OCRA/ARCHIVIO
Studies on the European Avant-Gardes


 

 

GUIDO GIUBBINI

 

Non è facile rispondere a domande così complesse nello spazio di una cartella. Cercherò di farlo per accenni, rispondendo alle domande a due a due.

 

1-2. La "situazione" o "scena" artistica comprende da un lato la ricerca artistica (cioè la produzione), dall'altro la distribuzione, l'informazione, la promozione, il consumo, ecc. del prodotto.

Io credo che per il primo aspetto Genova sia ancora, nonostante tutto, una città importante e significativa, mentre per il secondo aspetto non è una novità che la città si trova in posizione marginale almeno dal dopoguerra. 

Le cause "locali" di questa emarginazione sono ben conosciute ed è inutile tornarci sopra.  D'altra parte si tratta di cause secondarie che aggravano soltanto una situazione nazionale di per sé negativa, dovuta a cause più generali, altrettanto ben conosciute e deplorate: la mancanza di un progetto statale di sostegno alla ricerca (in concreto di finanziamenti statali ai comuni, finalizzati alla promozione della ricerca artistica contemporanea); la mancata creazione di una rete capillare di musei; la nefasta polarizzazione del cosiddetto "sistema dell'arte" tra Milano e Roma, ecc..

Parallelamente al concentrarsi del settore in uno o due centri, si è verificato un irrigidimento dei monopoli della critica e dell'informazione.

In queste condizioni c'è ben poco da fare, e anche i tentativi, spesso confusi, ma talvolta invece lucidi e coraggiosi, degli enti locali tra il '75 e l'85 non hanno potuto portare ad alcun cambiamento sostanziale.

Nella situazione odierna singoli artisti locali possono costituire una sorta di riserva per critici esterni, e comunque l'unica alternativa, oggi come sempre, è l'emigrazione.

E' quasi incredibile che in questa situazione la ricerca artistica a Genova abbia potuto continuare, anzi (almeno a mio parere) sia oggi ancora più matura, diversificata e indipendente che in passato.

 

3-4. Al di là dei compiti "culturali" e di informazione, che sono quelli istituzionali del museo, ho sempre ritenuto ineludibile un intervento dell’ente pubblico nel settore dell'arte contemporanea (ma è cosa tutt'altro che pacifica). Ovviamente i risultati sono stati, se pur non trascurabili (c'è un museo, c'è un programma serrato di mostre d'arte contemporanea che va avanti ormai dal '78), certo insufficienti.

A parte il problema chiave, cui accennavo, della mancanza di un progetto a livello nazionale, a livello locale l'interesse per il settore è molto debole. Fino a qualche tempo fa' a Genova non c'era un museo d'arte contemporanea, e adesso che c'è non dispone di un finanziamento autonomo e quindi non è in condizione di programmare per tempo e in modo organico la sua attività.

A oltre due anni dall'apertura del museo, non è stata ancora definita la procedura per l'acquisizione di un patrimonio.

Non esiste infine uno spazio che consenta di realizzare accanto alle mostre di carattere più storico, iniziative di carattere sperimentale.

Che fare? Un piccolo passo avanti potrebbe essere rappresentato da un tentativo di collaborazione tra tutti gli addetti ai lavori del settore, sia pubblici che privati, così da superare l'individualismo esasperato ed autolesivo che caratterizza la città e da realizzare un movimento di opinione di tipo culturale, in grado di sollecitare l'impegno pubblico.

Questo resta a mio parere, oggi più che mai, indispensabile.