di Leonardo Boff
Nessun essere umano è un'isola, per cui
non domandate per chi suona la campana. La campana suona per ciascuno, per
ciascuna, per tutta l'umanità. Se grandi sono le tenebre che scendono sui
nostri spiriti, più grande ancora è la nostra ansia di luce.
Assistiamo da giorni, con stupore e
indignazione, all'irrompere della demenza umana. Non lasciamo che tale demenza
abbia l'ultima parola.
La massima e ultima parola che grida in
noi e ci unisce a tutta l'umanità è per la solidarietà e la compassione nei
riguardi delle vittime, è per la pace e il buon senso nelle relazioni
internazionali.
Le tragedie ci danno la dimensione
dell'inumanità di cui siamo capaci. Ma lasciano anche venire in superficie
l'autentica umanità che abita in noi, al di là delle differenze di razza, di
ideologia e di religione. E questa umanità in noi fa sì che insieme piangiamo,
insieme ci asciughiamo le lacrime, insieme preghiamo, insieme cerchiamo la
giustizia, insieme costruiamo la pace e insieme rinunciamo alla vendetta.
La saggezza dei popoli e la voce del
nostro cuore lo testimoniano: non è il terrorismo che vince il terrorismo, ne è
l'odio che vince l'odio. È l'amore che vince l'odio. È il dialogo instancabile,
la negoziazione aperta e l'accordo giusto che tolgono le basi a qualunque
terrorismo e fondano la pace.
La tragedia che ci ha colpito nel più
profondo del nostro cuore ci invita a ripensare le sfide delle politiche
mondiali, il senso della globalizzazione dominante, la definizione del futuro
dell'umanità e la salvaguardia della Casa Comune, la Terra. Il tempo stringe.
Questa volta non ci sarà un'arca di Noè a salvare alcuni e a lasciar morire gli
altri. Dobbiamo salvarci tutti, la comunità di vita di umani e non umani. Per
questo dobbiamo abolire la parola nemico. È la paura che crea il nemico. Ed
esorcizziamo la paura quando facciamo del distante un vicino e del vicino un
fratello e una sorella. Allontaniamo la paura e il nemico quando cominciamo a
dialogare, a conoscerei, ad accettarci, a rispettarci, ad amarci: in una
parola, a prenderci cura di noi.
A prenderci cura delle nostre forme di
convivenza nella pace, nella solidarietà e nella giustizia. A prenderci cura
del nostro ambiente perché sia un ambiente completo in cui sia possibile la
convivenza tra diversi. A prenderci cura della nostra amata e generosa Madre
Terra. Se ci prendiamo cura di noi come fratelli e sorelle scompaiono le cause
della paura. Nessuno ha bisogno di minacciare nessun altro. Possiamo volare nei
nostri aerei senza paura che si trasformino in bombe per distruggere edifici e
decimare vite.
Che l'11 settembre del 2001 sia ricordato
meno come il giorno della tragedia americana e mondiale e più come il giorno
della grande trasformazione nella coscienza dell'umanità, verso relazioni più
inclusive tra tutti, in direziono di una maggiore compassione e solidarietà tra
gli esseri viventi, umani e non umani, nel cammino del rispetto riverente di
fronte alla vita, dell'impegno per la giustizia, la responsabilità e la pace,
nella gioiosa celebrazione dell'esistenza. Ognuno è chiamato a collocare il suo
mattone nella costruzione di questo santuario della pace, della benevolenza e
della cooperazione mondiale e planetaria. Che lo Spirito Creatore che ci abita
e che guida misteriosamente i cammini della storia ci accompagni con la sua
luce e il suo calore per realizzare tali propositi collettivi e umanitari.
Amen. Così sia.