Frattamaggiore:  concluse le celebrazioni del bicentenario

della nascita del beato Modestino di Gesù e Maria  

                  

                                                                                                                                (Pasquale Saviano)

   

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Sommario:             1.   Momenti salienti

2.        Voci ed insegnamenti

3.      Notizie biografiche del beato

 

 

1.  Momenti salienti

    Le celebrazioni del bicentenario della nascita del beato Modestino di Gesù e Maria, frate francescano e sacerdote nato Frattamaggiore il 1802 e morto a Napoli il 1854, si sono concluse in pieno clima natalizio Domenica 22 Dicembre 2002, con la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da S. Em.za il Cardinale Josè Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. L’anno bicentenario era stato aperto Domenica 3 Febbraio 2002 con la presenza di S. Em.za il Cardinale Crescenzio Sepe, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

   Tutti i momenti della vita ecclesiale cittadina vissuti tra queste due date hanno avuto come orizzonte di meditazione la riflessione sul modello di santità vissuto e proposto da padre Modestino, sia nelle specifiche manifestazioni personali e contemplative e sia nei significati assunti per la vita spirituale della intera comunità locale sempre memore del legame indissolubile che la lega al suo beato francescano.

   Il ricordo del beato è stato rinnovato nel tempo intercorso tra queste due date con le varie celebrazioni liturgiche e pastorali che hanno visto sempre impegnato in primo luogo S. Ecc.za l’Arcivescovo Mario Milano, ordinario della diocesi aversana, e don Sossio Rossi parroco della Chiesa Matrice di San Sossio di Frattamaggiore. 

   La presenza e la parola cardinalizia hanno dato lustro ed importanza agli aspetti universali e sovra-locali della personalità e della santità di padre Modestino beatificato il 29 Gennaio del 1995; la parola e la presenza del vescovo di Aversa hanno solennizzato il valore diocesano e locale della storia umile e della vita santa del frate frattese che portò nella sua vocazione i germi e le espressioni più caratteristici della religiosità del suo paese: la devozione mariana alla Madonna del Buon Consiglio e la condivisione con il popolo del suo ministero di preghiera e di carità che si avviò con gli studi nel Seminario vescovile.

   Il modello della santità di padre Modestino ha attirato ancora molteplici attenzioni e partecipazioni nel corso dell’anno bicentenario della nascita.

S. Em.za il Cardinale Michele Giordano, arcivescovo metropolita di Napoli, nella messa serotina del 6 settembre del 2002, ha ricordato l’importanza della figura di padre Modestino nella chiesa napoletana dell’800 ed il carattere tutto ‘napoletano’ del suo servizio sacerdotale tra la gente e i problemi materiali e spirituali degli antichi vicoli della città; la capacità del frate di orientare e di legare l’impegno e la carità dei potenti ai bisogni dei poveri.

Il francescanesimo napoletano della Provincia del Sacro Cuore è stato sempre presente alle manifestazioni del bicentenario attraverso la pastorale e l’animazione dei frati di oggi, svolte spesso a diretto contatto con il popolo; attraverso la traslazione solenne del corpo del beato dalla sede di Napoli di Santa Maria della Sanità alla Chiesa di san Sossio di Frattamaggiore; ed attraverso la celebrazione eucaristica del 3 settembre 2002 presieduta del padre provinciale Luigi Ortaglio ofm. 

Dal 31 Agosto al 8 settembre 2002 la Chiesa diocesana e la Chiesa napoletana hanno alternato la loro presenza alla varie celebrazioni, rappresentate dal Vicario episcopale di Aversa, Mons. Paolo dell’Aversana, dai Vescovi ausiliari di Napoli S.Ecc.za Mons. Vincenzo Pelvi e S. Ecc.za Mons. Filippo Iannone, e da don Antonio Loffredo parroco di S. Maria della Sanità, antica sede francescana ove morì padre Modestino.

Una particolare relazione celebrativa e devozionale con la figura e la santità di padre Modestino si è stabilita nelle celebrazioni di domenica 8 settembre 2002 con la presenza di S.Ecc.za Mons. Paolo Romeo, Arcivescovo e Nunzio Apostolico in Italia, e di S.Ecc.za Mons. Salvatore Pennacchio, Arcivescovo e Nunzio Apostolico in Rwanda. La presenza dei due Nunzi ha assunto un particolare significato che ha riverberato il partecipe e commosso messaggio, in onore del beato Modestino e della devozione mariana, fatto pervenire dal concittadino frattese S. Ecc.za Mons. Alessandro D’Errico, Arcivescovo e Nunzio apostolico in Pakistan, impegnato in quella lontana terra.

Le celebrazioni dell’anno bicentenario della nascita del beato Modestino di Gesù e Maria  che si erano iniziate con il saluto del parroco emerito di San Sossio Mons. Angelo Perrotta, si sono così concluse con la benedizione del Papa Giovanni Paolo II, fatta pervenire dal Vaticano tramite il Cardinale Sodano e letta dal Vescovo di Aversa a conclusione della messa del 22 Dicembre 2002.

 

 

2. Voci ed insegnamenti  

   La Chiesa tutta ha onorato in questo modo l’umile frate francescano frattese, con voci ed insegnamenti autorevoli, che hanno indicato aspetti nuovi per la comprensione della figura del beato, hanno presentato piste di approfondimento del suo messaggio cristiano e di conoscenza della sua spiritualità. Con queste voci e con questi insegnamenti la già notevole ricerca agiografica sviluppatasi intorno alla vita di padre Modestino si arricchisce di spunti e di stimoli nuovi. In ogni omelia ed in ogni presentazione del beato fatta nel corso delle celebrazioni del bicentenario sono state, infatti, proposte tematiche storiche spesso inedite insieme con riletture originali del suo modello di santità.

   In particolare la ricerca può svilupparsi ancora nella direzione ‘cristologica’ della testimonianza della vita del beato vissuta conformemente al Vangelo di Cristo (Sepe); lungo il percorso dell’analisi storica dell’esperienza seminariale ed ecclesiale diocesana del beato che sta all’origine della sua vocazione e della sua devozione mariana (Milano); nella comprensione dei gesti di solidarietà del beato motivati dalla assistenza ai bisognevoli e dalla condivisione della sofferenza dei derelitti (Pelvi); nell’approfondimento della chiave di lettura ‘francescana’ della vocazione, del sacerdozio e della spiritualità mariana del ‘Buon Consiglio’ di padre Modestino (Ortaglio); nella assimilazione delle virtù teologiche vissute nella vita e nella preghiera dal beato (Iannone); attraverso la focalizzazione del progetto di vita contenuto nello stesso nome di ‘fra Modesto’ di Gesù e Maria (Romeo).

Tutti questi temi sono poi in qualche modo riassunti nelle parole del Cardinale J.Saraiva Martins:

 

“Il Beato Modestino, buon samaritano, nei 32 anni di vita francescana e nei 27 di ministero sacerdotale, è stato sempre aperto alle necessità dei poveri, avendo ispirato la sua instancabile operosità al modello evangelico del buon Pastore capace di offrire anche la vita per le sue pecore (Cfr. Gv 10,11)…Vivendo la radicalità dei consigli evangelici sull’esempio del Poverello d’Assisi, P. Modestino fu, innanzi tutto, un testimone privilegiato dell’Assoluto di Dio, dando così, con la sua fedeltà al Vangelo e al carisma  della vita consacrata, uno specifico e straordinario contributo all’umanizzazione del contesto sociale in cui fu chiamato a vivere e a testimoniare il Risorto.

Le lunghe preghiere di giorno e di notte, la sua abituale unione con Dio, nonostante i continui contatti con ogni genere di persone, la celebrazione “quasi in estasi” dell’Eucaristia, il suo continuo parlare di Dio in ogni circostanza e con tutti, la sua assidua ricerca della gloria di Dio, per il quale aveva abbandonato ogni cosa in eroica conformità al suo volere e per il quale “bruciava d’amore”, restano l’espressione più convincente di una scelta radicale che aveva guidato P. Modestino a cercare l’Unico necessario, per ascoltare e vivere, cioè, unicamente la Parola del Signore, nella ricerca sollecita di tutto ciò che appartiene a Lui

La vita di P. Modestino di Gesù e Maria fu essenzialmente contemplativa e perciò totalmente consacrata al bene del prossimo. Il contemplativo, infatti, è sempre molto unito ad ogni uomo che soffre. Nel cuore di ogni contemplativo è sempre presente il mistero della Chiesa “sacramento di salvezza”. E’ presente l’uomo creato a immagine di Dio e redento da Cristo. E’ presente, in una parola, il mondo che geme e che spera. Parlando alla folla in piazza S. Pietro a Roma, il 2 ottobre 1994, per la recita dell’Angelus, il Papa affermava con forza che “il consacrato è per antonomasia il fratello universale, su cui gli altri fratelli sanno di poter contare, trovando ascolto ed accoglienza e condivisione”. Tutto questo è importante per la Chiesa di oggi. Essa sa di dover essere la Chiesa della incarnazione, della profezia e del servizio.

Il nostro carissimo Beato resta perciò un autentico profeta della speranza e un modello attualissimo per tutti coloro che sono stati scelti dall’amore del Padre per essere nel mondo, come ci ha ricordato il Santo Padre nell’Esortazione apostolica Vita Consecrata (25 marzo 1996), “segni dell’Assoluto e operatori di misericordia, nella edificazione della nuova civiltà dell’Amore” (cf. n. 75)…

Il novello Beato francescano è, inoltre, una vivente testimonianza di quella “carità pastorale” di cui parla Giovanni Paolo II nella Esortazione Apostolica Post-sinodale Pastores dabo vobis del 25 marzo 1992. La carità pastorale, dice il Papa, “resta il principio interiore, la virtù che anima e guida la vita spirituale del presbitero” (n. 23).

La carità verso il prossimo divorò letteralmente il nostro Beato…

Uno degli ambiti pastorali a cui si diresse con particolare fervore il ministero del nostro Beato, e che attinge nuova luce dal mistero del Natale…fu l’attenzione speciale e soltanto di natura sacerdotale e pastorale che egli riservò alle future mamme perché accogliessero e, poi, esercitassero il dono della maternità secondo i principi cristiani. Tale forma di apostolato, svolto dal Servo di Dio sempre con grande prudenza ed assoluta modestia, acquista per il nostro tempo un richiamo al rispetto e alla difesa della vita nascente…

La difesa della famiglia e quindi della vita, diventa oggi una particolare sfida per la Chiesa. Il Beato francescano, vero “evangelista della vita”, ce lo ricorda e ci stimola a non stravolgere il senso della famiglia, a sostenerne l’indispensabile ruolo per la crescita della società, a garantire il rispetto della vita di ogni uomo, dal suo concepimento e fino al suo tramonto…

facendosi carico, come il buon samaritano del Vangelo (cfr. Le 10, 25-37), della povertà e della sofferenza, delle delusioni e delle speranze di quanti incontrò lungo il cammino della storia del suo prossimo, precorrendo - sotto molti aspetti - la carità sociale della Chiesa del nostro tempo.

La morte eroica del Beato Modestino, accettata per amore dei suoi fratelli, colpiti dall’epidemia del colera, lo ha coinvolto, una volta per sempre, nella sorte dei più deboli e degli infelici. Ed è con quel gesto supremo, vertice di un amore più grande (cfr. Gv 15, 13), che il B. Modestino si inserisce nella lunga teoria degli apostoli dei poveri e degli emarginati che in ogni tempo sono stati, per la Chiesa e per il mondo, una luminosa presenza del Cristo “buon samaritano”! “.

 

 

3. Notizie Biografiche del beato

Modestino di Gesù e Maria: Domenico Nicola Mazzarella scelse questo nome al noviziato francescano di Piedimonte Matese nel 1822 per esprimere l’umiltà e la semplicità della sua persona, per onorare il nome e la memoria di un francescano suo padre spirituale, per esprimere la sua dedizione al Maestro e alla sua Madre Santa, nello spirito del recupero del contesto comunitario che stava all’origine della sua vocazione religiosa.

Il suo motto, apposto su tutte le sue lettere e ricordato in ogni saluto e circostanza di dialogo, recitava con qualche variante introduttiva:

                   Lodiamo sempre insieme col Figlio la dolce Madre del Buon Consiglio.

  Con l’immagine della Madonna del Buon Consiglio, portata in una teca insieme con il crocifisso, egli si recava in ogni casa ed operava ogni benedizione. In questo modo egli portò sempre con sé quell’immagine mariana a cui aveva rivolto fin da giovane, nel suo paese, la sua devozione. 

   Figlio di un funaio e di una casalinga tessitrice, nato a Frattamaggiore il 5 settembre 1802 in una famiglia numerosa, egli entrò a 16 anni nel Seminario di Aversa  perché aveva dato prova al vescovo Tommasi della sua grande devozione e della sua profonda fede.

Morto quel vescovo, egli rientrò, tre anni dopo, nel 1821, povero di mezzi per continuare a studiare in collegio, nel vivere religioso del proprio paese con un impegno personale eccezionale, che aveva del meraviglioso agli occhi della gente. Egli sperimentò una devozionalità che aveva al centro l'amore per l'effigie della Madonna del Buon Consiglio: icona che all'epoca era venerata nella Chiesa di San Sossio, e che di lì a poco avrebbe ricevuto ulteriori celebrazioni da parte della famiglia vescovile dei Lupoli, sia nella Chiesa dell'Annunziata e Sant’Antonio e sia con la costruzione di una nuova chiesa dedicata accanto al Ritiro (1827).                                                                              

   Ormai ventenne, frequentando il convento alcantarino di Grumo Nevano e con la guida di frate Modestino di Gesù e Maria da Ischia e di padre Fortunato della Croce, il giovane religioso frattese maturò la scelta francescana; e fu ammesso a Santa Lucia del Monte in Napoli con l'interessamento di Carlo Rossi, gentiluomo dell'epoca.

Il 3 Novembre del 1822 egli iniziò il noviziato di un anno a Santa Maria Occorrevole e San Pasquale di Piedimonte Matese, vestendo l'abito alcantarino e prendendo il nome di Modestino di Gesù e Maria, in onore del suo maestro grumese, e prefigurando i caratteri principali della sua personalità religiosa: testimone di Cristo con l'aiuto di Maria.  

   Il sacerdozio fu una tappa naturale, dopo aver vissuto con impegno gli ordini minori e il diaconato, e gli fu quasi imposto dal Ministro Generale dell'Ordine, Giovanni da Capistrano, che all'epoca si trovava a Grumo Nevano ed ebbe occasione di conoscerlo. Egli fu consacrato il 22 Dicembre del 1827 nella Cattedrale di Aversa dal Vescovo Durini; quasi a sottolineare un felice connubio che ancora oggi è giusto rimarcare, tra l'esperienza religiosa parrocchiale-diocesana e quella conventuale, nella formazione della personalità del giovane Modestino.

   In qualità di frate francescano sacerdote egli operò soprattutto a Napoli, girando per vari Conventi, come quelli di San Francesco e San Pasquale di Marcianise, quello di Portici, per missioni e prediche. Fu Guardiano a San Pasquale di Pignataro e a Mirabella Eclano.

   Egli fu massimamente preso dalla predicazione e dall'attività di confessore, offrendo la sua opera di sacerdote e di frate nello spaccato della società borbonica dell' 800, ricevendo ammirazione da principi, regnanti, nobili, cardinali, dal Papa e dal popolo. La sua fu una testimonianza squisitamente religiosa, e in questa prospettiva egli dava segni di santità e di impegno sincero, a beneficio di tutti senza esclusione di alcuno, sia esso stato povero, ricco, o emarginato.

   La vita di padre Modestino è ricca di episodi, di avvenimenti, di fatti miracolosi che vengono raccontati nelle varie storie della sua vita e negli atti del processo di beatificazione.

Nella sede di questa veloce presentazione è bene mettere in risalto ancora che egli, godendo della fiducia del Re di Napoli, fu nominato da questi, nel 1853, elemosiniere della figlia, principessa Gianuaria, per beneficare i poveri del regno; e lavorò fino allo stremo per aiutare i napoletani del quartiere della Sanità durante il colera del 1854, contraendo egli stesso il male e morendo in concetto di santità il 24 luglio 1854, dopo aver fatto oblazione spirituale della sua vita per il risanamento di Napoli dal morbo.

   La sua tomba, un tempo situata nelle Catacombe di San Gaudioso è ora posta nella Cappella accanto all’atrio delle stesse catacombe nella Chiesa di Santa Maria alla Sanità di Napoli, un tempo officiata da padri francescani.  

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