Appare subito centrale il tavolo accanto alla
fontana; punto di vista su tutto il giardino, punto di immersione in qualcosa
che somiglia semmai a un grande bosco, ci dà la sensazione di un fertile
microcosmo da cui molto può nascere; in ogni suo angolo si scopre
qualcosa di inatteso. Visto da terra, il tavolo ricorda la piena e semplice
quintessenzialità di un tempio. Accanto ad esso un tronchetto di legno
funge da sedile. |
Pare non usato da anni, tanto è ricco di sprazzi di
muschio e di piccoli funghi del legno. Fin troppo facile - fra il rumore
leggero di acqua cadente, l'odore e il fruscio di tante piante - immaginare
sul tavolo i manoscritti di quegli anni, dall'Ultima estate di Klingsor al
Lupo della Steppa, da Siddartha a Narciso e Boccadoro. Fin troppo facile,
e senz'altro non corrispondente al vero, perché Hesse in quegli anni
passeggiava e viaggiava molto. |