Ottiolu.net - La Storia della Baronia di Posada (1431-1869)

      La Storia della Baronia di Posada
 

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 Storia della Baronia di Posada > La fine della Baronia > 2

 

Nonostante l'evidenza dell'impegno profuso per riscattare i feudi, o forse proprio per questo, la politica dello stato sabaudo a proposito della Sardegna poteva dall'esterno apparire come potenzialmente finalizzata a confezionare una sorta di "prodotto" meglio vendibile perche' liberato da gravami. 
Era del resto noto che la considerazione torinese dell'isola era sempre stata un po' ambigua (ricordiamo che i Savoia l'avevano avuta e ricevuta in baratto, un po' come "seconda scelta") e non si era mai escluso che di fronte ad un'offerta allettante, l'avrebbero potuta cedere senza grandi rimpianti.
Nemmeno il fatto che quell'isola concedesse loro la corona di re, pareva poter essere un ostacolo, giacche' con l'incipiente unificazione dell'Italia, altri titoli si stavano assommando, ben piu' cospicui di quello sardo, ed anzi una vendita avrebbe potuto alleviare l'impegno per l'espansione.

 

Che il riscatto dell'ultimo feudo, la nostra Baronia di Posada, stesse finalmente per concludersi, doveva essere noto anche molto lontano a parere di molti studiosi perche' il 22 maggio del 1860 il governo britannico scrisse al Cavour per chiedere un formale impegno a non cedere alcuna parte del territorio italiano alla Francia di Napoleone III. Questo richiamo piuttosto perentorio non sembrava giungere per caso proprio in questa fase. 
Le ragioni di un simile interessamento erano note: ovviamente, mai in alcun tempo si e' potuto guardare di buon occhio all'eventuale unione politica fra le due isole sorelle, che avrebbe potuto comportare per il detentore (la Francia in questo caso gia' possedeva la Corsica) la creazione di un potenziale polo dominante ed invincibile all'interno del Mediterraneo.

 

Il 25 maggio 1860, non e' dato sapere se in qualche modo in relazione con l'ingiunzione inglese di solo tre giorni prima, il prezzo per il riscatto della contea di Montalbo fu finalmente stabilito in 8.000 lire italiane, e venne in breve tempo accettato dalle eredi di donna Marianna.

 

Il 17 marzo del 1861 il parlamento nazionale proclamo' Vittorio Emanuele II Re del neonato regno d'Italia; il Regno di Sardegna, durato 564 anni, si era fuso in questo e non era piu' dunque titolo autonomo. 

 

Nel corso del 1861, parlando al nuovo parlamento del regno, Giuseppe Mazzini piu' volte dedico' pagine indimenticabili alla descrizione delle sofferenze dei sardi in questa fase della storia: il popolo sardo "... fu trattato come straniero da un governo a cui dava sangue, oro e asilo quando i tempi e le proprie colpe minacciavano di disfarlo...".

Altre espressioni del Mazzini diedero in poche parole la sintesi di alcuni guasti sociali dei quali l'Isola non si libero' mai piu': "... quell'isola, la cui importanza [fu] intesa dai greci sul primo albeggiare dell'incivilimento interno del Mediterraneo, ... fu guardata da un governo che non fu mai che piemontese, come terra inutile, buona tutt'al piu' a raccogliere monopolizzatori d'uffici, gli uomini i quali, se impiegati nella capitale, avrebbero screditato il governo..."

 

 

Il Regio Decreto 15 gennaio 1869, n. 1146, ratifico' la transazione e l'erogazione della Provvidenza sovrana di pochi giorni prima (con cui il regno affrancava finalmente il popolo del feudo baroniese), e chiuse per sempre, dopo 438 anni, la storia della Baronia di Posada.

 


La storia della Baronia di Posada fu la storia di un paese povero, di una terra fertile malgovernata. Di una gente semplice costretta alla guerra ed alla difesa dalle razzie. Di una terra dimenticata, persino dall'Inquisizione.

Fu una storia di Sardegna, se volete.

 


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