La Storia della Baronia di PosadaOttiolu.net

  La Baronia di Posada (1431-1869)

La segnalazione di errori, imprecisioni, omissioni, commenti ci sara' davvero gradita e volentieri vi leggeremo a questo recapito di posta elettronica


LA BARONIA NEL SETTECENTO

Mentre a Posada si seppelliva il Seicento, senza del resto troppa consapevolezza di aver vissuto il tempo barocco, Don Giuseppe Efisio Masones, nipote di Giovanni Stefano, era il titolare del feudo e nel Continente impazzava la guerra di successione spagnola.

Contando di aver puntato sul cavallo giusto, il nostro Barone si Filippo V di Spagnaschiero' dalla parte di Filippo V di Spagna ed il riconoscente sovrano lo nomino' infatti nel 1710 marchese dell'Isola Rossa.
Purtroppo pero' le avverse fortune di Filippo V portarono gli austriaci in Sardegna (1708) ed il Masones, gia' ben compromesso, dovette riparare in Spagna dove trovo' forse piu' soffice consolazione sposandosi con una Lima Sotomayor, erede dell'omonimo ducato.

La famiglia dei Masones si articolo' allora di parentele intrecciate, sul feudo di Posada si aggiunsero altri titoli accessori e il casato crebbe in importanza, a livello sardo, nella fazione che sosteneva Filippo V nelle sue rivendicazioni contro l'antagonista Carlo III, arciduca d'Austria.
La Sardegna nobile o feudale si era infatti divisa in due partiti.
E tra i filo-borbonici i Mazones si distinguevano per la partecipazione di alcuni personaggi di questo casato, tanto che la loro venne anche chiamata la "factione de los Mazones": il conte di Montalbo ed il duca di Sotomayor, figlio di Giuseppe Masones, ne erano fra i piu' noti esponenti.

Nel 1717 il cardinale Giulio Alberoni, ministro di Filippo V, rioccupo' la Sardegna forte anche dell'aiuto a distanza del Masones, che continuava a risiedere nella piu' igienica Spagna.
E' facile immaginare che dalla rocca posadina molti indigeni dovettero essere chiamati in armi, poiche' in cio' consisteva appunto il lato pratico dell'appoggio politico.
Successivamente con il trattato di Londra del 1718 il Regno di Sardegna venne ceduto ai
duchi di Savoia, principi di Piemonte.
E qui inizia una storia italiana che forse conosciamo meglio.
Vittorio Amedeo II

I Piemontesi, nella persona di Vittorio Amedeo II, barattavano in quella occasione il Regno di Sicilia acquisito col trattato di Utrecht nel 1713, a seguito delle paci di Londra e dell'Aja del 1720, e decidevano di dare finalmente corpo all'invenzione diplomatica del Papa Bonifacio VIII, rendendo concreto quel Regnum Sardiniae che mai era stato vivo, ma non si sprecarono a dare immediata attenzione a questa scomoda "pertinenza" (che pero' valeva bene per loro, duchi, la dignita' ed il trono di Regno), anzi Stemma della Real Casa di Savoiapassarono anni prima che si decidessero a inviare almeno dei ricognitori per fare... l'inventario del magazzino.

L'accoglienza di questi nuovi padroni, del tutto ignoti, non deve poi essere stata delle piu' calorose. I pochi resoconti degli "esploratori" dell'epoca sono infatti costantemente venati di un accidioso e snobistico disprezzo che rende difficile valutare con precisione l'effettiva condizione dei luoghi, che pure di lati negativi avrebbero dovuto mostrarne per loro conto.
Del resto i Piemontesi fecero di tutto per farsi benvolere: le prime riforme al sistema amministrativo dell'Isola demolirono una dopo l'altra tutte le costituite autonomie, a partire da quelle del Vicere', ridotto a mero esecutore delle direttive di un apposito ministero creato ad hoc.
I Sardi, sennores e vassallos, subito si mostrarono proporzionalmente entusiasti di tanta fiducia.
I rapporti con i nuovi venuti sicuramente ne risentirono.

In tutta l'Isola nobilta' e clero osteggiarono la nuova dominazione sin quando nel 1726 l'astuto cardinale di Seneghe, Agostino Pipia, ispiro' un concordato col Papa che fece affievolire le nostalgie spagnole; il rimpianto per il precedente regime non fu mai in realta' completamente sopito.
Va detto che i Savoia effettivamente condussero regie politiche di indiscussa modernita' ed illuminata avanguardia, ma le riforme altrove applicate, fra le quali l'
editto della perequazione (mediante il quale si acquisivano al Demanio dello Stato i beni illegalmente detenuti dagli ecclesiastici e dai nobili), furono del tutto ignorate in Sardegna.

Carlo Emanuele III successe al padre Vittorio Amedeo (del quale in zona si ricordo' la privatizzazione delle miniere, fra le quali le pur esigue miniere d'oro di Torpe') e doto' l'Isola di un servizio di collegamento con la terraferma, oltre a dotare le coste di una squadriglia di fregate, di cui una o forse due di pattuglia al largo di Posada, per contrastare le non eliminate scorrerie piratesche.

Il noto vicere' Marchese di Rivarolo, fra il 1735 ed il 1738, volendo contrastare l'incresciosa piaga del banditismo, impose tre anni di pressione poliziesca che fra l'altro proibi' ai Sardi di portare la tradizionale lunga barba, provocando risentimenti di pesantissima portata.
Inoltre incoraggio' il massiccio ricorso al guidatico, un istituto giuridico spagnolo che garantiva l'immunita' a chi avesse consegnato alle autorita' un bandito: le delazioni vi furono, ma ovviamente risultavano estremamente pericolose nelle comunita' dei villaggi, dove infatti tra sospetti ed effettivi "tradimenti" nacquero le prime faide.
"Divide et impera".

La considerazione dell'Isola sviluppata dai primi savoiardi era decisamente negativa. Anche se le analisi effettuate erano vergognosamente superficiali.
Le conseguenze di queste considerazioni furono, per logico effetto, estremamente perniciose.
Leggiamo infatti dallo stesso Marchese di Rivarolo che i delinquenti della Gallura e del Bittese "per avversione alla coltura della terra si affezionano alla vita errabonda del pastore, dell'ozio con la complicita' della campagna originano furti, inimicizie, vendette".
Certamente, pare declamare il Rivarolo, il fatto che la terra sia proprieta' comune e dunque vi sia incertezza della proprieta', causa la delinquenza. Ergo, stabilire forzosamente o normativamente la proprieta' della terra (come poi avvenne con l'Editto delle Chiudende), eliminera' la delinquenza.

La Virtł e la Nobiltą vincono l’Ignoranza - Tiepolo. su Art On LineMa la fraintesa questione della gestione della terra, nell'uso millenario che si era sviluppato in Sardegna, non era cosi' semplice da liquidare, ne' per editto, ne' tantomeno a livello di concezione economica.
Non e' oggetto di queste pagine, ma sintetizzeremo che l'uso sardo coinvolgeva tutta la popolazione nella gestione dei terreni, che si alternavano per annate a vidazzone e paberile (presto ne parleremo qui ad Ottiolu.net). Forse ci voleva qualche mente meno leggera per analizzare la questione e proporre soluzioni.

Erano, e' vero, tempi nei quali non si poneva una grande pazienza ne' un accurato scrupolo nell'analizzare i fenomeni sociali, soprattutto per zone, come l'Isola, di non primaria importanza; collateralmente, nella mentalita' prevalente si preparava la strada al successo di teorie criminologiche come quelle niceforiane o lombrosiane, basate su collegamenti etico-somatici.
La pure troppo facile equazione, pastore=criminale, come sappiamo non e' piu' tramontata, ed anche oggi offende la categoria.
Cio' che riesce difficile escludere e' che potessero esservi, nell'elaborazione dei giudizi espressi da parte dei funzionari sabaudi, interessi vergognosamente personalistici e irrisori (non ultimo il disagio del viaggio) capaci di provocare ai sardi disagio e lutti per l'unta comodita' dei burocrati. Come vedremo piu' avanti, Mazzini ne parlera' con cruda vivezza.

Nel 1737, comunque, il primo vicere' sabaudo venne in visita nell'Isola, ben 17 anni dopo la sua acquisizione.

Una relazione del 1746, dell'intendente savoiardo De Viry, descrive la Baronia di Posada come ancora infeudata a don Felice Masones, gia' ormai del tutto madrileno, e formata da "quattro miserabili villaggi"; Posada aveva, secondo questo scritto, un "pessimo porto".
Nella relazione troviamo pero' notizia dell'avvenuto ripopolamento di Torpe'.

Delle poche notizie che si hanno sulla Baronia del Settecento, si sa che nel 1752 Anna Maria Masones va in sposa ad un tal Nin Zatrillas presunto conte di Castillo; alla morte di Anna Maria, il figlio don Ignazio divenne Conte di Posada e duca di Sotomayor.
Le definizioni nobiliari oscillano, come si vede, con costante spirito di innovazione; naturalmente cio' si deve anche all'autonomia familiare nella creazione di titoli e giurisdizioni accessorie.

Nel 1760 la nota relazione dell'Intendente generale Bogino (o Bongino), appena da un anno insediato al Ministero per gli Affari della Sardegna, indica le spiagge di Posada e Siniscola come luoghi infestati da un invincibile contrabbando marinaro. Il problema deve avere avuto una rilevanza non secondaria se molto lavoro di burocrazia venne compiuto per contrastare il fenomeno.
Ce ne restano relazioni e rapporti militari che spesso alludono (a leggerli con malizia odierna) ad una diffusa connivenza popolare e ad un'altrettanto festosa corruttela.
Dieci anni piu' tardi la visita al feudo del vicere' Vittorio Lodovico d'Hallot Des Hayes venne annullata all'ultimo momento per ragioni ignote, quando la delegazione era gia' giunta sino a Dorgali. Alcuni parlarono del timore di inoltrarsi in una zona non sufficientemente sicura, altri pensarono ad un piu' pratico interesse a non affrontare un problema di gestione politica e sociale che una volta in loco non avrebbe potuto facilmente essere scansato.

Per tornare ai fatti, da questi mari infidi ed ormai fuori del controllo governativo, fra il 1762 e il 1765 si ebbero sanguinosi assalti pirateschi. Per la maggior parte respinti, provocarono comunque perdite e danni.
Venne dunque un periodo di calma relativa. Poi, nel 1788 approdarono al porto de La Caletta alcune imbarcazioni di corallari, che furono sospettate di potenziale contagio di malattie epidemiche (peste?) e poste in quarantena.
Il provvedimento pero' non era stato tempestivo e qualche contatto con la popolazione poteva aver avuto luogo. L'intera Baronia fu percio' posta sotto isolamento, cosa che certamente consentiva anche di rendere piu' difficoltoso il traffico dei contrabbandieri, e sebbene sia stato un secolo davvero intenso per l'Isola, questa e' fra le ultime notizie di cronaca che riguardano la Baronia del Settecento.

continua
SEGUE



sponsor



Gianfranco Buttu per
Ottiolu.net