rotolo.jpg (4733 byte) Le Scritture
e l’epoca di Gesù - 2

PREMESSA

Nell'articolo scorso, con il quale ho voluto introdurre la serie di riflessioni che c'ìntratterranno attorno al valore per la nostra vita spirituale di tutta la Bibbia, Antico e Nuovo Testamento, avevo detto che i Vangeli, le lettere di Paolo e gli altri testi del NT si debbono considerare letteratura giudaica, perché la rivelazione di Dio in Gesù sì è manifestata nella storia concreta degli uomini.

Gesù, Maria, gli apostoli e i primi cristiani erano ebrei e la religione nella quale erano stati formati era quella ebraica, basata sulle Scritture, cioè sull'AT così come era venuto formandosi a partire del VI sec. a.C. Questo significa che quel che Gesù ha detto e ha fatto e quello che di lui hanno compreso i suoi primi seguaci, fedeli "della Legge e dei Profeti" (= AT), va interpretato e compreso alla luce dell'epoca storica del Signore. In altri termini, per poter capire adeguatamente il NT, bisogna domandarsi quale fosse lo scenario storico nel quale si è svolta la vicenda terrena di Gesù, come vissero i suoi contemporanei, che cosa pensassero e come lo esprimessero. Mettersi a leggere la Bibbia senza questa premessa, significa rischiare di fraintenderla e di farle dire quel che non vuole o non può dire, data la peculiarità di quei tempi rispetto ai nostri.

LO SCENARIO STORICO

Dopo il dominio dei Babilonesi prima e dei Persiani poi, il popolo ebraico era passato sotto nuovi dominatori, i re ellenistici successori di Alessandro Magno nelle varie zone dell'impero da lui conquistato (dal IV al II sec. a.C.). Gli ebrei non riuscivano a diventare di nuovo liberi né vedevano profilarsi il ritorno di un re che restaurasse l'antica monarchia davidica.

Nel V secolo era stato ricostruito il tempio dì Gerusalemme, d'importanza fondamentale per la fede e l'identità d'Israele, ma l'indipendenza era rimasta solo un pio desiderio accarezzato invano. In un prime momento della nuova dominazione greco-ellenistica, il popolo di Dio era stato sotto la dinastia tolemaica, cioè sotto il governo della famiglia dei Tolomei che risiedevano in Egitto, in un secondo momento, a seguito delle vicende storiche alterne, che avevano visto scontrarsi i Tolomei contro i Seleucidi, la dinastia cioè di Seleuco, altro generale successore di Alessandro Magno, Israele era passato sotto il dominio di questi ultimi che erano riusciti ad occupare oltre alla Mesopotamia anche tutto il territorio siro-palestinese,

Al di là dì queste vicende intricate, il popolo giudaico viveva in un'atmosfera culturale omogenea la cultura greca, dato che i vari re di turno, fossero Tolomei o Seleucidi, portavano con sé tale cultura; quindi, che gli ebrei si trovassero nella splendida metropoli del tempo, Alessandria di Egitto, a Babilonia o in una città siriaca oppure nella stessa Palestina, sentivano fortemente l'influsso greco.

Una testimonianza significativa di tale fenomeno è ad esempio la traduzione in greco della Torà, cioè la Legge ebraica o il Pentateuco nel II sec. a.C., voluta, stando alla leggenda riportata nella cosiddetta Lettera di Aristea, dallo stesso re d’Egitto Tolomeo; in realtà, gli ebrei residenti in Alessandria da tanto tempo, non capivano più l'ebraico e quindi avevano bisogno di leggere le Scritture nella lingua corrente, quella greca. Ma vi sono altre testimonianze letterarie: ad es. il libro canonico della Sapienza di Salomone è stato addirittura scritto in greco!

Il fatto è che con la cultura si erano introdotti nel popolo ebraico anche i costumi greci: uno scandalo intollerabile per coloro che volevano rimanere fedeli alla tradizione dei padri (cf. 1Mac 1). Così, come ci raccontano i due libri dei Maccabei, vi è stata una rivolta contro la prepotenza straniera, accesa da un certo Mattatia, di famiglia sacerdotale, e dai suoi cinque figli, appunto i Maccabei, così chiamati dal più famoso di loro, Giuda Maccabeo, cioè Giuda "Martello" (dei nemici). I Maccabei hanno condotto una strenua lotta di resistenza contro il potere seleucide e con tale successo politico hanno dato origine al governo in patria della dinastia asmonea. Di tale successo faceva parte anche la relazione cordiale allacciata con la nuova potenza internazionale emergente, Roma (cf. 1Mac 8).

La dinastia asmonea non è mai stata accettata dal popolo pacificamente, perché alcuni dei suoi rappresentanti avevano avuto il titolo di sommo sacerdote, senza appartenere al ramo sadochita, che veniva considerato quello legittimo per la consacrazione sommo-sacerdotale, Ad ogni modo, essa si protrasse fino a che una principessa asmonea, Mariamne, sposò Erode, un uomo mezzo ebreo e mezzo idumeo, che più tardi divenne Erode il Grande e che diede origine ad una nuova seppur breve dinastia, quella degli Antipatridi, sponsorizzata dai Romani e dagli stessi, in seguito, soppressa.

La vita di Gesù e del gruppo che lo ha seguito.fin dall' inizio, si è svolta sotto i re antipatridi.

Intanto, i rapporti tra la popolazione giudaica e l'occupante romano erano tutt'altro che sereni; anzi, vi erano spesso tentativi di ribellione da parte degli ebrei, che venivano spenti nel sangue. La realtà era: le relazioni di alleanze venivano mantenute solo a livello delle autorità ufficiali, ma nella popolazione invece si agitavano sogni di liberazione, aumentati da capi-movimento messianici, come i leader degli zeloti. Sono questi che hanno portato il popolo giudaico alle due grandi guerre contro Roma, finite tragicamente con la completa e definitiva disfatta delle speranze ebraiche di restaurazione politica.

LO SCENARIO SOCIALE E CULTURALE

In quel periodo storico del quale si è appena parlato, il popolo ebraico era costituito sostanzialmente di due componenti: coloro che abitavano in Palestina e coloro che erano diffusi al di fuori nei vari paesi dell'area mediterranea (la Diaspora). Gli uni e gli altri si mantenevano in contatto socio-culturale e religioso e di certo Gerusalemme rimaneva per tutti il centro di riferimento per eccellenza. Tuttavia, delle differenze esistevano. Gli ebrei della Diaspora, trovandosi più a contatto con la cultura straniera egemone, quella greca, erano più flessibili rispetto ai corregionali in patria e più disponibili al dialogo, anche se non bisogna esasperare tale divario, visto che la cultura ellenistica era fortemente presente anche in Palestina. Tutti, in ogni caso, si mantenevano fedeli alla tradizione dei padri, soprattutto a quella che negli ultimi tempi era divenuta la "Sacra Scrittura" sia in lingua ebraica che in lingua greca. Più in particolare, all'interno della Parola scritta si coltivavano delle traiettorie di pensiero che occupavano le speranze del popolo e le attese più ansiose dei vari movimenti religiosi sorti in seno ad esso.

La promessa divina a David di 2Sam 7 e le dichiarazioni di testi come il Salmo 2,7 e Is 11, che esaltavano la figura messianica del davidide venturo, erano fortemente presenti nel cuore della gente; ma lo era anche quella linea che faceva capo a testi come Dt 18, 1 8 e Is 42,1-4 e che attendeva l'arrivo del profeta escatologico. L’immaginazione d'Israele era animata anche da altre figure, quali l'Elia che doveva precedere la fine dei tempi (cf. Mal 3,23) o Melechisedek quale figura misteriosa di re-sacerdote (cf. Gen 14,17ss) o la figura femminile della Sapienza uscita dalla bocca di Dio all'inizio del mondo (cf. Sir 24),

Le riflessioni su queste figure erano molto ricche e variegate e spesso diventavano letteratura, quella cioè che noi chiamiamo letteratura apocrifa o intertestamentaria. Anche se tali testi non sono entrati nel canone, essi sono tuttavia estremamente importanti per conoscere quel che le generazioni di quell'epoca sentivano e pensavano. D'altra parte l'abbondanza della fioritura di questi testi era facilitata dall'impossibilità di un'azione esterna che capovolgesse il destino del popolo giudaico, oppresso dai vari dominatori di turno: venendo oppresso il corpo, si sbrigliava in compenso la fantasia. A questo atteggiamento dello spirito gli studiosi hanno messo il nome di apocalittica.

L'apocalittica, sviluppatasi negli ultimi tre secoli prima di Cristo e nel primo sec. d.C., è stato insieme un sentimento, un’immaginazione e una ricca letteratura, parte della quale è entrata anche nel canone biblico.

CONCLUSIONE

Al termine di questa seconda puntata, possiamo così sintetizzare quanto detto finora.

L’evento di Gesù Cristo si è verificato nel tessuto di una storia che è importante non solo per la visibilità che questa gli ha dato, bensì anche per quella formulazione, solo conoscendo la quale, ci è dato entrare in quelle verità che la comunità apostolica ha voluto trasmetterci. Gesù e gli apostoli sono stati all’inizio, agli occhi dei contemporanei, né più né meno che uno dei tanti gruppi che costellavano quella galassia giudaica che si è descritta più sopra. Essi erano figli del loro tempo, nutriti delle cultura contemporanea e delle attese alimentate da secoli; quel che hanno voluto essere e dire, lo hanno fatto con la lingua dell’Antico Testamento, le Scritture.

(indice) (continua)


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