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Esiste una linea sottile che separa le scienze dalle pseudoscienze. E' ciò che io chiamo la doppia anima della scienza, la parte razionale e irrazionale di questa disciplina. Nell'affrontare lo studio di qualsiasi fenomeno ci si imbatte sempre con questa dicotomia. In modo particolare alla base dello studio dei fenomeni psicologici è sempre messa in evidenza questa controversia. Una disciplina per essere scientifica deve aderire a precisi criteri epistemologici, ontologici e metodologici. La stessa psicologia per essere riconosciuta come disciplina scientifica ha impiegato decenni. In questa sede non è mia intenzione addentrarmi in problemi epistemologici, ma ritengo opportuno fare una premessa. Nell'osservazione di un fenomeno emergono 3 quesiti: epistemologico, cioè qual'è la natura del fenomeno osservato; ontologico, cioè qual'è il rapporto esistente tra il fenomeno osservato e l'osservatore; metodologico, cioè qual'è lo strumento da adottare per misurare il fenomeno osservato. Il problema è stabilire se il fenomeno osservato aderisce a criteri oggettivi o soggettivi; ci si pone dunque la seguente domanda: ciò che appare è uguale per tutti? Come spiegato nel mio curriculum sto seguendo l' EPG di Teorie e Sistemi di Intelligenza Artificiale (Prof. Carlo Ricci) e questo nuovo tipo di studi mi ha avvicinato alla realtà virtuale. Attraverso ricerche ho notato che la realtà virtuale ha contribuito allo sviluppo di un'altro tipo di epistemologia, l'epistemologia virtuale, in cui il fenomeno dell'apparenza risulta amplificata. E' mio interesse dunque in questo sito dare una dimostrazione di queste relazioni.
CHI NON AMMETTE L'INSONDABILE MISTERO NON PUO' NEANCHE ESSERE UNO SCIENZIATO!,,, (ALBERT EINSTEIN)
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