11 agosto, Martedì



Bethesda, la casa della misericordia

Entrando nell'attuale città vecchia dalla valle del Cedron si varca la soglia dell'unica porta orientale aperta, la cosiddetta “porta dei Leoni” (o di “S. Stefano”: le porte della città hanno diversi nomi, a seconda della lingua parlata). Ci imbattiamo, a destra, nel recinto della Chiesa crociata di S. Anna: qui è conservata, secondo il Protovangelo apocrifo di Giacomo, la memoria del luogo natale di Maria, figlia di Gioacchino ed Anna. Accanto alla chiesa, gli scavi della Piscina Probatica, con i resti di una chiesa bizantina e un oratorio crociato. Entriamo per la visita di questo quartiere denominato Bethesda, la “casa della misericordia”, per leggere il testo del vangelo secondo Giovanni (Gv 5,1-18) legato a questo luogo.

«Ecco sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio” (Gv 5,14). La lettura di questo testo ci intriga. Ne facciamo una drammatizzazione, fase per fase, entrando nei panni di questo poveraccio, paralizzato da 38 anni. Cogliamo alcune note di questo testo e i sentimenti contrastanti che suscita in noi: dalla meraviglia per la compassione di Gesù per quest'uomo, finalmente guarito dalla sua disperata condizione, allo sgomento di fronte al suo atteggiamento da “spia”, che denuncia Gesù alle guardie, dopo averlo incontrato nel tempio, colpevole di averlo consigliato di "non peccare più". Strana reazione nei confronti di Colui che si era preso cura di lui! Gesù ricercato rischia la pelle a causa di quest'uomo da Lui guarito. Davvero questa pagina sconcerta nel suo sbocco imprevisto. Anche per noi nasce la domanda: “la salvezza ci è stata gratuitamente donata: che ne facciamo?”.