E' assai probabile che il Clement abbia fatto fronte ai debiti della
Baronia con l'imposizione di nuove tasse e con qualche manovra
finanziaria di lungo respiro che in qualche modo potesse rendere
produttiva la proprieta' e valorizzare quindi l'investimento.
Ma e'
stato anche ipotizzato che, dato il suo ruolo alla corte aragonese, il
nuovo Barone avesse anche la funzione di soffocare uno scandalo che con
grande imbarazzo politico coinvolgeva il fisco, cioe' le tasche della
Corona, e gli Ospedali, intimamente legati al clero.
Ad ogni modo, la Baronia di Posada versava in grave poverta'.
Nel 1570 una barca fece naufragio sulla spiaggia di
Posada, ed i solerti sacerdoti locali si impossessarono prestamente del
suo contenuto. Poiche' cio' era vietato (la proprieta' spettava in
questi casi al Re), di nuovo il Parragués dovette intervenire
personalmente per recuperare quanto indebitamente "acquisito"
e restituirlo alla Corona.
Nel 1572 gli atti del
parlamento del regno registrarono una vibrata protesta dei
rappresentanti baroniesi (poi ribadita anche due anni dopo)
perche' l'impegno che i popolani di Posada e dintorni dovevano porre nella vigilanza
delle coste, ormai con regolarita' assaltate da predoni
tunisini ed algerini, sottraeva energie alla produzione;
cosi' come si segnalava, con fastidio, che le uccisioni riducevano di fatto anche il
numero dei braccianti disponibili.
Quantunque a fini essenzialmente utilitaristici, la Casa di Aragona
finalmente si interessava di questo grave problema.
Il Barone Clement fu dunque chiamato ad avallare una
richiesta di riduzione delle tasse feudali e invitato a fornire contributi
per le fortificazioni (era in pratica un caldo suggerimento); inoltre,
per favorire la ripresa degli scambi, fu sollecitato a favorire una non applicazione, per
questa Baronia, di alcune norme di commercio interno (una
sorta di calmiere vigente) e quindi a non applicare certuni dazi.
Due anni dopo, pero', la reiterata supplica non ebbe
altrattanto successo: la richiesta di miglior protezione
militare fu si' esaudita con l'invio di ben due compagnie di
fanteria, ma... di stanza a Oliena!
Con il timore dell'arrivo dei Turchi, nel 1575
fu imposta una tassa per la costruzione di una flottiglia
di galere; l'anno dopo il barone don Giovanni
Fabrizio Manca Guiso, che da Cagliari coordinava le armate
isolane, distribui' archibugi e
polvere da sparo, preparandosi alla difesa dalle
invasioni.
L'arcivescovo di Cagliari dispose prudentemente l'ammasso del grano a
Cagliari.
Ma i Turchi non vennero, e il ricavato della tassa per la
costruzione delle galere venne impiegato per costruire il
seminario di Cagliari.
Non ci volle molto, a queste condizioni, perche' il morbido Clement,
chiamato ad occuparsi in prima persona di questioni
spinose, si disfacesse della Baronia: con atto del 22
maggio 1579 del notaio Pietro Franqueza
(dal rassicurante nome, vista la professione), la
vendette per 16.500 fiorini catalani a Cristoforo
Portugues, un buon borghese di Cagliari del
quale non si hanno molte altre notizie.
I Turchi non erano venuti, In compenso, nel febbraio del 1581 i Barbari
sbarcarono in forze presso Santa Lucia (dove
ancora non c'era la torre, la cui costruzione inizio'
poco dopo) e depredarono, uccisero, fecero prigionieri.
Ma sulla via del ritorno alle loro navi, trovarono le
squadre armate di Bernardino Puliga,
giustamente poi divenuto il principale eroe locale
siniscolese (anche se il dotto Salvatore Italo Deledda lo
vuole nobile posadino), che li sconfisse, li mise in fuga,
recupero' il bottino, libero' i prigionieri e, gia' che c'era,
ne catturo' tre bandiere.
Il Portugues lascio' disposto nel testamento
(1597) che suo erede nel titolo fosse
nominato il figlio primogenito Michele, ma ove questi
fosse morto senza prole, gli sarebbe succeduto il
fratello Francesco. Ignorando la clausola testamentaria, che in pratica
vincolava la proprieta', Michele
Portugues intavolo' delle trattative autonome con il
cavalier Onofrio Fois, di Bolotana, per
la vendita della Baronia. Il fratello Francesco
si oppose giudiziariamente, arrivando a vincere i ricorsi
di questa lunghissima causa sino al Supremo Consiglio di
Aragona che annullo' definitivamente tutti gli atti di cessione gia'
stipulati.
SEGUE