Ritornare al Concilio Vaticano II(Redazione Avvenire16 Settembre 2001) Nel primo messaggio al mondo Giovanni Paolo II indicava il rilancio conciliare come parte fondamentale del suo pontificato: “Anzitutto, desideriamo insistere sulla permanente importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II, e ciò è per noi un formale impegno di dare ad esso la dovuta esecuzione. Non è forse il Concilio una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa e, di riflesso, nella storia religiosa ed anche culturale del mondo? Ma esso, come non è solo racchiuso nei documenti, così non è concluso nelle applicazioni che si sono avute in questi anni così detti del post-Concilio. Consideriamo perciò, un compito primario quello di promuovere con azione prudente ed insieme stimolante, la più esatta esecuzione delle norme e degli orientamenti del medesimo Concilio, favorendo innanzitutto, l’acquisizione di un’adeguata mentalità. Intendiamo dire che occorre prima mettersi in sintonia col Concilio per attuare praticamente quel che esso ha enunciato, per rendere esplicito, anche alla luce delle successive sperimentazioni ed in rapporto alle istanze emergenti e alle nuove circostanze, ciò che in esso è implicito. Occorre insomma far maturare nel senso del movimento e della vita i semi fecondi che i padri dell’assise ecumenica, nutriti della parola di Dio, gettarono sul buon terreno, cioè i loro autorevoli insegnamenti e le loro scelte pastorali”. (Insegnamenti di Giovanni Paolo Il, Voi. I, 1978). I1 pontificato di Papa Woitj]a si è svolto nel segno di questo evento eccezionale, in cui lo Spirito ha parlato diffusamente alla Chiesa. Alcuni gesti di importante valore simbolico e profetico, compiuti da Papa Giovanni Paolo II, particolarmente in campo ecumenico, sono stati espressione di una decisa volontà di far camminare la Chiesa nella direzione tracciata dal Concilio. Nella lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, quasi un testamento giubilare, al n.57, Giovanni Paolo II insiste nuovamente sulla necessità di dare concretezza alle indicazioni conciliari. I1 Vaticano II resta la bussola di orientamento del secolo che si apre, perché è stato il Concilio “della Chiesa”, “di Cristo” e “dell’uomo”. Ecclesiologia, Cristologia e antropologia sono tre temi che si sono sviluppati e integrati nei vari documenti. Mistero di fede e presenza storica, la Chiesa è stata come i1 filo conduttore. In quanto realtà cristo1ogica e pneumatologica, essa manifestandosi rivela Cristo di cui realizza, nel tempo, il “Corpo”. I1 discorso sulla Chiesa, quindi, assume una prospettiva cristologica. E in quanto realtà storica, essa vive fra gli uominie con gli uomini; protesa al loro vero bene “si sente realmente e intimamente unita con il genere umano” (G.S. n 1). Questa certezza ha spinto il Concilio a superare le distanza e le fratture verificatesi negli ultimi secoli tra la Chiesa e il mondo. La missione di evangelizzazione e di salvezza si apre ai grandi temi della dignità della persona umana, alla vocazione dell’uomo, all’attività dell’uomo nell’universo, perché “il mistero dell’uomo solamente nel mistero del Verbo incarnato trova la vera luce”. (GS,n22). Se tutti i documenti conciliari rivelano la molteplicità degli aspetti della Chiesa, la Lumen Gentium è - a proposito- la costituzione fondamentale. In essa la Chiesa è presentata come mistero di comunione, voluta da Dio per guidare gli uomini alla nuova vita; come popolo di Dio nella storia umana; come società organizzata, con ministeri (Vescovi, presbiteri e diaconi) per promuovere la crescita dei figli di Dio; come sacramento, segno e mezzo di salvezza per tutto il genere umano, da realizzarsi in Cristo. La costituzione Lumen Gentium trova il suo vertice nella sintesi dottrinale sulla persona di Maria, Madre di Dio, di cui viene sottolineata l’importanza nel mistero di Cristo e della Chiesa. Un ritorno ai testi conciliari non poteva non partire dalla Lumen Gentium, cuore del concilio e documento centrale del Vaticano II. Anche, a posteriori, va ripetuto che l’intuizione del nostro Pastore - Arcivescovo mons. M. Milano di affidarne la presentazione all’Eminentissimo Card. Ratzinger è stata ricca di frutti. La sua magistrale, profonda e interessantissima relazione sarà oggetto di riflessione per tutti noi, a diversi livelli nel nuovo anno pastorale. La storia bimillenaria della Chiesa insegna che i grandi eventi portano in sé la presenza misteriosa dello Spirito la cui azione non è calcolabile con parametri umani, e i cui frutti non è pensabile che si possano raccogliere in una stagione stabilita. D’altra part il Concilio è stata una grande semina che lo Spirito ha fatto nella Chiesa e nei solchi della Storia. Ma il seme - dice i1 Vangelo - deve confrontarsi col terreno su cui cade, indipendentemente dalla sua forza intrinseca. Di qui la nostra responsabilità. come Chiesa e come singoli. Le resistenze, i contraccolpi, le chiusure, gli egoismi non possono spegnere il soffio dello Spirito ma certamente ritardano le speranze e le attese come un lungo e freddo inverno può impedire lo sbocciare delle gemme rendendo faticosa la maturazione dei frutti. |