INTERVISTA numero Uno
Nov. 1998 (Ancona)
· Dati Generali: Albanese, 37 anni, sposata con albanese, due
figlie (17 e 11 anni), diploma di liceo classico in Albania e scuola di
infermiera (5 anni); ha lavorato in Albania in Ospedale a Valona.
· Arrivo in Italia nel 1991 (marito) e 1992 tutta la famiglia:
ragioni migrazione non strettamente economici: dice che aveva previsto
la situazione caotica che si sarebbe prodotta, voleva far studiare
regolarmente le figlie. Lei lavorava solo il pomeriggio, ma correva sempre,
preparava pranzo e cena. Si sentiva una piccola schiava, dice: “volevo
un’altra vita”.
· Sembrerebbe che in Albania fossero relativamente benestanti:
il marito è figlio di un medico laureato in Italia, lei lavorava.
Il marito ha fatto l’operaio appena arrivato.
· Appena arrivati, hanno abitato in una frazione di xxx di xxx.
Casa fredda, solo con camino, grande umidità, pioveva in casa, lei
ha preso i dolori reumatici. Poi si sono spostati ad Ancona.
· Salute prima della migrazione: disturbi: infezione vaginale
dalla nascita seconda figlia. Mentre parla dice: ho fatto il Pap test solo
una volta da quando sono arrivata. Si accusa di negligenza. In Albania
soffriva di depressione, a causa dei rapporti tesi con la suocera. Dice:
“Nemmeno altre immigrate sanno che c’è il consultorio, che hanno
diritto alla visita senologica e al Pap test”.
· Salute: impatto migrazione: continuando il discorso ginecologico:
dice che ha fatto una ecografia a Osimo per delle cisti alle vie urinarie.
· Il marito ha sempre avuto il libretto sanitario, ma il problema
era che non sapevano che anche la famiglia aveva automaticamente diritto
alla Assistenza, quindi il marito le terrorizzava, diceva, non ammalatevi,
guai se vi ammalate.
· Lei é piena di calore, desiderava contatti, si é
sentita isolata, mancanza di integrazione; dice: “sono cambiata”.
· Primo disturbo post migrazione: reumatico: non sentiva le
dita, ma siccome avevano paura di non poter usare il SSN, andavano in farmacia
direttamente, o chiedevano aiuto a medici a livello personale, comprava
la pomata Voltaren.
· Il marito ha cominciato ad avere la psoriasi, all’inizio poco,
ora é pieno e non riesce a sbarazzarsene. Lei ha lavorato ad una
fabbrica di xxx (fa fatica a ricostruire le fasi, dice che ha confusione,
prima afferma che questo lavoro é successivo a quello di bidella,
ma poi, quando ricostruisce un incidente di cui é stata vittima
con la figlia, si ricorda di una diversa sequenza cronologica). Quando
lavorava come operaia usava degli acidi e questo le ha causato un’ulcera
allo stomaco e nausea. Un giorno, mentre tornava da questa fabbrica ed
era in auto con la figlia maggiore, ha avuto nausea, ha sbandato ed è
finita con l’auto contro un albero.
· Conseguenze: la figlia ha quasi perso un occhio, si é
rotto braccio e gamba, ha riportato ferite in viso, aveva già
un angioma. Lei si é fratturata alcune costole. La bambina più
piccola é rimasta sola in casa in quel periodo e ha avuto perfino
problemi per mangiare.
· Dopo il lavoro presso questa fabbrica, ha fatto la bidella:
in questo periodo le é venuta l’ernia al disco. E’ stata licenziata
(dice: “vogliono gente sana”). Lei non sapeva che non avevano il diritto
di licenziarla. Ora non sa se ha diritto ad avere un certificato di invalidità
parziale, non ha voglia di reagire: (“quando ti senti debole non reagisci”)
· Sue impressioni sui Servizi Sanitari “I medici spiegano poco”
(“in Albania spiegavano, anche un’ora”). Gli infermieri sono più
disponibili. Gli interventi comunque sono stati soddisfacenti, il fisiatra
era aperto (buona comunicazione).
· Esigenze: Occorrerebbe un LIBRETTO CHE SPIEGHI TUTTO, o un
operatore che possa spiegare tutto.
· Accenni finali sul PARTO: in Albania durante il governo di
Enver Hoxa (lei ne parla bene, dice che allora non si rendeva conto che
tutti avevano un minimo di benessere, c’era controllo su tutto ma non c’era
scarsità, si andava a scuola, si avevano i libri, anche se lei non
ha avuto il diritto di andare all’Università): nelle campagne c’erano
le levatrici tradizionali, (anche le infermiere di base): andavano a piedi
per km per fare le punture, curare, con il controllo dello Stato.
(arriva il marito, l’intervista si conclude in fretta).
INTERVISTA numero 2
· Dati Generali: Peruviana, nata a Lima, ha 30 anni, si è
sposata due volte con uomini italiani. Scolarità: diploma di ragioniere.
E’ in Italia dal 1990, é venuta per seguire il marito incontrato
in Perù, ha lavorato come commessa, ha due bambine (una di 3 anni
e una di 10 mesi).
· Salute prima della migrazione: niente da segnalare.
· Impatto salute dopo l’arrivo in Italia: problema CIBO: é
dimagrita 10 kg, non digeriva il nostro cibo, che è più grasso
(“spaghetti, sugo, verdura eccetera”). In Perù si mangiano molti
cereali, verdure diverse, fagioli. Per imparare l’italiano ha preso lezioni
in un corso gratuito organizzato dal Comune. Ora per il CIBO si rivolge
ad un negozio (gestito dai cinesi?): “Mi sono rassegnata a perdere i buoni
sapori”, perché é complicato fare la spesa.
· Impressioni sui Servizi: e’ iscritta al SSN, però si
lamenta che per prendere appuntamento doveva chiedere un giorno di permesso
sul lavoro (quando lavorava come commessa).
· Disturbo ginecologico: Ha avuto un’infezione, era in lista
di attesa per un intervento, alla fine non poteva più camminare.
E’ stata ricoverata al xxx. Ha notato freddezza: “Mi sentivo un prosciutto
da affettare”.
· PARTO: ha fatto il corso pre-maman in Via xxx, lo ha trovato
un “corso molto teorico”, la pratica l’ha fatta da sola con il 1° figlio.
Inoltre, dopo il parto, le infermiere urlavano. Non le hanno insegnato
a sufficienza come comportarsi con il bambino (allattamento, cordone ombelicale,
bagnetto, ecc). Durante il travaglio l’ha aiutata una ginecologa, ma le
ostetriche erano troppo invadenti, cercavano di favorire la dilatazione
con iniezioni, aghi: “Chiedevo, cos’è questa iniezione, e loro non
spiegavano nulla, dicevano solo che loro conoscevano bene il loro mestiere
e non dovevo preoccuparmi, perché tanto non sarei morta”.
· L’insegnante del corso al consultorio invece era molto disponibile,
anche a venire a casa, anche se poi lei non l’ha chiamata; le sono stati
sufficienti i consigli della signora che andava a casa sua per fare le
pulizie. Però: “all’ospedale nessuno ti insegna”. La 1° volta
che ha partorito era il 26 dicembre, non c’era personale, ha avuto una
brutta lacerazione al collo dell’utero, con un’emorragia. Poi ha avuto
un raschiamento senza anestesia perché dei frammenti di placenta
erano rimasti dentro.
· PROBLEMI più SENTITI: Esami in gravidanza (“farli senza
perdere il giorno di lavoro”) Inoltre il mio padrone di lavoro mi
diceva: “non puoi rimanere incinta”. Inoltre occorre un aiuto dopo il parto:
“qualcuno che ti insegni”.
INTERVISTA numero 3
dic. 1998
Dati generali: Brasiliana, sposata a un italiano incontrato in Brasile,
1 figlio di 5 anni, da 10 anni in Italia, ballerina, cittadina italiana.,
34 anni, di S. Paolo.
Salute prima di lasciare il Brasile : nessun problema.
Impatto con l’Italia: Crisi di anoressia: (BANJO: malattia della nostalgia
degli africani schiavi che arrivavano in Brasile). Qui c’era gente chiusa,
i brasiliani sono molto aperti, sentiva freddo, ha fatto amicizia con africani
e tailandesi.
La gente le chiede: “come mai hai lasciato Rio per venire ad Ancona?”
Lei lavorava come centralinista a Rio de J. stava bene, parlava l’inglese,
era segretaria con un incarico importante, aveva iniziato l’Università.
La scelta di venire é stata motivata dall’incontro con il futuro
marito.
E’ dimagrita 12 kg in 2 mesi: “volevo morire, avevo confusione in testa.
Mi chiedevo: ho fatto bene? ho lasciato tutto, cosa é buono per
me? Il dottore ha detto che stavo per morire, mi sono guardata allo specchio,
mi sono detta, non posso andare avanti così. Non mi piaceva il cibo,
mangiavo solo insalata. Noi mangiamo molti cereali, riso, fagioli, roba
molto sostanziosa. Qui, soltanto dopo due ore che ho mangiato, ho fame,
qualsiasi cosa mangi. Ho imparato a mangiare il pesce, é dolce,
poi faccio il "chorrasco" (pollo alla brace). Neanche il bambino mangia.
Poi ho detto a me stessa: ho creato in me la malattia, la devo vincere,
sono io che devo volermi bene. Ci ho impiegato 1 anno e mezzo”.
Rapporto con i Servizi .
PROBLEMI CON L’ACQUA: “Quando facevo il bagno aveva reazione allergica,
il viso si gonfiava. Per questa reazione allergica (e anche funghi/vaginite?)
sono andata da un ginecologo, che si è comportato in un modo molto
“grezzo”: Mi ha trattato come se fossi un animale. La prima domanda é
stata: Quanti aborti hai fatto? Mi ha fatto piangere. Non mi ha fatto parlare.
Chiedeva: “E’ gravida?” E io, “No, ho prurito”. Allora mi ha scritto un
certificato senza dirmi niente. Sono trascorsi 6 anni prima di tornare
di nuovo in un consultorio. Poi ho cominciato a conoscere delle buone persone.
Ora il dottore é una persona squisita. Ho scelto a caso questo medico
e mi sono trovata bene.
Ogni sei mesi facevo dei controlli, per due anni ho avuto paura di
avere un tumore. Avevo dolori dappertutto. Forse cercavo di stare male
per avere gente vicino a me. Ho fatto molti esami radiologici e in questo
modo ho anche perso un bambino, perché avevo fatto gli esami senza
sapere di essere incinta, così sono stata costretta ad abortire.
Ho chiesto consiglio a 5 ginecologi, non volevo abortire, 3 mi hanno detto
di abortire e due di no. C’è stata una ginecologa che mi ha aiutato
molto e così ho preso la decisione di toglierlo.
Questa ginecologa mi ha dato una forza incredibile. Dopo due mesi sono
rimasta incinta, sono tornata in Brasile. Avevo l’utero infantile, sono
stata un mese in ospedale e ho avuto una minaccia di aborto al 6° mese.
Quando sono tornata qui ho frequentato il corso di preparazione al parto
in via xxx, sono soddisfatta, quella ginecologa mi ha aiutato”.
“Quando ero in ospedale per il parto ho conosciuto 2 operatori con
i quali ora frequento un gruppo di preghiera. Quando tornavo dall’anestesia
predicevo il futuro a una dottoressa, ora lei é diventata la mia
migliore amica. Ora sta in questo gruppo di preghiera (sulla reincarnazione?),
non ho più problemi, ho imparato a conoscere l’ambiente. Dopo 10
anni ho capito: non si può pretendere da un italiano il comportamento
che avrebbe un brasiliano. L’italiano cresce con la diffidenza, in Brasile
cresciamo con l’amore, la fiducia. Qui ho conosciuto l’esaurimento nervoso,
prima non sapevo nemmeno che esistesse. Qui in Italia si pensa che le brasiliane
siano “eccessive”. Io mi sono adattata, ho scelto di adattarmi. Ora é
tardi per tornare indietro, ma non é mai tardi per andare avanti.”
SUGGERIMENTI
· “La persona si sente sola in ospedale. Sono d’accordo che
ci sono orari, ma...Si può fare un gruppo di sostegno fuori dell’orario
di visita, qualcuno con cui sfogarsi, poter piangere. Si può fare
un corso di formazione per volontari. Occorre cambiare perché c’è
freddezza.”
· Orari per le richieste di esami o visite: più flessibili,
senza dover ricorrere alle amicizie per non dover attendere.
INTERVISTA numero 4
dicembre 1998
Dati generali: 28 anni, dominicana, sposata con dominicano, 1 bambino
di 5 anni, da 7 anni in Italia, lavora nell’assistenza a domicilio (anziani,
pulizie) e a tempo perso fa la parrucchiera (mentre parlo con lei sta defrisando
i capelli a un’altra dominicana).
Salute prima di migrare: tonsille infette, mal di gola, anche per la
polvere (abbiamo molta polvere a S. Domingo).
Vaginite: problemi con l’acqua, da bambina (?), dice “un parassita”.
Anche quando aveva 13-14 anni, un paio di volte.
Salute in Italia.: E’ venuta in Italia nel 1992, già sposata,
come colf, perché era più facile: non c’era ricongiungimento
familiare anche se il marito era qua prima di lei, venuto con una borsa
di studio.
Appena arrivata, ha cominciato a stare male di stomaco. “Da quando
sto qua non digerisco bene, faccio la cucina mia con ricette dominicane
(riso a vapore, ben cotto, banane, fagioli, come in umido, tutto in un
piatto, patate fritte, pollo fritto, non piccante, saporito).” Lei dice
che é colpa del fuso orario: “A venire qua, col fuso orario, invece
del pranzo si fa cena”. Soprattutto la sera, non cena e beve un bicchiere
di bicarbonato.
“Quando ero incinta, verso il 7° mese, ho cominciato a perdere
le acque, sono stata ricoverata una settimana in ospedale. Era circa un
anno che mi trovavo in Italia e capivo poco la lingua, non parlavo bene.
Dovevo stare sempre a letto. Un giorno mentre camminavo, un’infermiera
mi ha sgridato, ma io non sapevo, nessuno mi aveva spiegato cosa dovevo
fare.
PARTO: “E’ avvenuto alle 8 del mattino, ero da sola, l’ostetrica é
stata tanto buona. Durante il travaglio, non so cosa é successo,
nessuno mi diceva niente, mi sembrava di morire dal dolore. E’ arrivato
il dottore, ha detto: perché non mi avete chiamato? In sala parto
serravo i denti e il dottore ha detto: fatele fare come vuole. Dopo
il parto ho avuto una emorragia interna. Quando ero in ospedale dovevo
alzarmi per prendere il cibo da sola, perché nessuno me lo portava
a letto. Alcune persone sono gentili, altre...come dire...sono un po’ stronze”.
Bambino: ha avuto una disfunzione alla colecisti (ittero ?); le avevano
detto che dipendeva dal suo latte. Mentre era in ospedale (primi 5 giorni
dopo il parto), al bambino hanno fatto un taglietto dietro il piede
e con un tubicino facevano uscire del sangue, due volte al giorno.
Poi, “ho perso i sensi, mi sono sentita male, la pressione a terra, anche
ora prendo le gocce per la pressione bassa.” Ha un formicolio in testa.
All’ospedale le hanno detto (o ha capito?) che si trattava di un “inizio
di ictus”. Ora ha difficoltà a urinare per una cistite.
Suggerimenti: i DOTTORI DOVREBBERO SPIEGARE DI PIÙ’ con parole semplici, essere più dolci.
INTERVISTA numero 5
dicembre 1998
Dati generali: Dominicana, 33 anni, mamma single (il padre del bambino
é italiano). Si trova in Italia da circa 10 anni, sua figlia ha
8 anni. Qui lavora nel turismo, lavorava nel turismo anche a S. Domingo.
Impatto migrazione: Salute: Acne sul collo, sulle gambe, causato da
stress. Le hanno dato una crema per il corpo, e un tonico. per rilassarsi.
Ha seguito un corso di preparazione al parto, tutti i controlli prima
del terzo mese. Si é trovata bene con il ginecologo a xxx.
Allora viveva in una casa che assiste ragazze madri, c’erano le suore,
hanno tutti gli specialisti e l’aiuto della CRI. Ha vissuto lì un
anno e si è trovata bene con le suore.
PARTO: 16 ore di travaglio, non si sapeva se facevano o no il TC, la
bambina era grossa, pesava 4,3 kg, l’hanno fatta soffrire. Ha avuto una
lacerazione, nessuno l’ha aiutato ad andare in bagno.
CIBO: “Il primo anno non riuscivo a mangiare quello che si mangiava
qui. Il pesce mi piaceva ma costava troppo. Da 47 kg sono dimagrita fino
a 38 kg (é alta circa 1,65 mt). Sono tornata per un po’ a S. Domingo,
prima di tornare in Italia.”
“Ora lavora in un bar a xxx e faccio la pendolare da xxx, perché
mia figlia si é ambientata bene in questa nuova città, qui
ha le sue amiche e si trova bene.”
INTERVISTA numero 10
dicembre 1998
Dati generali: Olandese, traduttrice, sposata a un italiano, da 9 anni
in Italia, ha una figlia di 3 anni.
Ha sofferto di ipertiroidismo dopo 3 anni che era in Italia: “Mi sono
accorta che gli occhi mi facevano male. L’oculista è stato bravo
e ha capito la vera causa.” Anche in gravidanza é stata seguita
da un ginecologo molto bravo. L’endocrinologo é bravo. Ha seguito
il corso pre-parto in via xxx, ed è soddisfatta: “Al corso mi dicevano:
chiamaci dopo il parto, perché a loro piace essere chiamate per
aiutare ma poi nessuno le chiama, chissà perché? E’ strano,
anche perché una mia amica peruviana si é lamentata invece
che nessuno l’ha aiutata dopo il parto.”
“Ho notato che gli ospedali qui sono nudi, spogli. In Olanda sono più
accoglienti. Inoltre, i bagni erano esterni, e venivano usati anche dai
visitatori, la pulizia si faceva solo la mattina e la sera. Non era molto
igienico e pulito quell’ambiente, anche se il Personale era bravo.”
INTERVISTA numero 7
Dati generali: Turca ,43 anni, due figli maschi di 11 e 8 anni, sposata
con italiano; é in Italia da 13 anni, lavora in modo saltuario in
una casa di assistenza per bambini e anziani. Abita ad Ancona. Ha conosciuto
il marito in Turchia e hanno deciso di sposarsi (in Turchia) e poi venire
in Italia. E’ arrivata nel gennaio del 1986.
Salute prima della migrazione. La membrana del timpano le é
scoppiata, al mare, mentre nuotava. Per la paura dei medici ha trascurato
di curarsi subito e le é venuta una infezione. In Turchia l’hanno
operata, le hanno fatto una timpanoplastia (timpani di plastica). In Italia
facevano fatica a credere che avessero potuto farle in Turchia una simile
operazione così bene. Man mano che passa il tempo però le
cala l’udito.
Impatto della migrazione sulla salute. All’inizio sono andati ad abitare
a xxx. E’ rimasta incinta, andava da un ginecologo privato. In Italia vedevano
gli immigrati come persone incapaci (si riferisce anche al dottore). “Mica
glielo dicevo al dottore che in Turchia, ad Ankara, avevo lavorato all’Università
e al Ministero dell’Istruzione. Credono che tutte le straniere siano puttane,
trovano un uomo italiano e si sposano. A me fa male veramente questo atteggiamento.”
Dopo che era incinta si sono trasferiti e ha conosciuto un altro ginecologo.
Gli esami regolari, ma aveva ugualmente molta paura. Il ginecologo l’ha
fatta entrare in ospedale una settimana prima del termine, in modo che
si abituasse e le passasse la paura. L’infermiera appena ha saputo che
veniva dalla Turchia, le ha detto: “ In Turchia gli uomini picchiano le
donne” Lei ha risposto: “Ma signora, esistono dappertutto questi problemi,
sia in Turchia che in Italia”. Poi le hanno chiesto (non specifica se la
stessa infermiera o un’altra): “Dov’è la Turchia, in America?” Dice:
“non lo dimenticherò mai questa domanda?”.
Parto: E’ andato male, le hanno fatto il taglio cesareo. Non aveva
dolori. Non c’è stata nessuna iniezione. Il bambino pesava 3,650
kg, la testa grossa, il cordone ombelicale intorno l’utero. I ginecologi
non hanno spiegato niente però parlavano davanti a lei a voce alta
e dicevano: “in questi paesi dell’est ...... “. Ha avuto 12
ore di travaglio: “Quando mi sono svegliata non volevo vedere mio figlio
(La signora piange a ricordare). I medici si comportano come se dicessero:
tanto é straniera, poverina non capisce”. In seguito, mentre allattava
ha sofferto di mastite. Il pediatra le spiegava; anche dove vive ora, ad
xxx hanno un buon pediatra, gentilissimo, che risponde a tutte le
domande.
Il 2° parto l’ha fatto a xxx, dove lavorava il suo ginecologo:
“Signora non si preoccupi”. Lei diceva: “Voglio vedere nascere il figlio
e voglio solo l’anestesia locale. Io ho fatto un parto cesareo al 100%,
i punti sono stati messi male, non voglio rischiare. Finalmente si é
convinto a fare l’anestesia locale, ma fino all’ultimo continuava a chiedere:
signora, facciamo l’anestesia totale? Ogni volta mi faceva capire che anche
lui vede le straniere come “puttane”, credono che siamo più libere
e non abbiamo timori. Invece è il contrario Il ginecologo poi mi
voleva legare le tube, mi diceva: Non faccio il ginecologo per lei la prossima
volta. Io avevo il ricordo di una gatta castrata, che era ingrassata, e
non volevo (la signora evidentemente confonde la legatura delle tube con
la cessazione della funzione delle ovaie). Lui però insisteva. Io
non volevo ma dopo il dolore della lombare per l’anestesia locale ho pensato,
è meglio che chiudiamo queste tube”.
Altri problemi: A 35 anni ha scoperto un nodulo piccolissimo,
ha fatto la mammografia e l’ecografia, fa controlli ogni anno: “ Mi hanno
detto: E’ benigno, è benigno. Ma non spiegano di più”.
Bambino: è astigmatico, il pediatra le ha detto di andare da
un oculista: “Ho speso 180.000 lire, l’oculista non ha detto una parola,
è stato buonissimo, ma si è comportato come una macchina,
dall’a alla z, fine. I soldi prima di entrare”.
Suggerimenti: “Mi piacerebbe che (il medico, l’ operatore) finga di
trovarsi al posto del paziente e si chieda: Cosa vorrei che il medico
mi dicesse Sarebbe bello. Invece spesso sono come una macchina che prescrive
le medicine, e non ti trattano come una persona; la terapia dello psicologo
è migliore della medicina, parlando a volte sei guarita. Non pensano
mai che la persona che hanno davanti è una persona, certe volte
parlano tra loro come se tu non ci fossi.”
INTERVISTA numero 8
Dati generali: Viene dal Ghana, ha 42 anni, 2 figli maschi (di 10 e
2 anni) maschi, marito italiano, non lavora fuori casa, è in Italia
dal 1981, è cittadina italiana. Ha lavorato solo come ausiliaria
all’ospedale di xxx ed è molto soddisfatta. E’ di cultura ashanti.
Salute prima della migrazione: niente di particolare, é venuta
in Italia perché aveva già parenti (un cugino) in Italia,
ha fatto la domanda tramite l’ambasciata, ha avuto il permesso di lavoro
e quando é venuta ha fatto la baby-sitter. Poi si é sposata.
Salute in Italia: Non ha trovato difficoltà, anche perché
in Ghana lavorava già per una famiglia italiana e quando é
arrivata le sembrava già di conoscere tante cose. Quando è
arrivata “era freddo, era aprile, e Fiumicino sembrava una meraviglia.
Roma mi ha colpito tantissimo. Il cibo, sì, era differente, ma lo
conoscevo già, anche se a volte preferisco quello del mio
paese”.
Parto: “Durante la gravidanza é andato tutto bene, ho fatto
tutto, ecografia, ma il corso pre-parto no. Ho fatto tuttavia due parti
cesarei. Per la seconda gravidanza, sono stata a letto. Un mese prima del
termine ho avuto una minaccia d’aborto, mi hanno detto che era meglio
riguardarsi, però non avevo nessuno qui che mi aiutava. Ho avuto
le contrazioni alla 37° settimana, ma le contrazioni erano forti e
l’utero chiuso. Così mi hanno fatto il cesareo. Mi ha seguito un
ginecologo privato. In ospedale non ho avuto nessun problema, sono soddisfatta.
Non ho suggerimenti.”
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