Premessa
Federico il Grande, chiese a Jean
Baptiste du Boyer, marchese dArgent: "Può darmi un segno
inconfutabile dellesistenza di Dio?". Il marchese, rispose: "Sì,
Maestà, gli Ebrei!".
"Allorigine di questo piccolo
popolo situato tra i grandi imperi di religione pagana che lo eclissano con lo splendore
della loro cultura, vi è lelezione divina. Questo popolo è invitato e guidato da
Dio, Creatore del cielo e della terra... Si tratta di un fatto soprannaturale. Questo
popolo persevera a dispetto di tutti perché è il popolo dellAlleanza e
perché, nonostante le infedeltà degli uomini, il Signore è fedele alla sua
Alleanza". (1)
"I cristiani sono legati agli ebrei da una speciale
parentela spirituale: hanno in comune con loro un patrimonio religioso da mettere a frutto
nel dialogo e nella collaborazione" (CdA, 449). Il Catechismo
degli Adulti della CEI: "La Verità vi farà liberi", illustrando lo
stretto legame che intercorre tra la Chiesa e gli Ebrei, tra lAntica e la Nuova
Alleanza, dice: "Lantica alleanza non è mai stata revocata, ma
perfezionata dalla nuova. Gli ebrei, intimamente solidali con la comunità cristiana,
rimangono popolo di Dio. Congiunti pertanto al mistero della Chiesa, che ha la
pienezza dei mezzi di salvezza, cooperano anchessi alledificazione del
regno di Dio; svolgono un servizio allumanità intera... Gli
ebrei rimangono depositari e testimoni delle promesse di Dio" (CdA, 443-444).
Lo stesso Catechismo, enumera poi le componenti comuni che caratterizzano le due
religioni: "Il comune patrimonio spirituale è grande: un solo Dio, creatore,
signore della storia, trascendente e presente; bontà del mondo creato, sviluppo
proteso a un compimento ultimo, risurrezione dei morti e vita eterna;
tradizione orale accanto alla Scrittura; istituzioni ecclesiali derivate dalla
sinagoga; etica dellamore verso Dio e il prossimo, senso della famiglia,
della giustizia e della solidarietà; liturgia come memoriale, lettura dellAntico
Testamento e preghiera dei Salmi, feste ebraiche come la Pasqua e la
Pentecoste attualizzate con nuovo significato, elementi rituali di derivazione ebraica
come il battesimo, la preghiera eucaristica di benedizione, la stessa
struttura complessiva della Messa. Conoscere la religione ebraica giova a conoscere
meglio anche la religione cristiana" (CdA,447).
RELIGIONE EBRAICA
Un solo Dio.
Fondamento della
religione ebraica è la professione di fede nellunico Dio. Essendo il solo popolo
monoteista, in mezzo a nazioni idolatre, il popolo ebraico è stato, fin dalla sua
costituzione, combattuto e perseguitato proprio a causa di questa sua specificità.
Si può dire che la
fede nel Dio unico, abbia reso unico anche il popolo dIsraele, e lo abbia
separato, in un certo qual modo, dagli altri popoli politeisti. La professione di fede
nellunico Dio è espressa nello Shemà.
"Shemà, Israel,
Adonài Elohénu, Adonài Echàd" - "Ascolta, Israele, il Signore è il
nostro Dio, il Signore è unico!"
La preghiera
dello Shemà è la dichiarazione di fede e di appartenenza a Dio che caratterizza
la vita di ogni ebreo, di generazione in generazione. Essa viene recitata mattina e sera
ed è contenuta - scritta a mano su piccoli rotoli di pergamena - in astucci di cuoio,
detti tefillin (filatteri), che si legano sulla fronte e sul braccio
sinistro, prima della preghiera. Inoltre, una piccola pergamena con le parole dello Shemà
- custodita in un astuccio detto mezuzàh - viene applicata sul lato destro della
porta di casa delle famiglie ebree. Ciò avviene in ossequio al comando del
Signore: "Ascolta, Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno
solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta lanima e con
tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore; li
ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai
per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un
segno, ti saranno come un frontale tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua
casa e sulle tue porte" (Dt 6, 4-9).
Ecco che cosa
scrive l ebreo Alfonso Pacifici nei suoi Discorsi sullo Shemà: "In
tutti i luoghi, sotto tutti i cieli, in tutti i tempi, sera e mattina, cantate e
silenziose, nelle riunioni delle case di studio e delle case di preghiera, dalla culla del
bimbo, dal fondo di una prigione, dallarsura dei deserti, dai geli, dalla stiva
delle navi, dal silenzio cupo delle trincee, dalla lenta carovana scampanante, dai treni
in corsa pazza per la notte buia, si sono alzate verso il cielo quelle sei parole, tenui
ed ostinate conferme di una verità suprema: "Ascolta, Israele, il Signore è il
nostro Dio, il Signore è uno", e sono state come piccole infinite luci accese
nel buio di unumanità ostinata a non vedere quel vero, a negarlo, ma talvolta anche
a voler sopprimerlo, e allora non sono state più le miti parole addolcite dalluso,
ma sono diventate il grido di sfida, sorto dai roghi, la risposta alla spada omicida, il
grido in cui si sono sublimati e confermati gli eroismi del martirio" (Ed.Israel
1953).
Gesù di
Nazareth, allo scriba che gli chiede qual è il primo di tutti i comandamenti, risponde
con le parole dello Shemà: "Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore
Dio nostro è lunico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo
cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza" ( Mc 12,29-30).
- Il Nome di Dio:
(Yod, he,waw,he): JHWH *
"Benedetto il suo Nome
glorioso e sovrano per sempre in eterno".
Nellebraismo,
chiamare qualcuno per nome significa conoscere la realtà del suo essere più profondo, la
sua vocazione, la sua missione, il suo destino. E come tenere la sua anima nella
propria mano, avere potere su di lui. Per questa ragione, il Nome di Dio, che indica la
sua essenza stessa, è considerato impronunciabile dagli ebrei. Solo il Sommo
sacerdote, nel Tempio di Gerusalemme, poteva pronunciarlo nel giorno di Kippur
(espiazione), quando faceva la triplice confessione dei peccati per sé, per i sacerdoti e
per la comunità. A questo riguardo il Talmud dice: "Quando i sacerdoti e il popolo
che stavano nellatrio, udivano il nome glorioso e venerato pronunciato liberamente
dalla bocca del Sommo Sacerdote in santità e purezza, piegavano le ginocchia e si
prostravano e cadevano sulla loro faccia ed esclamavano: Benedetto il suo Nome glorioso
e sovrano per sempre in eterno" (Jomà, VI,2).
Nella Bibbia
ebraica il Nome è espresso con quattro consonanti: JHWH, dette "Tetragramma
sacro", citato ben 6.828 volte. Ma la sua esatta vocalizzazione è oggi sconosciuta.
E bene ricordare che nellalfabeto ebraico le vocali furono aggiunte in epoca
molto tarda (VI-VIII sec. d. C.) da rabbini detti Masoreti ( "i tradizionali").
Costoro posero sotto le quattro consonanti le vocali della parola Adonai,
"Signore", che gli ebrei hanno sempre pronunciato al posto del tetragramma
sacro. Ciò viene rilevato anche dal Catechismo CEI in una nota: "La tradizione
ebraica considera questo nome impronunciabile e suggerisce di dire in suo luogo
"Adonai", cioè "Signore" o di pronunciare un altro titolo divino. Per
rispetto ai nostri fratelli ebrei questo catechismo invita a fare altrettanto e in
ogni caso riduce allindispensabile luso del tetragramma sacro" (CdA
48,6).
Anche il Papa ci
invita, col suo autorevole esempio, ad astenerci dal pronunciare il "Nome" , in
segno di rispetto verso i fratelli ebrei che lo ritengono impronunciabile: "Quel
Nome che neppure io voglio pronunciare per rispettare il desiderio del popolo
ebraico" (Giovanni Paolo II - "Via Crucis" Venerdì Santo - 30 marzo
1986).
Come abbiamo visto,
la vocalizzazione del tetragramma, oltre ad essere offensiva per gli ebrei, è anche del
tutto arbitraria, dal momento che non se ne conosce lesatta pronuncia.
* N.B.: La
trascrizione "italiana" del nome tetragrammato (JHWH) non è accettata
dallebraismo.
LE
FESTE EBRAICHE
"Lebraismo
è una religione del tempo che mira alla santificazione del tempo... Ci insegna a
sentirci legati alla santità nel tempo, ad essere legati ad eventi sacri, a
consacrare i santuari che emergono dal grandioso corso di un anno". (2)
Il Sabato: Shabbàth
"Ricordati
del giorno di Sabato per santificarlo: sei giorni faticherai e farai ogni tuo lavoro;
ma il settimo giorno è il Sabato in onore del Signore, tuo Dio: tu non farai alcun
lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava,
né il tuo bestiame, né il forestiero che dimora presso di te. Perché in sei giorni il
Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il
giorno settimo. Perciò il Signore ha benedetto il giorno di Sabato e lo ha dichiarato
sacro" (Es 20,8-11).
Nella Genesi (
1 e 2), di tutte le cose create, Dio dice che sono buone; delluomo dice che è:
"molto buono", ma soltanto il Sabato viene da lui benedetto e
dichiarato sacro. Sabato, in ebraico Shabbàth, vuol dire: cessò,
perché appunto nel settimo giorno, avendo compiuto la creazione, Dio si fermò, "cessò
da ogni suo lavoro" (Cfr Gn 1,2). Egli ha voluto donare a Israele un giorno di
riposo, di pace e di santificazione, in ricordo perenne dellopera della Creazione.
Durante il giorno del
venerdì, nelle case degli ebrei, fervono i preparativi per il Sabato, signore e re
di tutti gli altri giorni. Viene adornata la casa, preparati i cibi, i vestiti della
festa e fatto quanto è necessario per ricevere il Sabato con lonore che gli è
dovuto. Lo Shabbàth ha inizio la sera del venerdì e viene accolto con la
preghiera nelle sinagoghe e nelle case. Mentre il padre di famiglia, con i figli maggiori,
partecipa alla preghiera della comunità, in casa, la madre di famiglia, con i figli più
piccoli, presiede alla liturgia domestica accendendo, prima del tramonto, le due candele
che rappresentano i due volti del Sabato. Una di esse è chiamata "ricorda"
e laltra "osserva" (per ricordare e osservare il precetto di
santificare il Sabato).
La madre di famiglia
accende le candele e, coprendosi gli occhi con le mani, dice: "Benedetto sii tu,
Signore Dio nostro, re delluniverso che ci hai santificati con i tuoi precetti e ci
hai comandato di accendere i lumi del Sabato".
Il padre di famiglia,
al ritorno dalla Sinagoga, davanti alla tavola imbandita, in mezzo ai suoi cari, alza il
calice col vino e recita unantica preghiera di benedizione a Dio per il frutto
della vite, per la santificazione di Israele mediante i precetti, per il
dono del Sabato, memoria della Creazione e delluscita dallEgitto. Segue la
benedizione sul pane.
"Il vino
rallegra il cuore delluomo" è scritto nei Salmi (104,15); per questo
motivo la santificazione sul vino (Kiddush) fu introdotta nelle case come simbolo
di gioia e di allegria nei Sabati e in tutte le festività.
Il Sabato è
consacrato allincontro con Dio, alla preghiera, allo studio della Toràh, alla festa
in famiglia, alle riunioni con i parenti ed alle visite agli ammalati. "Il Sabato è
un ricordo dei due mondi: questo mondo e il mondo futuro; esso è un esempio di entrambi i
mondi. Il Sabato infatti è gioia, santità e riposo; la gioia è parte di questo mondo,
la santità e il riposo sono del mondo futuro". (3)
"I Sabati
sono le nostre grandi cattedrali; e il nostro Santo dei Santi è un santuario che né
i Romani, né i Tedeschi sono riusciti a bruciare". (4)
Quando il giorno del
Sabato sta per terminare, esso viene salutato con grande nostalgia, quasi a volerlo
trattenere e a prolungarne la presenza. Il rito del saluto al Sabato esprime la speranza
nel suo prossimo ritorno.
La vita
dellebreo è come un pellegrinaggio che, di Sabato in Sabato, conduce verso il
Sabato eterno, riposo perfetto nel Dio dIsraele. "Lebraismo propugna una
visione della vita intesa come pellegrinaggio verso il settimo giorno;
laspirazione al Sabato durante tutti i giorni della settimana esprime
laspirazione al Sabato eterno durante tutti i giorni della nostra vita".
(5)
Capodanno: Rosh
ha-shanà
Il Capodanno
ebraico si celebra il 1° e 2° giorno del mese di Tishri (settembre - ottobre)
esso segna linizio di un tempo di penitenza e di riconciliazione con Dio che dura
dieci giorni, e termina con la solennità di Kippur. I due giorni del Capodanno
vengono considerati un sol giorno, detto anche: giorno del Ricordo, in quanto Dio,
in questo giorno, tiene presenti le azioni compiute dagli uomini durante lanno e, in
base al loro comportamento, ne fissa le sorti per lanno che sta per iniziare: giorno
del Giudizio, perché in questo giorno Dio, seduto sul trono della Giustizia, si
accinge a giudicare il mondo, opera delle sue mani, decretando le sorti degli uomini e
delle nazioni; Giorno del suono, perché in questo giorno è comandato di suonare
lo Shofar (corno di ariete), per richiamare gli uomini a meditare su quanto è
stato da loro compiuto durante lanno passato, affinché non abbiano a ripetersi
eventuali errori o azioni indegne. Il Capodanno ebraico si celebra, infine, per
commemorare la Creazione del mondo. Il suono dello Shofar ha diversi
significati: richiama alla memoria il sacrificio dIsacco e ricorda la discendenza
degli ebrei dagli antichi Patriarchi. Ricorda il suono dello Shofar che precedette
il dono della Legge e, infine, il suono del grande Shofar che proclamerà il
Giorno dellavvento del Messia.
- Giorno dellespiazione: Kippur
Il 10 di Tishri
ricorre la solennità di Kippur, destinato al digiuno, alla preghiera e al
sincero ritorno a Dio. Quale giorno di espiazione, esso è dedicato alla
riparazione delle colpe e alla riconciliazione con lEterno. Detto anche "Sabato
dei Sabati", il Kippur ha la stessa importanza del Sabato, ed in esso
è proibito anche il più piccolo lavoro.
In questo giorno
sacro, i templi di tutto il mondo rimangono aperti per lintera giornata, affinché
tutti possano partecipare alla preghiera comune. Si recitano cinque preghiere, al termine
delle quali si suona lo Shofar.
Festa delle Capanne (o dei
Tabernacoli): Sukkot
Il 15 del
mese di Tishri ricorre la festa delle Capanne (Sukkot) che si celebra
in memoria delle Capanne abitate dagli ebrei durante i 40 anni della loro permanenza nel
deserto, dopo luscita dallEgitto. Nel formulario di preghiere questa festa è
chiamata epoca della nostra gioia, in quanto la Toràh
raccomanda di celebrarla e di festeggiarla con allegria. Durante i sette giorni della
festa, è comandato di abitare nella Capanna (Sukkà), elemento fondamentale della
festa, costruita allaria aperta ad imitazione di quelle utilizzate dagli ebrei nel
deserto. Unaltra caratteristica di questa festa è il Lulav, composto da un
lungo ramo di palma, insieme ad alcuni rami di mirto e di salice, accompagnati da un ramo
di cedro. Il Lulav si tiene in mano durante le preghiere e il canto
dellAlleluia e degli Osanna.
Festa della Riconsacrazione del
Tempio: Channukkàh
La festa di Channukkàh
dura otto giorni e si celebra in dicembre. La parola Channukkàh
significa alla lettera "inaugurazione" e ricorda la riconsacrazione, ad opera
dei fratelli Maccabei, del Santuario di Gerusalemme, che era stato profanato con statue di
idoli. Durante la festa, si accende una lampada ad otto fiammelle, aumentandone una per
ognuna delle otto sere. Gli otto giorni della festa sono considerati semifestivi e in essi
è permesso qualsiasi lavoro.
Unantica
leggenda narra che allorché i fratelli Maccabei entrarono nel Tempio, la loro prima cura
fu quella di riaccendere la lampada perenne (Ner tamid), spenta durante la
profanazione. La leggenda vuole che nel sacro luogo essi trovassero una bottiglietta di
olio puro, ancora sigillato, con il sigillo del Sommo Sacerdote, che sarebbe bastato
appena per tenere acceso il lume soltanto fino allindomani. Per un vero miracolo,
però, lolio bastò per ben otto giorni, il tempo necessario a preparare una
provvista di nuovo olio per la lampada. E in ricordo di ciò che durante questa
festa, detta anche Festa delle luci, si accendono le otto luci.
Il Candelabro ha otto
bracci (più il nono usato per accendere le luci) e viene detto:Chanukkiyà.
Festa delle sorti: Purìm
Questa festa si
celebra in memoria della salvezza degli ebrei in Persia, per intercessione della regina
Ester. Accogliendo la preghiera di costei, il re Assuero revocò il decreto mediante il
quale si autorizzava luccisione in massa di tutto il popolo ebraico che risiedeva
nelle 127 province del regno, dallIndia allAbissinia, secondo quanto è
narrato nella Bibbia, nel Libro di Ester. Il giorno di Purim è destinato alla gioia e al
divertimento; viene letto pubblicamente il rotolo di Ester, detto Meghillà e si scambiano
doni fra amici e parenti. Inoltre, a Purim si inviano generose offerte ai poveri,
affinché anche questi possano partecipare alla gioia comune, trascorrendo lietamente la
festa e celebrare la giornata con un pasto festivo (Seudat Purim).
Pasqua: Pèsach
La Pasqua è
la prima e la principale festa ebraica. Essa ricorda il passaggio degli ebrei dallo stato
di schiavitù a quello di libertà e la formazione del popolo ebraico come nazione unita
ed indipendente, con usi, costumi e leggi proprie. La Pasqua commemora luscita degli
ebrei dallEgitto dopo 430 anni di dura schiavitù sotto il giogo faraonico. Il
ricordo di questa miracolosa "uscita" è divenuto il punto centrale della legge
e della vita degli ebrei, tanto che questo pensiero si trova un gran numero di volte
espresso in molti passi della Bibbia e nei libri di preghiere.
Il nome della festa: Pèsach,
deriva dal verbo pasoach, che significa "passare oltre", perché
lAngelo, inviato dallEterno per colpire i primogeniti egiziani,
"oltrepassò" le case abitate dagli ebrei, lasciandone in vita i primogeniti.
La festa viene anche
chiamata "festa delle azzime" perché per tutta la durata della festa è
vietato cibarsi di sostanze lievitate e si mangia pane azzimo, in ricordo del pane che gli
ebrei in fuga non ebbero il tempo di far lievitare (Cfr Lv 23,6). La Pasqua ebraica
dura otto giorni (sette in terra dIsraele). Le prime due sere, si fa una cena
chiamata Sèder (ordine), appunto perché il suo svolgimento segue un
determinato ordine, e si mangiano cibi simbolici che ricordano lamarezza della
schiavitù in Egitto e la dolcezza della libertà ritrovata. Durante il Sèder
si recita il testo della Haggadà (racconto), libro contenente in forma edificante
e leggendaria, commista a vari passi biblici, il racconto delluscita degli ebrei
dallEgitto. La notte di Pasqua, tutti, grandi e piccoli, celebrano la memoria di
quella notte splendida e terribile, in cui Dio stesso scese a liberare Israele. Di
generazione in generazione, partecipando al memoriale di Pèsach, ogni ebreo si
sente salvato e liberato da Dio, rinnovato spiritualmente, come se egli stesso fosse
uscito dallEgitto. Ai bambini che fanno domande, il padre di famiglia risponde
spiegando perché la notte di Pasqua è unica, diversa da tutte le altre notti. Si cantano
Salmi, Inni e il "grande Hallel" (Sal 136). Si bevono quattro coppe di vino
durante la lettura dell haggadà, ma - al racconto di ogni piaga che ha
colpito lEgitto - ogni partecipante versa in una ciotola una goccia di vino, che
verrà poi gettato. Essendo il vino segno di gioia, con questo gesto si vuol significare
che, anche nella gioia più grande, non bisogna gioire per la morte di nessuno, neppure
dei propri nemici.
Pentecoste: Shavuòt
Il termine Shavuòt,
alla lettera significa "settimane", appunto perché la festa cade sette
settimane dopo Pasqua. Questa festa si celebra in ricordo del dono dei dieci
comandamenti, ricevuti da Mosè sul Monte Sinai e da lui trasmessi ed insegnati al
popolo riunito ai piedi del monte. In ricordo di tale avvenimento, nel formulario ebraico
di preghiere, la Festa viene definita "dono della Toràh". La Toràh
fu donata ad Israele dopo la sua liberazione dalla schiavitù perché soltanto un popolo
libero può osservare la legge e gioirne. E anche festa della mietitura e delle
primizie perché in questo giorno aveva termine in Israele il periodo della mietitura e
venivano offerte al Santuario le primizie dei frutti e alcuni pani, confezionati con il
nuovo frumento. Durante questa festa i Templi sono ornati di fiori, in omaggio ad una
tradizione che insegna che nel giorno in cui Dio promulgò i Dieci Comandamenti, un grande
profumo pervase il mondo intero.
Note:
(1) : Dal
Discorso di Giovanni Paolo II ai partecipanti allincontro di studio su "Radici
dellantigiudaismo in ambiente cristiano" - 31 ott. 97.
(2) : A.J.Heshel: Il Sabato - Ed. Rusconi
(3) : Al Nakawa: Menorath ha-Maor, ed. Enelow
(4) : A.J.Heshel: Il Sabato - Ed. Rusconi
(5) : A.J.Heshel: Il Sabato - Ed. Rusconi
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