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Missione Possibile

Carissimi,
come abbiamo avuto modo di dire o scrivere, l’esperienza di sei anni a Tamarana, nel Sud del Brasile non è stata un capitolo chiuso nè l’ultimo. Forti di quell’esperienza abbiamo cambiato pagina bianca dove Dio possa continuare a scrivere questa storia sacra di cui anche voi fate parte. Non lo diciamo tanto per dire ma senza di voi anche il nostro lavoro sarebbe limitato.
La nostra nuova missione si svolgerà nell’Archidiocesi di Salvador, nell’isoletta d’Itaparica che abbiamo avuto modo di visitare nei due mesi trascorsi a Salvador.
Itaparica è un’isola situata a 17 km di distanza da Salvador (raggiungibile con il traghetto in 10 minuti).
Nella lingua indigena Itaparica significa “circondata da pietre”.
L’isola detiene più di 40 km di spiagge con una ricca vegetazione tropicale dove predominano esuberanti palme.
“L’isola”, così è chiamata dai suoi abitanti e dai turisti, ha 239 kmq distribuiti in due comuni: Itaparica -città capoluogo- e Vera Cruz.
Un’isoletta oggi tranquilla, quasi sonnolenta sostenuta dalla pesca e dal turismo. Non è facile quantificare il numero degli abitanti che oscilla, a causa del turismo, tra gli 80.000 ai 160.0000.
Un ambiente totalmente diverso dalla caotica Salvador; unico fattore comune è la spiaggia ,i turisti e i bambini che cercano di vendere i loro prodotti (arachidi, uova di piccioni, conchiglie, pesci cotti, dolci di cocco e gli spiedini di formaggio scaldatisi un piccolo braciere, un barattolo di latta, che si portano a presso….).
Il turista che arriva da Salvador è colpito dalle spiagge che sono l’unica sua meta, minimamente pensa o immagina la situazione in cui vivono gran parte degli abitanti. L’abbiamo visitata con uno dei due padri che ci lavorano da anni. La zona che noi dovremo attendere è più della metà dell’isola. La parrocchia principale è dedicata a Sant’Amaro (San Mauro) nel pese di Jiribatuba, le altre 12 cappelle a noi affidate sono sparse nei paesetti vicini. A causa dell’abbandono da parte della Chiesa, per mancanza di sacerdoti disposti a lavorare nell’isola, la percentuale di cattolici è ben bassa , si parla di 20-30%.
La maggioranza della popolazione ha trovato nelle varie sette protestanti il luogo dove esprimere il forte senso religioso.
Entrando nei paesi dell’interiore, la prima impressione è di tornare indietro nel tempo quando le case si costruivano con mattoni di paglia e fango. Case vecchie, povere, di pochi mq. Tanti i bambini abbandonati a se stessi che, come abbiamo accennato, sin da piccoli sono spesso l’unica fonte di guadagno per la famiglia.
Bambini che abbiamo incontrato sulle spiagge cercando di accattivare la simpatia dei ricchi turisti con la speranza di poterci guadagnare qualcosa. In quest’ambiente anche la prostituzione è di casa, prostituzione che per tante bambine e adolescenti è una necessità.
Dietro un bambino “abbandonato” che vive gran parte della sua giornata sulle spiagge e dietro ogni bambina che si prostituisce c’è una famiglia abbandonata, una famiglia violenta.
L’esperienza di questi anni ci ha aiutato a capire l’importanza di conoscere bene la storia, la vita della gente prima di operare. La realtà d‘Itaparica, pur facendo parte del Brasile, è totalmente diversa da quella di Tamarana, anche le espressioni di povertà sono diverse ma dai pochi contatti avuti e dall’esperienza dei padri che conoscono la situazione, pare sia fondamentale un lavoro che abbracci tutta la famiglia. Non è nostra intenzione ripetere l’esperienza di Tamarana, una cosa che accomunerà le esperienze e ci permetterà di dare continuità al lavoro missionario, è l’entusiasmo e l’amore che, unito al vostro, sarà un raggio di speranza su questo pezzetto di mondo.

Stefania Callai