Nonostante l'evidenza dell'impegno profuso per
riscattare i feudi, o forse proprio per questo, la politica dello
stato sabaudo a proposito della Sardegna poteva dall'esterno apparire come
potenzialmente finalizzata a confezionare una sorta di
"prodotto" meglio vendibile perche' liberato da gravami.
Era
del resto noto che la considerazione torinese dell'isola era sempre
stata un po' ambigua (ricordiamo che i Savoia
l'avevano avuta e ricevuta in baratto, un po' come "seconda
scelta") e non si era mai escluso che di fronte ad un'offerta allettante,
l'avrebbero potuta cedere senza grandi rimpianti.
Nemmeno il fatto che quell'isola concedesse loro la corona di re, pareva
poter essere un ostacolo, giacche' con l'incipiente unificazione
dell'Italia, altri titoli si stavano assommando, ben piu' cospicui di
quello sardo, ed anzi una vendita avrebbe potuto alleviare l'impegno per
l'espansione.
Che il riscatto dell'ultimo feudo, la nostra Baronia di Posada, stesse
finalmente per concludersi, doveva essere noto anche molto lontano a parere di
molti studiosi perche' il 22
maggio del 1860 il governo britannico
scrisse al Cavour per chiedere un formale impegno a non cedere
alcuna parte del territorio italiano alla Francia di Napoleone III. Questo
richiamo piuttosto perentorio non sembrava giungere per caso proprio in questa
fase.
Le ragioni di un simile interessamento erano note: ovviamente, mai in alcun tempo si e' potuto guardare di buon occhio
all'eventuale unione politica fra le due isole sorelle, che
avrebbe potuto comportare per il detentore (la Francia in questo
caso gia' possedeva la Corsica) la creazione di un potenziale
polo dominante ed invincibile all'interno del Mediterraneo.
Il 25
maggio 1860, non e' dato sapere se in qualche modo in relazione con
l'ingiunzione inglese di solo tre giorni prima, il prezzo per il riscatto della contea
di Montalbo fu finalmente stabilito in 8.000 lire
italiane, e venne in breve tempo accettato dalle eredi di donna Marianna.
Il 17 marzo del 1861 il parlamento nazionale
proclamo' Vittorio Emanuele II Re del neonato regno d'Italia; il Regno
di Sardegna, durato 564 anni, si era fuso in questo e non era piu'
dunque titolo autonomo.
Nel corso del 1861, parlando al nuovo parlamento del regno, Giuseppe Mazzini
piu' volte dedico' pagine indimenticabili alla descrizione delle sofferenze
dei sardi in questa fase della storia: il popolo sardo "... fu trattato come straniero
da un governo a cui dava sangue, oro e asilo quando i tempi e le
proprie colpe minacciavano di disfarlo...".
Altre espressioni del Mazzini diedero in poche parole la sintesi
di alcuni guasti sociali dei quali l'Isola non si libero' mai
piu': "... quell'isola, la cui importanza [fu] intesa dai greci
sul primo albeggiare dell'incivilimento interno del Mediterraneo,
... fu guardata da un governo che non fu mai che piemontese, come
terra inutile, buona tutt'al piu' a raccogliere monopolizzatori
d'uffici, gli uomini i quali, se impiegati nella capitale,
avrebbero screditato il governo..."
Il Regio
Decreto 15 gennaio 1869, n. 1146, ratifico' la
transazione e l'erogazione della Provvidenza sovrana di pochi
giorni prima (con cui il regno affrancava finalmente il popolo del feudo
baroniese), e chiuse per sempre, dopo 438 anni, la storia della
Baronia di Posada.
La storia della
Baronia di Posada fu la storia di un paese povero, di una terra
fertile malgovernata. Di una gente semplice costretta alla guerra
ed alla difesa dalle razzie. Di una terra dimenticata, persino
dall'Inquisizione.
Fu una storia di Sardegna, se
volete.
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