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Il Ducato sforzesco a Bari e la famiglia Capitaneo  Le torri di difesa
I confini tra l'Università di Bari e Bitonto: il Titolo Un'antica via dell'olio

 


Il ducato sforzesco a Bari e la famiglia Capitaneo

Dopo la parentesi angioina e l'occupazione feudale di Giovanni Antonio Orsini del Balzo principe di Taranto (1439-1463), nel 1464 Ferdinando I d'Aragona (1432-1494) fece dono del ducato di Bari a Sforza Maria Sforza, figlio del duca di Milano Francesco Maria (1401-1466). Quando Sforza Maria Sforza morì, nel 1479, il re lo affidò a Ludovico il Moro (1452-1508), fratello del defunto, il quale delegò la sorella Ippolita Maria Sforza a reggerlo. Nel 1499 il Moro lo assegnò a Isabella d'Aragona (1470-1524), sua nipote poiché figlia di Ippolita Sforza e di Alfonso II d'Aragona, già duchessa di Milano essendo sposata a Gian Galeazzo Sforza (1469-1494). Nel 1501 Isabella, con la figlia Bona, lasciò Milano per recarsi a Bari ove resse il ducato sino al 1524. Al seguito della duchessa e di sua figlia, nel 1511, venne il nobile Guarino Capitaneo (nato a Novara nel 1490) che diede origine ad una famiglia che, nei secoli successivi, avrà un ruolo significativo nella storia di Modugno ed anche di Palese ove i Capitaneo possederanno (e possiedono tuttora) diverse proprietà. Isabella d'Aragona nominò Guarino Capitaneo Castellano di Bari (1512) e questi pose la propria dimora a Modugno (che faceva parte del ducato di Bari), ove edificò (nell'attuale via Conte Stella) un palazzo tutt'oggi esistente. L'esatto cognome della famiglia Capitaneo era "Cataneo seu Capitaneo", anche se in alcuni documenti lo si trova citato nelle forme: Capitaneus, Captaneus, Catanius, Capitanio; lo stemma gentilizio era di colore azzurro, con cinque bande d'oro, sormontato dall'allegoria della Giustizia e da un nastro con il motto: "Sic erat in fatis". Tale stemma si trovava sul palazzo fatto erigere da Guarino (nel 1946 Antonio Capitaneo, discendente di un ramo cadetto della famiglia, lo fece apporre nell'atrio del proprio palazzo a poca distanza da quello del suo antenato) e sotto si poteva leggere l'iscrizione: "Die primo Marcii 1512 Guarinus Capitanius de Novara, Castellanus Bari". Il tutto era contenuto in una formella rettangolare e sormontato da un mascherone. Tale stemma, rimasto immutato nel tempo, compare a Palese in ferro battuto sull'ingresso principale di Palazzo Capitaneo. Guarino ebbe otto figli: di questi il primogenito Vincenzo restò a Modugno originando il ramo principale, mentre il secondogenito Giovannantonio si trasferì a Matera. L'ultima discendente in linea diretta da Guarino Capitaneo, Maria, è morta nel 1962.

La regina Bona Sforza

 

Lo stemma della famiglia Capitaneo

 

      

Nel 1524 Isabella d'Aragona moriva e le succedeva la figlia Bona Sforza (1493-1557). Donna di affascinante bellezza, cresciuta in ambienti culturalmente vivaci e raffinati (Isabella d'Aragona fu promotrice alla corte di Bari di un movimento di umanisti e letterati fondando l'Accademia degli Incogniti) il 6 dicembre 1517 sposava per procura l'anziano re di Polonia Sigismondo I Jagellone (1467-1548), divenendo così regina  di quel paese.  Bona governò il ducato barese stando in Polonia, attraverso procuratori e amministratori, e con sé portò a Cracovia molti baresi che ricoprirono incarichi di prestigio a corte. In particolare ricordiamo la figura del primicerio modugnese (capo del clero minore) Vito Pascale, segretario della duchessa, probabilmente appartenente alla medesima famiglia che, come vedremo, possedeva una masseria con torre a Palese.

Nel 1527 Bona, come aveva già fatto sua madre nel 1511, dichiarò "promisqua" la fascia di terra a ridosso del confine con Bitonto che congiungeva Modugno al mare. Tale zona era proprietà sia dei baresi che dei modugnesi e comprendeva il territorio di Palese (tra la via della Marina e via delle Candele, le attuali via Modugno e via Torre di Brencola). L'Università di Modugno, in cambio di tale riconoscimento che le consentiva uno sbocco sul mare Adriatico, pagava all'Università di Bari una tassa annua di 66 ducati. Durante il ducato di Bona Sforza Bari visse un periodo felice e assai prospero. Il 13 maggio 1556 Bona, a seguito di contrasti con il figlio Sigismondo II, lasciò la Polonia per ritornare a Bari, ove fu accolta con gran giubilo dalla popolazione. La duchessa si impegnò ad alleviare la miseria della città, impedendo le angherie dei pubblici amministratori e facendo realizzare molte opere pubbliche. Morì il 19 novembre 1557 e le sue spoglie riposano nella Basilica di San Nicola nel monumento funebre fatto costruire dalla figlia Anna.

 

Le torri di difesa

Nel corso del XVI secolo in Terra di Bari, e più in generale nell'Italia Meridionale dominata dagli spagnoli, si ebbe la costruzione di un sistema difensivo ben articolato, costituito da una prima file di torri costiere, seguite, nell'entroterra, da un complesso radiale di torri interne, torri-masseria e masserie fortificate. L'esigenza di tali difese si collegava all'ancestrale paura delle scorrerie dei pirati, principalmente turchi e illirici dalla penisola balcanica.

Nei primi anni del suo regno, Carlo V insistette sull'esigenza di dotare le coste di una serie di torri-vedette. Nel 1532 il viceré spagnolo don Pedro de Toledo obbligò i privati ad erigere torri a proprie spese. Dal 1563, a seguito di un editto, l'amministrazione statale si adoperò in prima persona nella realizzazione di tali opere, dando vita a una vera e propria catena di torri costiere che, in terra di Bari, andava da Torre dell'Ofanto sino a Torre Canne. Anche a Palese vi era un posto di vedetta sul mare, denominato "Posto della Marina" , collocato tra Torre S. Spirito (ancora esistente) a nord-ovest e Torre S. Bartolomeo (tra Palese e Fesca) a sud-est (di cui non resta più traccia). Alcune testimonianze di tale fabbricato, probabilmente non si trattava di una vera e propria torre, si hanno nel Settecento e sino al 1811 apparteneva a Modugno; esso fungeva da difesa sia  militare che sanitaria per il timore di diffusione di malattie infettive dalle coste dalmate. La vedetta era collocata al civico 9 dell'attuale via Ten. Noviello; all'inizio del XIX secolo essa fu incorporata nel palazzo costruito dal nobile di Bitritto don Eduardo Loconte a cui il Comune alienò l'edificio.

Torre Calderina (Molfetta)

Tra il Cinquecento e il Seicento sorsero nelle campagne di Palese diverse torri e masserie fortificate: Torre di Brencola, Torre Siracusa, Torre Campanale, Torre Ricchizzi, Torre d'Inferno. Spesso tali torri erano collocate in punti strategici, in posizione emergente e panoramica. Come sostenuto dallo storico M. Garruba, sopra a Palese (nei pressi dell'attuale piazza Capitaneo) si trovava un podere con casa di campagna appartenente alla famiglia modugnese Pascale. Tale masseria, posta in un luogo abbastanza elevato e con buona visibilità sul territorio sia dalla parte di terra che da quella di mare, era dotata di una torre che sino al 1969 era ancora visibile all'interno di Palazzo Capitaneo. In tale anno fu demolita per ampliare l'ala destra del palazzo. Poco distante dalla masseria, almeno dal 1552 (anno in cui si ha una prima testimonianza scritta in un documento del Libro Rosso dell'Università di Bitonto, documento XIV,31-35, pp. 134-142) esisteva una chiesa rupestre denominata S. Giovanni delle Camere collocata all'imbocco dell'attuale via Torre di Brencola (allora era un tratto di via Candela) sul confine tra Bitonto e Bari, ma nell'agro di quest'ultima. Le camere della chiesetta sono da identificarsi con il locale che ospita la falegnameria del sig. Chiusolo nell'ambito dell'edificio di Palazzo Capitaneo e nei sotterranei della stessa costruzione nella zona ovest, attualmente difficilmente raggiungibili, usati come rifugio durante i bombardamenti del secondo conflitto mondiale. Nel 1585 la stessa chiesa  e la vicina torre sono citate come ecclesia et Torre di San Joanni delle Camere nella relazione di Michele Angelo Aczaro riportata  nel Libro Rosso dell'Università di Bitonto  pagg. 994-996, doc. CLXXXV. Poiché nel nome della chiesa vi è la dicitura delle camere, non è da escludere che tale chiesa potesse presentare una pianta a croce greca contratta con una cupola detta "camera" o "camara" (e sarebbe quindi coeva con le chiese della zona del casale di Camarata) oppure, visto il carattere rupestre, probabilmente più che di una cupola doveva trattarsi di un'abside a cameretta (forma arcaica di abside consistente in una cameretta con soffitto piano, con al centro un altare del tipo "a blocco") sempre di origine medioevale. Ciò avvalerebbe l'ipotesi dell'esistenza di un piccolo casale con palizzata risalente al X secolo. Sebbene non si abbiano notizie certe, alcuni particolari fanno supporre che un'altra torre, analoga a quella posta sopra a Palese, ubicata nei pressi dell'attuale Villa Zanchi, possa risalire al periodo in esame. La torre, sicuramente esistente alla metà del XVII secolo, apparteneva alla famiglia Cusano di Bari che la cedette, nel 1675, ai Capitaneo e veniva descritta all'epoca già come "quasi diruta" e, quindi, già con una certa età. Inoltre la posizione non lascia adito ad altri dubiti: essa era posta in una zona in altura (su una collinetta poi denominata Cozzo de' Pinoli) da cui era possibile vedere il territorio circostante per un raggio di venti chilometri, tipica collocazione, come già detto, di tale tipo di costruzione.

 

 


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