Partecipanti
Hanno partecipato al corso di formazione 38 persone; prima del corso è stato distribuito ai partecipanti un questionario per conoscere in anticipo i dati anagrafici e professionali e le percezioni individuali di ciascuno sui temi dell’intercultura, allo scopo di orientare in modo più efficace le attività formative programmate. Erano presenti al corso 3 rappresentanti dei partner europei, rispettivamente per la Svezia, la Spagna e la Germania.
Sono stati compilati e restituiti in tempo utile 32 questionari, di questi 29 sono stati compilati da donne e 3 da uomini; gli insegnanti erano 19, gli operatori sociali e sanitari dell’Azienda Sanitaria erano 4; gli operatori sociali e culturali di altre strutture erano 9.
L’età media dei partecipanti è risultata alta, pari a 44 anni; solo un operatore aveva meno di 25 anni, 7 avevano un età compresa tra i 30 e i 40 anni, 8 tra i 41 e i 45 anni, 5 tra i 46 e i 50 anni e 8 operatori (tutti insegnanti) un’età superiore ai 50 anni. In un questionario non è stata specificata l’età.
Tra i partecipanti soltanto 5 hanno avuto nella loro vita un’esperienza diretta o indiretta di emigrazione. Solo due di loro hanno spiegato di avere parenti che vivono in Argentina, a New York e a Montreal. Di questi 5 intervistati soltanto 2 hanno avuto problemi a causa di questa esperienza, senza specificare però il tipo di problema.
Ben 27 partecipanti hanno dichiarato di avere una conoscenza diretta
con persone immigrate nel proprio paese, di questi però soltanto
6 affermano di avere rapporti di amicizia o comunque di frequentarli normalmente.
Nel primo caso si tratta di persone originarie della Polonia, del Venezuela
e dell’Inghilterra. Nel secondo caso dell’Albania e della Nigeria. Nel
terzo del Brasile, della Norvegia, della Grecia, del Marocco e dell’Egitto.
Nel quarto dell’Inghilterra e della “Jugoslavia”. Nel quinto dell’ “America”,
della “Jugoslavia” e dell’Inghilterra. Nel sesto della Grecia.
Nella maggiorparte dei casi il rapporto con persone straniere si esaurisce
nell’ambito del proprio lavoro (sono 14 risposte) e i paesi di provenienza
sono tra i più diversi: Macedonia, Tunisia, Algeria, Bosnia, Marocco,
Turchia, eccetera, riflettendo la presenza assai diversificata degli stranieri
in Italia.
Altre persone invece dicono di avere avuto una conoscenza di stranieri
solo nel passato oppure di avere solo rapporti del tutto occasionali.
Una successiva domanda sulla frequenza di incontro degli stranieri per
motivi di lavoro, rivela però che solo in 3 caso questi rapporti
sono frequenti, in due casi rispondono così gli operatori dell’Azienda
sanitaria. In 13 casi i rapporti per motivi di lavoro sono comunque saltuari
e in altri 7 casi questi rapporti esistono da poco tempo. In molti casi
sono gli insegnanti che rispondono così, mostrando che il rapporto
con la famiglia del bambino straniero non va oltre, in modo significativo,
ai contatti istituzionali tra scuola e famiglie.
Infine sono 8 i partecipanti al corso che dicono di non avere mai avuto
contatti con persone straniere.
Tuttavia, nonostante il contatto occasionale, sono ben 17 gli operatori che affermano di incontrare maggiori difficoltà con l’utenza straniera (tra questi vi sono 10 insegnanti).
Per quanto riguarda i nomadi, le occasioni di contatto o di conoscenza sono ancora più scarse. Non c’è nessuno che abbia rapporti di amicizia con un nomade e soltanto 1 risponde di conoscere personalmente dei nomadi. I contatti prevalenti si hanno per motivi di lavoro ma interessano solo 8 operatori; gli altri 24 rispondono di non conoscere nomadi.
LA SITUAZIONE SCOLASTICA
Quasi tutti gli insegnanti che hanno compilato il questionario hanno
o hanno avuto bambini stranieri inseriti nelle loro classi. Si tratta di
situazioni assai diverse tra loro, sia per paese di provenienza, sia per
struttura della famiglia (famiglie miste, bambini nati nel paese di origine
e bambini nati in Italia).
In tutti i casi i bambini stranieri inseriti non sono più di
2 o 3 per ciascuna classe.
Anche la situazione linguistica dei bambini risulta diversificata,
con bambini che non hanno problemi di lingua e altri che hanno difficoltà
linguistiche. Più difficile risulta capire la situazione linguistica
della famiglia dei bambini inseriti a scuola, perché in diversi
casi gli insegnanti rispondono di non conoscere bene la famiglia. Questa
mancanza di conoscenze appare molto significativa.
Tra i motivi più segnalati che possono costituire un problema
per l’inserimento dei bambini stranieri vengono indicati in primo luogo
la DISCIPLINA e la NON CONOSCENZA DELLA LINGUA, e poi la “Capacità
di relazione con gli altri ragazzi” e i “problemi di apprendimento”
Per superare tali problemi viene indicata l’opportunità di una
“preparazione specifica per l’insegnante”, “l’intervento di servizi pubblici
per il sostegno linguistico ai ragazzi”, o in genere servizi pubblici più
adeguati. Seguono poi le “attività interculturali” con l’intera
classe e anche “la conoscenza del paese di provenienza del ragazzo”; alcuni
aggiungono anche il “sostegno linguistico alle famiglie dei ragazzi”.
La maggiorparte afferma che esistono in genere a scuola anche problemi
di pregiudizio verso i ragazzi stranieri, sia da parte di alcuni ragazzi
italiani che da famiglie italiane, più raramente da parte di altri
colleghi insegnanti, anche se è comunque significativo che questo
problema non sia assente. Il motivo principale che secondo gli intervistati
è all’origine del pregiudizio è la scarsa conoscenza della
cultura del paese di origine dei ragazzi.
E’ interessante notare come da un lato l’approccio alla conoscenza
culturale del paese di origine sia ben segnalato dagli insegnanti e associato
anche all’esigenza di aiutare l’inserimento degli stranieri con attività
interculturali rivolte all’intera classe, e dall’altro gli intervistati
mostrino poi una scarsa conoscenza della situazione sociale, culturale
e linguistica delle stesse famiglie dei ragazzi inseriti nelle loro classi.
Il potenziale di disponibilità verso attività nuove e verso
il ridisegno degli obiettivi della scuola, suggerita in più occasioni
dagli insegnanti, per rendere la scuola più adeguata, sembra dunque
riguardare non solo le attività didattiche o culturali in senso
stretto, ma anche il rapporto diretto con le famiglie.
LE PERCEZIONI E LE OPINIONI
CHI HA MAGGIORI DIFFICOLTA’ DI INSERIMENTO SCOLASTICO?
Sono stati proposti nel questionario 3 profili standard di bambini
immigrati inseriti a scuola, chiedendo quale di loro dovrebbe incontrare
maggiore difficoltà.
In 22 casi è stato indicato come caso teorico più problematico
quello di un bambino con una famiglia di discrete condizioni economiche,
con una buona conoscenza della lingua italiana ma con problemi di comportamento.
Soltanto 8 intervistati hanno indicato al primo posto un bambino sempre
di discrete condizioni economiche ma senza conoscenza della lingua italiana,
però con un comportamento tranquillo.
Al confronto, i problemi di comportamento, legati all’area della disciplina,
sono stati giudicati molto più influenti per l’inserimento rispetto
alla comprensione linguistica, e dunque rispetto alla possibilità
di comunicazione e di parità di condizioni con gli altri ragazzi
nel seguire i programmi scolastici.
All’ultimo posto, con soli due voti, viene collocato il tipo di un
bambino sempre tranquillo in classe, con in più una buona conoscenza
della lingua italiana ma con una famiglia di modeste condizioni economiche.
In questo caso, invece è stata attribuita maggiore importanza alla
conoscenza linguistica e minore influenza alle condizioni economiche.
Stilando una gerarchia, si può dire che secondo gli intervistati
viene al primo posto, come difficoltà di inserimento, il problema
della disciplina e del comportamento, al secondo la difficoltà linguistica
e quasi nessuna importanza viene attribuita ai fattori socioeconomici.
Non ci sono risposte significativamente diverse tra gli insegnanti e gli
altri operatori. Soltanto tre intervistati sostengono che le femmine hanno
una maggiore difficoltà di inserimento e soltanto 2 che invece sono
i maschi ad averne; tutti gli altri concordano che non esistono differenze
significative tra maschi e femmine.
TUTTI GLI STRANIERI SONO GIUDICATI DALLA GENTE ALLA STESSO MODO?
Sono ben 29 gli intervistati che sostengono che gli stranieri sono
giudicati in genere in modo diverso a seconda del paese di provenienza.
Ad una successiva domanda veniva chiesto ad ognuno di indicare i primi
5 paesi in ordine di giudizio negativo (non secondo l’intervistato, ma
la sua opinione su quanto avviene normalmente nel giudizio della gente).
I paesi che sono emersi possono essere suddivisi in 4 gruppi.
Nel primo gruppo, con i più alti tassi di negatività,
troviamo i Nomadi e gli Albanesi, citati dagli intervistati con la maggiore
frequenza di risposte (rispettivamente 24 e 22 volte) e inseriti al primo
posto rispettivamente 11 e 10 volte.
Nel secondo gruppo sono stati inseriti i paesi del Maghreb e dell’Africa
Nera, con frequenza alta di risposta (22 e 17) ma quasi mai inseriti ai
primi posti (2 volte e 1 sola volta soltanto).
Nel terzo gruppo troviamo invece una frequenza di risposte un po’ meno
alta e solo in un caso un gruppo viene segnalato al primo posto (Turchia).
Gli altri paesi di questo gruppo sono: Kurdistan, la ex-Jugoslavia in genere,
la Macedonia e gli Altri paesi arabi.
Nel quarto gruppo la frequenza delle risposte è molto bassa
oppure non c’è nessuna segnalazione, anche se vengono suggeriti
dal questionario. Troviamo tra le segnalazioni basse i paesi dell’est europeo,
alcuni paesi dell’Unione Europea, la Colombia. Tra i paesi mai segnalati:
il resto del sud e centro america e il resto dell’Asia (India, Cina, Bangla
Desh, Iran). Significativa, anche se marginale, la presenza di alcuni paesi
dell’Unione Europea.
Questa parte del questionario conferma che anche tra i partecipanti
è abbastanza diffusa la consapevolezza di una discriminazione di
giudizio dell’opinione pubblica in genere, confermata anche da altri sondaggi
eseguiti in Italia. Tra gli ultimi vi è un sondaggio svolto nel
Gennaio del 1999 dalla rivista di geopolitica Limes in collaborazione della
LaPoliS (Laboratorio di Politiche Sociali dell’Università di Urbino)
su un campione nazionale. I risultati di questa indagine sono pressoché
identici a quelli riscontrati nel nostro gruppo di partecipanti al corso.
Nel questionario non abbiamo chiesto direttamente se gli intervistati condividevano
tale giudizio, è però significativo che la loro consapevolezza
del problema corrisponde esattamente all’opinione comune presso l’opinione
pubblica.
LE OPINIONI DEI PARTECIPANTI
L’ultima parte del questionario era formato da una batteria di 15 affermazioni
sulla tematica dell’integrazione socio culturale degli immigrati,
chiedendo agli intervistati di esprimere il loro grado di accordo o disaccordo
alla affermazione. Le affermazioni scelte volevano riprendere alcuni dei
luoghi comuni maggiormente ricorrenti presso l’opinione pubblica.
Le risposte sono state trasformate in un valore indice compreso tra
1 e 4; Sulla base delle risposte ottenute, le affermazioni possono
essere suddivise in tre gruppi. Il primo gruppo è formato dalle
risposte che ottengono un consenso MOLTO ALTO (valore indice da 3,23 a
3,84); il secondo gruppo è quello del consenso MEDIAMENTE ALTO (valore
da 2,62 a 3,18); il terzo gruppo con CONSENSO BASSO O MOLTO BASSO (da 1,80
a 2,48).
Consenso Molto Alto
L’affermazione che ottiene il maggior numero di consensi è la
seguente:
“I bambini stranieri a scuola costituiscono una ricchezza culturale
anche se questo rende più difficile il lavoro” (valore indice pari
a 3,84); seguita dalle affermazioni: “la scuola ha un ruolo molto importante
nel contrastare la formazione del pregiudizio” (3,77), “La scuola ha un
ruolo molto importante nel contrastare il pregiudizio ma deve essere sostenuta
dalla famiglia e dai mass media” (3,73) e “Affermare la diversità
culturale pone l’esigenza di ridefinire gli obiettivi e i compiti della
scuola (3,23).
Si potrebbe dire che gli intervistati sono caduti nella trappola dell’affermazione
retorica di principio, dimostrando di sapere già abbastanza bene
quale doveva essere la risposta giusta e indirizzandosi subito verso la
sottolineatura degli aspetti positivi. Infatti “la ricchezza della diversità
culturale e il ruolo guida della scuola” sono dati quasi per scontati,
tuttavia vengono subito associati in modo stretto anche ad alcuni aspetti
che mostrano subito l’alto grado di problematicità. Si specifica
infatti che la scuola non è in grado da sola ad assolvere a questo
compito, perché cogliere la ricchezza si rivela un lavoro difficile
e i compiti e gli obiettivi della scuola non sono adeguati allo scopo,
pertanto vanno ridefiniti.
Consenso Medio Alto
Nel secondo gruppo le affermazioni che troviamo sono:
“Penso che gli immigrati debbano essere aiutati a stabilizzarsi in
Italia con le loro famiglie” (3,17);
“Credo che le società migliori siano quelle con molte etnie”
(3,11);
“Prima di accettare gli stranieri bisogna preparare le condizioni sociali
e materiali per integrali senza problemi” (3,04);
“Che mia figlia/o sposi una persona di colore, per me non fa
nessuna differenza (2,89);
“L’ingresso dei bambini stranieri a scuola rende il lavoro più
difficile” (2,55).
Ci troviamo qui ancora di fronte ad un livello di condivisione discretamente
alto; tende tuttavia ad aumentare la contrapposizione di risposte “Molto
alto” e “Molto basso”, segno di una maggiore divergenza di idee. All’ultimo
posto di questo gruppo troviamo di nuovo la conferma che lavorare con i
bambini stranieri a scuola risulta difficile.
Consenso Basso o molto basso
Nel terzo gruppo ci sono invece le affermazioni poco o per nulla condivise:
“Secondo me l’immigrazione ha portato più vantaggi che svantaggi”
(2,48);
“Gli extracomunitari che incontro per strada sono troppo insistenti”
(2,17);
“Gli extracomunitari che non hanno un contratto di lavoro stabile devono
essere espulsi”;
In questi tre casi i valori sono comunque abbastanza vicini al valore
medio e rivelano in ogni caso una forte divaricazione di opinione tra le
persone, con una presenza significativa di accordo ad affermazioni connotate
da giudizi complessivamente negativi sugli immigrati.
Le altre affermazioni che ricevono invece un grado di accordo via via
sempre più scarso sono:
“Penso che l’eccessivo numero di immigrati abbia contribuito ad aumentare
la criminalità (1,93);
“Non è compito prioritario della scuola quello di contrastare
il pregiudizio (1,93);
“In molti casi gli immigrati sono sporchi e trasandati” (1,78). Anche
in questo ultimo caso, nonostante il grado di accordo sia molto basso,
tuttavia non possiamo fare a meno di sottolineare che 6 persone (cioè
quasi un terzo del gruppo) rispondono di essere abbastanza d’accordo.
L’insieme delle risposte rivela che le opinioni riguardo alle tematiche
dell’integrazione socioculturale degli immigrati sono assai varie e mostrano
un quadro assai più articolati di quello che si potrebbe desumere,
e suggerisce una strategia di intervento articolata e duratura nel tempo.
Non possono essere affrontate soltanto poche dimensioni e non possono
essere affrontate con percorsi formativi brevi; le dinamiche interculturali
rivelano una complessità che investe proprio le convinzioni e le
percezioni personali di ciascuno di noi.
Results of the test filled in
during the training course
(Jesi, 19th - 23rd April)
38 people took part to the training course. A test has been distributed to participants before the training course, in order to know personal and professional data as well as personal feelings towards intercultural themes so that they could make training activities more effective. 3 European partners took part to the training course (Sweden, Germany, Spain).
32 tests were filled in: 29 by women and 3 by men; teachers were 19, social and health operators were 4; cultural operators were 9.
The average age was high: 44 years old. Only one operator was less than 25 years old; 7 were between 30 and 40 years old; 8 were between 41 and 45; 5 between 46 and 50 and 8 operators (all teachers) were more than 50 years old. In one test, it lacks the age.
Among the participants, only 5 people had a direct or indirect experience of emigration. Only 2 of them told that they have some relatives in Argentina, New York, Montreal. Among these 5 people interviewed only 2 had some problems because of their experience, but they didn’t specify it.
27 participants declared that they had experiences with immigrated people
but only 6 had friendly or at least regular relationships. In the first
case they were people coming from Poland, Venezuela and England. In the
second case they were from Albania and Nigeria. In the third case from
Brazil, Norway, Greece, Morocco, Egypt. In the fourth case from England
and from Yugoslavia. In the fifth from America, Yugoslavia and England.
In the sixth from Greece.
For most of them relationship with foreign people refers only to the
working reality (14 answers) and the home countries are: Macedonia, Tunisia,
Algeria, Bosnia, Morocco, Turkey. That shows the very diversified presence
of foreign people in Italy. On the contrary other people said that they
met foreign people only in the past or they only had occasional relationship.
A further question on the frequency of meeting foreign people because of working reasons shows that only in three cases these relations are frequent; in two cases the health operators answered like this. In 13 cases professional relationships are rare and in other 7 cases these relationships exist since a short time. In many cases teachers answered like this showing that the relationship with foreign children’s family doesn’t trespass formal contacts between school and family. Finally 8 participants said they never had relationships with foreign people.
In spite of rare contacts, 17 operators declare that they find greater difficulties with foreign users ( 10 teachers).
For what concerns Gypsies there are really a few opportunities
of relation. None has friendship with Rom and only one answered that he
personally knows some Gypsies. Most of relationships concerns professional
reasons but it involves only 8 operators; other 24 people answered that
they don’t know any Rom.
THE SCHOOL SITUATION
Almost all the teachers that filled in the test had or still have foreign
pupils in their classes. There are very different situations according
to home countries, families ( mixed families, children who were born in
their home country or in Italy).
In all the situations there aren’t more than 2-3 foreign pupils in
each class.
Even the linguistic situation is very diversified: some children have
problems with the new language and others don’t. It is harder to understand
the linguistic situation of families, because teachers rarely know foreign
parents very well. This lack seams to be very important.
The main problems of fitting in are: DISCIPLINE, LANGUAGE and then
the skill of relating with other children and learning problems.
In order to overcome these difficulties it would be useful: a
“special training for teachers”; “the intervention of public services for
linguistic help” or, in general terms, public services more satisfactory.
Then there are: “intercultural activities” with the whole class and
the knowledge of the child’s home country. Some people added a “linguistic
help to their families”.
Most of people say that there are prejudices in the school both among
Italian children and their families. Rarely there are these problems even
among teachers. The main reason of prejudices is the scanty knowledge of
other cultures.
It is interesting to observe that teachers declare on one hand the
importance of knowing other cultures but on the other hand
they either have a scanty knowledge of their pupils’ families and cultures.
There is a great receptiveness among teachers towards new didactic
activities and relationships with families in order to make the school
more appropriate.
FEELINGS AND OPINIONS
WHO HAVE THE GREATEST DIFFICULTIES IN SCHOLASTIC FITTING-IN?
In the test there were 3 standard outlines of immigrated children fitted
in the school. People could answer which of them should find bigger difficulties.
22 said that the most problematic case is a child with a well-to-do
family and a good Italian but with behaviour problems.
8 answered that the worst case is a child of a well-to-do family, with
a quiet behaviour but without any knowledge of Italian language.
Behaviour problems seam to be more influent than language for children’
s school fitting in.
2 people said that the most problematic case is a very quiet child
with a good Italian but with a poor family.
Summing-up we can say that, according to the interviewed people, at
the first place there are behaviour problems, then linguistic difficulties
and finally economic facts.
Social operators and teachers gave , in general terms, the same answers.
Only 3 people said that girls have more difficulties in fitting-in
and 2said, on the contrary, that boys have it. All the others agree that
it doesn’t exist any difference.
DO PEOPLE JUDGE IN THE SAME WAY ALL FOREIGNERS?
29 said that foreigners are generally judged in a different way according
to their home country. The second question asked for a list of the 5 worst-
countries (not in the interviewed opinion but in a general point of view).These
countries can be divided in 4 groups.
In the first one we find Rom and Albanian people with the highest score
of negativity ( mentioned 24 and 22 times and at the first place 11 and
10 times).
In the second group there are Maghreb and black African countries (22
and 17 answers), but rarely at the first place ( 2 and 1 times).
In the third group we can find a lower frequency of answers: only in
one case it is at the first place (Turkey). Other countries in this group
are: Kurdistan, ex- Yugoslavia, Macedonia and other Arabian countries.
In the fourth group the frequency is very low, almost zero. We can
find: East European countries, some of the EU and Colombia.
Among never mentioned countries there are: the rest of South and Centre
America, the rest of Asia (India, China, Bangladesh, Iran).
We can notice the presence, even if very restricted, of some EU countries.
This part of the test confirms that even among participants there is
a quite diffused consciousness of racial discrimination in public opinion.
It is also confirmed by some Italian tests. Among the latest there is a
test realised in January 1999 by the geographic and political review “Limes”
in collaboration with “LaPoliS” of Urbino university on a national
sample. The results of this research are almost the same of our test.
In the test people should not extern their own opinion. But it is important
to notice that they have a precise perception of public opinion.
THE OPINIONS OF PARTICIPANTS
The last part of the test is composed by 15 sentences concerning social
and cultural themes . People should declare their degree of agreement towards
each sentence.
These sentences referred to the most popular clichés. The answers
were transformed in a number between 1 and 4 and then divided in 3 groups:
VERY HIGH agreement (from 3.23 to 3.84); HIGH level of agreement
(from 2.62 to 3.18); LOW and VERY LOW agreement ( from 1.80 to 2.48).
Very High agreement
The sentence that received a highest number of agreements is : “ foreign
children are a cultural wealth in the school even if they need a harder
work” (index 3.84).
Then there are: “the school has a very important role in impeding prejudices”
(index 3.77); “The school has an important role in impeding prejudices
but it must be helped by families and mass-media” (3.73) and “cultural
differences establish new aims and duties in the school” (3.23).
People tripped up on rhetorical sentences, showing that they know quite
well which is the right answer and choosing positive aspects. People
took for granted sentences like “The wealth of cultural differences and
the guiding role of school” but they also notice some problems: they specify
indeed that the school is not able on its own to play this new role. It
is hard to catch cultural differences and school duties are not appropriate
so it necessary to redefine them.
High agreement
In the second group there are these sentences:
“I think migrant people must be helped to settle in Italy” (index 3.17).
“I guess that the best societies are multiracial” (3.11)
“Before accepting foreigners it is necessary to prepare the right social
conditions and materials to integrate them without any problem” (3.04).
“I have o problems if my daughter/son wants to marry a black man/woman”
(2.89)
“Foreign children in the classes male the work harder” (2.55)
It still is a quite high level of agreement but it is much in
evidence a contrast between “Very high” and “Very Low” agreement. That
show a greater difference of opinions.
At the last place there is a new confirmation of difficulties in the
school when there are foreign students.
Low and Very Low agreement
In the third group there are:
“In my opinion immigration brought more profit than disadvantages”
(2.48)
“People coming for country not belonging to the EU are too nagging
when I meet them in the street” (2.17)
“Foreigners who don’t have a regular contract must be expelled”.
In these 3 cases the index is near to the average value and reveals
a difference of opinions among people, with an important presence of negative
judgements.
The other sentences that have a lower level of agreement are:
“ I believe that an excessive number of immigrates contributed to the
rise in the crime rate” (1.93)
“It is not a school duty to impede prejudices” (1.93)
“Immigrated are often dirty and shabby” (1.78).
In spite of the low level of agreement, 6 people (one third of the
group) said that they quite agree with this last sentence.
The whole sentences reveal that opinion towards social and cultural
integration are very diversified. They show a very complex outline and
suggest a complex and long strategy of intervention. Training
courses cannot be short and must not concern only some aspects of the problem.
Intercultural dynamics reveal a level of complexity that involves our
own opinions and personal feelings.