Ritorno

Bisognerebbe riuscire a trarre da tutte le esperienze una regola. Il guaio è che questa sarebbe drammaticamente inutile poichè applicabile solo a quelle esperienze che l'hanno originata e solo a quelle visto che tutte le successive, pur simili, mai saranno le stesse. Credo che Calvino avesse proprio ragione quando diceva che la felicità è la corrispondenza tra le cose che si pensano e le cose che si fanno. Spesso mi capita di fare cose che non avrei mai pensato nella speranza di essermi sbagliato, ma poi concludo sempre che forse avrei fatto bene a meno di farle. Questa volta ho affrontato un improbabile viaggio di piacere attratto dalla curiosità di conoscere la fine della storia. Ho capito che vivo leggendomi, come fossi un libro già scritto, da un altro. Ho conosciuto delle persone semplici, di una semplicità mozzafiato, e per questo bellissime, con un sorriso leggero e vivace. Ho riconosciuto in queste persone l'imperfezione qualificata del giusto vivere, l'equilibrio tra la percezione di sé e la consapevolezza dell'occupare uno spazio - tempo determinato. Piero è silenzioso, pensa prima di rispondere od interloquire. Lara è maldestra e sorridente, barbara è stralunata e presente, lievemente presente. infine fabio, concreto e sicuro del suo ruolo. Tutti siedono in un bar della sterminata pianura, ricca e olezzosa, senza troppi grilli in testa, siedono e discorrono delle loro facce ritratte su piccole foto tessere aggrappate ai documenti della burocrazia del quotidiano. Guidare per la pianura padana, con in testa un pensiero che si fa presto musica e con negli occhi una luce che non abbaglia. ridigito più volte la parola "ridigito", almeno due per chi legge, ma molte di più per me che l'ho scritta. Cremona. Una torre alta 112 metri mi ha accolto sul suo cappello a punta mostrandomi l'abbaglio di una notte sconfinata e luccicante. Oltre questa città il silenzio. Lo sconquassato silenzio di una campagna gravida di concime e di sonno altrui, contadino. Cerco qualcosa di familiare da definire punto fermo, mi volto e guardo a 360 fischiettando un motivo che quella stessa pietra eretta mi ha suggerito. Il medioevo è la patria della modernità, e questa come tutti i transfughi tende ad esso, brama il ritorno. Ogni civiltà tende al ritorno e il futuro non è che un'offerta di anime, propiziatoria di questo ritorno. intanto scruto il mondo dal mio punto di effimero privilegio soprelevato, scruto il mondo e ne sento le voci come battiti sciamanti salire arrampicandosi su per l'aria che lo coinvolge. Tutta la piazza parla, seduta ai tavoli dell'attesa ordinata. "Ecco i vostri caffè, signori, sono dodicimila", intanto io quassù già ascolto i commenti di quelli che verranno. Anche piero, lara e compagnia fondono le loro voci al suono unico del mondo ed io non posso che ascoltare. Zitto, perchè indissolubilmente sciolto nel magma gelido dell'incerto ritorno.

 

menù