La
Baronia di Posada (1431-1869)
La segnalazione di errori, imprecisioni, omissioni, commenti ci sara' davvero gradita e volentieri vi leggeremo a questo recapito di posta elettronica LA BARONIA NEL SETTECENTO Mentre a Posada si seppelliva il Seicento, senza del resto troppa consapevolezza di aver vissuto il tempo barocco, Don Giuseppe Efisio Masones, nipote di Giovanni Stefano, era il titolare del feudo e nel Continente impazzava la guerra di successione spagnola. Contando di aver puntato sul cavallo giusto,
il nostro Barone si schiero' dalla parte di Filippo
V di Spagna ed il riconoscente sovrano lo nomino'
infatti nel 1710 marchese dell'Isola
Rossa. La famiglia dei Masones si articolo' allora
di parentele intrecciate, sul feudo di Posada si
aggiunsero altri titoli accessori e il casato crebbe in
importanza, a livello sardo, nella fazione che sosteneva
Filippo V nelle sue rivendicazioni contro l'antagonista Carlo
III, arciduca d'Austria. Nel 1717 il cardinale Giulio
Alberoni, ministro di Filippo V, rioccupo' la
Sardegna forte anche dell'aiuto a distanza del Masones,
che continuava a risiedere nella piu' igienica Spagna. I Piemontesi, nella persona di Vittorio Amedeo II, barattavano in quella occasione il Regno di Sicilia acquisito col trattato di Utrecht nel 1713, a seguito delle paci di Londra e dell'Aja del 1720, e decidevano di dare finalmente corpo all'invenzione diplomatica del Papa Bonifacio VIII, rendendo concreto quel Regnum Sardiniae che mai era stato vivo, ma non si sprecarono a dare immediata attenzione a questa scomoda "pertinenza" (che pero' valeva bene per loro, duchi, la dignita' ed il trono di Regno), anzi passarono anni prima che si decidessero a inviare almeno dei ricognitori per fare... l'inventario del magazzino. L'accoglienza di questi nuovi padroni, del
tutto ignoti, non deve poi essere stata delle piu'
calorose. I pochi resoconti degli "esploratori"
dell'epoca sono infatti costantemente venati di un
accidioso e snobistico disprezzo che rende difficile
valutare con precisione l'effettiva condizione dei luoghi,
che pure di lati negativi avrebbero dovuto mostrarne per
loro conto. In tutta l'Isola nobilta' e clero
osteggiarono la nuova dominazione sin quando nel 1726
l'astuto cardinale di Seneghe, Agostino Pipia,
ispiro' un concordato col Papa che fece affievolire le
nostalgie spagnole; il rimpianto per il precedente regime
non fu mai in realta' completamente sopito. Carlo Emanuele III successe al padre Vittorio Amedeo (del quale in zona si ricordo' la privatizzazione delle miniere, fra le quali le pur esigue miniere d'oro di Torpe') e doto' l'Isola di un servizio di collegamento con la terraferma, oltre a dotare le coste di una squadriglia di fregate, di cui una o forse due di pattuglia al largo di Posada, per contrastare le non eliminate scorrerie piratesche. Il noto vicere' Marchese di
Rivarolo, fra il 1735 ed il 1738,
volendo contrastare l'incresciosa piaga del banditismo,
impose tre anni di pressione poliziesca che fra l'altro
proibi' ai Sardi di portare la tradizionale lunga barba,
provocando risentimenti di pesantissima portata. La considerazione dell'Isola sviluppata dai
primi savoiardi era decisamente negativa. Anche se le
analisi effettuate erano vergognosamente superficiali. Ma la fraintesa questione della gestione
della terra, nell'uso millenario che si era sviluppato in
Sardegna, non era cosi' semplice da liquidare, ne' per
editto, ne' tantomeno a livello di concezione economica. Erano, e' vero, tempi nei quali non si
poneva una grande pazienza ne' un accurato scrupolo nell'analizzare
i fenomeni sociali, soprattutto per zone, come l'Isola,
di non primaria importanza; collateralmente, nella
mentalita' prevalente si preparava la strada al successo
di teorie criminologiche come quelle niceforiane o
lombrosiane, basate su collegamenti etico-somatici. Nel 1737, comunque, il primo vicere' sabaudo venne in visita nell'Isola, ben 17 anni dopo la sua acquisizione. Una relazione del 1746,
dell'intendente savoiardo De Viry,
descrive la Baronia di Posada come ancora infeudata a don
Felice Masones, gia' ormai del tutto madrileno,
e formata da "quattro miserabili villaggi";
Posada aveva, secondo questo scritto, un "pessimo
porto". Delle poche notizie che si hanno sulla
Baronia del Settecento, si sa che nel 1752
Anna Maria Masones va in sposa ad un tal
Nin Zatrillas presunto conte di
Castillo; alla morte di Anna Maria, il figlio don
Ignazio divenne Conte di Posada e duca
di Sotomayor. Nel 1760 la nota relazione
dell'Intendente generale Bogino (o
Bongino), appena da un anno insediato al Ministero per
gli Affari della Sardegna, indica le spiagge di Posada e
Siniscola come luoghi infestati da un invincibile
contrabbando marinaro. Il problema deve avere avuto una
rilevanza non secondaria se molto lavoro di burocrazia
venne compiuto per contrastare il fenomeno. Per tornare ai fatti, da questi mari infidi
ed ormai fuori del controllo governativo, fra il 1762
e il 1765 si ebbero sanguinosi assalti
pirateschi. Per la maggior parte respinti, provocarono
comunque perdite e danni.
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