1 agosto, sabato



Nelle acque del Mar delle Canne/Mar Rosso:
tra creazione di Dio e salvezza della creazione di Dio
(= liberazione e alleanza)

Siamo ad Eilat, sul Mar Rosso (in ebraico jam suf, "Mare delle Canne", come troviamo nella Bibbia), attualmente zona di confine tra Egitto, Israele e Giordania. È un mare tra i più belli del mondo: una fauna meravigliosa ed una flora unica (la barriera corallina è visibilissima). Un mare cristallino e pulitissimo in quanto nessun fiume sfocia nel mare, soggetto a controlli rigidissimi per la salvaguardia della flora e fauna marina (non vi troverete una grammo di catrame).
È un contesto congeniale per approfondire il discorso sulla creazione, mettendo direttamente la testa sott'acqua e visitando lo spettacolare Aquarium di Eilat, con suo singolare osservatorio sottomarino. Anche noi, come il salmista del Sal 104,25, possiamo constatare e meravigliarci di come "lì guizzano senza numero animali piccoli e grandi".
Un'altra ragione ci ha spinto fin qua. Di fronte al Mare Rosso vogliamo anche fare, nel pomeriggio, memoria dell'evento che ha segnato per sempre la coscienza del popolo di Dio: il "passaggio del Mare", la sua pasqua di liberazione. Il libro dell'Esodo ci farà da guida.

Passeggiare nel fondo dell'abisso (cf. Gb 38,16):
l'aquarium di Eilat

E Dio vide: Ki tov, che bello! Ancora ci vogliamo fermare sul quel mistero di vita che è la creazione. Tutto ciò che viene da Dio, così come esce dalle sue mani, secondo il racconto della Genesi è tov, cioè "buono" e "bello". Questo si contrappone alla mentalità greca che distingue nella realtà tra ciò che è buono - l'anima, lo spirito - e ciò che è cattivo, negativo: la materia, il corpo, considerato prigione dell'anima. Nella Scrittura non è cosi: si loda Dio come il Creatore di ogni cosa, spirituale e materiale. Tutta la spiritualità ebraica è una benedizione continua capace di riconoscere la concretissima bontà delle creature di Dio, di cui bisogna godere rendendo grazie al Donatore. Nella tradizione ebraica c'è una festa - assente nella liturgia cristiana latina - per celebrare proprio Dio Creatore: Rosh ha-shanà (= Capodanno), giorno in cui si ricorda l'inizio del mondo. Noi cristiani dovremmo ricuperare notevolmente questa dimensione di benedizione di Dio Creatore, capace di rivelarci come la realtà che siamo e che abitiamo è portatrice dell'intenzione buona del Vivente. Il Signore dell'universo continua a creare il mondo come un giardino. E il male? È quell' "imbroglio che ci abita", che ci impedisce di vedere e vivere il mondo appunto come il mondo bello di un Dio buono. C'è una serpentina voce cattiva che entra dentro di noi: nasce il sospetto su Dio, sulla sua bontà e amicizia, e le cose acquistano tutto un altro valore, trasformandosi da doni in oggetto di preda. La fraternità diventa odio, babele, confusione... deserto. Ma nessun nostro peccato può però distruggere l'intenzione buona di Dio presente nella realtà da lui incessantemente creata con amore. Se Dio non amasse qualcosa questa non esisterebbe, in quanto persiste nell'essere solo perché c'è in sé il "sì" del Creatore, amante della vita (cf. Sap 11,24 - 12,1)


Tra le rosse pareti rocciose del Red Canyon

Camminando tra le suggestive rocce del Red Canyon, scolpite dal millenario gioco dell'acqua e del vento, - nella montagna a nord di Eilat che rappresenta la sezione nord-orientale della penisola sinaitica - facciamo memoria della vicenda dell'esodo dall'Egitto del popolo d'Israele, evangelo del Primo Testamento; del suo lungo cammino nel deserto e dell'alleanza stipulata tra il Signore e il suo popolo al Monte di Dio.

Dalla creazione alla storia della salvezza, strategia divina di ecologica "bonifica" del male del mondo. L'Egitto per la Bibbia è un po' l'emblema del peccato, della vita idolatrica da cui bisogna uscire per poter vivere. È la terra dove si sperimenta una condizione di schiavitù e di morte. È il luogo del grido e della scoperta del Dio che ha compassione di noi e discende a salvarci, liberandoci da Faraone. Ma come Dio interviene nella storia per operare la sua salvezza?
Facciamo due "drammatizzazioni", cioè contemplazioni ad alta voce, prestando la nostra voce, sensibilità e coscienza alla scena biblica, mettendoci nei panni dei protagonisti.
1) La chiamata di Mosè: facendo la "drammatizzazione" della vocazione di Mosè al Sinai da parte del Signore, cerchiamo di capire cosa abbia vissuto Mosè quel giorno, quale esperienza di coscienza lo abbia portato a cogliere la "voce" di Dio e a "giocarsi" per permettere a Dio di liberare il suo popolo. 2) La notte della paura e l'esperienza della liberazione: drammatizziamo il passaggio del mare, seguendo il midrash. La pasqua d'Israele e i nostri "passaggi" dalla morte alla vita, le nostre esperienze di liberazione.