Niki De Saint-Phalle

La Hon


Nel 1966, Pontus Hulten, direttore del Moderna Museet di Stoccolma, invita Jean Tinguely, Claes Oldenburg, Martial Raysse, Per Olof Ultvedt e me a realizzare, in collaborazione, delle sculture nella grande sala del museo. Oldenburg e Raysse declinano l’invito all’ultimo momento, Jean non appare troppo entusiasta, ma io sono decisa ad andare, e così partiamo. Durante i primi tre giorni facciamo lunghe discussioni, prove, ma tutto a vuoto, finchè ad un certo punto Pontus suggerisce di costruire un enorme Nana, simile alle mie sculture. Ultvedt non è d’accordo e preferirebbe realizzare una forma maschile per distinguerla dalle mie opere. Votiamo e la Nana vince. Iniziamo a lavorare entusiasticamente all’enorme scultura. Jean assume la direzione del team tecnico di volontari trovati da Pontus. Uno di loro è un giovane artista svizzero, Rico Weber, cuoco allo snack bar del Moderna Museet, rimasto poi per lunghi e fruttuosi anni nostro collaboratore e amico. Abbiamo a disposizione sei settimane per creare e completare l’enorme gigantessa. Un compito certamente non facile.

Preparo il modellino in scala ridotta e lo dipingo. Jean le inserisce un planetario nel seno sinistro, un milk bar e una macchina per distruggere le bottiglie in quello destro. La HON (così decidemmo di chiamarla, significa Lei in svedese) giace sul dorso con le gambe piegate, per entrare si deve passare attraverso il sesso, e all’interno il visitatore puo trovare svaghi di vario genere. In una gamba una galleria di falsi Paul Klee, Matisse ecc., tutti eseguiti per l’occasione dal critico d’arte svedese Ulf Linde. In una delle ginocchia Jean colloca la panchina degli innamorati, un vecchio divano di velluto piuttosto comodo, trovato al mercato delle pulci sotto il cui sedile colloca alcuni microfoni per registrare le conversazioni e trasmetterle in altre parti della scultura. Realizza anche una radio-scultura molto divertente. Pontus vuole proiettare nel braccio sinistro il primo film di Greta Garbo, della durata di quindici minuti; i posti a sedere sono dodici, dentro la testa Per Olof Ultvedt costruisce un cervello in legno animato da motori.

La Nana è sdraiata e incinta e, per una serie di scale e gradini, si può giungere alla terrazza sopra il pancione da dove si gode una vista panoramica dei visitatori pronti ad entrare e delle gambe vistosamente dipinte. Nulla di pornografico, la HON è dipinta come un uovo di Pasqua, con quegli stessi colori squillanti che ho sempre usato e amato. E’ come una grande dea della fertilità comodamente adagiata nella sua immensità, pronta ad accogliere generosamente migliaia di visitatori che assorbe, divora e ripartorisce. Giunge quasi al soffitto e occupa gran parte dell’enorme sala.

    

Niki de Saint-Phalle. la "Hon" (1966) Wer ist das Monster ... Du oder ich?

 

Crearla è un’incredibile esperienza. Siamo tutti assolutamente galvanizzati, pressochè morti di lavoro, almeno diciotto ore al giorno. Pontus Hulten decide di tenere rigorosamente segreto l’intero progetto, temendo il veto delle autorità.

Costruiamo pertanto un enorme schermo, al riparo del quale lavoriamo senza mostrare quanto stiamo facendo.

Hulten, uomo di straordinario coraggio, rischia il posto di direttore del museo, non soltanto autorizzando la realizzazione di un progetto tanto pazzesco e controverso, ma anche partecipandovi. Ricordo di aver riso molte volte con lui dicendogli di approfittare delle sue ultime ore al Museo, prima che il Ministro della cultura, indignato, gli imponga di rassegnare le dimissioni. Pontus è deciso a prendere il rischio, come sempre del resto quando crede davvero in qualcosa.

Jean crea, all’ingresso del seno della HON, una grande, misteriosa scultura nera.

Lo shock e la sorpresa prodotti dalla HON sono enormi, ma nessuno osa protestare; bisogna ricordare che si era in Svezia, dove regnava una libertà sessuale sconosciuta altrove.

Quella gioiosa, enorme creatura per molte persone è il sogno del ritorno alla grande Dea Madre. Intere famiglie vengono a vederla con i loro bambini. Uno psichiatra di Stoccolma scrive sui giornali che i sogni della gente saranno cambiati dalla HON, cui viene attribuito l’aumento del tasso di natalità registrato proprio in quell’anno.

La HON ha vita breve, solo tre mesi, poi viene distrutta. I maligni la definiscono la più grande puttana del mondo, avendo accolto centomila visitatori in tre mesi.

Ai miei occhi non è così, al contrario essa è l’incarnazione dell’antico culto della Dea Madre, ha qualcosa di magico. Fa sentire felici e chiunque, al vederla, sorride.

 

Pubblicato in: TINGUELY - UNA MAGIA PIU’ FORTE DELLA MORTE, di P.Hulten.


Niki de SAINT-PHALLE

John Ashbery: Niki de Saint-Phalle (1962) (italiano)

John Ashbery: Niki de Saint-Phalle (1962) (français)

John Ashbery: Niki de Saint-Phalle (1962) (english)

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