...da La Stampa - 23 marzo 2000


Il Papa in Israele
"Ricordare l'Olocausto per combattere il male"

 

...da La Repubblica -  23 marzo 2000

 

Il pontefice a Gerusalemme nel mausoleo del genocidio
"La chiesa cattolica è profondamente addolorata"
Il Papa: "Nessuno dimentichi la tragedia dell'Olocausto"
Barak: "Questo viaggio guarisce le ferite del passato"

 

... da Il Corriere della Sera - 23 marzo 2000


In mattinata l'incontro con il Presidente Israeliano Weizman

Il Papa: "Costruiamo un futuro senza sentimenti antiebraici"




Il Papa in Israele

"Ricordare l'Olocausto per combattere il male"

Yad Vashem, museo dell'Olocausto: luogo di silenzio nel quale ricordare, dice il Papa. Nessuno può dimenticare la Shoah, bisogna invece ricordare, "per assicurare che mai più il male prevarrà", come avvenne per milioni di vittime innocenti del nazismo, che arrivò a disprezzare l'uomo, disprezzando Dio. Ma solo "vincendo il male col bene, secondo il patrimonio della rivelazione divina, si potrà creare quel mondo di pace e di giustizia" nel quale non ci siano più sentimenti antiebraici o anticristiani. Israele aspettava il discorso del Papa a Yad Vashem più di ogni altro: aspettava un pensiero forte sulla Shoah, la condanna dell' antisemitismo e un'ammissione di responsabilità della Chiesa cattolica, magari un nuovo mea culpa. Giovanni Paolo II non ha fatto mea culpa, ma le sue parole sulla Shoah e l'antisemitismo sono state forti, così come è comunque stato importante, per gli ebrei più ancora che per gli israeliani, la presenza del Papa vicino alla fiamma e alle pietre che ricordano lo sterminio. "In questo luogo della memoria - ha dunque detto il Papa - la mente, il cuore e l'anima provano un estremo bisogno di silenzio. Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di dare un senso ai ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah". "Sono venuto a Yad Vashem - ha detto ancora il Papa, dopo aver ricordato che anche suoi amici ebrei furono deportati - per rendere omaggio ai milioni di Ebrei che, privati di tutto, in particolare della loro dignità umana, furono uccisi nell'Olocausto. Più di mezzo secolo è passato, ma i ricordi permangono. Qui, come ad Auschwitz e in molti altri luoghi in Europa, siamo sopraffatti dall'eco dei lamenti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e bambini gridano a noi dagli abissi dell'orrore che hanno conosciuto. Come possiamo non prestare attenzione al loro grido? Nessuno può dimenticare o ignorare quanto accadde. Nessuno può sminuirne la sua dimensione". "Noi vogliamo ricordare. Vogliamo ricordare per uno scopo, ossia per assicurare che mai più il male prevarrà, come avvenne per milioni di vittime innocenti del nazismo. Come poté l'uomo provare un tale disprezzo per l'uomo? Perché era arrivato al punto di disprezzare Dio. Solo un'ideologia senza Dio poteva programmare e portare a termine lo sterminio di un intero popolo. "L'onore reso ai 'gentili giusti dallo Stato di Israele a Yad Vashem, per aver agito eroicamente per salvare Ebrei, a volte fino all'offerta della propria vita, è una dimostrazione che neppure nell'ora più buia tutte le luci si sono spente". "Ebrei e Cristiani condividono un immenso patrimonio spirituale, che deriva dall' autorivelazione di Dio. I nostri insegnamenti religiosi e le nostre esperienze spirituali esigono da noi che sconfiggiamo il male con il bene. Noi ricordiamo, ma senza alcun desiderio di vendetta né come un incentivo all'odio. Per noi ricordare significa pregare per la pace e la giustizia e impegnarci per la loro causa. Solo un mondo in pace, con giustizia per tutti, potrà evitare il ripetersi degli errori e dei terribili crimini del passato". E, in quanto Papa, egli ha concluso assicurando "il popolo ebraico che la Chiesa cattolica, motivata dalla legge evangelica della verità e dell'amore e non da considerazioni politiche, è profondamente rattristata per l'odio, gli atti di persecuzione e le manifestazioni di antisemitismo dirette contro gli ebrei da cristiani in ogni tempo e in ogni luogo. La Chiesa rifiuta ogni forma di razzismo come una negazione dell'immagine del Creatore intrinseca ad ogni essere umano. In questo luogo di solenne memoria, prego ferventemente che il nostro dolore per la tragedia sofferta dal popolo ebraico nel XX secolo conduca a un nuovo rapporto fra cristiani ed ebrei. Costruiamo un futuro nuovo nel quale non vi siano più sentimenti antiebraici fra i Cristiani o sentimenti anticristiani fra gli Ebrei, ma piuttosto il reciproco rispetto".


 

In mattinata l'incontro con il Presidente Israeliano Weizman

Il Papa: "Costruiamo un futuro senza sentimenti antiebraici"

Dura condanna dell'antisemitismo nel discorso pronunciato a Gerusalemme dal Papa dopo la visita al museo dell'Olocausto. La replica di Barak: le parole del Pontefice "sono un gesto che guarisce il passato". Giovanni Paolo II aveva cominciato la sua terza giornata in Terrasanta con una messa nella chiesa della Dormizione, nella sala, dove, secondo la tradizione, si sarebbe svolta l'Ultima cena di Gesù


Gerusalemme (Israele) - Una dura condanna dell'antisemitismo. È quella lanciata oggi da Giovanni Paolo II nel corso della visita avvenuta oggi a Gerusalemme dallo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto.
"Come vescovo di Roma e successore dell'apostolo Pietro, assicuro il popolo ebraico che la Chiesa cattolica è profondamente rattristata per l'odio, gli atti di persecuzione e le manifestazioni di antisemitismo dirette contro gli ebrei da parte dei cristiani in ogni tempo e in ogni luogo" ha detto il Papa in un breve discorso pronunciato al termine della visita.
"In questo luogo di solenne memoria - ha proseguito il Pontefice - prego ferventemente che il nostro dolore per la tragedia sofferta dal popolo ebraico nel ventesimo secolo conduca a un nuovo rapporto fra cristiani ed ebrei. Costruiamo un futuro nuovo nel quale non vi siano più sentimenti antiebraici fra i cristiani o sentimenti anticristiani fra gli ebrei, ma piuttosto il reciproco rispetto".
Le parole di Giovanni Paolo II sono state ascoltate tra gli altri dal premier israeliano Ehud Barak, che ha commentato: "un gesto che guarisce il passato".
In precedenza Giovanni Paolo II aveva celebrato una messa nella chiesa della Dormizione, nella sala dove, secondo la tradizione, si sarebbe svolta l'Ultima cena di Gesù. Quindi, il Papa era andato nella sede del rabbinato di Gerusalemme, nel Palazzo di Salomone, dove era stato ricevuto dai due rabbini-capo israeliani: Meir Israel Lau (ashkenazita, di rito occidentale) ed Eliahu Bakshi-Doron (sefardita, di rito orientale). Giovanni Paolo II ha incontrato anche il presidente israeliano Ezer Weizman.


Il pontefice a Gerusalemme nel mausoleo del genocidio
"La chiesa cattolica è profondamente addolorata"


Il Papa: "Nessuno dimentichi la tragedia dell'Olocausto"
Barak: "Questo viaggio guarisce le ferite del passato"

GERUSALEMME - "Nessuno dimentichi l'Olocausto", dice Giovanni Paolo II, in visita al mausoleo dell'orrore, il mausoleo del genocidio a Gerusalemme. Rispondendo all'intervento del premier israeliano, Barak ("Israele è una nazione che ricorda, non possiamo dimenticare la Shoah, ma il viaggio del Papa guarisce le ferite del passato") il pontefice, tra la commozione generale, e dopo essersi inginocchiato davanti alla fiamma che ricorda i sei milioni di ebrei sterminati durante la seconda guerra mondiale.

Non fa mea culpa, Giovanni Paolo II, come sperava Israele, ma usa parole dure, parole forti, di condanna dell'Olocausto e dell'antisemitismo, sottolineando che la Chiesa "rifiuta ogni forma di razzismo".

"Sono venuto qui - dice il Papa - a Yad Vashem, per rendere omaggio ai milioni di ebrei che, privati di tutto, in particolare della loro dignità umana, furono uccisi nell'Olocausto. Più di mezzo secolo è passato, ma i ricordi permangono. Qui, come ad Auschwitz e in molti altri luoghi in Europa, siamo sopraffatti dall'eco dei lamenti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e bambini gridano a noi dagli abissi dell'orrore che hanno conosciuto. Come possiamo non prestare attenzione al loro grido? Nessuno può dimenticare o ignorare quanto accadde. Nessuno può sminuirne la sua dimensione. Noi vogliamo ricordare!"

"Vogliamo però ricordare - riprende - per uno scopo, ossia per assicurare che mai più il male prevarrà, come avvenne per milioni di vittime innocenti del nazismo. Come poté l'uomo provare un tale disprezzo per l'uomo? Perché era arrivato al punto di disprezzare Dio. Solo un'ideologia senza Dio poteva programmare e portare a termine lo sterminio di un intero popolo".

"La Chiesa cattolica è profondamente addolorata dall'odio, dagli atti di persecuzione e dagli atti di antisemitismo diretti contro gli ebrei dai cristiani in ogni luogo e tempo. In questo luogo della memoria - aveva detto all'inizio del discorso - la mente, il cuore e l'anima provano un estremo bisogno di silenzio.

Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di dare un senso ai ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah. Io stesso ho ricordi personali di tutto ciò che avvenne quando i nazisti occuparono la Polonia durante la guerra. Ricordo i miei amici e vicini morti".

Prima della visita al mausoleo dell'Olocausto, Giovanni Paolo II, stamattina, ha celebrato messa nella sala del Cenacolo che forse tornerà ai cristiani, poi ha avuto un incontro con i due rabbini-capo d'Israele e con il presidente Weizman.

L'incontro con i due rabbini, carico di significati, ma criticato da una parte della comunità israeliana, è stato breve, dieci minuti, e intenso. I rabbini hanno regalato al pontefice una copia del Vecchio Testamento. "Rimangono tra noi differenze teologiche e ideologiche - ha detto Bakshi-Doron al Papa - ma ci troviamo di fronte ad una sfida comune: quella della globalizzazione e della tecnologizzazione".

Sempre stamattina, nella sala del Cenacolo, il luogo dove si svolse l'Ultima Cena, Giovanni Paolo II è apparso stanco ed emozionato. Ha celebrato la messa con 12 vescovi, rappresentanti dei 6 riti cattolici orientali. "È con profonda emozione che ascoltiamo ancora una volta le parole pronunciate qui, nella Sala Superiore, duemila anni fa. Da allora, sono state ripetute, generazione dopo generazione, da quanti condividono il sacerdozio di Cristo mediante il sacramento dell'Ordine", ha detto. Il Cenacolo è stato requisito nel '67 dagli israeliani ad una famiglia araba: fino al 1550, prima di essere trasformato in moschea dagli ottomani, era però di proprietà dei Francescani della Custodia di Terra Santa. Ora potrebbe ritornare di proprietà cattolica ed essere trasformato in un santuario.

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