PICCOLO IO

Quand’ero piccolo io c’erano ancora il quartetto Cetra e il Carosello. Ma entrambi stavano lì lì per lasciare il posto alla new economy. Quand’ero piccolo io c’era il terrorismo rosso e quello di Stato, anche quelli però erano agli sgoccioli. Il primo terrorizzava tanto certi politici, il secondo mio padre e pure quelli di tutti i mie compagni di scuola. Poi un giorno hanno fatto fuori un tale di nome Aldo, uno proprio buono buono, e lì tutti si sono indignati, pure il Papa; allora il terrorismo rosso è finito e anche quello di Stato. Quand’ero piccolo io alla tv c’erano solo due canali: il primo e il secondo, ma pure questo binomio, a quanto pare, stava quasi quasi per finire, infatti di lì a poco è arrivato il terzo canale e allora hanno inventato il telecomando. Quand’ero piccolo io c’era una guerra mondiale che non si combatteva cogli eserciti, ma con le spie, questa guerra durava sempre e tutti la chiamavano fredda. Poi è arrivato un tizio con una macchia rossa in testa e un altro che faceva il caw boy in certi film e hanno deciso di fare la pace, così da noi sono arrivati certi a vendere binocoli e macchine fotografiche a soffietto. Sempre quand’ero piccolo io c’erano i misteri, e i misteri ci avevano dei nomi strani: dc 9, italicus, oppure si chiamavano come le piazze, le strade o le città …ancora oggi ci sono i misteri, però non se ne parla più poi così tanto, anzi non se ne parla proprio più. Insomma eccomi qua, un non so ché, sviluppatosi tra il vecchio e il nuovo proprio a cavallo dei cambiamenti che fanno epoca. Uno di quelli che quando era adolescente era fascista; s’è fatto il nome giusto prima di diventare comunista. Ecco: un bastian contrario a forza insomma, e mentre scrivo magari finisce che mi convinco di essere nuovamente fascista. Non faccio che seguirmi incessantemente e non riesco proprio a seminarmi. Sono uno di quelli che s’è interessato a tutto tranne che a sé, uno che ti sa affrontare qualsiasi discorso, ma che non gli frega di portarne a termine alcuno.   Ho studiato, senza grande sforzo, ho appeso al muro una laurea, con cornice di legno, ho fatto pratica legale, litigando pure col postino. Mi sono pure fatto esaminare da una commissione di esimi giuristi per abilitarmi alla professione, ma sento profondamente di non appartenermi.

E’ come se continuassi ad assistere ad una grottesca rappresentazione in un teatro di provincia mentre fuori, tra la nebbia, piove senza rumore.

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