John Ashbery

Niki de Saint-Phalle (1962)


Per il solo ricorso ad una particolare forma di sterminio, Niki fa sua tutta la vulnerabilità dell’arte. L’opera d’arte, come l’animale, ha bisogno di essere ferita per ferire a sua volta. Ogni nuova tela di Niki de Saint-Phalle riveste così la solennità del martirio. L’innovazione che consisteva nell’utilizzare un fucile, ha fatto passare in secondo piano il fatto che si trattasse, prima di tutto, di un rituale. Quel che viene in mente quando si pensa al martirio, non è tanto la crudeltà e la sofferenza ma piuttosto il senso di una metamorfosi in corso. Incrostando i suoi grani di piombo nella pittura, Niki autorizza questa a mostrare il suo vero volto, a soddisfare le sue potenzialità e i suoi desideri.

L’attitudine di Niki de Saint-Phalle a deificare è più che mai evidente nelle sue cattedrali che sembrano essere il risultato di una collaborazione con Lautréamont, Huysmans e Cellini; Sade, Giotto, Jarry e César Frank.

Le messe bianche, come le messe nere, diventano delle messe dorate. Tutti i materiali sono salvati, - una statuetta religiosa e un topo impagliato sono rivestiti di uno strato d’oro e sono destinati allo stesso firmamento.

     Saint-Phalle. "Autel O.A.S."  (1962)

Un austerità tutta gotica si trova qui riconciliata con il vitello d’oro. A similitudine di colui che riconcilia i suoi gusti contradittori, queste cattedrali scandalose ospitano in una prossimità angusta il cielo e l’inferno. Vi sono delle ali di vampiri simboli d’amore e di morte; tutto diventa sacro nell’attimo che il suo sguardo lo bacia. Tutto si trasforma in oro, nell’attimo che la sua mano lo sfiora. L’oro è per eccellenza, il materiale che si addice al Re del Sacro. Domina i suoi pensieri. Così, le nuove opere sono religiose e forse sono la spiegazione della nuova libertà di composizione e d’improvvisazione che le caratterizza. Poichè la sua utilizzazione dello spazio richiama essenzialmente l’arte religiosa - le cattedrali, Mantegna, il Martirio di San Matteo del Caravaggio, l’Eliodoro cacciato dal tempio di Delacroix.

Se così è, la teologia è, con il pittore, la chiave di uno spazio in espansione, il pieno significato dell’alto e del basso, il valore del momento perduto e i numerosi angeli che l’hanno potuto far stare su una capocchia di spillo. Come recuperare ed avvalorare alcuni centimetri quadrati d’oscurità?. Le cattedrali di Niki offrono queste innumerevoli potenzialità spaziali. Niki de Saint-Phalle ci costringe ad apprezzare l’importanza delle distanze e delle altezze, del movimento e del riposo, della luce e delle tenebre; la maniera in cui tutti questi elementi coesistono per il nostro piacere e il nostro sapere, e quanto questi, piacere e sapere, siano una cosa sola.

 

Pubblicato in NIKI DE SAINT-PHALLE, catalogo esposizione al Centre G. Pompidou, M.N.A.M. di Parigi - luglio 1980, tradotto dal francese.


Niki de SAINT-PHALLE

John Ashbery: Niki de Saint-Phalle (1962) (français)

John Ashbery: Niki de Saint-Phalle (1962) (english)

Niki De Saint-PhalleLa Hon

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