Villa Zanchi

Una veduta della villa

La costruzione più antica di Palese si trova in via Modugno, già via della Marina, ai civici 102 e 104 nel rione a cui ha finito per dare il nome Sopra a Zanchi. Tale luogo era denominato dal XVIII secolo "Cozzo de' Pinoli", ossia collina dei pinoli, per la presenza di una pineta su una piccola collinetta ove si trova l'edificio, e nel XIX secolo "Chiuso Vecchio".

  

 

Aspetti storici

Nel XVI secolo, nel sito in questione posto in altura rispetto al livello del mare, si trovava una torre interna di avvistamento da cui era visibile il territorio circostante per un raggio di 20 chilometri (ancora oggi da sud-est a nord-ovest si possono vedere il porto di Bari, Modugno, Bitetto, Palo del Colle, Bitonto, Giovinazzo e l'Alta Murgia). Le prime notizie documentate risalgono al XVII secolo: prima del 1671 la torre, con alcune terre circostanti, apparteneva alla famiglia Cusano di Bari; in quell'anno essa entrò a far parte della dote di Lucrezia Cusano andata in moglie a Giovanni Casini. Dopo alcuni anni (1675) i coniugi Casini vendettero la proprietà a Francesco Capitaneo (chierico a Modugno, ma con dimora a Bari) per 400 ducati d'argento. Nell'atto d'acquisto la torre è descritta come "quasi diruta" e collocata in prossimità di un pozzo. Divenuto abate nel 1701, Francesco Capitaneo donò la torre con le terre di pertinenza al nipote Niccolò Domenico, anch'egli ecclesiastico; alla morte di questi passò al fratello Giuseppe Carlo, barone di San Demetrio, che lo lasciò in eredità al figlio Pietro, ricordato per aver concesso le proprie terre  in enfiteusi nel 1747. A causa di un dissesto finanziario Pietro Capitaneo nel 1763 vendette tale proprietà a Giuseppe De Rossi di Modugno; nell'atto di vendita è così descritta: "un comprensorio di vigne, terre, giardinetto con cortile e due discoverte con cappella attigua al cortile di detta torre con una piscina e piazzolina davanti a detta torre… due palmenti da pistar uva… coverti a lamie vicini alla detta torre ed attaccati al detto giardinetto nel luogo detto la Marina e propriamente Cozzo de' Pinoli, lungo la via pubblica al mare." Probabilmente il De Rossi era solo un prestanome e il giorno successivo all'acquisto rivendette l'immobile a Vincenzo Zanchi (nato a Bergamo nel 1698 e residente a Modugno) per la cifra di 500 ducati. Si deve proprio a questo personaggio la realizzazione della masseria che da lui trasse il nome e la ristrutturazione della cappella preesistente. Verso la fine del XVIII secolo la proprietà fu lasciata in eredità a Giuseppe Zanchi (figlio di Vincenzo) e, alla morte di questi, al fratello don Raimondo, sacerdote.



Nel 1815 Villa Zanchi risultava appartenere a Giuseppe Zanchi, cognato di Pietro Capitaneo,avendone sposato una sorella della moglie di questi Anna Maria Loiacono. Probabilmente lo Zanchi non ebbe eredi e le sue proprietà passarono all’altra cognata Elisabetta Loiacono. Grazie a tale parentela, il casino po
té tornare  nelle mani della famiglia Capitaneo. Nel 1881 Clarice Capitaneo (nata a Modugno nel 1823), nipote di Pietro, ereditò dalla madre Elisabetta Loiacono casa Zanchi con le sue pertinenze (giardino, palmenti, cappella) e 17 aratri di terra. Nel 1919 la costruzione passò al secondogenito di Clarice, Giuseppe Capitaneo (1867-1940); alla morte di costui la proprietà fu divisa tra i due suoi figli Nicola e Clarice: al primo fu attribuita l'ala sud-est del casino e parte del giardino, all seconda l'ala nord-ovest e la parte restante del giardino. La cappella restava proprietà comune. La parte di Nicola Capitaneo fu lasciata in eredità nel 1956 al primogenito Giuseppe Carlo; la parte di Clarice Capitaneo (maritata a Vito Di Ciaula) nel 1979 passò ai figli Leonarda, Agostino e Giuseppe.

 

Il loggiato percolato del XVIII secolo

Aspetti architettonici

Villa Zanchi oggi si presenta come un insieme variegato di strutture di epoche diverse (che vanno dal XVI al XX secolo) dislocate attorno al cortile recintato. Essa rientra nella categoria delle masserie a corte con cappella annessa. Il corpo principale è formato da due bracci a forma di elle, uno a nord e l'altro a est, e risale al tardo Settecento come pure la chiesetta di S. Maria del Rosario. Altri corpi di fabbrica più recenti sono stati addossati al muro di cinta del cortile. Un giardino con pineta, resto di quello che in passato fu un vasto latifondo, circonda il tutto. Il nucleo originario della costruzione è costituito dalla torre cinquecentesca con muri a scarpa, ancora visibile all'angolo a nord-est del corpo di fabbrica a elle. Nella prima metà del XVIII secolo l'edificio si arricchì di nuovi locali all'interno del braccio settentrionale, a ridosso del quale si trova la cappella. Due lamioni con volta a botte, a pian terreno di quest'ala del fabbricato, erano sin dall'origine destinati a magazzini, depositi e cantina. Nel locale posto più a est si può vedere ancora una botola che serviva per la cadute delle mandorle fatte essiccare nel 'soprano scoperto' . Nella seconda metà del '700, con Vincenzo Zanchi, venne edificato ex novo il braccio orientale del fabbricato principale con terrazza e loggiato al primo piano prospiciente il cortile. Al contempo Zanchi ristrutturò il fabbricato preesistente a nord e la cappella, in modo da fare della masseria sita lungo la via della Marina la propria residenza. Alla fine del Settecento si assiste alla trasformazione delle masserie da esclusivo luogo di produzione agricola a residenza, seppure temporanea, del proprietario. Lungo il coronamento sono visibili agli angoli delle scalettature difensive e il campaniletto a vela che sormonta il loggiato. Quattro profondi archi rivestono i prospetti posteriori alla strada, i cui pilastri risultano essere foderati a piano terra con un bugnato rustico simile a quello che ricopre l'esterno della cappella. Al piano superiore ci sono delle balconate formate da quattro arcate regolari e una loggia-pergola costituita da cinque fornici di differente ampiezza. Il loggiato si imposta su un parapetto sagomato in pietra su cui poggiano i pilastri con paraste, in corrispondenza dei quali, sul cornicione, sono collocate delle anfore in terracotta smaltata. Al primo piano vi sono sette stanze comunicanti tra loro e con volta a padiglione decorata a tempera alla fine dell'Ottocento: un rosone centrale a ombrello è raccordato da una quadratura geometrica a specchiature che contengono medaglioni con paesaggio o motivi floreali; le tinte sono tenui pastelli, arricchite da volute vegetali liberamente disposte. Dal 1947 al corpo di fabbrica principale sono state aggiunte, senza  rispettare alcun criterio o ordine, nuovi locali al piano inferiore  e al primo piano nella zona meridionale che hanno alterato la coerenza del complesso architettonico.

 

 

Il prospetto principale