10 Ottobre 1999 - "La maratona della gente normale"

di Fabio Marri


Sara' anche vero che i campioni fanno spettacolo; sara' che la gente si
assiepava sulle strade della Maratona d'Italia per vedere sei facce d'ebano
tirate a lucido disputarsi i milioni in palio.Ma se, a Maranello e altrove,
non ci fossimo noi, quelli da 5 o 6 o 7 a chilometro, quelli che si allenano
alle 7 di mattina o alle 7 di sera, oppure non si allenano mai, lo
spettacolo sarebbe ben diverso, certo meno entusiasmante. E' ovvio che noi
non corriamo ne' per puntare ai milioni ne' per dare spettacolo (a me
personalmente da' un po' di fastidio il podista che sollecita gli applausi
del pubblico: ma sono pochi); la nostra gioia sta nell'essere capaci di
correre 42 km -importa poco a che velocita'- , di sorpassare l'amico che
l'altr'anno andava piu' forte, di lanciare un motto di spirito a Serse che
ti da' la spugna, di abbracciare Paolo Fantoni in piazza Matteotti, e alla
fine di punzecchiarci dandoci l'appuntamento alla prossima, tra due o tre
settimane, oppure di nuovo a Carpi tra un anno: dove i vincitori saranno
degli altri, mai sentiti nominare e presto dimenticati. Ma noi ci saremo
ancora.
E intanto assaporiamo le classifiche, scoprendo che fine hanno fatto quanti
erano con noi alla partenza, oppure che abbiamo raggiunto, o hanno raggiunto
noi quando cominciavamo a non poterne piu'. Parliamo dunque di quelli che
non vanno a premio, degli esseri umani, della gente normale, cominciando la
nostra rassegna (incompleta: ma chi vuole puo' fare le aggiunte che crede)
da un simpatico quartetto arrivato quasi insieme: l'ha regolato l'apache
modenese Angelo Mastrolia, che due settimane dopo il 3.06 di Genova qui si
e' accontentato di un 3.15, tuttavia sufficiente a superare il bel fioraio
della Punta, Ivano Talassi, un po' scoppiatello in 3.18. Pochi passi dietro
(meno di un minuto), ecco la coppia carpigiana, papa' Carlo Gabbi
(finalmente riuscito a concludere una maratona, dopo tanti acciacchi) e il
figlio (della Lorena) Daniele Orlandi. Ancora un breve spazio, ed ecco
arrivare David Paganelli, che dopo la sua solita partenza lenta (alle porte
di Modena era ancora con me), ha disteso il suo ritmo da imperterrito
centochilometrista, finendo sotto le 3.23. A 3.26 si presenta una coppia di
lungo corso: il Giorgio Borghi scandianese, che ha dato la polvere ai suoi
due omonimi, e il Gaetano Amadio da Torino, che ha da poco varcato il
traguardo delle cento maratone (due settimane prima, nello spazio di 18 ore
aveva corso al Mugello e a Genova). Ed ecco dal fondo della piazza Martiri
spuntare Giovanni Grossi, il sosia di Fausto Coppi, che si lamenta di non
andare piu' come una volta, ma riesce ancora agevolmente a star sulle 3.28,
battendo quasi allo sprint il veterano Ermete Gradellini (primo tra i bracci
destri di Luposport).
Un breve spazio: ma chi si vede, non ci posso credere! Massimo Calzolari,
che alle volte sembra una vecchia gloria, e invece qui, dall'alto del suo
3.33, avra' buoni motivi per sfottere il sottoscritto. E mi ha messo in riga
anche l'Alfio Balloni, uno dei due toscani che corre col cono gelato in
testa (l'altro e' Ferri, che stavolta dicevano abbia optato per la. partenza
libera), e oggi non ha finito la benzina al km 30 come faceva spesso: chiude
in 3.35.
Ma fiato alle trombe: in 3.38:34, n. 756 della graduatoria maschile (su 1751
complessivi), ecco il nostro administrator Tommaso: rimasto ingarbugliato
dal caos in partenza, poi rallentato dall'amore coniugale, alla fine ha
attaccato Windows 2001, versione TurboExcel, ed eccolo superare il famoso
giudice Armando Spataro, rimastogli dodici secondi dietro (e speriamo non si
rivolga alla Cassazione per riaverli). Un altro che va d'abitudine in
rimonta e' Pietro Alberto Fusari, detto "il vescovo": quello te lo devi
aspettare esattamente quando Gianni Morandi assume la faccia cianotica di
chi "non ti merita piu'", e invece la bianca casacca con bragoni all'inglese
e purillo avanza inesorabile, per finire sotto le 3.43. Subito dietro, due
sorprese modenesi, il quasi neofita Valentino Ristallo, e il quasi veterano
William Boccolari: bravi, avete imparato a non scoppiare.
Ecco il secondo Giorgio Borghi, quello della Madonnina, in 3.46; ma ormai i
microfonisti stanno strepitando per l'ingresso in piazza di Lui, mister 381,
William Govi, che a Carpi ci tiene a far bella figura e chiude in 3.47:06.
Anche il glorioso Marino Pellacani da Scandiano, questa volta, gli si
inchina, come Renzo Pancaldi da Bologna (attardato. da una foratura della
moglie che lo accompagna in bici), e il "vice-assessore-verde" di
Spilamberto Eliano Cuoghi, tutti compresi in 20 secondi.
E, coraggio, e' finita anche per il direttore di Podisti.net, che a Carpi
non combina mai niente di buono, e deve accontentarsi di 3.49. Ma va bene
cosi': nella maratona, a differenza che in altri sport, e soprattutto nella
vita comune, chi arriva davanti significa che oggi e' piu' bravo, e non c'e'
arbitro o gol in fuorigioco o Biscardi che ti dimostri il contrario; invece
nella vita di tutti i giorni, ad esempio nel mondo del lavoro, purtroppo,
chi ti passa davanti e' solo piu' raccomandato di te, o l'ha data/dato via
alle persone giuste. Se il mondo funzionasse come le maratone, la parola
"ingiustizia" non esisterebbe.
Dunque il vostro direttore oggi ammette che tutte le persone citate sopra
erano piu' brave di lui; e si dice contento perche', comunque, lascia dietro
se' della brava gente: Lolo Tiozzo della Ovunque, che naturalmente quando
sara' preparato fara' molto meglio di 3.50, e ormai si diverte solo nelle
corse estreme del Sahara; il Macchitelli, che descrive in altra pagina il
suo 3.52:57; l'assessore allo sport  di Spilamberto (alias Assessore Verde),
che sta prendendo l'abitudine di mollare al km 30. Un soffio sotto le 4 ore,
due personaggi popolari: in decisa crescita Paolino Malavasi, all'ultimo
collaudo prima di New York, un po' in calo Maurizio Pivetti, che pero' avra'
avuto il suo daffare nell'organizzare il servizio lungocorsa della
Formiginese, e dunque va perdonato (dicevano una volta: non si puo' cantare
e portare la croce). Prodigioso Sergio Tampieri, settantenne segretario del
club Supermarathon (quello di Govi, insomma), a 4.00:21; mentre a 4.01
troviamo Romano Merighi, una delle bandiere della Madonnina (insieme a
Giulio Bavutti,  attardato alle 4.11 ma freschissimo), e Carlo Goldoni, la
cui "commedia" stavolta e' riuscita un po' peggio, ma e' comunque finita un
par di minutini davanti all'amico Ivaldo Migliorini, che qualcuno sentiva
mormorare "e' l'ultima maratona che corro" (no! non farlo!). Intorno alle
4.04 arrivano l'indomito Bruno Furia (ben sette minuti prima del suo gemello
siamese Sergio Guaitoli) e il redivivo Mauro Ballista che credevamo ormai
dedito solo alla bici, e invece alla fine era ancora capace di scattare ai
4:30. Ai 4.07 due grandi sconfitti della Scandianese: il terzo Borghi
Giorgio, e Claudio Corti ottimamente piazzato alla Pistoia-Abetone: ma qui,
il cavalcavia dell'Appalto tirava piu' del tratto toscano della via Giardini.
Ed eccoci a quelli dei 6 a km: in perfetta media (4.13:15) arriva il
veronese Simone Lamacchi, poi  gradito ospite del nostro stand, e Danilo
Sala, che solo noi ricordiamo di quando a Carpi era chiamato "Gamba ed
legn". Pongo ha decisamente forato: il suo calvario finisce poco prima delle
4.23. Ed e' il momento dei miti viventi, degli intramontabili, sentite che
nomi: dopo 4.43 arriva Rolando Ponzoni, "al vecc", che ha fatto da apripista
per la Germana; ai 4.49 chiudono nell'ordine Enzo Cuoghi,  Nino Scaltriti
(senza cagnetta), Ernesto Rebecchi; a 4.53 il superveterano  Togni da
Lumezzane, 74 anni, l'unico italiano che ha corso piu' maratone di Govi
(circa 450: ma Govi contesta il dato.); a 4.54 Valdieri Pestelli, scultore
genovese che non manca mai; poi e' la volta del Ross Brevini, cartellone
vivente della sua Ferrari, portato in giro per 4.55:11. Questa e' la vera
poesia, lo spettacolo, altrocche' Rugut! Ma aspettiamo ancora un quarto
d'ora (Barbolini e' generoso col tempo massimo), finche' non arriva Paolo
Manelli, in 5.10:18, e qualche esperienza in piu' per rendere sempre
migliore la sua maratona di Reggio.
Adesso, le donne: tra le prime, citiamo solo la Monica Bondioli perche',
nonostante i tempi d'eccellenza (2.46), la sentiamo come una delle nostre,
col suo corredo di bei bambini, altrocche' le podiste-stecchino che non
hanno tempo per metter su famiglia (o forse, non ne hanno neanche il
fisico). E saltiamo subito alla miss delle vigilesse, la carpigiana Patrizia
Andreini dai grandi occhi lucenti, capace di un sensazionale 3.23; e poi,
alla parrucchiera con le ali, la Valeria Appio di Sassuolo, che al sabato
non puo' mai correre perche' ha il negozio in piena attivita', ma questa
domenica sta sulle 3.27, prima delle F 40.
Pero' lasciatemelo dire: chi avrebbe mai sospettato, due anni fa, che la
Lorena Losi potesse arrivare 35a in 3.39? Sara' merito del figlio (del
marito non credo proprio), ma le gambette della Lorena girano per conto
loro. E complimenti anche per Lina Maccaferri: di guai ne ha avuto tanti, a
partire da quel 1995 in cui un mensile sportivo la immortalo' a tutta
pagina, braccia alzate insieme, proprio in piazza Martiri in compagnia di
chi scrive; e adesso e' tornata, con un 3.47 di tutto rispetto. Queste
signore di una certa eta' anagrafica, ma belle e vive in corsa, non hanno
mica quelli che a Carpi si chiamano "snum", mi fa la bua al ditino allora mi
fermo (vero Ingrami?): partono e arrivano, anche se hanno la febbre, come la
Piera Zaldini, o se non sono allenate, come la Marisella Beschin (quasi
affiancate, sulle 3.52); o sono capaci di migliorarsi di 33 minuti rispetto
a una maratona  corsa due settimane prima, come la Daniela Gianaroli, al suo
primato stagionale in 4.00 ("as capiss ch'a nin perla bein, le' so muiera.").
Cresce, cresce anche la carinissima Daniela Montanari: con uno zio come
Gianni Vaccari, e un allenatore come il keniano bianco Roccato, altrocche'
le 4.03 di stavolta sara' capace. E ancora citiamo le modenesi che
incontramo tutte le settimane nelle nostre non competitive: la Nicoletta
Zaccanti (4.05), la Silvana Bellanti (4.12), la Franca Michelini (4.13), la
Patrizia Ferrari (4.25), e le formiginesi in gran numero, dalla Germana
Romani gia' citata all' Ermanna Bevini alla Meris Rivi. Torno a dire e
chiudo: la maratona di Carpi, tutte le maratone, sono grandi per merito di
queste piccole grandi donne e uomini. E quando i vincitori di oggi o di ieri
gireranno (se va bene) in bici o (se va male) in carrozzella, scontando le
siringone che si sono fatte per vincere,  una Renza Rossi da Rio Saliceto
continuerą a calpestare gli asfalti ed a giungere al traguardo. E noi, fin
che avremo fiato, continueremo a interessarci piu' di lei che degli eroi
artificiali di una breve stagione.