Il
Centro Storico di Molfetta
È situato su una penisola dall'estensione
di 50.000 mq. La pianta, a forma ellittica, è circondata
dal mare e dalle mura. In quasi tutte le città
marittime medievali la difesa era affidata all'andamento
tortuoso delle vie. L'andamento delle strade parallele
è curvilineo, con bruschi cambiamenti di sezione; dall'unica
via meridiana via Piazza, si dipartono a spina di pesce
innestandosi a due a due a baionetta, tutte poi conducevano
dal largo Castello (oggi piazza Municipio) al largo
Chiesa Vecchia, cioè al porto, e viceversa.
La difesa era praticata al di sopra dei
tetti, perciò erano frequenti i "cavalcavia"
che univano le case, questo permetteva un passaggio
continuo da un abitato all'altro. Quando Molfetta cominciò
a trafficare sul mare, dove ora c'è piazza Municipio,
fu costruita a metà del 1300 una torre cilindrica
"Porta Castello". Il nucleo urbano ebbe due cinte fortificate
e la muraglia fu rafforzata da bastioni, torri quadrate
e torrione. Con la costruzione del Duomo vi fu un doppio
motivo di difesa e fu allestito un terrapieno rinforzato
da un bastione che per la forma fu detta "Galera". Accanto
alla facciata di ponente del Duomo vi erano altre fortificazioni
per l'approdo dei navigli.
In piazza Municipio sorgeva la "Rondella",
una torre rotonda della quale si scorgono le fondamenta
dalla parte del mare. Fino al secolo scorso davanti
alle mura vi era un fossato d'acqua (attuale corso D.
Alighieri), poiché la città antica era
costruita sulla scogliera ed aveva il ponte levatoio.
L'ingresso principale era ed è tuttora quello dell'Arco
della Terra, in corso D. Alighieri; dove anticamente
sorgeva la "Torre dell'Orologio" alta 28 metri e demolita
nel 1897 . Anticamente l'ingresso si chiudeva a sera
e si apriva alle prime luci dell'alba agli ordini di
un guerriero armato; il popolo perciò era costretto
a rientrare in tempo per evitare di restare fuori della
città. L'ingresso introduce in via Piazza (la
principale), da questa si diramano 14 vie perpendicolari.
sette da ogni lato.
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VIA
AMENTE
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Il toponimo prende nome dalla famiglia
"de la Menta" che doveva possedere una "domus palaziata"
su questa via. Da notare:
al n. 1, il PALAZZO RIBERA.
Sul portone l'iscrizione e la data 1775. Da ammirare
i caratteristici balconi in ferro battuto.
al n. 10, il PALAZZO DE LUCA del XVIII
secolo. Nell'interno si ammira una caratteristica
balconata con le colonne in pietra locale. Il pozzo
è sormontato da una conchiglia. Il portone conserva
i battenti settecenteschi.
tra i n. 12 e 14, la CAPPELLA DI S.
GIUSEPPE. Eretta per volontà di Don Martio
De Luca sotto la propria casa sita in via Amente.
Il 22 gennaio 1645 il rev. Can. don Francisco Maria
De Luca, insieme ad altri illustri personaggi, si
recò in questa chiesetta per benedirla. La
cappella risultava contenere una "sepulturam" ed era
dotata di un campaniletto con relativa campana.
al n. 14, il Palazzo TATTOLI. Sull'architrave
si legge: "A.D. JO CAMILLUS TACTULUS V.I.D. 1593".
L'interno è decorato da fregi ed archetti pensili,
pozzo rinascimentale e scalinata ad archi.
al n. 32, il PALAZZO PASSARI passato
poi ai LIOY-LUPIS. Sul portone la scritta: JO. LEONARDUS
PASSARUS MAIORUM AEDES LABENTES RESTAURAVIT MDCXXII-MAGNANIMITATI
PAR NOBILITAS-BELLO ET PACE. All'interno un'imponente
androne, è ancora visibile la staffa dalla quale pendeva
la lanterna e sulla parete gli stemmi dipinti dei
Lupis e dei Lioy. La scala ha una loggia a tre ordini
di arcate con nicchiette e busti d'uomo. Sul fastigio
un'altra iscrizione: "MARTIUS PASSARUS 1596".
al n. 55, la CAPPELLA DI S. ANNA.
Eretta probabilmente nel 1675 da Joannes Leonardus
Passari.
al n. 42, il PALAZZO DI ANTONELLO DE
PRASIO del 1608, con stemma raffigurante un elefante
ed una mezzaluna.
al n. 46, il PALAZZO NESTA del 1560,
con stemma raffigurante due aquile ed un pesce.
al n. 48, il PALAZZO MONNA. Sul portone
si legge: QUAM MAURUS MONNUS - VIR PATRITIUS SUORUM
DOMUM - A GALLIS REDEMIT CAESAR PRONEPOS EXCELLENTISSIMI
PRINCIPIS AERARIUM EXPOLIVITA.D.1634.
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VIA
CHIESA VECCHIA |
Il toponimo prende nome dalla chiesa
omonima, si raggiunge dai vicoli a sinistra di via Piazza.
Da notare:
al n. 3, in alto a sinistra,
un'edicola angolare della Madonna dei Martiri.
ai n. 5 e 7, il PALAZZO DELL'EX-SEMINARIO.
Costruito nel 1761, in pietra, è in stile barocco.
ai n. 11 e 13, le finestre dei
locali dell'antico appartamento vescovile.
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VIA
MAMMONE |
Il toponimo forse prende nome da
un tempio dedicato al dio Mammone, che anticamente era
situato in questa via. Da notare:
ad angolo con via Piazza l'immagine
di una sfinge del dio Mammone sorretta da due colonne.
ai n. 48 e 50, il PALAZZO DI GIOVANNI
DE AGNO con lo stemma. Al centro: GLORIA ET HONORI
DEO. Da ammirare la bella bifora, murata, con colonnina
divisoria ora asportata.
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VIA
MORTE |
VIA MORTE Il toponimo prende nome
dalla chiesa omonima. Anticamente si chiamava via S.
Maria del Principe dal nome della chiesetta annessa
al monastero dei Cistercensi. Da notare:
al n. 25, l'EX-CONVENTO DELLE
VERGINI BENEDETTINE. Sul portone uno stemma con un
elefante e due rose e l'iscrizione.
al n. 28, il PALAZZO NESTA del secolo
XVI. La facciata, a bugne, a punta di diamante è in
stile rinascimentale. Sull'architrave del portone
la scritta: CONDIT HAS AEDES DONATUS NESTA NEPOTIS
- QUI FUERAT PRIMUS CANTOR IN ECCLESIA. Sopra l'architrave
una Madonna con il Bambino racchiusa in cornice.
alla fine della strada la CHIESA DELLA
MORTE o DI S. MARIA DEL PIANTO. Anticamente appartenne
alle suore Cistercensi e si chiamava S. Maria del
Principe. Prese il nome attuale dal 1614, quando fu
ceduta all'Arciconfraternita della Morte. Fu rifatta
ed aperta al culto il 1618 e prese il nome della Chiesa
della Morte, sull'architrave è scritto: IN SEPULTURAM
PAUPERUM CONFRATERNITAS MORTIS A.D. 1621. Sulla porticina
in via S. Orsola, ancora si legge: HOC FRATRUM COETUS
MORTIS POSUERE SACELLUM UT LIBITINA SUAS TOLLAT AMICA
FACES 1640. Attualmente si trova in stato di abbandono,
e pertanto è chiusa al culto religioso. Anticamente,
alla fine del tratto di strada che conduce in piazza
Municipio, vi era l'arco di S. Pasquale. Quest'ultimo
tratto si chiamava dei Mulini, perché vi esistevano
dei mulini di proprietà del Comune.
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VIA
PIAZZA |
Il toponimo risale
al 1235. Da notare:
a sinistra, in alto, un'edicola
in pietra con l'immagine della Madonna della Grazia
con la scritta: MONSTRA TE ESSE MATREM 1606.
al n. 2, la sede dell' ANTICA DOGANA;
sulla porta lo stemma degli Spinola dei caracciolo
Pisquizi e di Ferrante Gonzaga e l'iscrizione.
al n. 5, vi era la CAPPELLA DI S. SALVATORE.
Costruita prima del 1083 e in disuso dal 1813.
al n. 6, vi era la CAPPELLA DI S. ANTONIO
ABATE, fino al 1794.
ai nn. 10, e 12, vi era il SEGGIO DEI
NOBILI. Distrutto durante il Sacco della Città
(1529) e ricostruito nel 1707. Sulla facciata si ammira
l'antico stemma della città di Molfetta, in
pietra, con la Vergine dei Martiri, sulla corona l'iscrizione.
al n. 49, il PALAZZO GIOIA 19 del XVII
secolo.
al n. 62, il PALAZZO MUSCATI 20 del
XVIII secolo con lo stemma e la leggenda nascosta
da uno strato di calcina.
la CHIESA DI S. ANDREA. Esisteva nel
1126 e si vuole che sia stata edificata dalla colonia
amalfitana in onore del proprio Santo Protettore.
Quando la chiesetta fu rifatta, sul cornicione esterno
della facciata fu incisa la scritta: "T. VISITANTIS
ET VISITATE HELISABET APOSTOLIQ. ANDREAE MDXXXXVI"
(Dedicata a S. Maria che visita S. Elisabetta e all'Apostolo
Andrea 1546), mentre nella Cappella i primi donatori
fecero incidere la seguente iscrizione: SACRUM LEGUM
VERIDICUS INTERPRES - MAGNIFICUS GRATIANUS VISITATIONIS
VIRGINI - SUISQUE DE JUDICIBUS EREXIT ED DITAVIT (il
Magnifico Graziano de Judicibus veridico interprete
delle leggi sacre eresse ed arricchì in onore della
Vergine della Visitazione per sè e per i suoi.) Questa
chiesetta è nota al popolo come la chiesa di S. Antonio,
in quanto in essa si venera S. Antonio da Padova a
cura dell'omonima confraternita.
al n. 70, il PALAZZO DI DANIELE TATTOLI
del secolo XVII, con una bella balconata con mensole
e la scritta: "AD NULLUS PAVET OCCURSUM". - l'arco
di S. Nicola, sotto vi sono pitture di Luigi Nisio,
poi rifatte, raffiguranti la Madonna dei Martiri,
San Nicola e San Corrado.
al n. 81, vi era la CAPPELLA DI S.
MARIA DEGLI ANGELI fondata da Nicola de Baro nel 1481.
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VIA
SAN GIROLAMO |
In questa strada, fino al principio
dell'800, esistevano tre chiesette: S. Atenogeno, S.
Maria di Costantinopoli e S. Girolamo. Il toponimo prende
nome da quest'ultima. La facciata della case, i portoni,
gli archi testimoniano la presenza di una piccola borghesia
mercantile e marinara.
Da notare:
al n. 22, vi era la CAPPELLA
DI S. ATENOGENO. L'esistenza di questa chiesetta è
confermata da un'iscrizione, con l'emblema dei Gesuiti.
Sull'architrave si legge: HYMNUM GLORIAE TUAE CANIMUSS.
SUB ATHENOGENIS ALIS - 1614.
al n. 31, vi era la CAPPELLA DI S.
GIROLAMO. Fu fatta costruire nel 1440 dalla nobildonna
Miula De Baro, moglie di Nicola de Urso.
di fronte un arco con loggetta e in
alto due grifi in pietra.
ai n. 47 e 49, vi era la CAPPELLA DI
S. MARIA DI COSTANTINOPOLI. La realizzazione di questo
tempietto fu per volontà del mercante Teodosio
Michielli. La costruzione avvenne a spese dei figli
Giulio e Angelo ed iniziò il 24 dicembre 1625.
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VIA
SAN PIETRO |
Il toponimo prende nome dalla chiesa
omonima situata in questa strada. Due vicoli sulla sinistra
portano in via Scibinico, da cui prendono il nome.
Da notare:
ai n. 5 e 7, ad angolo con vico Scibinico,
un palazzetto del '500.
al n. 72, il PALAZZO MICHIELLI del
XVIII secolo.
Al termine della strada, a sinistra,
la CHIESA DI S. PIETRO , con annesso il Monastero
delle Monacelle. Le sue origini risalgono prima del
1174. Ricostruita a partire dal 1571 ed ampliata successivamente
con una artistica facciata barocca, come si desume
dall'iscrizione posta sul portale: IN HONOREM - SS.
PETRI APOSTOLI ET BENEDICTI ABBATIS - ABBATISSA ET
MONIALES NOBILES AC DIVITAE - POSUERE - ANNO IUBILEI
EXTENSI MDCCLI (traduzione: In onore di S. Pietro
Apostolo e Benedetto Abate, la badessa, le nobili
e devote monache posero nell'anno del Giubileo prolungato
1751). Nell'interno troviamo la statua in legno di
Maria SS. del Carmelo, opera dello scultore napoletano
G. Verzella del secolo XIX.
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VIA
SAN SALVATORE |
Il toponimo prende nome dall'omonima
chiesetta che un tempo sorgeva ad angolo con via Piazza.
Da notare:
al n. 7, il PALAZZO FILIOLI, con civettuolo
portale, sormontato dal motto "PACE ET CONSILIO".
All'interno un bel pozzo, in pietra, decorato da graziosi
motivi floreali.
al n. 13, la CASA DI GIOVANNI ANTICO
con portale.
al n. 22, casa sormontata da uno stemma.
arco della Madonna del Buon Soccorso
con edicola sacra.
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VIA
SANT'ORSOLA |
Nel corso dei secoli è stata chiamata
via di San Lorenzo, di S. Vito, di S. Orsola ed anche
via del Cavaliere per le diverse chiese sorte in questa
strada. Volgarmente era chiamata la strada Maggiore,
e fu probabilmente la strada principale della città
vecchia.
Da notare.
al n. 1, il PALAZZO DI MAURO
ANTONIO PASSARI. Sull'architrave lo stemma e la data
1635 con l'iscrizione "SAPIENS CONSTRUIT INSIPIENS
QUOD STRUCTUM DESTRUET".
al n. 7, il PALAZZO DI LATTANZIO PASSARI
con lo stemma e la data 1633.
al n. 14, la casa LEPORE.
al n. 16, vi era la CAPPELLA DI S.
VITO. Sorta sulla via S. Lorenzo, era ubicata accanto
all'abitazione degli eredi Picca. Si conosce dal 1503.
al n. 13, il PALAZZO di GALANTE GADALETA
con bel portone e stemma datato 1550 e l'iscrizione
"GAL. GADALETA AMICIS HAS SIBI C.A. I UNITATIS
MENTIS SERENIT ANNO DOMINI MDL".
Da questo palazzo si accede al TORRIONE
PASSARI. La torre si presenta solida nella sua forma
cilindrica, alta 10 metri. Una cornice marca piano
la divide in due parti. La parte inferiore ha la forma
di un tronco di cono mentre la parte superiore è diritta.
Inoltre si notano tre cannoniere, disposte in direzione
del mare. Infatti essa doveva difendere il litorale,
dal Duomo alla cala di S. Andrea. Le mura, che sono
massicce, raggiungono lo spessore di 5 metri diminuendo
man mano.
al n. 25, la CAPPELLA DI S. LORENZO
E S. ORSOLA, si conosce dal 1498. Il dottore Giacomo
Azzarita creò il beneficio di questa cappellania.
al n. 33, il PALAZZO DI MAURO ANGELO
de magistro LEONARDO PAPPAGALLO. Sul portone lo stemma,
l'iscrizione e la data 1605.
al n. 53, la CASA MONDA.
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PIAZZA
MUNICIPIO |
Il toponimo prende nome dalla casa
Comunale. Nel 1811 per volontà del sindaco Felice
Fiore, fu adattato a Palazzo di Città. Anticamente
si chiamava piazza Castello, infatti nel Medio Evo esisteva
un castello.
Da notare al n. 15, il PALAZZO
GIOVENE. La facciata, in pietra, è in stile rinascimentale.
Da ammirare il bel portone con le due statue ai lati.
La prima raffigura un guerriero, l'altra un musicista
con il flauto; sull'architrave lo
stemma di famiglia.
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ALTRE
VIE |
Vi sono alcuni vicoli privi di particolarità
importanti:
via TRESCINE, una delle
più strette e antiche, dal toponimo incerto;
via MACINA, così chiamata sino
dall'inizio del sec. XV perché anticamente
vi erano delle macine per il grano;
via TERMITI, dal toponimo incerto
forse derivato da un tipo di ulivo;
vico CAMPANILE in cui è ubicata
la facciata absidale del Duomo, da cui prende il nome;
via FORNO, così chiamata perché
anticamente vi erano dei forni comunali, con caratteristico
arco sotto il quale vi è l'edicola della Madonna dell'Incoronata;
vico MURO così chiamato dalla
muraglia. Da questo vico si accede alle mura di difesa
della Città Vecchia. Anticamente si chiamava
via della Neve. Infatti, durante il periodo invernale,
si raccoglieva la neve caduta e la si depositava in
questo vico. Nella stagione estiva serviva da bevanda
rinfrescante.
via PRETI così chiamata dai
numerosi sacerdoti che risiedevano in questa via;
via SANT'ANDREA, il nome deriva
dall'antica chiesa di Sant'Andrea,
via SCIBINICO, prende il nome
dall'aggruppamento di gente merolovacca di Sebenico,
che si stabilì nel secolo XII intorno alla chiesa
di S. Pietro.
Si ringrazia
Nicola Sciancalepore per la disponibilità del
materiale informativo
Nicola Sciancalepore - Via Amente 3 - Molfetta
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