Paolo Barnard: l'errore strategico del Genova Social Forum

 

 

Come giornalista ho lavorato per anni ai temi cari al popolo di Seattle e devo dire che c'è stato un disastroso errore, storico e politico, nello slogan "Voi G8, noi sei miliardi", e in tutta l'impostazione data alla protesta dal Genoa Social Forum.

 

I veri nemici dei poveri del mondo non stavano arroccati all'interno della zona rossa di Genova, ma all'esterno, per un'estensione pari a quella di Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone e Stati Uniti, e non sono otto politici potenti, ma 660 milioni di persone che pretendono uno standard di vita e risorse

materiali che non permetteranno mai ai miliardi di poveri di riscattarsi.

 

L'idea di sfondare la zona rossa come tana dei "responsabili" delle ingiustizie globali è stata perciò demagogica, e soprattutto ha creato una tensione micidiale da cui sono scaturiti i tragici fatti di venerdì scorso, su cui sicuramente gravano le responsabilità fascistoidi delle forze dell'ordine, ma anche quelle dei leader italiani del popolo di Seattle, Vittorio Agnolotto e Luca Casarini in testa.

 

Potevano e dovevano rettificare quella inutile demagogia. Non l'hanno fatto e per questo il Gsf ha fatto naufragare un movimento meraviglioso e meravigliosamente ben avviato offrendogli come mezzo d'espressione lo strumento perdente e sepolto dalla storia del grande corteo antagonista alla '77.

 

Oggi, dopo la manifestazione di Genova, cosa avremo in mano? L'attenzione dei media per alcuni giorni? Qualche cittadino indignato che si mobiliterà? Un po' di agitazione in parlamento? E sono questi i risultati con cui ottenere un consenso fra quei 660 milioni di benestanti occidentali, che, lo ripeto, sono la vera chiave per dar speranza al Sud del mondo?

 

Ma vi chiedo: quante manifestazioni abbiamo fatto negli scorsi 30 anni e quanti dibattiti si sono accesi all'indomani degli scontri di piazza? Quanta indignazione abbiamo suscitato? E infine cosa abbiamo ottenuto con quei metodi? Il Terzo Mondo è ancora più affamato, le multinazionali sono ancora più libere, la polizia è sempre orrendamente repressiva. E noi siamo sempre poche migliaia senza quell'ampio consenso popolare che ci occorre per fermare l'agonia dei popoli.

 

Sì, perché se il Gsf avesse rinunciato a un po' di emozione e di protagonismo in favore di un poco di pazienza e di umiltà, avrebbe abbandonato l'insignificante zona rossa a se stessa e si sarebbe rivolto ai veri nemici della povertà globale, e cioè a noi cittadini benestanti, casa per casa, ipermercato per ipermercato, discoteca per discoteca, scuola per scuola, in tutta Italia per spiegare e convincere che il Neoliberismo ci danneggia tutti, dal Mali al Canada, CHE NON CI CONVIENE.

 

Questo lavoro paziente era ed è la prima strada per ottenere quel consenso che è l'unica cosa, oggi, che ancora sposta le montagne.

 

A Genova noi abbiamo perduto un’occasione, il giovane ucciso ha perduto tutto. Chi continuerà a perdere saranno i poveri del mondo.

 

Paolo Barnard