Per un cielo nuovo

di Andrea Micheli


PER UN CIELO NUOVO

 

 

Introduzione

 

Il presente documento è stato redatto per proporre la creazione di un un Centro Studi per la Difesa della Salute.

L’idea del centro è nata prima dei fatti di Genova e New York. Ora siamo anche convinti che esso possa essere parte del movimento dei movimenti che a Genova ha posto le proprie radici, e utile alle prospettive scaturite dopo l’attacco terroristico alle Twin Towers, che stanno imponendo alla politica di riprendere il ruolo dirigente per il governo della società. L’esperienza di Genova ci suggerisce che il centro possa accompagnare la crescita di un’area dove far confluire i movimenti che si dedicano su un fronte antiliberista alla lotta per la difesa della salute. Stiamo pensando allo sviluppo di un  Health Social Forum che attraverso anche la costituzione di un centro studi possa dar corpo a una nuova originale idea di salute e sanità. 

Sappiamo che l’11 settembre 2001 segna il giorno dove la lotta per un nuovo mondo incontrerà ostacoli ancora più grandi del passato recente. Il vecchio mondo capitalista globalizzato ha trovato sul suo cammino un avversario nutrito di una identica pasta violenta: i popoli subiranno le loro guerre e il cammino per la nuova democrazia sarà ancora più difficile. Sarà guerra tra il medioevo tecnologico che anima i terroristi e il neo-capitalismo regressivo che governa il mondo. Ai democratici, ai comunisti il compito di costruire i mattoni del futuro perchè ai popoli non venga cancellata la speranza che un nuovo mondo è possibile.

Le destre annidate nel governo Berlusconi, sono pronte all’attacco finale al sistema sanitario pubblico. Con loro sono schierati la grande borghesia e un largo fronte di ceti e strati sociali. E’ un’alleanza organizzata con l’obiettivo di annullare l’intero sistema dei diritti costruito nel secolo scorso attraverso le lotte delle classi subalterne. L’attacco al diritto alla salute e al sistema sanitario pubblico, è parte essenziale del loro progetto. La destrutturazione dell’idea di diritto alla salute rappresenta senz’altro uno dei punti più odiosi del progetto liberista. E’ questa la rappresentazione di quanto il sistema capitalista, come già è stato osservato, nella sua versione imperiale e globale, tendi sempre più a diventare non solo un freno al progresso ma diventi sempre più attore di arretramento dell’idea di civiltà. 

Sappiamo che ci aspettano mesi e anni ancora più angosciosi del recente passato, ma sappiamo anche che possiamo finalmente contare su un movimento allo stato nascente che può crescere anche sul grande fronte della lotta per la salute. Dobbiamo disegnare un cielo nuovo dove vengano descritti nuovi paradgmi e nuovi sogni per la società da costruire.

 

Lotta per la salute

 

Si tratta di chiamare a raccolta le idee e le forze. Il fronte liberista ha lavorato per oltre vent’anni indisturbato frantumendo progressivamente il grande sogno riformista e rivoluzionario che aveva voluto in Italia la Riforma Sanitaria.

In vent’anni di controriforma dove ogni operazione restauratrice, corporativa, o re azionaria è stata e viene chiamata anch’essa riforma, la difesa organica dell’idea originaria del progetto Riformatore è stata sostenuta da pochi. Sicuramente da Medicina Democratica e da limitate altre forze organizzate sul fronte sociale e culturale e da Rifondazione Comunista e da deboli altri gruppi della sinistra e del mondo cattolico sul fronte politico. In campo sanitario, l’idea liberista  è penetrata non solo a livello culturale e politico-organizzativo ma è diventata egemone in larghi strati sociali e popolari e anche tra le forze della sinistra. Nessuno è rimasto immune perché gli argini sociali, culturali, ideologici a difesa del diritto alla salute sono risultati sempre più deboli e incapaci di contrapporre o rappresentare un’idea forte che tenesse anche conto delle grandi trasformazioni sociali ed economiche della nuova rivoluzione industriale in corso.

Mentre le forze politiche cedevano terreno, nel fondo della società si muovevano comunque fermenti civili, che attraverso le forme del volontariato e della costituzione di comitati di cittadini o nelle crepe dell’ideologia dominante hanno mantenuto in vita l’idea di un progetto di organizzazione sanitaria autonomo dal mercato con al centro la difesa della salute e la lotta per una migliore della qualità della vita. Comitati per la difesa ambientale, contro specifici inquinanti, per il riconoscimento di un danno, per l’affermazione di un cibo sano o per una scienza per l’uomo, sono l’humus sul quale può ora prosperare il movimento dei movimenti.  C’è però bisogno di un disegno aggregante. C’è bisogno di studiare, capire, progettare e raccogliere la grande ricchezza di idee e critica che è depositata nel ventre della società. C’è bisogno di offrire alle nuove forze che avanzano un reticolo di proposte sulle quali esse possono individuare la strada per la loro crescita.

 

Un centro studi

 

C’è bisogno di un centro studi. Le necessità di approfondimento riguardano aspetti diversi; per ognuno di essi deve essere previsto uno sforzo di analisi da condurre con le armi della ricerca e del rigore scientifico. Uno ricerca che cammini a fianco e con il supporto della critica delle forze reali che si muoveno sul terreno della lotta per la salute all’interno della società.

 

Cosa studiare? Due proposte

 

I TEMA  La storia della lotta per la salute in Italia e il perché della sua sconfitta.

 

Dopo anni di lotte operaie e democratiche alla fine degli anni ’70 il movimento riformatore giunse in Italia ad ottenere la Riforma Sanitaria. Fu il primo tentativo organico mai prima tentato nel paese per rendere esigibile il diritto alla salute come indicato nella Costituzione.

La Riforma si richiamava a grandi idee, nate e sviluppate attraverso la critica al precedente sistema di tipo prevalentemente mutualistico. Il sistema in vigore era basato su un approccio mutualistico per la cura (per curarsi bisognava essere iscritti ad una mutua: la perdita del lavoro poteva costare la perdita del sostegno sanitario; alcuni farmaci e pratiche sanitarie – anche necessarie - non erano mutuabili ed erano a carico dei cittadini; alcune mutue applicavano il principio del rimborso parziale della spesa sostenuta dal proprio assistito non garantendo comunque gli interi loro bisogni), un reticolo di ospedali pubblici (il piano ospedaliero che ne reggeva la struttura fu storicamente il passo precedente al riconoscimento generalizzato del diritto alla salute), un sistema pubblico per il controllo della diffusione delle malattie (gli uffici comunali di igiene), una sanità privata per le fasce priviligiate della popolazione concentrata al sud e in poche città del nord, e un coecervo di enti e strutture (spesso sostenute dallo Stato, tanta era la confusione che alcune erano finanziate persino dal Ministero dell’Interno) che facevano attività sanitaria in forza di scelte di tipo benefico. La Riforma cambiò radicalmente la situazione pre-esistente. Le modifiche che introdusse risultarono così radicali e innovative da essere considerate rivoluzionarie. Il processo per la salute venne unificato negli ambiti della prevenzione, della cura e della riabilitazione. Venne imposto il primato della prevenzione primaria. La meta divenne contrastare i fattori di rischio e ridurre il numero dei malati. Il sistema fu pensato come una organizzazione a carattere locale (l’unità sanitaria locale USL) e minimale (il distretto) dove fosse possibile un legame diretto tra mondo sanitario e ambiente sociale circostante. Nelle USL vennero unificate tutte le strutture che si occupavano di Sanità presenti nell’area di competenza. Vennero promossi sistemi per il controllo democratico dell’organizzazione sanitaria. La Riforma fu però attivata in un sistema burocratico, quello italiano, che si muove con estrema lentezza e che non è in grado di affrontare con rapidità cambiamenti e modifiche. Le decine di leggi che appartengono al suo impianto generale vennero attivate solo dopo anni ed alcune non vennero neanche più pensate.

Già al suo esordio la Riforma incontrò un quadro politico non più coerente con le forze che ne avevano fornito la linfa ideale. Il ministro della sanità allora in carica promosse un contratto separato con i medici di base che risulterà un freno al progressivo dispiegarsi del processo riformatore. Negli anni seguenti il sistema nella lentezza della burocrazia italiana, tese comunque ad affermarsi e a consolidarsi, almeno nella gran parte del paese. Le USL non verrano praticamente mai realizzate solo in Sicilia e nella città di Milano. Dopo solo pochi anni, ministro del tesoro Andreatta, venne però indicata la necessità di una stretto controllo economico sul modo sanitario. Iniziò così il contrattacco del fronte neocapitalista. Mentre di fatto la razionalizzazione del sistema promosse la riduzione sistematica dei livello di spesa sanitaria relativa (rapportata al PIL)  e venne saldato il conto del disastro finanziario ereditato dal sistema mutualistico precedente, iniziò la grande campagna sulla presunta inefficienza del sistema pubblico. Una campagna durissima che falserà sistematicamente i dati della realtà, mistificherà i risultati, e sfocierà successivamente nella campagna sulla malasanità e ci porterà poi al paradosso attuale.    [La campagna sulla malasanità ha peraltro in sé una caratteristica contradditorietà: se infatti per esempio si grida allo scandalo se un’autoambulanza giunge al pronto soccorso in troppo tempo, significa che chi lancia la campagna di denuncia pensa che l’attesa dei cittadini sia che il soccorso giunga per tempo, e che quindi vi sia un acquisito diritto generalizzato ad essere ‘curati’. Non è così nei paesi dove vige la medicina mercantile: in essi non c’è scandalo al ritardo. In quei paesi ci si aspetta che il malcapitato faccia causa per il danno subito e, se ne avrà la forza. verrà poi risarcito, in forza di uno scambio mercantile, non di uno riconoscmento di diritti]. L’Italia è il paese al mondo che ha conosciuto uno dei più grandi progressi nel prolungamento della speranza di vita alla nascita, ha meglio promosso la diffusione delle più avanzate terapie e metodi di cura tanto da essere considerata dall’OMS seconda solo alla Francia nella lotta per il diritto alla salute, e nel contempo è un paese indirizzato alla distruzione sistematica dell’organizzazione esistente in nome come dice il presidente della Regione Lombardia Formigoni ‘della ricerca della qualità (?!)’. In Italia, a fronte di ritardi e inefficienze che permangono in aree del Paese è possibili ottenere buona sanità: lo sanno quegli stranieri, europei e no, che vengono di proposito nel nostro paese a trovare quei rimedi che non trovano nella loro terra. Ma fino a quando? Già ci sono i primi segni della regressione. Il mercato sta aggredendo la nostra salute e tra breve incominceremo ad osservare che il tempo del progresso è finito ed è iniziata la strada del declino.  

Ecco perché è ora necessario analizzare la storia di questi trent’anni e capire come sia stato possibile oscurare i risultati ottenuti dalla riforma, far credere che ci fosse malasanità mentre la realtà andava in altra direzione e quali errori sono stati commessi dal fronte riformatore per dare fiato, con la consapevolezza degli errori e delle qualità del passato, ad una nuova stagione di lotte per il diritto alla salute .

 

 

 

 

II TEMA  Sistemi privati e sistemi pubblici: ideologia e realtà. Prevenzione, cura e futuro immanente.

 

Una delle più grandi bufale orchestrate dall’ideologia dominante è che con il muro di Berlino fossere cadute l’ideologie. Si è quindi sviluppata l’egemonia totalizzante neoliberista, quella così efficacemente definita del ‘pensiero unico’. Quanto fosse drammaticamente sciocca l’affermazione che fossimo pervasi dal ‘pensiero unico’ lo hanno dimostrato i folli assassini che in nome di un’altra ideologia totalizzante si sono lanciati e hanno cercato il suicidio contro le Twin Towers. Mentre il mondo incomincia a riconoscere che le ideologie non sono morte, noi abbiamo a che fare con gli esiti della fase neo-capitalista. La stagione del pensiero unico ha soffocato infatti anche il mondo della sanità.

L’egemonia ideologica capitalista ha smantellato passo dopo passo i capisaldi del pensiero riformista determinandone alla fine la sua incapacità di risposta. Si è prima affermato che il sistema sanitario pubblico fosse causa del dissesto finanziario e di progressivo incremento della spesa, poi che avesse una sua intrinseca e strutturale propensione all’inefficienza, ed infine che esprimesse una propria inguaribile incapacità nel raggiungere alti livelli di qualità. Il processo revisionistico avviato sotto le spinte della medicina mercantile (non riformista come è stato surrettiziamente chiamato) si è anche tradotto in modifiche legislative all’impianto della Riforma Sanitaria alterando i contenuti e promuovendo quell’organizzazione ora basata su principi aziendalistici privatistici. L’intero processo revisionistico  è stato condotto senza domandarsi e verificare quale fosse l’esito in termini di salute, numero di morti, o di malati delle diverse forme organizzative. Il processo controriformatore ha camminato solo su spinte ideologiche: nessuno ha dimostrato che la medicina mercantile fosse in grado di offrire risultati migliori in termini di salute rispetto all’organizzazione determinata dalla Riforma Sanitaria. Altro che fine dell’ideologie: la controriforma è stata introdotta, sino alla nefasta organizzazione promossa in Lombardia, senza che ci fosse uno straccio di evidenza a favore del processo privatistico.

Il problema è che in campo sanitario vi è un aspetto che rende la medicina privatistica e mercantile strutturalmente perdente. Essa cresce e si sviluppa con il crescere del numero dei malati e a fronte della presenza delle malattie. Il profitto in campo sanitario cresce se non si fa prevenzione. Da un punto di vista pubblico invece è obiettivo della organizzazione rendere ipoteticamente inutili le proprie strutture di cura. Dal punto di vista pubblico l’attività sanitaria è sperata essere come quella dei pompieri: noi tutti speriamo infatti che i pompieri non lavorino, in caso contrario vorrebbe dire che vi è un rischio incombente. In campo pubblico l’investimento in una struttura che poi verrà poco utilizzata può essere considerato un successo. Non è così in un sistema privatistico: è solo con l’aumento della domanda (cioè con l’aumento del numero dei malati) che si possono giustificare investimenti di capitali in campo sanitario.

L’intervento mercantile in campo sanitario genera ‘ipoteticamente’ malasanità: vengono eseguiti esami inutili o ripetuti esami utili (se tra essi vi sono esami di tipo invasivo – es: radiografie – si potranno provocare danni), vengono proposte attività chirurgiche non necessarie, vengono suggeriti farmaci inutili e potenziamente dannosi e in generale l’intera attività può essere completamente ribaltata rispetto al criterio atteso che consiste nella difesa della salute. Un’analisi rigorosa delle pratiche cliniche che si sviluppano in diversi sistemi sanitari è ancora da condurre, ma sarebbe di grande utilità per la compresione non ideologica delle qualità dei diversi sistemi a confronto.

Il sistema mercantile viene propagandato come metodo per favorire e sviluppare la cosìdetta libertà di cura o terapeutica. Anche in questo caso il mondo sanitario si mostra refrattario a dare razionalità ad una ipotesi mercantile. La particolare forma del rapporto paziente, malattia e struttura medica, specie nella fase attuale della medicina altamente tecnologica, rende il paziente totalmente incapace ad aver possibilità di scelta sulle pratiche mediche. Il paziente non è mai in grado di disporre delle informazioni che lo possono rendere capace di scegliere ‘liberamente’. Il paziente non sa quale sia il suo bisogno e decide per una certa pratica medica o per un certo presidio sanitario pressochè esclusivamente in forza di elementi che nulla hanno a che fare con la libertà di scelta (spesso ora conta più la qualità alberghiera di un presidio che la sua capacità sanitaria). Nella realtà italiana poi il cosìdetto mercato in campo sanitario è ancora più falsato dalla cronica difficoltà di ottenere informazioni. La corporazione medica e gli interessi collegati hanno costruito una barriera impenetrabile, anche quando l’informazione sarebbe disponibile. Nessuno sa ad esempio quale sia il tasso di successo di un pronto soccorso o il tasso di mortalità di un reparto cardiologico: l’informazione di un cittadino è sostanzialmente basata sui ‘sentito dire’.

In un mondo dove l’informazione è carente (un bollettino che informasse sugli standard raggiunti dalle diverse strutture ospedaliere forse avrebbe un effetto dirompente) la speranza di cambiamento risiede nell’avvento di un grande processo democratico. Comitati di cittadini dovrebbero poter conoscere, controllare e criticare. Cittadini organizzati potrebbero forse avere più possibilità di conoscenza di quanta sia possibile al cittadino-paziente. E’ un altro campo che deve essere indagato, allo scopo di verificare quali sistemi (il pubblico o il privato, il mutualistico o il generalista) possano offrire un più facile accesso all’informazione e alla possibilità di un migliore dialogo con gli operatori sanitari e con la sanità.

Il rapporto medico-paziente, operatoresanitario-paziente può essere diverso nella sanità pubblica e in quella privata. La scarsa attenzione per i diritti dei lavoratori della sanità è stato uno dei punti dolenti del processo riformatore. Non pare che il mondo privato e mercantile possa offrire uno sbocco diverso da quello sperimentato nella sanità pubblica. In una logica di mercato l’intero rapporto umano che è richiesto nel momento della malattia viene forzatamente alterato dagli interessi economici in gioco: ma un’analisi compiuta degli effetti ‘sanitari’ dei diversi modelli deve ancora essere raggiunta.

Il bisogno si salute si allarga con il crescere della ricchezza e il progredire dello sviluppo tecnologico. Nell’occidente ricco si parla di salute anche per il soddisfacimento di bisogni prima non considerati in ambito sanitario come il bisogno estetico, il prolungamento dell’età fertile, il bisogni di figli, una vecchiaia più attiva: sono elementi che modificano il concetto di sanità e che necessitano di approfondimenti etici e filosofici, e che mal si conciliano con un processo che tutto trasforma in merce. Mentre ancora gran parte del mondo si scontra con la fame, la diarrea, la mortalità infantile e le grandi epdemie, nell’occidente ci si organizza per vendere sul mercato geni, cellule ed embrioni e tra breve parti di organismi riscostruiti.

Bisogna tornare a rimettere i piedi per terra e dimostrare come il processo di privatizzazione della sanità generi disastri piuttosto che salute.


 

Come organizzarsi

 

Si tratta di costituire il centro  studi, che si ponga gli obiettivi

 

·        di attivare la ricerca scientifica in ambito ‘medico’ attraverso una visione sociale e critica

·        di proporre i risultati delle ricerche alle forme organizzate delle politica e della società.

 

Per il primo obiettivo sostanzialmente il centro

 

·        individua gli elementi di sofferenza e di ritardi nella conoscenza

·        promuove bandi di ricerca e studio

·        reperisce i fondi per sostenere le ricerche.

 

Per il secondo obiettivo, il centro

 

·        promuove la comunicazione dei risultati attraverso l’accesso a quotidiani e settimanali. a radio e programmi televisivi

·        promuove convegni, attivi, corsi di formazione

·        promuove incontri con forze politiche democratiche, sindacati e forze sociali 

 

 

 

Andrea Micheli

Segrate 30 settembre 01

 

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