OCRA/ARCHIVIO |
ROSA LEONARDI
Mi chiedete di intervenire in questo fascicolo in merito alle trasformazioni avvenute nella scena artistica genovese. Le costanti, le linee evolutive, i progetti per il futuro. Il senso del mio lavoro eccetera.
Per quanto
attiene alla mia attività, credo che uno sguardo agli itinerari anche più
quotidiani del mio lavoro non possa prescindere dalla considerazione di valenze
non unicamente legate al contesto ligure.
Mi
riferisco, cioè, all'arte, in rapporto alla metamorfizzazione continua che coinvolge
noi e i nostri spazi. All'esigenza espressiva di nuovo e novità. A questo nulla
istantaneo e immutabile che rende "una realtà della crisi sostituita da
una perpetua simulazione della crisi" (Baudrillard).
Ed è
questo il clima culturale che il lavoro artistico deve affrontare. Un clima
esistenziale interamente assimilato dai media. Chi vive l'arte non può immunizzarsi in alcun modo
da questa angosciante perdita di orizzonti.
Ritornando allo specifico dell'arte
credo che esista un radicale passaggio di consegne tra un'arte tutto sommato
più monolitica e confinabile e un lavoro artistico a frontiere aperte.
Penso che da una parte abbia preso
corpo una tendenza di ricerca sempre più ancorata al lavoro dell'arte in quanto
produttrice di realtà "tangibili", immediatamente avvistabili. Faccio
riferimento ai molti artisti intenti alla ripresa di una manualità artigianale
o di una progettualità
da laboratorio cui finalizzare le proprie intuizioni. Per quanto poi questa
concretezza di costruzioni o immagini non riesca a sottrarsi all'annientamento
dei simulacri e dei media (siamo oramai talmente sazi di "cose". E
non è sempre più attuale e vera la fruizione di opere d'arte tramite altri linguaggi - video,
foto ecc. - ? Simulacri di simulacri? Una smaterializzazione culturale?).
D'altro canto esiste un rapporto con il lavoro artistico
meno interessato alla storia
dell'arte intesa come possibilità per l'artista errante e postmoderno. Un
lavoro non finalizzato ad un recupero a tutti i costi dell'artigianalità. Una ricerca (ma è chiaro
che oggi ogni linguaggio è intessuto ad un altro. Che l'artista recepisce e
forse parla mille linguaggi) che procede verso l'integrazione di questo disorientamento all'interno
del proprio lavoro creativo. Un'arte (proprio perché i linguaggi artistici si
rendono strutture affatto eterogenee) che cerca superare anche la
conflittualità (il terrorismo) sotteso ad ogni svolta storica e culturale.
Nella consapevolezza che "l'arte non è ancora nata perché non è ancora
nato l’uomo” (Beuys).
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