Dal "manifesto" del l'11 gennaio 2001
PENTAGONO
Scienziato americano accusa
ORNELLA SANGIOVANNi
I
Il professor Doug Rokke, ex direttore del "Depleted Uranium Project", già nel
1991 aveva avvertito dei rischi letali derivanti dall'uso dei proiettili all'uranio
impoverito. "I numerosi rapporti del Dipartimento alla Difesa, che a partire dal 1991
affermano che le conseguenze dell'uranio impoverito non erano note, mentono" -ha
dichiarato - "Gli era stato detto. Erano stati avvertiti". Rokke, già
professore alla Jacksonville University e colonnello dell'esercito Usa, fu incaricato dal
Dipartimento alla Difesa di organizzare la bonifica di Kuwait e Arabia Saudita dopo la
Guerra del Golfo. In tale occasione diede istruzioni precise al personale militare:
"Posso confermare che i comandanti erano a conoscenza di tutti i pericoli".
In Arabia Saudita, Rokke e i suoi uomini seppellirono i veicoli nella sabbia, altre
attrezzature vennero spedite negli Stati Uniti, in un centro di decontaminazione nucleare.
Dei 50 componenti l'équipe, almeno 10 morirono, e l'unico che non si ammalò indossava
un'uniforme completamente a prova di radiazioni.
Anche Rokke si è ammalato. Oggi ha in corpo un livello di radiazioni di 5000 volte
superiore alla norma, soffre di danni neurologici e alle vie respiratorie, ha problemi ai
reni. La sua drammatica testimonianza è nel film "Paying the Price: Killing the
Children of Iraq": lo straordinario documento del regista australiano John Pilger,
già trasmesso dalla Itv e dalla Bbc, che nei prossimi giorni sarà visibile
in Italia, a cura dell'associazione "Un ponte per..." e della Campagna
"Rompere l'embargo", nel decimo anniversario della Guerra del Golfo.
"L'uranio impoverito è roba da incubo - dice Rokke - è tossico, radioattivo e
inquina per 4500 milioni di anni. Provoca linfomi, disordini neurologici e danni alla
memoria. Causa malformazioni congenite e distrugge il sistema immunitario". E accusa:
"Il personale militare di Stati Uniti e Gran Bretagna, in quanto parte della Nato,
non ha volutamente tenuto conto della salute, della sicurezza e dell'ambiente nell'impiego
dell'uranio impoverito, che provoca gravi danni alla salute, compresa la morte. Io e i
miei colleghi li avevamo avvertiti, ma non hanno preso in considerazione i nostri
avvertimenti perché ammettere una qualunque relazione fra l'esposizione all'uranio e gli
effetti sulla salute li renderebbe perseguibili per le loro azioni ovunque queste armi
sono state usate."
Ma non è finita: il Sunday Herald è venuto in possesso di un documento
"riservato" del Ministero della Difesa, datato 25 febbraio 1991, in cui si
raccomanda di indossare maschere e divise protettive in prossimità di proiettili
all'uranio impoverito, affermando che inalare o ingerire particelle dei proiettili
costituisce rischio per la salute, e che ogni esposizione deve essere trattata come
"esposizione all'ossido di piombo". Un altro documento, del 1 marzo 1991, dei
laboratori di Los Alamos, e indirizzato dal Luogotenente-Colonnello M.V.Ziehman al
Maggiore Larson, parla chiaramente di preoccupazioni diffuse per l'impatto dell'uranio
impoverito sull'ambiente, esprimendo il timore che i proiettili all'uranio "possano
divenire politicamente inaccettabili ed essere eliminati dagli arsenali".
Sarebbero ben 521 fino ad oggi, secondo l'Associazione dei Veterani della Guerra del Golfo
e delle loro famiglie, i militari britannici morti a causa della Sindrome del Golfo.
L'apertura urgente di un'inchiesta da parte del Ministero della Difesa è stata chiesta da
Bruce George, presidente (laburista) della Commissione Difesa della Camera dei Comuni, che
si riunirà oggi 10 gennaio, e chiederà probabilmente l'audizione del ministro Geoff
Hoon. Un ministro il cui portavoce solo pochi giorni fa ha dichiarato: "Non siamo a
conoscenza di nulla che dimostri che l'uranio impoverito abbia causato danni alla salute o
morte".