Ottiolu.net       La Storia della Baronia di Posada
  La Baronia di Posada (1431-1869)
  • Aragona e Arborea: 1 - 2 - 3

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ARAGONA E ARBOREA - 1

Il rapporto fra Aragona e Arborea non era, in quel tempo, dei piu' limpidi: Ugone II si era Il territorio del Giudicato di Arborea sul sito di San Vero Milisformalmente riconosciuto vassallo del Re di Aragona, che era gia' ripartito in tutta fretta, ma di fatto continuava ad essere uno judex autonomo, che si muoveva liberamente, con indipendenza di sovrano.
Anche se provvedeva comunque a fornire all'Aragona gli aiuti richiesti: la Repubblica di Genova cominciava infatti a deteriorare i suoi rapporti con i catalani e li avrebbe ulteriormente indeboliti sino ad entrarvi in guerra nel 1330.
In Sardegna i Doria (genovesi) iniziarono immediatamente ad assumere un atteggiamento ostile verso gli invasori iberici.

La Casa di Aragona pero' aveva troppi fronti di conflitto per poter pensare alla Sardegna, e delego' sempre piu' agli Arborea, in ispecie a Pietro III, giudice, ed ai suoi fratelli Mariano e Giovanni, gli affari della Corona nell'Isola.
A Barcellona non si diede da principio molto pe
Codice del XIV secolo sulla incoronazione dei Re di Aragonaso a questi feudatari sardi un po' originali, li si considero' semplicemente dei buoni paesani devoti, ma questa leggerezza non sarebbe rimasta priva di conseguenze, che vennero un po' piu' tardi.

Grazie alla fase di riarmo intanto, a Posada visse il periodo di massimo suo splendore militare il Castello della Fava, curato allora da tal Johan Martinez de Gurrea fino al 1338, e ulteriormente rinforzato e riorganizzato sotto l'aspetto logistico da Garcia Lopez d'Oros fra il 1342 ed il 1347.

La popolazione sfortunatamente non era in grado di apprezzare simili finezze dell'arte e dell'architettura bellica anche perche', nel frattempo, oltre alle guerre e guerriglie cui doveva far fronte, aveva agio di godersi altre piacevolezze della cronaca locale come carestie, pestilenze, e, per gradire, anche un tantino di malgoverno.
Non va poi dimenticato che Posada, con la sua geografia cosi' ricca di impaludamenti e stagni, era una delle zone di maggior virulenza della malaria (ancor oggi, una delle piazze principali del paese e' dedicata alla Fondazione Rockefeller, che finanzio' le operazioni di bonifica dopo la Seconda Guerra Mondiale). A quei tempi il DDT non c'era, e la malaria prosperava.

Si ebbero cosi' di conseguenza rilevanti fenomeni di spopolamento, Posada - Centro Storicotanto marcati da far produrre un documento del 1345, recentemente rinvenuto presso gli Archivi della Corona di Aragona in Barcellona, intitolato "Inquisicio facta contra venerabilem Bernardum de Sancto Vincentio de dispopulatione ville de Posatae".
Gli effetti dello spopolamento arrivarono fra la gente dopo qualche tempo, quando la produzione complessiva calo' per effetto del diminuito numero di lavoratori, ma non vennero per contro ridotte le tasse complessive da pagare, che divennero percio' pesantissime per chi era rimasto. In questa malvagia oppressione vi era anche l'ammonimento, o meglio il ricatto morale a non scappare: chi lo avesse fatto avrebbe infatti vigliaccamente lasciato nei guai (aggravandoglieli) coloro che restavano.
Ma la solidarieta' etnica dei Sardi era nata nella notte dei tempi e contro l'oppressore forestiero si ebbero piuttosto fenomeni omertosi, coperture e auguri di buona fortuna. E cosi' e' sempre accaduto nell'Isola, e ancora accade.
Chi scappava (o piu' semplicemente si nascondeva al fisco e alla leva militare, spesso nelle grotte sul Montalbo) partiva accompagnato dalla benedizione dei paesani, che comunque speravano di veder decrescere l'introito complessivo dell'erario straniero.

continua
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