Visione etnocentrica
La mancanza non di una legge specifica
(che storicamente ha assunto valenze negative e discriminatorie
per gli zingari), ma di strategie complessive di sostegno all'autopromozione
di questo popolo, si accompagna ad una visione etnocentrica e
pregiudiziale verso la cultura e lo stile di vita zingaro da parte
della società maggioritaria.
Stigmatizzati, costretti a sviluppare strategie
di adattamento flessibili e autonome alle residue nicchie economiche
marginali, in un rapporto sempre incerto col territorio e le comunità
locali, gli zingari si caratterizzano non per un improbabile e
comunque minoritario "senso del nomadismo", ma per il pensarsi
e viversi come arcipelago di piccoli gruppi, mescolati ad altri
popoli, orgogliosi della propria diversità e identità.
Essere "sedentarizzati", cioè vivere stabilmente
in un villaggio, quartiere, o campo sosta, è un fatto "oggettivo"
e non "soggettivo" nella cultura zingara, in cui cioè permane
una visione del mondo strettamente legata a una "condizione dello
spirito" nomade, insieme alla necessità di affrontare continui
imprevisti.
La dimensione del "viaggio", le "tradizioni"
interagiscono nella vita sociale e culturale sia abitando in una
"casa" che in una roulotte.
Il passaggio da una condizione "precaria" (roulotte/baracca)
ad una più stabile (abitazione mista) è un progresso relativo
mediato da una esperienza storica millenaria: è il risultato di
un compromesso momentaneo, che le circostanze possono repentinamente
cambiare.
Maurizio Pagani / Giorgio Bezzecchi
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