EDITORIALE
Ai responsabili dell’Associazione Esposti
Amianto
- loro sedi –
I
responsabili AEA raggiungibili per E-MAIL avranno visto in questi ultimi tempi
una serie di lettere e documenti di alcune persone che non si riconoscono
nell’AEA nazionale con sede a Milano, ma che pur provenendo da quella
esperienza, si sono nei fatti staccati, fondando formalmente anche una propria
associazione.
Certamente
se si hanno altre idee, altra metodologia e altra linea di fondo diventa
inevitabile cercare la propria strada. Detto questo ci sembra che da parte di queste persone che si
denominano “Associazione esposti Amianto e ad altri rischi ambientali” con sede
a Firenze, sia stato fatto un lavoro solo
a metà perché, appunto hanno,
per la nuova associazione utilizzato il
nome e il logo creando una possibile
grande confusione. Tutto questo certamente va chiarito. Il Presidente Vito
Totire ha iniziato ad incontrarsi proprio vedere almeno di chiarire le
reciproche posizioni.
Un’occasione di chiarimento.
1.
Gli inizi. L’AEA è stata fondata a
Casale Monferrato il 18 marzo 1989 sull’onda delle lotte contro l’amianto di
allora, particolarmente mettendo in comunicazione due entità: l’associazione
dei famigliari delle vittime dell’amianto di Casale Monferrato e i ferrovieri
della Officina Grandi Riparazioni di Santa Maria La Bruna (NA). Naturalmente
anche con altri che per brevità si tralasciano. L’iniziativa è venuta da
Medicina Democratica, cioè dal movimento di lotta per la salute più antico,
iniziato alla fine degli anni 60 sulla spinta delle lotte operaie, coinvolgendo
operai, medici, ricercatori, per difendere in particolare la salute della
classe operaia, ma anche per fondare una nuova cultura della salute. MD ebbe
come suo principale fondatore, insieme al consiglio di fabbrica della
Montedison di Castellanza, Giulio Maccaccaro, a quel tempo direttore
dell’istituto di biometria e statistica medica dell’Università di Milano.
Maccacaro lavorava a fianco dei
lavoratori e delle popolazioni contro la nocività da lavoro e ambientale. MD da
allora ha praticato una serie di
idee-forza fondamentali ancora valide fino ad oggi, quali la non delega della
salute al tecnico, la partecipazione dei soggetti alla salvaguardia della
propria salute, la rivendicazione e la lotta per ottenere migliori condizioni
di salute e di vita. Un ulteriore principio fondamentale, scientificamente
fondato, è stato ed è quello del rischio zero per i cancerogeni.
MD è rimasta
indipendente da istituzioni, partiti, sindacati, pur in grado di distinguere
linee politiche ed azioni diverse.
L’Associazione Esposti amianto è nata con questo spirito, il nome stesso
“esposti” è stato scelto a significare che nella vicenda dell’amianto sono
soprattutto gli esposti che contano che devono avere la prima e l’ultima
parola nel processo di conoscenza di individuazione del rischio, di definizione
della bonifica ed ovviamente di riconoscimento del danno che hanno ricevuto,
considerando in effetti che il rischio è già un danno.
2. Il consolidamento. Al seguito di tutto ciò
l’AEA si è sviluppata e consolidata negli anni successivi. La prima e forse più
grande battaglia condotta dall’AEA è stata quella per ottenere una legge che
finalmente mettesse al bando l’amianto in tutte le sue forme. Una lotta che è
durata qualche anno che ha visto l’AEA come uno dei principali protagonisti
della battaglia, lavorando attorno ad una proposta di legge, successivamente
presentata poi dall’on. Bianca Guidetti Serra, soprattutto, poi, nella
fase cruciale, quando il presidente della Repubblica di allora, Cossiga, dopo
che il Parlamento aveva approvato la legge per eliminare l’amianto (l’attuale
legge 257/92) l’aveva respinta a suo dire, per mancanza di copertura
finanziaria, mettendo in pericolo tutto il lavoro svolto da noi e da altri.
Si avrebbe dovuto, se tale posizione
fosse rimasta, ricominciare tutto da capo essendo alla fine della
legislatura. L’AEA ha immediatamente preso l’iniziativa, e in una riunione svoltasi a Torino, nella
sede allora dell’AEA locale e di altre associazioni, con alcuni deputati e senatori, è riuscita a imprimere l’idea e
la necessità di mobilitare tutte le forze in campo, promuovendo i passi
istituzionali necessari, per rimuovere gli ostacoli posti da Cossiga.
L’operazione ebbe buon fine.
3. La legge. La fase successiva
dell’AEA fu contraddistinta dalla lotta per l’applicazione della legge 257, una
delle più avanzate nel mondo e al tempo stesso dalla creazione di un legame
prima in Europa e poi a livello internazionale fra le associazioni e i movimenti
che operavano nei diversi paesi contro l’amianto. Molti incontri e convegno
internazionali e nazionali sono stati organizzati (alcuni dei quali in
collaborazione con Medicina Democratica), in Italia, in Francia e molte
riunioni sono state fatte al parlamento europeo di Strasburgo fra le
associazioni e diversi deputati per portare avanti il bando dell’amianto da
tutti i paesi dell’Unione Europea. Un traguardo raggiunto in quasi tutti i
paesi, compresa la Francia e l’Inghilterra che a quei tempi erano i più
riottosi. L’AEA, tramite Medicina Democratica, ha intrattenuto rapporti con il
presidente della commissione tecnica dell’UE, prof. Benedetto Terracini, incaricata di sciogliere il nodo dell’amianto
crisotilo, cioè di dichiarare che anche questo tipo di amianto era cancerogeno
e da bandire, perché prendesse posizione netta nei confronti di quegli
scienziati – ed erano la maggior parte – che sostenevano il contrario e che
cioè la crocidolite era dannosa e che il crisotilo, con le dovute precauzioni,
si poteva usare. Una disputa, finita allora con l’autorevole e corretta presa
di posizione di Terracini (epidemiologo docente dell’Università di Torino,
attualmente direttore della rivista Epidemiologia e Prevenzione, fondata da
Giulio Maccacaro) che è attuale ancora oggi, non dal punto di vista
scientifico, ma economico, viste le fortissime pressioni del Canada, secondo
produttore mondiale di amianto crisotilo nei confronti dell’Europa e
soprattutto ora nei confronti del Brasile e dell’Argentina perché non adottino
una legislazione di interdizione totale dell’impiego di amianto.
4. Ban Asbestos. E proprio in Brasile,
a S. Paolo, in un convegno organizzato dal ministero del lavoro di quel paese,
l’AEA è stata protagonista della nascita della rete BAN ASBESTOS e ha fornito l’idea ad un gruppo di
operatori, sindacati e associazioni brasiliani (il Brasile è il terzo
produttore mondiale di amianto) di fondare l’associazione brasiliana degli
esposti all’amianto (ABREA) che è diventata determinante nella lotta
internazionale per mettere al bando l’amianto.
5. I benefici previdenziali. Tornando in Italia, dopo
il 93 al seguito della legge 271 si era
mostrato un ovvio vivo interesse da parte di molti lavoratori ex esposti
all’amianto nei confronti della possibilità ottenere i benefici previdenziali,
quindi di andare in pensione con anticipo. Un discorso assolutamente importante
perché veniva riconosciuto dalla legge che tutti i lavoratori esposti che si
trovavano quindi nella condizione di poter contrarre una malattia da amianto
(senza contare le migliaia che l’avevano contratta, molti dei quali pure erano
deceduti), interrompendo il lavoro in anticipo, potevano trovarsi in una
condizione che favoriva il loro benessere generale, quindi con minori possibilità
di contrarre malattie da amianto o comunque da lavoro. Lavoratori che non erano mai stati informati con chiarezza
dei rischi e dei danni derivanti dall’esposizione all’amianto nonostante vi
fossero leggi precise che imponevano
all’azienda l’incombenza (DPR 303/56 articolo 4).
L’AEA si
era impegnata, e lo è tuttora, per applicare correttamente la legge e quindi a
respingere le interpretazioni restrittive che INAIL e INPS, anche se in accordo
con i sindacati confederali, con le organizzazioni padronali e con il ministero
del lavoro, non solo, ma è impegnata pure
a respingere progetti di legge fortemente limitativi e eliminatori dei
benefici previdenziali stessi, senza peraltro ritenere che tale problema sia
l’unico o quello centrale della lotta contro l’amianto Allo stato attuale pertanto restano le
decisioni presi nel convegno-assemblea del 28 giugno 2001 a Roma.
6. La lotta contro l’amianto. Pertanto
l’AEA continua la sua battaglia contro l’amianto e contro coloro che sono
responsabili del suo utilizzo e delle esposizioni di centinaia di migliaia di
lavoratori e cittadini; per le bonifiche a rischio zero, per la realizzazione
di metodi alternativi allo smaltimento, per la realizzazione di una normativa
regionale di applicazione e specificazione delle leggi statali.
L’AEA non
fa accordi con avvocati se non per costituzione di parte civile in processi
penali dopo avere discusso dell’opportunità.
Tutti
possono aderire all’AEA. La quota associativa è di lire 20.000.di cui la metà
viene versata alla sede nazionale di Milano, con i nominativi e indirizzi e
codice fiscale degli iscritti. Ogni sezione deve tenere un proprio bilancio che
confluisce nel bilancio nazionale.