente forte da trasformare, mediante la sola propria forza individuale, il corpo senziente, quello che l’io ottiene in tal modo dal corpo senziente o astrale, si chiama sé spirituale […] Tale trasformazione dipende in sostanza da un apprendere, da un arricchire l’interiorità con idee e vedute più elevate […] Egli deve lavorare del tutto coscientemente e individualmente alla modificazione di abitudini, temperamento, carattere, memoria, e così via. Quanto elabora in tal modo del corpo vitale, altrettanto egli trasforma in spirito vitale […] Ad un gradino più elevato l’uomo perviene a conseguire delle forze mediante le quali egli può agire sul suo corpo fisico, trasformandolo […] Quello che in tal modo risulta trasformato del corpo fisico viene chiamato uomo spirituale. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. pp. 19 e 20)

La pedagogia di Steiner nasce proprio da una tale concezione dell’essere umano e si propone l’arduo compito di aiutare e sostenere lo sviluppo nel bambino di tutte quelle forze spirituali, animiche e fisiche che si presentano solo in germe alla sua nascita. Il bambino, infatti, avrà bisogno per la sua crescita tanto di un nutrimento materiale, che ne sviluppi il corpo fisico, quanto di un nutrimento spirituale, che sviluppi l’anima e lo spirito; non solo, ma egli richiederà anche quella giusta educazione che metta in un giusto rapporto la parte spirituale con quella fisica e viceversa. Quando il bambino viene al mondo, infatti, egli è dotato di un corpo fisico, mentre le altre sue parti costitutive sono presenti solo in germe, come sono presenti nel seme della pianta tutte le sue future trasformazioni: e come la pianta ha bisogno di tempo e di nutrimento affinché si sviluppino foglie, fiori e frutti, così anche il bambino dovrà ricevere il giusto nutrimento dall’ambiente, affinché sviluppi forze autonome di crescita.

Queste considerazioni non hanno solo un carattere teorico ed un valore soggettivo, ma sono il frutto di un’indagine scientifica, con la quale vengono poste delle basi solide per un insegnamento capace di intervenire nel delicato processo di crescita in modo esperto ed efficace, grazie ad una profonda conoscenza dell’essere umano. Steiner stesso sottolinea il fatto che un approccio approssimativo all’insegnamento, non può essere altro che nocivo e comunque non porta a risultati considerevoli:

Non modi di dire generali, come per esempio ‘formazione armonica di tutte le forze e le disposizioni’, o altre simili, possono essere il fondamento di una vera arte dell’educazione; un’arte del genere può venir costruita soltanto sulla base di una vera conoscenza dell’entità umana. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 23)

Dalle sue indagini spirituali, infatti, Steiner individua delle leggi particolari che regolano lo sviluppo del bambino: “le leggi evolutive della natura umana”, valide per ogni uomo e che quindi vanno al di là delle differenze etniche e culturali; esse regolano la crescita dell’individuo in modo tale che a ogni fase precisa della vita corrisponda lo sviluppo di una delle parti costitutive di esso.

Come educatori si lavora sulle quattro parti costitutive dell’entità umana. Se si vuole lavorare in modo giusto, bisogna studiarne la natura. Non si deve pensare che quelle parti si sviluppino nell’uomo in modo che in un momento qualsiasi della sua vita, per esempio alla nascita, siano tutte ugualmente avanzate. Il loro sviluppo avviene piuttosto nelle diverse età in un modo diverso. Perciò sulla conoscenza delle leggi evolutive della natura umana poggia la giusta base dell’educazione e anche dell’insegnamento. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 21)

A questo proposito, la scienza dello spirito parla quindi di tre nascite dell’uomo: il corpo fisico nasce nel momento in cui il bambino si separa dal grembo materno, passando dall’involucro protettivo della madre al mondo fisico esterno; dopo questo evento, però, il bambino non è ancora completamente indipendente, poiché il corpo eterico è a sua volta non ancora autonomo cosa che accadrà solo al momento della seconda dentizione; lo stesso processo accade al corpo astrale, che nasce dall’involucro protettivo solo alla pubertà; intorno ai ventun’anni, infine, l’io è in grado di intervenire direttamente sui corpi promuovendo la propria autoeducazione.

Tutto ciò riassunto in modo così coinciso può sembrare schematico, ma nell’approfondire la realtà e il significato di queste successive “nascite” si scoprono dei concreti e innovativi atteggiamenti pedagogici che vanno a influenzare l’educazione e l’istruzione, in modo che famiglia e scuola ne diventino responsabili.

Da un altro punto di vista si può fare riferimento anche alle tre forze archetipiche presenti nell’anima umana: pensare, sentire e volere.

Nel primo settennio, il bambino porta alla luce soprattutto la forza del volere ed è con essa che l’educatore deve incontrarsi.

Dalla nascita fino alla caduta dei denti da latte (circa verso il settimo anno appunto) Steiner afferma che le parole chiave per l’educazione sono imitazione ed esempio: il bambino impara imitando, o più in generale tutto ciò che apprende lo apprende per via di imitazione dall’ambiente in cui vive e cresce; e per ambiente dobbiamo intendere non solo ciò che materialmente lo circonda, anche se ciò ha pure un suo peso, ma tutto ciò che gli arriva sotto forma di emozioni, sentimenti, stati d’animo, e moralità degli adulti. Per descrivere il rapporto che intercorre fra il bambino e l’ambiente circostante, Steiner fa un paragone molto calzante: egli paragona il ruolo dell’ambiente esterno nei confronti del bambino a quello dell’involucro protettivo materno nei confronti del feto: nel senso che, se prima della nascita il bambino riceveva nutrimento e forze di crescita dalla madre, dopo essere venuto al mondo esso viene nutrito da tutto l’ambiente umano che lo circonda, in modo che tutti coloro che sono a suo contatto contribuiscono in parte alla sua formazione. Il dato nuovo e affascinate che Steiner ci comunica è che questi influssi educativi dell’ambiente che il piccolo imita vanno a lavorare non ancora sull’elemento animico ma sulla salute o malattia del corpo fisico, vanno a costruire gli organi fisici che saranno nella vita futura sani o malati[11].

L’educatore, e in primis i genitori, ricoprono quindi un ruolo di grande importanza, in quanto costituiscono continuamente questo esempio da imitare: ogni loro azione acquisterà un valore importante per il bambino, che coglierà non solo quel che si fa e si dice intorno a lui, ma soprattutto quel che si riesce ad essere con lui. Vicino all’educazione del piccolo va dunque pensata anche l’autoeducazione dell’educatore. Perciò è molto importante che tutto ciò che si fa davanti al bambino risponda ad un’intima convinzione, che sebbene non si possa esprimere con parole è tuttavia percepibile.

Da queste considerazioni deriva che tutto l’insegnamento prescolastico, cioè della scuola materna, basato su questi principi, deve porre un ambiente intorno al bambino che sia in armonia con quanto nel bambino stesso si sta sviluppando, badando a non far ricorso a spiegazioni astratte e intellettuali, che nulla hanno a che fare con le genuine forze infantili[12], ma curando il gioco e l’immaginazione. Come si è già detto, durante questo primo settennio, il bambino vive soprattutto nella sfera volitiva: compito dell’educazione è quello di contribuire attraverso l’esempio affinché la naturale imitazione del piccolo possa sviluppare adeguatamente il primo strumento umano: il corpo fisico, con il quale potrà sostenere la propria volontà futura.

Si gettano le basi per lo sviluppo di un sano e forte volere mediante la giusta applicazione, durante i primi sette anni di vita, dei principi educativi considerati. La volontà deve infatti avere il suo appoggio nelle forme pienamente sviluppate del corpo fisico. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 39)

Volontà vuol dire anche movimento; i tre movimenti essenziali che accompagnano i primi anni del bambino sono: l’erigersi in piedi, che prelude al camminare; il parlare in cui il movimento si comincia ad interiorizzare e il pensare che è movimento totalmente interiore. Educare quindi vuol dire anche nutrire con giusti stimoli questa necessità di movimento.

Nell’asilo Waldorf, l’educazione prescolastica si basa su questa conoscenza profonda dell’essere del bambino, e quindi mira proprio a sviluppare queste forze di volontà presenti in lui.

Si dà molta importanza ai giochi di movimento e alle piccole azioni ritmiche del quotidiano, nonché all’incremento del linguaggio. Ciò avviene tramite il racconto di fiabe e di piccoli racconti che accrescono le capacità espressive in via di formazione: infatti il racconto dal vivo, mantenendo una stretta connessione fra linguaggio, movimento e gesto, mantiene la sua vivacità e si imprime in modo duraturo nel bambino, che diventa capace di riprodurlo. Il gioco rimane la parte integrante di questa prima vita scolastica[13] poiché esso crea in una atmosfera gioiosa e serena, che è tanto benefica per una sana crescita, la capacità di immedesimazione e di creazione; in particolare i giochi basati sui mestieri, come quello del fornaio o del muratore, o che imitano attività quotidiane e che vengono svolti dai bambini con commovente serietà, contribuiscono a risvegliare la curiosità del bambino stesso per il mondo esterno. I vari giocattoli, il cui materiale è tratto dalla natura, hanno una forma poco definita per permettere all’essere volitivo del bambino di creare da sé l’immagine che egli vuole e che è libero di poter continuamente metamorfosare, senza essere al contrario imprigionato e addormentato da forme e movimenti del tutto definiti e stereotipati[14].

* * *

Con il cambiamento dei denti si conclude da parte del corpo delle forze viventi plasmatrici (il corpo eterico) la costruzione e la conformazione del corpo fisico; parte di queste forze viventi possono ora occuparsi di una sfera più interiore, quale quella dell’apprendimento, della memoria, della rappresentazione: è giunto il momento per il bambino di ricevere la conoscenza come insegnamento. Se, come oggi sempre di più si cerca di fare, si inizia la scuola dell’obbligo prima che tali forze eteriche abbiano terminato il loro lavoro sugli organi fisici (prima addirittura dei sei anni) si rischia di provocare nell’età adulta vere e proprie malattie. È questa la ragione per cui nella scuola Waldorf i bambini cominciano la prima classe con i sei anni maturati.

L’educatore-maestro ha ora un compito diverso: egli diventa per le forze vitali il portatore “dell’universalmente umano” racchiuso nelle singole conoscenze. È per questo che egli deve diventare, attraverso la propria autoeducazione, una naturale autorità per il bambino.

Infatti se le parole chiave per l’educazione nel primo settennio erano imitazione ed esempio, ora esse sono: conformarsi ad un modello e autorità. In altre parole, affinché si sviluppino un giusto sentire, una retta moralità e una intelligenza viva è necessario in questi anni avere un modello da seguire ed in cui ritrovare tali forze interiori[15]: il maestro, che accompagna gli allievi dalla classe prima all’ottava, si assume il compito di guidare e sostenere i ragazzi nel loro percorso. Il sentimento profondo e naturale di venerazione che così nasce in questo periodo di crescita sarà sostanziale per tutta la vita del giovane uomo: la fiducia riposta nell’autorità naturale si trasformerà nella fiducia verso la vita stessa e verso una verità da ricercare.

Venerazione e rispetto sono le forze mediante le quali il corpo eterico cresce in modo giusto […] Dove manca la venerazione deperiscono le forze vitali del corpo eterico. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 31)

Da questa introduzione al secondo settennio si può già comprendere che il giovane sviluppa in questi anni soprattutto il sentire, il “corpo astrale”, che diventerà autonomo con la pubertà, così come il “corpo eterico” lo è diventato con il cambiamento dei denti, modificandosi e crescendo.

“La modificazione e la crescita del corpo eterico significano modificazione, o meglio sviluppo, di tendenze, abitudini, coscienza, carattere, memoria, temperamenti”. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 30)

In sintesi tutta l’educazione del secondo settennio si rivolge al corpo eterico, ma già elaborando le forme del sentire futuro.

Interessantissimo è vedere come ogni singola materia di studio diventi uno strumento per tale azione, se ne viene compresa la sostanza educativa e ne viene portato l’aspetto artistico.

Infatti Steiner sottolinea il fatto che le materie non debbano essere presentate in forma astratta e razionale[16], non debbano ancora essere prevalentemente rivolte alla facoltà intellettiva, ma devono apparire sotto forma di immagini e simboli, e rivolgersi principalmente alla facoltà del sentire: un modo è quello di compenetrare d’arte l’insegnamento, così da trattare le diverse materie come strumento per educare e sviluppare l’uomo nella sua totalità.

Così l’arte svolge un ruolo essenziale nell’insegnamento delle scuole Waldorf, e non solo quale materia di insegnamento, anche se le materie artistiche hanno moltissimo spazio all’interno dell’economia del programma scolastico, ma soprattutto in quanto si cerca di compenetrare d’arte tutte le materie. In questo modo l’insegnamento non solo non affatica inutilmente la facoltà del pensare del giovane, ma si rivolge direttamente al mondo del sentimento e perciò riesce ad arrivare veramente in profondità. Se il giovane ha la possibilità di avvicinarsi alla conoscenza in modo da non viverla come qualcosa di noioso o scontato, essa può veramente diventare un aiuto concreto per la sua vita e per la sua crescita. Saper mantenere vivo l’interesse degli alunni, in modo che essi arrivino ad una vera comprensione di ciò che viene insegnato è possibile solo se si insegna con una certa creatività e fantasia, e soprattutto se dall’insegnamento trapela una reale partecipazione dell’insegnante stesso: la capacità cioè di entusiasmarsi e di provare meraviglia del maestro, nel momento in cui espone un argomento nuovo, ha una grande influenza sul modo in cui esso verrà accolto. All’autoeducazione dunque, il maestro deve saper anche aggiungere la propria educazione artistica[17].

L’insegnamento contemporaneo, e più in generale tutta la nostra formazione culturale, si esplica nella direzione di uno sviluppo del pensare astratto-intellettuale e ciò poiché viene data particolare importanza alla comprensione intellettiva delle cose, di cui si cerca sempre di analizzare il significato[18].

Ciò è giustissimo per la coscienza dell’adulto educato alla mentalità scientifica; ma il giovane di quell’età non ha ancora maturato questa esigenza: egli può essere paragonato nella sua forma di coscienza ad un’umanità antica ancora riversata nell’immagine e nel simbolo. Questa ulteriore visione della coscienza umana che si evolve come coscienza dell’umanità intera nelle singole epoche di cultura e come coscienza del singolo nella propria epoca di crescita è un altro dei principi fondamentali su cui si basano l’educazione e l’istruzione nella pedagogia di Rudolf Steiner[19].

Ogni singola materia deve essere presentata rispettando la crescita di questa coscienza individuale sia nel modo che nel contenuto; non solo, ma ogni materia ha una sua propria azione educativa. Per esempio, la geografia e le lingue straniere portano il giovane a incontrare il mondo e gli altri e quindi a farne un essere sociale; la storia[20], al contrario, lo porta a conoscere la propria crescita interiore: interessante è insegnare le epoche storiche seguendo man mano le tappe di questa evoluzione della coscienza: dal bambino che nell’interiorità è simile all’antico uomo immerso nelle immagini del mito, al fanciullo che porta in sé dapprima la grecità, poi la romanità, quindi al ragazzo chiuso nella pubertà in una visione medievale, che ritrova poi il mondo esterno attraverso le conquiste geografiche e l’epoca rinascimentale, per diventare un acuto illuminista, e infine un romantico. Solo superata la soglia del secondo settennio, il giovane uomo entrerà nella propria epoca moderna.

Sebbene il programma della scuola steineriana sia molto preciso e accurato nell’accompagnare tutte le tappe della crescita, anno dopo anno, è anche vero che il maestro può farne uso con assoluta libertà. Per esempio, nell’insegnamento della geografia il maestro è libero di decidere quando e come inserirla, poiché nella scelta degli argomenti da trattare egli può sviluppare in modo graduale la comprensione del giovane, e nello stesso tempo sfruttare la possibilità di fondere insieme tutti gli altri insegnamenti. Ciò è estremamente benefico poiché rende l’insegnamento più vivace e aderente alla vita, in cui non esistono queste divisioni. Riguardo alla geografia, Steiner ha affermato in una conferenza:

La peggior cosa per la geografia è forse proprio il confinarla entro un programma rigidamente delimitato […] vi verrà lasciata la libertà di dare spiegazioni di geografia quando vi sembrerà opportuno […] In tal modo la responsabilità cade su di voi, ma senza responsabilità non si può condurre l’insegnamento. L’insegnamento che prescrive a priori al maestro l’orario e tutto quanto è possibile, elimina davvero tutta l’arte del maestro. (R. Steiner, Arte dell’Educazione ecc., cit. p. 159)

Come ultimo esempio, si può accennare alle materie scientifiche, anch’esse sottoposte non ancora al pensiero intellettuale, bensì a quella “divina curiosità che ogni bambino sano possiede, ma che tanto spesso viene precocemente soffocata” (Albert Einstein, Pensieri degli anni difficili, cit. p. 80). Nelle prima classi elementari, il calcolo viene portato dalla pedagogia di Rudolf Steiner in modo che tutto il bambino volitivo lo afferri: conte e tabelline vengono imparate da piccoli piedi e mani in ritmi musicali; le quattro operazioni con altrettanti motivi immaginativi e ritmici ecc. La geometria nasce dal disegno di forme che inizia dalla prima classe e presenta artisticamente linee rette, linee curve, simmetrie, intrecci e corpi geometrici nei loro reciproci rapporti. Zoologia e Botanica sono anch’esse un’esperienza di sentimento e collegano continuamente i mondi della natura (macrocosmo) all’essere umano (microcosmo). Infine fisica e chimica vanno a soddisfare le prime domande inconsce del ragazzo sui fenomeni del mondo, sempre con un implicito riferimento a ciò che egli stesso prova e sperimenta nella propria crescita.

Con il terzo settennio, ovvero con la pubertà, nasce il corpo astrale e con esso si risvegliano il mondo delle rappresentazioni astratte, la forza di giudizio e la libera ragione. Mentre durante i primi due settenni il pensare era stato nutrito indirettamente si era andato sviluppando senza l’influsso di forze esterne, “come senza influenze si sviluppano gli occhi e le orecchie nell’organismo materno”( R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 42), ora è giunto il momento in cui è possibile intervenire dall’esterno sulla sua emancipazione. Tutto ciò che il giovane ha appreso fino a questo momento lo ha accolto tramite la volontà e il sentimento, senza doversi formare un giudizio prematuro o un’opinione personale; ora è necessario rivolgersi alla sua facoltà intellettiva, alla sua capacità di giudizio, senza però abbandonare la crescita contemporanea delle forze volitive e senzienti, quindi senza cadere nell’unilateralità.

Non si può fare ad un uomo nulla di peggio che svegliare troppo presto il suo giudizio […] Per essere maturi per il pensare si deve aver acquisito il rispetto per quello che altri hanno pensato. Nel giovane deve vivere l’atteggiamento di imparare prima, e di giudicare poi. Non esiste un sano pensare che non sia stato basato su una naturale fiducia nell’autorità.( R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 42)

Inoltre l’insegnamento negli ultimi anni di scuola, ossia verso il quindicesimo e sedicesimo anno, dovrebbe mirare a dare una preparazione completa di tutte quelle conoscenze e attività richieste dalla vita, in modo che il giovane acquisisca una conoscenza generale che lo renderà più sicuro e deciso quando si inserirà nel mondo:

Tutto quello che il ragazzo impara nel corso dei suoi anni di scuola deve alla fine venir in qualche modo allargato tanto da unirsi con dei fili alla vita pratica dell’uomo. Con ciò molte, moltissime cose che sono asociali verrebbero rese tanto sociali che in noi sarebbe almeno messa la base di una comprensione anche per quanto più tardi non deve riguardare direttamente la nostra professione […] l’essenziale, per la formazione del programma, è che noi come insegnanti ed educatori siamo ben inseriti nella vita, che abbiamo interesse e simpatia per la vita, che insegniamo partendo dalla vita. (R. Steiner, Arte dell’Educazione ecc., cit. pp. 164 e 171)

Mentre il maestro degli otto anni poteva insegnare tutte le materie (sia letterarie che scientifiche) poiché ciò che era necessario per l’educazione era proprio l’interesse verso l’universalmente umano, ora l’insegnante deve presentarsi al ragazzo come uno specialista della propria singola materia.

Durante tutto questo percorso non ci sono stati giudizi valutativi né esami da parte del corpo insegnante, e il giovane lascia la scuola Waldorf ricco di qualità sia culturali che scientifiche o artistiche e artigianali, presentando in una prova pubblica un proprio lavoro, detto “Meisterwerk”, di cui egli stesso ha curato la progettazione e l’attuazione: egli è libero di sceglierlo in qualsiasi campo, seguendo le proprie attitudini personali, e può quindi trattarsi sia di un’opera teorica che pratica[21]. Il capolavoro viene portato avanti nel corso dell’intero ultimo anno dal giovane aiutato e guidato da due insegnanti: tutto il processo di ideazione, di progettazione, e di fabbricazione costituiscono un’opportunità di crescita per il ragazzo, un vero banco di prova, grazie al quale egli sperimenta le proprie capacità creative e di inserimento nel mondo del lavoro, dato che il progetto, qualunque esso sia, deve essere svolto con professionalità e accuratezza. Esso viene presentato alla fine dell’anno, dapprima al collegio degli insegnanti sotto forma di elaborato scritto, nel quale vengono descritte tutte le fasi del lavoro in modo scientifico, e poi all’intera comunità scolastica, costituita di studenti, genitori e insegnanti.

Dopo questa introduzione generale all’Arte dell’Educazione di Steiner, si vuol prendere in considerazione alcuni argomenti specifici, allo scopo di rendere il discorso più concreto e accessibile. Si tratterà quindi, per cominciare, della teoria dei dodici sensi dell’uomo e dello sviluppo della memoria del bambino; quindi si prenderà in esame l’euritmia, che costituisce una materia di insegnamento fondamentale all’interno della scuola Waldorf , e infine dell’insegnamento della scrittura, quale esempio pratico dell’attività didattica.

Prima di ciò, però, si vuole descrivere la struttura generale della scuola Waldorf e la condizione attuale di questo movimento pedagogico nel mondo, ribadendo innanzi tutto il fatto che scopo della scuola non è di trasmettere le conoscenze dell’antroposofia, sebbene esse costituiscano la base della formazione degli insegnanti, ma semmai tramite essedi formare i giovani.

Il modello su cui sono costruite tutte le scuole Waldorf è quello di una scuola unitaria costituita da 12 classi (elementari-medie-superiori), dove talvolta vi è anche una 13a classe di preparazione alla maturità, (alcune scuole, però, per la mancanza di insegnanti e di mezzi di sostentamento comprendono solo le classi che vanno dalla prima all’ottava). L’insegnamento procede in modo che ogni singola materia possa essere presentata e per epoche o periodi, due ore al giorno per più settimane. Le epoche infatti permettono di approfondire un argomento, mentre l’avvicendarsi delle materie di ora in ora tende a cancellare quanto si è imparato prima. A questo insegnamento della materia principale fanno seguito le materie che richiedono un esercizio continuo: lingue straniere, musica, attività manuali, ginnastica ed euritmia.

I bambini mantengono lo stesso maestro di classe dalla prima all’ottava, che impartisce l’insegnamento principale. L’insegnante ha così modo di sviluppare nel corso dell’esperienza di anni una sottile sensibilità verso i giovani in crescita, contribuendo a creare un’atmosfera di comunione di interessi nella classe, che cresce così in modo unitario. A lui si affiancano i maestri di materie (musica, euritmia, ginnastica, arte, lavoro manuale, lingue straniere e arte della parola), specialisti nel loro campo.

Nelle classi dalla nona alla dodicesima l’insegnamento principale viene insegnato da altrettanti professori, per i motivi già presentati (vedi paragrafo sul terzo settennio). All’elemento artistico che permeava le materie nell’insegnamento fino all’ottava classe, subentra quindi un maggiore rigore scientifico. Durante tutti gli anni, però, viene curato lo sviluppo di abilità manuali, tramite lavori con il legno, con la creta, di cucito, di tessitura; anche la pittura e il disegno vengono esercitati abbondantemente, insieme alla musica e all’euritmia.

Una caratteristica imprescindibile dell’insegnamento nelle scuole Waldorf è quella di lasciare libera iniziativa all’insegnante che, senza limiti di direttive esterne e di regolamenti, si deve attenere solo alle sue conoscenze dello sviluppo del bambino e quindi alle necessità che esso gli detta, impostando la lezione secondo le proprie intuizioni e secondo la propria creatività. Egli dovrà quindi attenersi al programma ideale così come è stato delineato a grandi linee da Steiner stesso, ma nello stesso tempo, facendo continuo riferimento a quelle che sono le esigenze della classe che ha di fronte, e tenendo anche presenti le influenze del mondo esterno: la bravura dell’insegnante sarà proprio quella di mantenere in equilibrio queste diverse richieste, avendo però sempre di mira il sano sviluppo e la formazione del giovane.

Il corpo insegnante è organizzato in un organismo collegiale, libero da qualsiasi intervento esterno, in cui ogni membro è considerato alla pari con gli altri: l’insegnante dell’asilo riceve la stessa considerazione degli insegnanti principali e anzi è trattato con particolare riguardo, in quanto è responsabile della prima infanzia del bambino in cui vengono poste la basi di tutto il suo futuro sviluppo. La Libera Scuola Waldorf non è riconosciuta dallo Stato e quindi deve provvedere autonomamente ai mezzi di sussistenza: essa viene sostenuta dai genitori degli alunni, che pagano una retta mensile in base alle proprie possibilità economiche. Infatti non si tratta di una scuola privata, intesa nel senso comune del termine, poiché essa deve nascere dal comune desiderio che la pedagogia steineriana possa concretizzarsi e quindi deve trovare sostegno proprio in quelle persone che credono in essa a tal punto da superare le difficoltà materiali e economiche che spesso le si frappongono.

Attualmente le Libere Scuole Waldorf costituiscono uno dei movimenti pedagogici più importanti: infatti si contano più di 800 scuole sparse in tutto il mondo. Più specificamente, ve ne sono 602 in Europa, e 230 nel resto del mondo, di cui: 43 in Africa, 11 in Canada, 103 negli Stati Uniti d’America, 4 in Messico, 6 in Argentina, 13 in Brasile, 2 in Cile, 1 in Colombia, 2 in Perù, 1 in Uruguai, 9 in Asia, 36 in Australia, e 9 in Nuova Zelanda.

Per quanto riguarda il nostro paese, non sono ancora molto numerose poiché l’Italia sembra restia ad accogliere l’idea di una “libera educazione”. La prima scuola è sorta a Milano, l’unica tuttora che è completa delle dodici classi; dopo è sorta quella di Roma, che invece per ora ricopre solo i primi due settenni (scuola materna e scuola dell’obbligo), seguita da quella di Oriago, presso Venezia: quest’ultima ha inoltre dato vita al primo Seminario stabile per maestri steineriani in Italia. Poco alla volta sono sorte poi tutte la altre realtà pedagogiche. Nel Nord: Trento, Padova, Como, Torino, Merano, Gorizia, Cittadella, Treviso. Nel centro: Bologna, Firenze, Livorno. Nel Sud: Taranto, Palermo. Numerosi sono anche gli asili: a Roma ne sono nati altri tre, grazie all’Associazione Janua. Altri si sono aperti a Gorizia, Lecco, Lucca, Pordenone, Reggio Emilia, Treviso, Latina, Bolzano, Imperia, Sagrado, Rovereto, Vicenza. Complessivamente esistono 36 realtà pedagogiche, di cui 20 comprendono scuola materna e scuola dell’obbligo, mentre solo 2, compresa anche la scuola di Lugano, arrivano fino alle Superiori; per il resto si tratta di Asili.

Questi dati, a cui si devono aggiungere le tante Associazioni pedagogiche esistenti, indicano che anche nel nostro paese il movimento pedagogico antroposofico comincia a diffondersi, anche se il gran numero di Asili esistenti dimostra che malgrado la grande richiesta di questo tipo di scuola, tuttavia manca effettivamente qualcosa: quello di cui ci sarebbe davvero bisogno sono nuovi maestri che desiderino mettersi al servizio di questo ideale educativo, malgrado le difficoltà e i sacrifici che un tale compito può comportare.



[11] “Nel bambino ogni emozione dell’anima passa nella circolazione, nel respiro, nella digestione. Corpo, anima e spirito sono ancora un’unità. Perciò ogni stimolo che viene esercitato dall’ambiente si propaga fino nel fisico del bambino”. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 55).

[12] “Il bambino imita quello che avviene nell’ambiente fisico intorno a lui e nell’imitare i suoi organi fisici si riversano nelle forme che poi rimarranno […] Non discorsi morali, non insegnamenti razionali agiscono sul bambino nella direzione indicata, bensì quello che gli adulti fanno visibilmente davanti ai suoi occhi, vicino a lui.” (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 25).

[13] Rudolf Steiner sosteneva che la dedizione con cui il bambino si dedica al gioco prepara la serietà con cui si dedicherà alla sua futura professione.

[14] Steiner fornisce moltissimi esempi di giocattoli particolarmente indicati per i bambini piccoli, come per esempio: “Ad un bambino si può fare una bambola piegando opportunamente un vecchio tovagliolo, creando le braccia con due delle punte, le gambe con le altre due e la testa con un nodo, e quindi disegnando con delle macchie d’inchiostro gli occhi, il naso e la bocca […] Quando il bambino ha di fronte a sé il tovagliolo annodato, egli deve completare con la sua fantasia ciò che fa assomigliare il tovagliolo ad un essere umano. Questo lavoro di fantasia agisce sulle forme del cervello in modo da plasmarle”. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 26)

[15] A questo proposito, sembra opportuno citare un bellissimo detto del poeta Goethe, che esprime bene la necessità di questa età: “Ognuno deve scegliersi il suo eroe, seguendo il quale egli si affanna sulla strada dell’Olimpo” (Goethe, Ifigenia in Taurine, atto II, scena prima)

[16] “Se, come lo può lo scienziato dello spirito, gli uomini potessero vedere quante cose inaridiscono nell’anima e nel corpo con un insegnamento puramente dimostrativo basato sui sensi, insisterebbero di meno con un tale insegnamento. A che serve, nel senso più alto, mostrare a dei giovani ogni sorta di minerali, piante, animali o esperimenti fisici, quando tutto ciò non è coordinato al fine di impiegare i simboli sensibili per intuire i misteri spirituali?” (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 38)

[17] “La vita umana rende necessario che l’educazione non tenda soltanto alla comprensione delle cose, ma anche a quanto viene sperimentato dalla volontà in condizione di sonno: il ritmo, la cadenza, la melodia, l’armonia dei colori, la ripetizione, e specialmente le attività che non richiedono comprensione intellettiva […] Per la comprensione intellettiva dobbiamo anzitutto servirci degli elementi con cui si giunge a svelare il significato, lettura, scrittura e via dicendo; per l’attività volitiva dobbiamo invece coltivare tutto ciò per cui non si giunge ad una mera interpretazione del significato, ma ad un diretto accoglimento attraverso tutto l’uomo, cioè l’elemento artistico” (R. Steiner, Arte dell’Educazione ecc., cit. pp. 87, 88)

[18] Il fatto che oggigiorno si dia tanta importanza alla conoscenza intellettuale non è una caratteristica esclusiva della nostra epoca, poiché già negli anni in cui Steiner visse, esisteva questo tipo di approccio all’insegnamento: a tale proposito egli ha spesso sottolineato l’unilateralità della pedagogia che si basa sui risultati di psicologia sperimentale, poiché riteneva che essa miri a sviluppare esclusivamente il pensiero intellettuale, mentre trascura completamente di sviluppare la volontà e il sentimento. Secondo Steiner, invece, è fondamentale che i principi di pedagogia abbiano come obiettivo l’intero sviluppo dell’uomo, e non considerino unicamente lo sviluppo intellettuale. È raro, quindi, incontrare nelle sue opere citazioni di pedagogisti a lui contemporanei; fanno eccezione alcuni autori, fra cui Schiller, di cui cita spesso le “Lettere sull’educazione estetica dell’uomo”e Jean Paul, autore dell’opera meno nota “La dottrina dell’educazione”. Ciò che Steiner maggiormente apprezzava, o meglio considerava quale insegnamento prezioso e imprescindibile per chiunque abbia veramente a cuore una pedagogia valida, è la coscienza che Schiller aveva dell’uomo come sintesi della natura; Schiller stesso era giunto a questa concezione seguendo le osservazioni di Goethe, il quale aveva sempre considerato l’uomo nei suoi rapporti con la natura e si era considerato un tutto con essa.

[19] La teoria della filogenesi ed ontogenesi.

[20] Inoltre il maestro può far ricorso alla storia quale fonte di esempi di comportamento ideale: “I grandi esempi della storia, le vicende di uomini e donne esemplari devono determinare la coscienza, la direzione spirituale, piuttosto che astratte massime morali, le quali potranno esercitare il loro giusto effetto soltanto quando, con la pubertà, il corpo astrale si sarà liberato dall’involucro astrale”. (R. Steiner, Educazione del bambino ecc., cit. p. 31)

[21]Fra i capolavori che sono stati presentati da ragazzi della scuola Waldorf di Chatou, vi erano: una sedia a dondolo, una macchina fotografica a soffietto, una scultura in bronzo, un cortometraggio, l’interpretazione di un opera teatrale, uno spettacolo di danza moderna, una raccolta di poesie, un libro, un modellino architettonico per la ristrutturazione del teatro, un kayak, un costume d’epoca del secolo diciottesimo.

 

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