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Sole Nuovo

Da quando c'è stato il push pubblicitar-socialista ed il governo legittimo è  stato   esiliato a Porto Marghera in una fabbrica di scatolette per pillole antidepressive, nessuno porta più la riga a destra ed è bandito qualsiasi tipo di riporto. Tutti c’interroghiamo sul futuro del mondo: nei bar, in banca, al mercato, per  le vie i vicoli e le strade dell'ovest, sui monti e nei pertugi più reconditi della terra, milioni di uomini pensano e lo fanno contemporaneamente, senza  preoccuparsi di rispettare l'ordine di alcuna fila. Chi vincerà il maxipremio della maxiraccolta degli altrettanto maxi bollini governativi? I disillusi sostengono che sia già tutto deciso; “ A tavolino!” dicono. Le schiere degli ingenui sperano di accaparrarsi almeno un premio di consolazione; i furbi, poi, si sono messi a stampare bollini falsi e fanno "l'America" al mercato nero. Infine, ci sono i comunisti, detti così perché non sono d’accordo, ma in realtà non saprebbero distinguere tra il "Capitale" e una partita I.V.A. I cosiddetti comunisti affermano che i premi dovrebbero essere venduti al mercato   interstellare  e  che  poi  il ricavato dovrebbe essere ridistribuito fra i deboli, gli oppressi, i  diseredati ed i bistrattati dalla vita, che poi sono loro. Essere  comunista non  è un grande affare. C'è, infatti, presso il ministero delle bombolette spray, una lista su cui, su segnalazione dei gerenti degli IPERSUPERMEGAGRANmercati, vengono trascritti i nomi dei sospetti. Il campanello d'allarme è la mancata adesione per almeno due volte ad un 3x2 obbligatorio. Un tre per due obbligatorio è una specie di offerta convenienza, alla quale ogni consumator cittadino deve gioiosamente  partecipare comprando più di quanto gli occorra, spendendo più del necessario, ma credendo o fingendo di farlo, di star compiendo un grosso business. I tre per due obbligatori si tengono due volte al mese, nei centri competenti per territorio, dove tutti i cittadini devono registrarsi ricevendo un tesserino magnetico, che dà loro un identità  commerciale;  una  sorta   di codice a barre, da portare sempre al collo. Col sistema delle registrazioni i direttori dei centri commerciali di mandamento, che sono anche sottosegretari del ministero per lo zapping pubblico e di quello dell'anatocismo, hanno il pieno controllo della popolazione assegnata loro e possono agevolmente scovare potenziali oppositori semplicemente analizzandone gli acquisti e delineando di ogni consumatore un quadro psicologico-commerciale, dal quale neanche il più astuto dei dissimulatori sarebbe in grado di sottrarsi. Lo slogan ufficiale del governo è: “Unico Mercato in Libero Stato", ed i cittadini sono prima di tutto clienti…in quanto tali hanno sempre ragione.

La Lettera scomparsa.

Tempo fa il C.U.S.P., Commissario Urbano per la Salute Pubblica, mi ha prescritto una serie di programmi televisivi da "prendere" ogni giorno dopo i pasti. La tele-terapia è una manna per il mal di schiena, così almeno dicono sempre in tv. Dovrei fare un'ora di emittenti nazionali e tre delle private, io non ne capisco la differenza, ma, detto tra noi, è proprio una “palla” sorbirsi il programma sull'educazione al consumo necessario, condotto da Wilma Borkovitz. Già granconsulente del ministero per la Cultura Nuova, la Wilma, è stata anni fa coinvolta in un pink gate per via di una mormorata storia d'amore con la figlia dell'amante di suo marito: Perduta, una sedicenne somala scampata ai massacri del settimo conflitto macro etnico e poi adottata da una coppia di ballerini gay di Poggibonsi. La storia con Perduta è costata cara alla Borkovitz, prontamente allontanata dagli ambienti ministeriali e spedita come corrispondente di pace ad Honolulu, dove non succede mai nulla da quando hanno eletto sindaco Magnum P.I

L'esilio oceanico è terminato grazie all'interessamento di un lontano parente della Wilma, un certo trafficante d'armi, legato ai servizi segreti da torbidi intrecci commerciali

Comunque abbia fatto, ora la Borkovitz è di nuovo alla ribalta della tivù di stato e spadroneggia sul canale unico ¼cosena con il suo accento del nord ed i suoi seni in cartongesso, passando una gran parte della programmazione pomeridiana a parlare di olive all’ascolana, conservanti sintetici, creme depilatorie per cantautori e bistecche in simil carne prodotte negli stabilimenti orbitanti di Nexus. Un vero strazio. Per non parlare poi la sera del dovermi subire quel famoso attore di teatro, che, vestito da banana, tenta di televendere una crema abbronzante per barboncini e dopo, storpiando vecchi temi popolari, presenta gli ospiti del suo programma: "2000 anni di grissini", sponsorizzato da un nota marca di tonno in scatola. No, questa terapia non è adatta a me.

Dovevo trovare un altro sistema per liberarmi dal male ai reni…. Così mi sono deciso, ho scritto a Ludovico Ludovici, un vecchio medico di provincia, amico di famiglia, partito il giorno stesso del push e stabilitosi poi a vendere materassi in Lettonia. Il contatto epistolare è l'unico modo per comunicare con Ludo, che si rifiuta, ostinato com'è, d’acquistare un terminale, perché, come dice spesso;” Quel coso ci lobotomizzerà tutti!!”

Qui da noi il “coso” è obbligatorio; come i 3x2. Non foss’altro per via di quella nuova legge, che introduce il voto informatico…a sentire i ministri proponenti, dovrebbe rendere il popolo finalmente Sovrano. Io ho un vecchio pentatium, ereditato da mio padre; lo usava per la grafica; probabilmente sta per esalare l'ultimo bit, visto che da tempo dà segni di cedimento come l’accendersi a qualsiasi ora cominciando ad emettere strani suoni, simili a sordi guaiti… penso sia convinto di essere diventato un pitbull. Il fenomeno è molto diffuso, infatti, proprio nella mia zona, nel sublivello periferico nord, non di rado accade che qualche personal si  suicidi autoresettando la propria memoria ram. Da principio si pensava che fossero semplici collassi hardware, dovuti a difetti di fabbricazione, poi alcuni dissero che responsabile era una microscopica alga, ghiotta di silicio, presente nelle pozze di fanghiglia lunare della stazione estrattiva orbitante, giunta nel cuore del mondo attaccata ai vettori delle navette containers, che riforniscono, senza sosta, l'immenso motore positonico, unica propulsione rimasta al pianeta nel cosmo da quando il sole si è spento definitivamente. A scogliere l’arcano ci ha pensato una commissione parlamentare, presieduta dall'On.Mantova, che ha spiegato pragmaticamente come quello del tilt dei personal sia un fenomeno inspiegabile. "Bella spiegazione!"

Il "coso" emette l’ennesimo latrato mentre ricerco la risposta di Ludovico nel mio  terminale. Ho scansito la sua lettera per non rischiarne l'oblio domestico, disordinato come sono, ma non c'è verso, ho setacciato invano le varie directory. E' il caso di cercare l'originale. Sarebbe più semplice ritrovare un microcip a Taiwan. Il mio nuovo alloggio, pochi metri cubi in un cilindro di fibrocellosi, materia di cui è composta la gran parte delle strutture portanti della città sotterranea, è troppo piccolo per contenere tutte le cose che ho portato con me dopo il grande sfollamento forzoso che ha segnato la fine della nostra vita di superficie. Non posso liberarmi degli oggetti, dei segni esistenziali che documentano il passaggio in questo strano mondo, e preferisco vivere nel caos, pensando che ciò rappresenti l'ordine supremo. Così, scartoffie d'ogni genere, statuette impensabili di mostri dell’inconscio, vecchie olo-tele di gioventù dal sapore ingenuamente profetico, e giochi di società ormai banditi, formano sul pavimento uno strato compatto di parecchi centimetri, che un archeologo potrebbe chiamare conglomerato e dal quale ho davvero poche probabilità   di ripescare la lettera che cerco. Sono seduto su di un pezzo di cornicione in pietra calcarea, sottratto quando ero bambino dal giardino di quello che restava di   una  antica  villa in collina, che mio padre diceva risalisse al ventesimo secolo; il mio sguardo scandaglia le forme, lambendone i contorni, alla ricerca di quel rettangolo di carta, che contiene la cura consigliatami. Nella lettera Ludo mi dice di star bene e che non s’è affatto pentito della scelta, anche se un po’ sente la mancanza dei suoi pazienti che, pure dopo il suo pensionamento, non hanno mai smesso di consultarlo: "Un medico non va mai in pensione".

Lui non vive sotto terra come noi, la città lettone dove s'è dato al commercio dei materassi è coperta da una vecchia, ma ancora efficiente, cupola in plexomorfite che regge bene alle sollecitazioni dovute alla perenne bufera di neve che investe l'intero  globo   dal  giorno  della  catastrofe…

Quel dannato primo gennaio 3666 l'alba non venne; noi tutti l'aspettammo invano. Quel ricordo è l'ultimo nitido, poi tutto è offuscato dalla nebbia dell'incredulità. Ci sembrava uno scherzo; passammo giorni attoniti a fissare il nero attorno, il buio era globale, e nel   buio la morte si confondeva al sonno e nel sonno l'incubo.

Un tale shock, comunque, non bastò a spazzar via l'umanità, così come non era bastato lo sbarco degli alieni mille anni prima, quando i popoli del pianeta di cristallo avevano fatto visita alla stirpe di Caino. Gli uomini, come tanti piccoli scarafaggi, tenacemente attaccati alla vita, che da millenni si tramandano di corpo in corpo, avevano scavato, costruito barriere, soli artificiali, avevano estratto tutto quanto potessero dall'universo esplorabile: dalla luna, che si trascinavano dietro senza neanche vederla e che non piangeva più raggi non suoi. Da Orione, Pegasus, Nefertite e dalle costellazioni più lontane, arrivano giornalmente sulla terra milioni di tonnellate di preziosissimo minerale. Senza questa preziosa materia prima, né i due soli artificiali che forniscono quanto basta ad assicurare il ciclo dell’acqua, né l'immenso motore positonico, grazie alla cui propulsione inseguiamo la speranza di un sole nuovo, né tutto il sistema di comunicazioni robotizzato, che consente gli spostamenti di superficie, potrebbero mai funzionare.

La Visita

Sono ancora intento nelle ricerche quando Sonia mi avvisa della visita. Che vorranno? Ringrazio distrattamente Sonia. Sonia è la mia unica compagnia; alba, tramonto, cuoca, madre, complice, segretaria e portinaia.

S.O.N.I.A. ovvero: Sistema Organizzativo Nucleo Individuale Abitativo. E' un groviglio di fibre ottiche e schiuma spazio-tempo immerse in liquido amniotico. Da quest'ammasso dipendono tutte le operazioni funzionali del nucleo abitativo, compresa l'impercettibile rotazione del cilindro sotterraneo, che riproduce il passare del tempo di superficie, più o meno come un antico orologio atomico. Ogni nucleo ha il suo S.O.N.I.A., ed ogni individuo instaura con esso un vero e proprio rapporto confidenziale; il Sistema, una volta attivato, riesce ad autoaccrescere la propria sensibilità fino a diventare quasi umano. Molti sono i casi d’incompatibilità caratteriale o addirittura di innamoramento: gli uomini, soli in queste cellette rotanti, a volte perdono il senno. Il fatto preoccupante è che spesso sono proprio i S.O.N.I.A. ad avere problemi d’instabilità. Ora è in fase di studio un sistema molto più avanzato, che più o meno consiste in un nucleo di neuroni sintetici dotato di sensori neutrinici di lettura del pensiero, a cui non sarebbe più neanche necessario dare degli ordini verbali, bastando il semplice pensarli

La languida voce sintetica mi dà il secondo avviso; significa che gli ospiti inattesi si trovano nel tratto di corridoio di livello che attraversa il settore dove sta il mio cilindro. Ogni settore ospita venti nuclei individuali abitativi e può essere paragonato a un isolato di un'antica città di superficie, ha pianta quadrata e sui quattro lati sono disposti, cinque per lato, gli alloggi rotanti. Lo spazio interno di ogni settore è occupato da una piattaforma fissa, detta piazza di rigenerazione, al centro della quale sorge l’obelisco del Dove e del Quando, che tiene costantemente aggiornati sulle coordinate astrali, sull’inclinazione dell'asse terrestre, sulle condizioni meteo di superficie, sull’ora esatta governativa, e ospita, al vertice, una cabina di proiezione olografica ad uso esclusivo del capo del governo. Per annunci di grande importanza infatti, il Presidente può chiamare a raccolta, intorno agli obelischi delle migliaia di settori di cui è composta la città, tutti i consumator cittadini e parlare con loro come se fosse contemporaneamente presente in ogni piazza di rigenerazione. Oltre all'obelisco, ogni piazza ospita venti cellule di levitazione, nelle quali passare il nostro nuovo tempo a pensare.

Com'è diverso il pensiero a Suburbia: ultimo stadio del divenire, entropia dello spirito, aura di consunzione, bagliore degenerativo; il pensiero, pensato, ricade in testa solido, inerte, frantumato in mille scaglie, ognuna delle quali, sua particella primaria, è unità primordiale dell'analisi, e primo stadio di tortuosi ed oscuri ragionamenti, veri e propri soliloqui cerebrali. Le giornate sono artefatte e programmate al microsecondo. Luce e Buio si rincorrono, passando per le centrali operative del livello Zero, dove stanno tutti i ministeri e gli alloggi governativi, e ben può accadere che i bioritmi collettivi vengano alterati, modificando in più o in meno le dosi dell'una o dell'altro. Sospetto che al livello III, quello più vicino alla superficie dove stanno gli operai, le giornate seguano altre cadenze e che, seppur divise nelle consuete 24 ore, queste durino più dei canonici 60 minuti.

L'ho scritto anche a Ludo, m’interessava conoscere cosa ciò potesse comportare a livello fisiologico, e lui, pratico e sarcastico com'è, mi ha risposto: "Questi operai sicuramente vivranno di meno, ma più a lungo”.

Il bagliore della capsula di materializzazione, attigua ad ogni cilindro, emulsiona tutte le cose, svuotandole dai colori, e scaglia, lunga, la mia ombra sulla parete curva dell'alloggio. "Eccoli"; mi volto a guardare: "Quelli dell'O.C.E!".

Quelli dell'OCE

Sono quattro; ognuno ha con sé una borsa da burocrate in cartonprex marrone. Ogni borsa è piena di fogli; M.R.G.:moduli di richiesta generica, come quelli ad uso dell'amministrazione centrale per tutte le richieste riguardanti qualsiasi attività da compiere all'interno del proprio livello. Sono in giacca blu scuro e camicia azzurra, quell'azzurro forte e denso degli sfondi trecenteschi delle madonne affrescate in cui m’imbattevo da bambino, quando, gironzolando con mio padre per campagne antiche, visitavo le chiesette dimenticate, nelle quali entravo con stupefatta timidezza e in silenzio, come nel ventre di una donna che non conosci.

Le cravatte, gialle e rosse a bande diagonali, con un filino verde a margine di ogni banda ed uno bianco che le taglia al centro, sembrano di plastica; rigide e lucenti. La divisa si completa di scarpe in lucida pelle sintetica stile impero, quelle alte e strette sul collo con la punta spigolosa e quel tanto di tacco da farle apparire un vezzo. Tutti hanno una specie di patacca appiccicata alla giacca, che raffigura un gruppetto di sagome umane sovrapposte e stilizzate, tutte bianche, come fantasmi, su sfondo nero, tranne la prima, la più bassa di tutte, che invece è nera su sfondo bianco e che sembra minacciosamente sovrastata dalle altre incombenti alle sue spalle. Sotto questa strana scenetta una sigla: O.C.E.

Image1.gif (10738 byte)A sentir loro, vuole dire: Ora Camminiamo Eretti, e si tratta di una agenzia di sondaggi e ricerche, che lavora per conto del governo.  “Mai sentita!". Hanno un pass ministeriale di prima categoria e ciò è più che sufficiente ad impedirmi di liberarmene subito, come invece vorrei. Quelli dell'O.C.E…Molto loquaci; mi spiegano, con sovrabbondanza di aggettivi, avverbi e frasi fatte, i motivi della loro visita e le modalità di compilazione del pacco di modelli I.C.P. "indagine conoscitiva preliminare", che mi lasciano in casa insieme alla notizia del loro prossimo ritorno. Mi guardano imbambolati, zitti, senza risposta; ho interrotto il loro discorso, chiedendo perché mai mi parlassero tutti assieme e, per giunta, dicendo tutti le stesse cose. I quattro, infatti, ripetono, come a memoria, frasi dette chissà quante altre volte, fondendo le loro voci eunuche in una litania quadrifona, che mi avvinghia trascinandomi in un nauseante ed ipnotico turbine sonoro. Ma ecco che Il lampo del trasferimento esterno se li porta via; cancella l'eco delle loro  voci, ed insieme ad essi, la mia flebile pace sotterranea. "Un'indagine su campione, ordinata dal ministro per il riciclaggio, per stabilire la relazione tra l'essere mancini e il consumare latte in polvere" Così hanno neniato i quattro. Io sono mancino e quindi un "volontario" del campione scelto a caso dal C.U.B.O. Oltre a predisporre, sin dal concepimento, per ogni nuovo consumator-cittadino, il lavoro, i gusti e, conseguentemente, tutti i bisogni futuri, compresi gli hobbies, il Centro Unico Bio Ordinazioni, appunto il C.U.B.O., si occupa anche di seguire l'evoluzione di tutti quei fenomeni legati al consumo, il cui studio può apportare perfezionamenti al programma di pianificazione globale, principale  obiettivo del governo e vanto di Mr. Beta, suo sommo capo.

Nella vita s’incontrano tante persone e ognuna ti lascia qualcosa prima di andarsene, alla fine si è una discarica. Così al mio disordine si aggiungono anche questi fogli, modelli prestampati, effetto della solerzia dei nostri governanti, ansiosi di conoscere, quanto più discretamente possibile, il nostro interno esistere.

I trasmutati

L'uso degli arti superiori interessa molto il governo da quando Mr. Beta ha notato, da grande osservatore quale è, che nessun ministro utilizza la mano sinistra per adoperare il proprio telecomando portatile. Oggetto molto in voga tra i vip, e quindi soprattutto tra i ministri, il telecomando portatile permette ai suoi possessori di compiere le più svariate operazioni: telecomandarsi la colazione a letto, prenotare un biglietto inter-cargo per la Luna facendo una criodoccia, spostarsi nei vari tunnel stradali con le proprie capsule mobili senza occuparsi della guida, oltre, naturalmente, che controllare qualsiasi apparecchio televisivo, dai modelli più vecchi con schermo al plasma agli ultimi ritrovati a proiezione endopupillare. Ma la vera novità, che fa del "coso" uno status symbol, sta nel poter trasmettere ordini ai cervelli sintetici dei Transmutati di Venere.

Uomini non uomini, con nel cranio circuiti integrati, i Transmutati sono disponibili nei tunnel stradali del livello zero, uno ogni seicento metri, in apposite cabine di plexomorfite a perfetta tenuta, dove possono restare disattivati anche per alcuni anni. Detti così, perché è su Venere che la loro passata natura umana è definitivamente svanita, in seguito all’esposizione prolungata ai raggi R nelle miniere di ebetite. Quasi   tutti asiatici, i minatori astrali, erano stati attratti nel cosmo dalla promessa di grossi guadagni, ma in quei luoghi hanno trovato soltanto l'oblio celeste. L'ebetite è stata implacabile, e l'irradianza contaminante gli ha lentamente eroso, fino a polverizzarlo, l'organo grigio.

I fiumi in piena dello sdegno e dell'indignazione, hanno scosso per un po’ i circoli della cultura ufficiale, hanno vivacizzato la pachidermica flemma degli ambienti intellettuali, e fatto tremare qualche scrivania: "chi sa dovrà pagare", si disse; "i responsabili saranno trovati e trattati di conseguenza", si gridò. Ma gli argini del potere sono ben saldi; e, a parte qualche piccolo trasferimento per motivi di salute di un paio di funzionari, meri esecutori ed inconsapevoli firmatari, null'altro si è mosso. A mettere tutto a posto ci ha pensato poi il CSM, Comitato per la Salvezza Mondiale, che ha chiuso le miniere di ebetite, disponendo per un congruo risarcimento alle famiglie. I transmutati, comunque, rimangono di proprietà del governo, visto che una suprema commissione di esimi giuristi ha stabilito che non possono essere considerati   morti, né d’altronde li si può considerare umani, tuttavia li si può considerare cose,  quindi, in virtù di una certa clausola del contratto di assunzione, devono continuare a lavorare per il bene pubblico fino ad un loro eventuale “recesso volontario”. Così, vengono brillantemente impiegati come factotum stradali, innestandogli nella cassa cranica, ancora echeggiante l'ultimo pensiero incapace di fuggire a quell'ermetica vuotezza, una piccola capsula, che svolge le funzioni minime di un cervello. Certo, il q.i. è quasi nullo, ma almeno la vita chimica non li ha abbandonati.

Adesso ci siamo tutti dimenticati dell’immane tragedia venusiana, e sembra così normale vedere ogni tanto qualche basculante figuro dalle legnose movenze portare un robocane di lusso a scaricare le batterie lungo i viali del passeggio del primo livello, oppure incontrarne al seguito di untuosi burocrati, carichi di carte svolazzanti e timbrate.

Ogni epoca ha i suoi servi, e i servi migliori sono quelli che non sanno di esserlo.

 

I Modelli i.c.p.

Uccideresti tua madre per:

a) un biglietto per le corse di lumache siderali; b) una fornitura annuale di ciglia finte per ippopotami; c) un ordine irrevocabile della Suprema Autorità.

Perderesti una puntata della telenovela obbligatoria per:

a) partecipare ad un convegno sulla funzione delle micro alette nella rasatura dei cavalli; b) giocare a tris col computer; c) un ordine irrevocabile della Suprema Autorità.

Tenteresti il suicidio per:

a) essere stato inserito nella lista dei comunisti; b) aver perduto tutti i tuoi bollini per un disguido postale; c) un ordine irrevocabile della Suprema Autorità.

Tra queste attività preferisci:

a) praticare jogging mentale nelle cellule di levitazione; b) rincorrere ologrammi di farfalla con retini virtuali; c) ascoltare alla radio il bollettino giornaliero degli ordini irrevocabili della Suprema Autorità.

Questi i.c.p. sono peggio della teleterapia, e non posso neanche disfarmi dei moduli se non voglio incorrere in una I.C.C., indagine conoscitiva coatta, come ricorda la clausola in rosso sul frontespizio. Sono incastrato; questi fogli mi trascinano nel vizioso circolo dell’indagine. Tutto ciò che si può apprendere dev’essere conosciuto, e la Suprema Autorità non ammette rifiuti; tutte le informazioni, anche quelle apparentemente superflue, servono alla causa, e la causa travolge tutto quanto sia più piccolo di essa. Se il mondo volesse salvarsi, se gli uomini volessero rivedere il verde dei cieli in tutte le sue straordinarie sfumature ed il blu dei prati, di quando parevano mare eternamente accarezzati dal vento, se noi tutti volessimo ritrovare la luce, nessuno dovrebbe mai, per nessuna ragione, frapporsi tra l'umanità e la causa.

Nella mia vita ho sempre corretto discorsi, soprattutto per conto dei politici, e la cosa funzionava, guadagnavo bene e non avevo mai avuto problemi di nessun genere con la burocrazia, e questo mi sembrava giusto. Prima dell'avvento del grande buio vivevo in disparte, giocando con le parole, componendole ed aggregandole, formavo lunghe teorie di frasi destinate ad investire platee, spalti, piazze, auditorium, e a scatenare in ogni ascoltatore, in ogni singola mente, reazioni diverse a seconda delle esigenze del discorso. Le parole s’insinuano nel cervello di ognuno, inesorabili, vi percorrono i più disparati sentieri, in silenzio, timide ma determinate, come gli esploratori dello spazio vergine. Conosco il mio potere, ho sempre cercato di fare meno danni possibili, so cosa significhi manipolare concetti che appartengono alla politica ed ai suoi teatranti, ed il fatto che non abbia mai abusato è la mia miglior referenza. Poi la politica di piazza finì, le parole smisero di echeggiare da pulpiti e palchi per trasferirsi in tivù, e lì cominciarono a contare sempre meno e fecero posto alle immagini. I concetti non si ascoltarono più, da allora in poi si iniziarono a vedere. Io continuai a lavorare con congressisti e relatori di quart’ordine, dopo poco il sole ci abbandonò e si piombò tutti nelle viscere della terra per tentare di salvarci la pelle. Gli Stati collassarono su sé stessi, lasciando al loro posto immense Poleis governate, nella maggior parte dei casi, da oligarchie e potentati che sostengono i governi c.d. di emergenza. Governi con poteri straordinari, che dovrebbero avrebbero portare il popolo alla nuova era del sole nuovo. A quel punto il mio lavoro non aveva più ragion d'essere e smisi del tutto. La Suprema Autorità che organizzò Suburbia, mi assegnò un cilindro individuale a livello -1. E' il livello degli artisti, degli intellettuali, degli studiosi e dei ricercatori d'ogni genere. Probabilmente l'ipercalcolatore, che aveva proceduto alle assegnazioni, mi aveva considerato uno scrittore o qualcosa di simile. Forse questo è un privilegio.

Conservazione della memoria  

Ogni livello ha un compito, ugualmente importante per la causa, com’è scritto a grandi lettere in ogni tunnel di collegamento. Al mio spetta quello della conservazione della memoria. Giornalmente, ricevo dall'ipercalcolatore ogni genere di dati, riguardanti una persona vissuta vari secoli prima di noi, e, come tutti gli altri miei colivellari, devo ricostruirne la storia. Un tale compito è immane, la storia di una società può racchiudersi in pochi capitoli, ma per quella di un singolo uomo non basta un'enciclopedia. Da quando ho iniziato il mio nuovo lavoro obbligatorio, da circa sei anni, la ricostruzione minuziosa dell'esistenza del soggetto di mia competenza è giunta appena al ventiseiesimo anno di età. Si tratta di un uomo vissuto nel ventunesimo secolo, fino all'età di novantasette anni, meno male che a quel tempo la media era ancora bassa. Ogni giorno nei cilindri del mio livello pervengono decine e decine di dati sulla persona la cui memoria è da ricostruire, tracce che questa ha lasciato in vita: antichi scontrini fiscali; certificati rilasciati dalle varie amministrazioni dello Stato per gli usi più disparati; registrazioni telefoniche; biglietti di teatro, di treno e d'aereo; ricevute; registri di tutti i tipi che contengono la firma del soggetto, da quelli elettorali a quelli che si trovavano nelle mostre d'arte per i visitatori; pagelle scolastiche; fax; filmati amatoriali, televisivi pubblici e privati; antiche e rudimentali fotografie su carta emulsionata; tessere di palestre, di piscine e di partiti; moduli per pagare le tasse; cedole di commissione libraria; ricevute di versamento in conto corrente; assegni, cambiali e titoli dei più vari, finanche del debito pubblico consolidato; citazioni giudiziarie; multe; protesti; interviste giornalistiche; sentenze civili e penali; mutui e contratti d'ogni genere; diari segreti; corrispondenze; testamenti e quant’altro concerne atti, azioni, e gesti, anche minimali, compiuti e da compiere. Il ricostruttore della memoria, quale sono io, ha il compito di mettere assieme la complessità dei dati, di confrontare, dedurre, ipotizzare con la minima approssimazione e filtrare una vita fatta, per ricostruire l'esistenza di un uomo, nei minimi particolari, giorno per giorno, ora per ora. Tutto questo popò di cartaglia, conservata dall'assurda meticolosità del tempo, del caso e della cieca amministrazione centrale che, come un'avara vecchietta, non getta mai niente, si è perpetuato nella memoria dei più disparati calcolatori per poi confluire in quella elefantiaca dell'ipercalcolatore, nel bunker centrale del livello zero, vera e propria mente della città: CE.R.V.EL.L.O. si chiama così il posto dell'l'ipercalcolarore: CEntrale Riorganizzazione Vitale ed ELaborazione Lavori Obbligatori. A questo posto fanno capo tutte le centrali informative dei vari livelli e lì si addensano tutte le notizie pensabili. Questa è anche la sede del C.U.B.O., fautore della strana indagine in cui sono coinvolto. La familiarità che ho con l'ipercalcolatore, in ragione del mio lavoro obbligatorio, mi fa audace, e, proprio mentre leggo l'ennesimo stravagante item delle domande dell'i.c.p. si fa strada in me uno strano sentimento, un vivace languore, un moto irrefrenabile: curiosità, strano sentimento. Questo sondaggio non mi convince e neanche l'O.C.E. mi convince, quei quattro erano troppo finti, parevano trasmutati. Potrei  sfruttare il mio accesso all'ipercalcolatore, lì certamente troverei tutte le informazioni che cerco. Ognuno di noi, impegnato nel programma di ricostruzione della memoria, può accedere giornalmente all'ipercalcolatore per consultazioni riguardo ai dati ricevuti. E ciò è un'eccezione e un privilegio, nessuno, oltre l'Esecutivo e tutti i suoi Organi, può accedere alla suprema memoria. Farlo in maniera difforme dalla prassi è rischioso, si può essere trasferiti nel livello del GRANDE NULLA, dove finiscono tutti i sospettati di tramare contro la causa. Ma questo sentimento mi martella, è troppo insistente, da quando sono a Suburbia, di sentimenti, non ne ho più provati e l'unica sensazione forte che ricordo, riguarda l'eclissi finale, poi insieme al sole s'è spento anche il mio animo, ed anche quello di tutti gli altri, a giudicare dalle facce. Al solo pensiero di fare qualcosa di simile, una potente scarica di adrenalina scuote i miei pigri tessuti. Devo sdraiarmi. Dormo.

Il Sogno

Lentamente, dalla granulosa nebbia della prima luce, tutte le forme riemergono. Ho dormito non so esattamente quanto; forse perché ebbro di curiosità, ho sognato, ed anche questo è un evento: a Suburbia nessuno sogna, o comunque nessuno si sogna di dirlo. Nel programma di normalizzazione onirica di Mr. Beta, parte di quello più vasto di pianificazione globale, rientra la realizzazione di una centrale di scannerizzazione cerebrale, che dovrebbe intercettare tutte le eventuali onde-quark provenienti da qualunque inconsapevole testa sognante nella città. L'annuncio dell'inizio dei lavori di costruzione della centrale, pare sia stato accolto con manifestazioni di giubilo nelle varie piazze di rigenerazione, così almeno hanno detto in tv. “Gli estremisti saranno finalmente tutti scovati”, ha titolato la gazzetta sotterranea trionfante. Non so se il mio sia stato un sogno estremistico, ma probabilmente gli psicanalisti della CEntrale Scannerizzazione SOgni (CE.S.SO.) dovrebbero impegnarsi un bel po’ per capirci qualcosa: Ero in piedi, fermo in una stanza rettangolare, le pareti sembravano di muratura intonacata, come quelle degli antichi palazzi, alle mie spalle una finestra chiusa, tutt'intorno il grigio dell'abitudine al buio mi permetteva di intravedere i corpi neri delle cose ed i loro contorni: sulla destra, appoggiato al muro, un piano sopraelevato dal pavimento di almeno un metro e sorretto da quattro piedi lucenti, forse in metallo. Questo piano era colmo di oggetti posti alla rinfusa, tra i quali certamente un orologio dalle lancette ed i numeri fluorescenti, di quelli grandi con la suoneria, usati anticamente per destarsi dal sonno, "sveglie" penso si chiamassero. Libri aperti e chiusi l'uno sull'altro, come fossero stati oggetti di frenetica consultazione; il tutto formava uno skyline spigoloso e scuro, come il profilo dei monti alla sera, quando ancora lo si poteva ammirare. Dall'altra parte un parallelepipedo alto un paio di metri, forse in legno, era lucido e ne scorgevo le venature dai toni più chiari. Sulle pareti, certe zone più scure e rettangolari, sembrava vi fossero impresse illustrazioni o figure colorate variamente. Di fronte a me qualcuno dormiva, nel buio il candore di lenzuola strapazzate dal sonno ed un respiro sofferente ed insolito. Un rumore dall'esterno, cupo e metallico, sordo e grave, irruppe nel ambiente, da flebile si fece man mano più forte per poi sciogliersi perdendosi nel nero, come se qualcosa fuori dalla stanza passasse, allontanadosi; contemporaneamente, un fascio di luce giallastra e malata impattò sul soffitto ed una scritta scorse ai miei occhi: CERCAMI. La strana concordanza, rumore scritta, si ripeté altre tre o quattro volte, sempre lo stesso rumore, sempre la stessa scritta.

"Questa scena mi sembra di averla già vissuta" penso, mandando giù le pillole della colazione, che Sonia, come ogni mattina, mi ha fatto trovare nel dosatore culinario. Più ripenso allo strano sogno e più mi convinco di aver in qualche modo precedentemente conosciuto quella stanza, quei rumori, e quella parola CERCAMI mi dice qualcosa. Ma il posto del mio sogno deve avere almeno mille anni, ed io ci sono già stato?, com'è possibile?

La Scoperta

Da studente, ho visitato un quartiere di Roma, dove potevano ancora ammirarsi i palazzi dei grandi architetti dell'antichità, e quello che ricordo con maggiore nettezza sono le stanze rettangolari e gli ambienti sovrabbondanti di angoli retti e pareti dritte. Quei percorsi avevano un ché di ipnotico ed ubriacante. Il professore, che ci guidava, ci spiegò che probabilmente i segni che si scorgevano sulle pareti, come chiazze di colore leggermente più chiaro dal resto, dovevano essere dovuti alla presenza di grandi strutture, prima lignee, poi gradualmente realizzate in materiali alternativi, appoggiate ai muri per contenere oggetti e conservarli. Il professore citò anche alcuni nomi di tali strutture e ricordo che nel complesso formavano il mobilio. Quegli oggetti che avevo scorto nel nero del sogno dovevano proprio essere mobilio. Ma non posso averlo già visto realmente, gli ultimi oggetti di quel genere sono scomparsi da secoli e certo dopo l'arrivo degli uomini di cristallo, nel 2666, gran parte di quelle cose sono andate distrutte nella difesa delle città. Penso che mi sarebbe utile poter parlare con qualcuno del tempo, ed è proprio l'ironia di questo pensiero che risolve l'arcano. Certo che posso parlare con qualcuno del tempo, ci parlo ogni giorno da tre anni, la soluzione deve essere nel mio lavoro obbligatorio, il soggetto di mia competenza è vissuto proprio nell’epoca in cui presumibilmente si ambienta il mio sogno, dunque può aiutarmi. Attivo il motore di ricerca del personal dove registro tutti i documenti che ricevo dall'IPERcalcolatore, in pochi secondi tutte le informazioni imprigionate nella memoria di silicio vengono scandagliate e, grazie alle mie indicazioni, appare sullo schermo un documento che avevo analizzato circa un anno fa, è la pagina di un diario, datata 9-11-2011, che la persona di ricostruenda memoria aveva tenuto per alcuni anni della sua vita. E' talmente sbalorditivo, che leggo questo testo ripetutamente, all'ossessione, fino ad impararlo a memoria:

" DA QUALCHE TEMPO MI SVEGLIO NEL PIENO DELLA NOTTE E PRENDO SONNO SOLO ALLE PRIME LUCI DELL'ALBA. PRESTO O TARDI CHE MI CORICHI, AL RISVEGLIO SONO SEMPRE SFINITO E LA MIA SVEGLIA NON NE PUO' PIU' DI SUONARE. IL PENSIERO DI LEI RIEMPIE LA MIA STANZA, MENTRE IL FILTRO DELLA SERRANDA PROIETTA SUL MURO LUCI SIMILI A SCRITTE CHE SI MUOVONO AL PASSAGGIO DELLE AUTOMOBILI. ALCUNE DI QUESTE PROIEZIONI SONO TALMENTE UGUALI A PAROLE, CHE MI IMPEGNO PER CAPIRNE IL SENSO, MA DOPO UN PO' SMETTO DI INSEGUIRLE CON LO SGUARDO, COSCIENTE DELL'IMPOSSIBILITA' DELL'IMPRESA, E MI OFFRO TOTALMENTE A MORFEO, CHE LENTAMENTE RIGUADAGNA LA MIA ANIMA. IL SONNO E' DI NUOVO PADRONE DELLA STANZA."

Se non avessi seguito con profitto quel corso di archeologia, da giovane, non avrei mai dipanato l'onirica matassa. Le automobili, antichi e rumorosi mezzi di trasporto; l'illuminazione delle strade per mezzo di alti tubi metallici a luminescenza elettroindotta: i cosiddetti lampioni; la stanza rettangolare, le pareti dritte e bianche, e poi le scritte sul muro, l'uomo che dorme, non ci sono dubbi, era quella la stanza del mio sogno. Questo documento deve essere rimasto compresso nel mio subconscio fino a quando la forte emozione non lo ha ridestato presentandomelo in sogno. Ma, a differenza del dormiente, io ora capisco il senso di quelle parole proiettate sul soffitto dal passaggio delle auto, che riflettevano la luce giallastra dei lampioni e la sparavano a fasci sulla serranda, dai cui spiragli, filtrata dalle tendine, finiva poi sull'intonaco, bianco come un telone da cinema: CERCAMI. Cercami è la risposta alle mie titubanze della sera prima. "Cerca mi", è un imperativo, un chiaro invito ad investigare. "Mi" è, infatti, la mia personale nota d'accesso all'area riservata dell'ipercalcolatore; l'ho scelta perché mi ricorda mia madre, che spesso, quando ero bambino, eseguiva al ciberpiano l'aria di un'antica composizione per pianoforte, che inizia proprio con quella nota, credo fosse dedicata ad una certa Elisa. Adesso lo so, ciò significa che devo tentare di scoprire cosa vi sia sotto questi i.c.p.

Epilogo

Da quando sono a Suburbia odio la luce. Quella artificiale, della città sotterranea, è una luce patacca, nauseante, corrosiva. Ho dimenticato il piacere di quando mi fissavo a guardare il sole dietro le nuvole sparare ogni tanto qualche raggio da uno squarcio, e mi lasciavo investire dai suoi quanti roventi, cercando di scorgere nella luce ogni tempo che essa avesse lambito, e poi chiudevo gli occhi, alla ricerca di quei bagliori che restano imprigionati nelle palpebre e che, piano, il nero assorbe.

Ordino a Sonia l'oscuramento e gravito di fronte al monitor di connessione, deciso ormai a tentare l'azzardo di un'indagine personale; sul ciglio del precipizio non ho altro da fare che chiudere gli occhi e giù a capofitto: mi collego all’ipercalcolatore, inoltro la richiesta di accesso riservato, e alla conseguente domanda di riconoscimento rispondo con la mia nota chiave; non si può più tornare indietro. L'IPERcalcolatore è insolitamente disponibile, e mi fornisce tutti i dati richiestigli sull'O.C.E. e su quell'indagine che mi hanno propinato. Nel cilindro buio, la mia sagoma, illuminata dall'alone turchese del monitor sospesa a mezz'aria, è scossa da un fremito freddo. Ho fatto la più atroce delle scoperte: anch'io sono oggetto del programma di conservazione della memoria. Un granello dell'immensa conoscenza del cervello della città è dedicato a me. Scorgo tutta la mia vita meticolosamente descritta, e, frase dopo frase, la mia memoria mi si fa innanzi. Dalla prima infanzia, al liceo, fino al grande sfollamento del 3666, episodi ormai consunti dall'oblio prendono nuovamente corpo. Fatti dimenticati ed altri forse neanche mai memorizzati: tutti i miei spostamenti, i viaggi con mio padre, i miei discorsi politici, le giornate più vuote, i collegamenti photophonici, gli esami all'università, ogni acquisto, ogni gesto, nulla è sfuggito alla ricostruzione se non il pensiero, ma quello ha poca importanza. C'è tutto, mi sento sciogliere, come ti scioglie l'impotenza manifesta di fronte ad un evento troppo grande per la tua volontà. Vorrei fuggire, ma dove; sono uscito così di rado dal mio cilindro, tant’è che ho anche saltato l’ultimo 3x2 obbligatorio; non conosco nessuno. Continuo con la scioccante lettura, deciso ad andare fino in fondo. Noto che la storia si fa sempre più precisa dal momento del trasferimento a Suburbia, da allora infatti sono riportate anche le parole dette tra me e me e………tutti i dialoghi col S.O.N.I.A!. Certo! Come ho fatto a non capirlo prima! E' proprio il Sistema Organizzativo la cimice. Ogni cilindro abitativo della città ha un Sonia, quindi nulla più sfugge alla CE.R.V.EL.L.O., che controlla direttamente il sistema, anzi che è il sistema. Continuando a leggere scopro che la mia pratica, da quando ho scritto a Ludo, è passata nelle mani dell'O.C.E.; altro che Ora Camminiamo Eretti: Organizzazione Cattura Eversivi, questo nasconde quell'acronimo. La mia lettera, naturalmente conosciuta per l’intero, deve essere stata considerata sospetta di eversione, ecco perché non la trovavo più nel terminale. Il rifiuto della teleterapia era stato inaccettabile per il sistema; sono stato troppo ingenuo, avrei dovuto pensarlo che la Suprema Autorità non avrebbe tollerato alcun cambiamento nelle procedure, e adesso sono oggetto di indagine antiterrorismo e non, come mi si vuole far credere, di un banale sondaggio a scopo sociologico. E se prima c'era forse solo il sospetto, adesso, che mi sono intrufolato irregolarmente nell’area riservata dell'ipercalcolatore, alla ricerca di informazioni certamente proibite per uno del mio livello, nessuno psicogiudice, organo di giudizio mentale, avrebbe mai creduto alla mia ingenuità: sono finito. Guardo Sonia e per la prima volta mi accorgo di quanto repellente sia quell'ammasso mucillaginoso, che, parlando, trema come un budino scosso con la pancia del cucchiaio. Sospeso nel suo tubo trasparente, il mostro spia tace, è insolitamente zitto, direi preoccupato. Dal cumulo di oggetti che ricoprono il pavimento del mio cilindro abitativo afferro un vecchio fermalibri in pietra bianca, lucida e pesante, rappresenta un antico messicano in siesta, appoggiato al solito cactus e cappato dal suo copricapo a sombrero, alzo il braccio e zak. L'oggetto vola verso il S.O.N.I.A., accompagnato, nella sua parabola decisa, dall’angoscioso e stridente NOOOOOOO del sistema; l'impatto lo mette a tacere. Rapide le crepe avvolgono il trasparente involucro ed il frantumante abbraccio polverizza ogni difesa dall'aria, tanto letale per il sistema. Come investito da acido mordace, il S.O.N.I.A. svanisce tra scoppiettii ed aliti di nero fumo, mentre il liquido amniotico schizza come olio fritto tutt’intorno. Questo è davvero l'ultimo atto. Il Sistema Organizzativo controlla ogni funzione del mio nucleo, distruggerlo significa: totale isolamento. Il monitor di collegamento si spegne, io piombo di botto a terra in mezzo alla sincretica sedimentazione di cose, che ricopre il piano di calpestio del mio cilindro; il nucleo abitativo arresta la sua rotazione e nessun comando manuale può sostituirlo. Sono imprigionato. Dall'esterno, lamentosa, la sirena di livello indica il guasto grave, tra poco li avrò avuti tutti addosso: L'ipercalcolatore avvertirà il direttore dell'IPERSUPERMEGAGRANmercato del mio livello, il quale, a sua volta, photophonerà il fatto al GRANconsigliere di Mr. Beta, ed infine Mr. Beta in persona, saprà del gravissimo atto; l'O.C.E. poi, giungerà in forze, e questa volta per portarmi via. Devo solo attendere.

Ho atteso, ed ancora attendo che qualcosa accada. E' passato un secolo, o forse solo un minuto, e nel buio più nero i miei occhi non hanno smesso di cercare; nell'informe mucchio di oggetti che mi sono trascinato dietro ora, disteso, c'è anche il mio corpo, e la sua linea scompare confusa tra gli spigoli e le gobbe delle cose. Il cilindro si è fermato e con esso il tempo, il mio tempo; ed io sono finalmente coscienza, libera di vedere l'accecante luce che si nasconde nel buio, testimone della perenne trasmigrazione fotonica. Volto il capo, scorgo nel disordine la fluorescenza di numeri, sono dodici e posti a circonferenza, nel cerchio che delimitano, due tratti convergenti uno più lungo dell'altro..............ma dove ho già visto quella sveglia? autore: vittorio jovine

FINE ?

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