INTERVISTA A
direttore dell'UNDP (Programma delle Nazioni Unite per Io Sviluppo)
Durante i lavori dell'Assemblea dell'ONU dei Popoli,
lei ha fatto diversi interventi dai toni esplicitamente chiarificatori. Ritiene
che tra i partecipanti ci sia una certa ignoranza sui temi economici e sociali
che sono stati affrontati.
In alcuni casi, forse si, ma d'altronde non credo che
sia necessaria una conoscenza accurata dell'economia per poter trattare certi
problemi. Questa gente può avvalersi della loro esperienza di operatori sul
campo. Il punto veramente centrale non è la conoscenza e lo studio dei fenomeni,
quanto la reale capacità di incidere e di trascinare il potere politico sulle
proprie, legittime, posizioni.
Molti paesi della terra hanno un grande strumento per
fare questo: la democrazia. Ma bisogna farla funzionare bene, usare i suoi
meccanismi tecnici per produrre risultati politici capaci di migliorare la
vita della gente.
Nel suo discorso di presentazione del primo giorno di
lavori, ha detto che negli ultimi anni, in media, il mondo ha migliorato
diversi standard di vita: dalla scolarizzazione alla speranza di vita, dal
reddito pro capite all'assistenza sanitaria. Alcuni cittadini angolani e
sudanesi hanno però detto che così si rischia di dimenticare alcune dolorose
eccezioni, come per esempio i loro paesi.
Non è vero che i loro paesi sono delle eccezioni a
questi trend mediamente positivi. Certo ci sono eccezioni, ma non lo sono ne
l'Angola ne il Sudan. I dati in nostro possesso sono attendibili e dicono
cose diverse da quanto affermato da questi signori. Mi pare che talvolta può
crearsi un rapporto distorto e ingeneroso con le buone notizie: il fatto che
abbia detto che in media ci sono stati dei miglioramenti, non significa che
questo sia accaduto ovunque, ne tanto meno che tutto ora vada già benissimo.
Mi premeva precisare che qualcosa di buono siamo
riusciti a farlo. Siamo riusciti a farlo spesso in condizioni politiche molto
difficili e con risorse finanziarie inferiori a quanto necessario.
Immaginatevi cosa saremmo capaci di fare se
cambiassero il modo di governare e le scelte prioritarie dei paesi ricchi. Nei
nostri rapporti, non è comunque stato mai dimenticato la sostanza del problema
universale: un uomo su cinque è stato completamente dimenticato dallo sviluppo
planetario.
L’esperienza del nostro lavoro di questi ultimi anni,
trasmette un messaggio che non deve in alcun modo essere trascurato: rendiamoci
conto del potenziale che , nelle istituzioni che già oggi sono operanti,
possiamo migliorare ancora molto e non è giusto pensare che tutto sta
peggiorando.
Lei prima ha parlato dell'importanza della democrazia.
Eppure la mancanza di democrazia interna è considerato uno dei principali
problemi dell'ONU.
Noi dobbiamo chiederci chi è l'ONU. E’ un gruppo di persone potentissime e inarrivabili? Oppure è un gruppo di persone che non ha alcun potere sul mondo reale dei governi e delle relazioni internazionali? Oppure ancora in esso sono rappresentati i governi del mondo? Nel caso di quest'ultima ipotesi, vuol dire che all'ONU ci sono dei referenti di quei governi legittimamente eletti attraverso elezioni libere e democratiche, per lo meno dove queste sono possibili, ovviamente. L'ONU quindi è ciò che i nostri governi vogliono che sia. E se il suo modo di essere non ci piace, allora dobbiamo dirlo ai nostri governanti. La vera domanda quindi è "come posso controllare il mio rappresentante?”.
Siete a conoscenza delle posizioni assunte dai vostri ambasciatori all'ONU? Avete verificato
che gli impegni presi in passato sono stati poi rispettati?
È spaventoso pensare che in un regime democratico il
governo da delle decisioni in nome e all'insaputa del popolo.
Il cambiamento
dell'ONU non deve avvenire a
New York, ma nei parlamenti nazionali. E deve avvenire, in generale,
nel modo che i cittadini hanno di rapportarsi alla politica globale. Quando mi viene chiesto di parlare di questo argomento
cerco sempre di spiegare che in
democrazia il problema non sono
mai solo gli altri, il problema è
sempre un po' anche in me.
I problemi del nostro tempo sono troppo
importanti per lasciarli decidere ad
altri. Non deve essere data carta bianca ne ai burocrati ne ai
politici. La società civile deve intensificare la propria opera di
controllo sui propri rappresentanti:
la democrazia dà ad essa questo compito.
In questo mancato controllo popolare, qual'è la responsabilità dei mezzi di informazione?
La stampa è lo specchio della società in cui vive.
Non si può solo affermare, che la stampa pubblica unicamente ciò che fa vendere, perché i lettori leggono anche solo ciò li interessa. Le
responsabilità devono essere equamente condivise. Oggi poi Internet costituisce
un buon modo di informarsi aggirando le inevitabili selezioni e censure operate
dal giornalismo.
Da TERRA DI NESSUNO
sett-ott.01